Recensione Lies of P, il perfetto tributo a Collodi e From Software

Lies of P è il primo titolo single-player dei talentuosissimi ragazzi coreani di Round8 Studio, edito da Neowiz Games, che omaggia e rielabora in chiave dark una delle opere letterarie italiane più iconiche di sempre: Le avventure di Pinocchio – Storia di un burattino di Carlo Collodi. Ma non solo, lo fa tuffandosi nel periglioso sotto-genere dei soulslike, oggi giorno quasi “sacro”. Ispirandosi, per giunta, proprio ai maestri, a quelli che lo hanno di fatto inventato.

Un po’ Bloodborne, un po’ Sekiro, Lies of P prende qualcosa da questi due capolavori riuscendo tuttavia a restituire sensazioni leggermente diverse. Esperienza simile, certo, ma con un retrogusto “nuovo”, particolare.

Lo diciamo da subito, l’opera di Round8 Studio non raggiunge la maestosità delle opere della sua musa ispiratrice, ma ci va molto vicino. È il primo soulslike non di From Software che ci ha pienamente convinto dall’inizio alla fine. Volete sapere il perché? Non vi resta che continuare la lettura!

Lies of P è disponibile dallo scorso 19 settembre 2023 su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S e PC. Ricordiamo, inoltre, che il titolo è altresì presente sul servizio in abbonamento Game Pass.


Versione testata: PlayStation 5


Io, rob… burattino

Lies of P è ambientato nell’oscura città di Krat, ispirata alla Belle Époque. Un tempo una bellissima e sfarzosa città, Krat si è trasformata nel tetro scenario da incubo in cui burattini assetati di sangue, infrangendo il Grande Patto, hanno eliminato quasi tutti gli esseri umani. Grande Patto che non è altro che una rivisitazione delle leggi della robotica di Asimov, a cui si aggiunge l’impossibilità, per i burattini, di mentire.

Noi, ovviamente, vestiremo i panni di P(inocchio), bugiardo per antonomasia. Tramite un sistema di bugie e verità, (solo) all’apparenza molto semplice e intuitivo, dovremo interfacciarci con tanti altri comprimari ispirati alla favola di Collodi. Tali interazioni andranno a definire varie sfumature della storia, nonché porteranno a diversi finali.

Lies of P
P, il bugiardo per antonomasia, è il protagonista della nuova avventura di Round8 Studio

Il comparto narrativo di Lies of P ci ha letteralmente sorpreso soprattutto per l’eccellente lavoro di reinterpretazione del classico a cui si ispira. Che sia l’incontro con la “scontata” Maiden Turchina, o il meno prevedibile ruolo del famoso pescecane, ogni “adattamento” ci ha letteralmente stupito in positivo. A ciò aggiungiamoci una storia ben raccontata che è riuscita a tenere alta la nostra curiosità anche per 40 ore. Ma soprattutto un lavoro di background narrativo impeccabile e mai fuori luogo.

Un burattino maraviglioso che sa tirare di scherma

Lies of P è la più pura forma di omaggio al sotto-genere ideato da From Software con il primo Demon’s Souls. Attacchi normali e caricati sui dorsali, la barra della stamina che scandisce il ritmo dell’azione, oggetti curativi che si ricaricano ai falò, qui Stargazer. E che ovviamente riportano in vita tutti i nemici al loro utilizzo.

Seppure sia tutto così familiare, dopo pochi minuti di gioco ci renderemo conto che il feeling è leggermente diverso, particolare. Quasi “originale”, in un certo senso. Prima di tutto, la schivata, lo strumento difensivo primario dei Souls classici, presenta pochissimi frame di invulnerabilità e quindi il suo utilizzo richiede un tempismo molto maggiore rispetto al passato. In secondo luogo, il gioco incentiva l’uso della guardia e della perfect parry da eseguire con precisione millimetrica. Tra l’altro, se eseguita un numero sufficiente di volte potrà anche spezzare l’arma dei nostri nemici, diminuendo danni e portata dei loro attacchi.

Si viene a creare un sistema di gioco bivalente, un ibrido tra Bloodborne e Sekiro, anche per l’aggressività dell’offensiva che ci viene richiesta, che riesce ad offrire un’esperienza abbastanza fresca, particolare come dicevamo prima, e che rende l’incedere davvero appagante. E non bisogna dimenticare il Braccio a Legione. Anche questo ispirato al braccio protesico di Sekiro e che riesce a fornire un’ulteriore chiave di lettura strategica a tutti gli encounters, soprattutto nelle boss fight, che sono davvero stupende e ben pensate.

