Recensione Onimusha 2: Samurai’s Destiny: Il ritorno di un’epopea

Ci sono giochi che non invecchiano mai, o che almeno riescono a resistere con dignità al passare del tempo. Onimusha 2: Samurai’s Destiny è uno di questi. Rigiocandolo oggi, nella versione riproposta su PlayStation 5, non è difficile comprendere perché nel 2002 abbia segnato un passaggio fondamentale per l’action nipponico. Il gioco ci mette nei panni di Jubei Yagyu, un samurai dal passato tormentato, in cerca di vendetta dopo la distruzione del suo villaggio da parte dei demoni di Nobunaga. Un incipit semplice, quasi archetipico, che però spalanca le porte a un viaggio carico di pathos e di stile, sospeso tra folklore giapponese, cinema Kurosawiano e una tensione mistica che ancora oggi riesce a far breccia.

La narrazione si muove su binari classici, ma ciò che sorprende è la sua capacità di farci empatizzare con un protagonista più umano che eroico. Jubei non è solo la spada del bene, ma un uomo ferito, disilluso, costretto ad affrontare orrori ultraterreni con una determinazione che sa di solitudine. Le cutscene, pur datate, riescono ancora a evocare emozioni vere grazie a un ritmo ben calibrato e a una regia sorprendentemente efficace. Il gioco riesce inoltre a bilanciare il sovrannaturale e la dimensione più storica con una cura che trasuda rispetto per l’immaginario giapponese. E in fondo, è proprio questo il cuore di Onimusha 2: un’epopea tra vita e morte, vendetta e redenzione, che non ha mai avuto bisogno di troppi effetti speciali per lasciare il segno.


Versione testata : PlayStation 5


Un gameplay d’altri tempi, ma ancora affilato

Il sistema di combattimento di Onimusha 2 resta ancorato a quella filosofia di gioco action con elementi survival horror che ha definito un’epoca. I comandi sono semplici ma reattivi, con un sistema di parate, schivate e colpi critici che ancora oggi riesce a regalare soddisfazioni. Ogni scontro è un duello, ogni attacco va pesato, e ogni errore si paga caro. Non aspettatevi combo spettacolari o personalizzazioni infinite: qui il focus è sull’efficacia, sull’imparare a leggere i nemici e colpire nel momento giusto. Eppure, proprio in questa essenzialità si nasconde una profondità sorprendente, che si rivela partita dopo partita.

Quello che sorprende ancora oggi è quanto sia godibile la progressione. Le armi si evolvono, le sfide aumentano, e la magia degli Oni – che consente di assorbire le anime dei nemici – aggiunge una componente quasi rituale al gameplay. Il ritmo è serrato, con una gestione dell’esplorazione che alterna bene momenti d’azione e fasi più riflessive. Certo, l’assenza di un sistema di salvataggio automatico può far storcere il naso a chi è abituato a comfort moderni, ma fa parte del fascino di un’opera che ti costringe a restare vigile, attento, sempre pronto. Onimusha 2 non è solo un gioco da affrontare: è un gioco da rispettare.

Relazioni e scelte: un sistema sorprendentemente moderno

Tra gli elementi più sottovalutati di Onimusha 2 c’è un piccolo ma significativo sistema di relazioni che coinvolge i personaggi secondari. In base alle scelte fatte dal protagonista Jubei, e agli oggetti donati durante l’avventura, alcuni comprimari si legheranno di più o di meno a lui, influenzando in modo diretto lo sviluppo di alcune sequenze e addirittura il finale. È un’aggiunta inaspettata per un gioco del 2002, eppure riesce a donare varietà e un senso di personalizzazione al percorso del giocatore.

Questa meccanica, per quanto semplice, anticipa alcune dinamiche che oggi diamo per scontate nei GDR o nei titoli con struttura ramificata. I personaggi come Oyu, Kotaro o Magoichi non sono solo spalle narrative, ma figure con cui si costruisce un rapporto. Il gioco non spiega troppo, lascia che sia il giocatore a scoprire e interpretare le reazioni, creando un legame più intimo e coinvolgente. In un’opera tanto improntata sull’onore, il destino e la solitudine dell’eroe, questo sistema rappresenta un’apertura verso l’umanità che arricchisce profondamente l’esperienza.

Ambientazioni evocative e direzione artistica ispirata

Se c’è un aspetto che continua a incantare in Onimusha 2, è l’ambientazione. Ogni scorcio, ogni villaggio avvolto nella nebbia, ogni castello infestato da creature demoniache sembra uscito da un dipinto giapponese del periodo Sengoku. La scelta di utilizzare fondali prerenderizzati contribuisce a creare un’atmosfera sospesa, quasi teatrale, dove ogni luogo racconta una storia anche senza dire una parola. La regia delle inquadrature è precisa, cinematografica, e riesce a nascondere con eleganza i limiti tecnici della produzione.

Anche su PS5, sebbene l’operazione sia più un porting che una remaster, l’impatto visivo mantiene intatta la sua identità. Certo, le animazioni sono rigide, i modelli poligonali datati, e qualche artefatto grafico tradisce l’età dell’opera. Ma se ci si lascia trasportare, si viene catturati da un mondo vivo, misterioso, ricco di simbolismi e richiami culturali. Le architetture parlano di una terra dilaniata dalla guerra e invasa dall’oscurità, mentre la palette cromatica gioca sapientemente con luci e ombre per restituire il senso di un’epica antica, tra storia e leggenda. E in fondo, Onimusha 2funziona proprio perché ha saputo scolpire il suo universo con coerenza e visione artistica.

Audio, colonna sonora e doppiaggio

Il comparto sonoro di Onimusha 2 è una componente essenziale della sua identità. Le musiche alternano momenti lirici e solenni a brani inquietanti e tesi, con una colonna sonora che sa quando restare in disparte e quando farsi protagonista. I temi orchestrali accompagnano perfettamente le scene più drammatiche, contribuendo a rafforzare la tensione narrativa, mentre i suoni ambientali – il fruscio del vento, i passi sull’erba bagnata, i lamenti dei demoni – costruiscono un ecosistema acustico credibile e suggestivo.

Il doppiaggio originale giapponese è la scelta consigliata, soprattutto per chi vuole immergersi completamente nell’atmosfera del gioco. La recitazione, pur con i limiti tecnici dell’epoca, restituisce bene le emozioni dei personaggi principali, e l’alternanza tra dialoghi intensi e silenzi meditativi contribuisce a una narrazione più matura di quanto ci si potrebbe aspettare. L’unico vero limite, forse, è nella mancanza di una localizzazione italiana: una barriera per alcuni, ma anche un incentivo per approcciarsi all’opera con uno spirito più curioso. In ogni caso, l’audio è parte integrante di quell’equilibrio tra sacro e profano che Onimusha 2 riesce ancora a evocare dopo oltre vent’anni.

Una storia di demoni e redenzione, tra mito e memoria

Onimusha 2 non è solo un gioco d’azione: è una parabola sul potere, sulla vendetta, ma anche sul sacrificio. Jubei, come Samanosuke prima di lui, non combatte solo per sé stesso, ma per un mondo minacciato dall’oscurità. Il contesto storico è quello del Giappone feudale, ma la narrazione si arricchisce di elementi mitologici e soprannaturali che trasformano l’avventura in un viaggio spirituale. I demoni non sono solo mostri: sono la manifestazione di un male che corrompe, che travolge ogni cosa, e che può essere fermato solo da chi accetta il proprio destino con coraggio.

È