Lies of P
Le boss fight sono tutte ben pensate

Totalmente originale invece la meccanica con cui si possono smontare le armi comuni. Queste sono composte da due parti indipendenti: la lama e l’impugnatura. La prima è quella che potrà essere potenziata utilizzando i classici materiali di forgiatura e determina il quantitativo di danni inferto, la seconda invece ne determina il moveset base e perfino le arti, mosse “speciali” di ciascun arma utilizzabili con l’indicatore di Favola (il classico mana), e soprattutto il tipo di scaling (Forza motrice, Tecnica, Sviluppo).

Tale meccanica fa sì che ogni arma sia utile, cosa che in molti giochi di questa tipologia non si verifica perché il videogiocatore andrà a privilegiare sempre le armi speciali (quelle che di solito si ottengono dalle anime dei boss, come avviene tra l’altro anche in questo Lies of P). Man mano che avanzeremo nella nostra avventura sbloccheremo, ovviamente, sempre più elementi utili a rendere l’esperienza sempre più personalizzabile in termini di build e approcci.

A mio credere il burattino è bell’e morto

In questi giorni avrete sicuramente letto in giro per la rete che Lies of P è uno dei soulslike più punitivi di sempre. Sì e no. Ma lasciateci spiegare per bene.

Senz’altro, come abbiamo scritto anche poco sopra, è quello che richiede i migliori tempi di reazione, tuttavia, nonostante non esista una vera modalità cooperativa per giocare con altri videogiocatori, potremo invocare il classico Spettro guidato dall’IA, e questa volta potremo anche potenziarlo. Ma non è tutto, il gioco vi tenderà la mano in molti altri modi, ma lasciamo scoprirli a voi.

Ci troviamo di fronte, dunque, ad un sistema non solo assuefacente e appagante, ma anche stratificato e tutto sommato bilanciato, studiato in maniera certosina a tavolino.

A proposito di bilanciamento, qualche svista è comunque presente. Ad esempio ci sarebbe piaciuto vedere la barra della “struttura” dei nemici nell’HUD in modo da ponderare meglio i nostri attacchi, o ancora, avremmo preferito una migliore gestione delle armor sugli attacchi caricati e sulle arti delle armi. Queste mancanze in alcuni casi portano a situazioni un po’ scorrette, ma nulla che vada ad inficiare più di tanto l’esperienza.

Lies of P
Una barra della “struttura” visibile nell’HUD ci sarebbe davvero servita mentre affrontavamo questo pacioccone qui

Poi è opportuno sottolineare che questa tipologia di giochi viene sempre un minimo ri-bilanciata nei messi successivi alla release. E proprio nei giorni scorsi è uscita una prima patch che ha nerfato gli HP di un paio di boss, ha ridotto il peso di alcuni oggetti e ha aumentato gli HP base dello Spettro. Noi abbiamo finito la nostra partita prima della patch, quindi non abbiamo potuto provare i boss specifici, tuttavia riteniamo che le leggere modifiche al peso e alla vita dello Spettro siano molto mirate e sensate, soprattutto in ottica NG+.

Ricapitolando, partendo da elementi collaudatissimi, gli sviluppatori sono riusciti a rendere il sistema di combattimento di Lies of P in un certo senso “unico”, vuoi per l’importanza che sono riusciti a dare a tutte le armi, vuoi per il maggior tempismo richiesto che tuttavia riesce ad andare di pari passo con un bilanciamento stratificato e ponderato in maniera ottimale… e noi ne siamo rimasti letteralmente stregati.

Vado ad abitare in un paese… che è il più bel paese di questo mondo: una vera cuccagna!

Di fianco al sistema di combattimento, l’altro elemento cardine di questo sotto-genere è rappresentato dal level design, ed anche qui i ragazzi di Round8 Studio hanno fatto centro, seppure con una grossa criticità. La città di Krat e i suoi dintorni sono pieni di viuzze, strade alternative, percorsi sopraelevati e scorciatoie, tantissime scorciatoie. E tutto è collegato in maniera coerente.

Il grosso problema di Lies of P è che ogni area “funziona” in maniera circoscritta, per conto suo. Non è presente il certosino lavoro di level design spiraliforme tipico dei capolavori di Hidetaka Miyazaki e soci. Caratteristica che non rappresenta solo un virtuosismo a sé stante, ma che rende la progressione dei Souls “originali” (anche della pecora nera Dark Souls II) molto più aperta e stimolante, mentre in Lies of P l’incedere dell’avventura è totalmente lineare.

Lies of P
Nonostante Krat e i suoi dintorni siano pieni di viuzze, strade alternative, percorsi sopraelevati e scorciatoie, la progressione in Lies of P è totalmente lineare

Ed è qui che si nota maggiormente la differenza tra i maestri ed uno studio alla sua prima vera grande opera. Studio che tuttavia è riuscito ad eliminare problemi atavici che proprio From Software si trascina dietro da anni, inserendo una serie di feature legati alla Quality of Life che ci hanno fatto esclamare: “Finalmente!”. Un esempio? Un intuitivo ma per niente invasivo sistema di identificazione delle missioni secondarie, o ancora una serie di “appunti” che sono stati implementati in maniera ottima ma che non vanno a snaturare la cripticità tipica del sotto-genere.

Non è il vestito bello che fa il signore, ma è piuttosto il vestito pulito

La presentazione audio-visiva e tecnica di Lies of P è sublime. Anche qui, pur rifacendosi a Bloodborne (e un po’ a Bioshock Infinite), Lies of P riesce a creare qualcosa di particolare e ben distinguibile.

Krat è una città cupa, ma sotto le tenebre si intravede la sfarzosità dei tempi che furono. Ogni scenario vive nella dicotomia del maestoso e decadente.

Lies of P
L’Opera, il simbolo della dicotomia di cui sopra

I personaggi poi, sono caratterizzati visivamente benissimo, anche grazie al lavoro maniacale realizzato sugli abiti, sui capelli e su tutti i piccoli dettagli che impreziosiscono solo le opere più grandi. Anche le animazioni sono sublimi, con addirittura fisica dedicata su certi elementi (mantelli, capelli) e senza nessuna compenetrazione (!) tra le armi imbracciate e il nostro P. Il comparto sonoro è aulico, sia nel doppiaggio inglese (ci sono comunque i sottotitoli in italiano) che nelle scelte musicali.

Commento finale

Senza perderci in inutili giri di parole, Lies of P è una vera perla. L’opera di Round8 Studio è un titolo che seppure ispirato ai grandi di questo ormai sacro sotto-genere degli action-rpg, riesce a distinguersi grazie a tanti piccoli dettagli ludici e non, tra cui una favolosa rivisitazione del classico di Carlo Collodi. Complice un impianto ludico che richiede impegno ma al tempo stesso stratificato nel suo bilanciamento, tutti i videogiocatori dovrebbero vivere questa grande avventura.

«Vieni con noi, oppure rimani?». Pinocchio non rispose, ma fece un sospiro. Poi fece un altro sospiro, poi un terzo sospiro. Finalmente disse: «Fatemi un po’ di posto: voglio venire anch’io!»”.

9.0

Lies of P


Senza perderci in inutili giri di parole, Lies of P è una vera perla. L'opera di Round8 Studio è un titolo che seppure ispirato ai grandi di questo ormai sacro sotto-genere degli action-rpg, riesce a distinguersi grazie a tanti piccoli dettagli ludici e non, tra cui una favolosa rivisitazione del classico di Carlo Collodi. Complice un impianto ludico che richiede impegno ma al tempo stesso stratificato nel suo bilanciamento, tutti i videogiocatori dovrebbero vivere questa grande avventura. "«Vieni con noi, oppure rimani?». Pinocchio non rispose, ma fece un sospiro. Poi fece un altro sospiro, poi un terzo sospiro. Finalmente disse: «Fatemi un po' di posto: voglio venire anch'io!»".

PRO

Rivisitazione magistrale del classico di Collodi | Sistema di combattimento molto appagante e meno derivativo di quel che possa sembrare | Ottimo level design... |

CONTRO

... tuttavia la progressione dell'avventura è estremamente lineare e guidata | Qualche piccolissima criticità per quanto riguarda il bilanciamento di alcune situazioni |
Vincenzo D'Alcantara
Vincenzo D'Alcantara
Il mio amore per i videogiochi nasce grazie a mamma Sony e al folle marsupiale creato da Naughty Dog verso la fine degli anni 90. A distanza di più di venti anni i platform continuano ad essere la mia passione che tuttavia si è estesa, naturalmente e masochisticamente, a tutti i giochi impegnativi e "tosti", di qualsiasi genere essi siano.

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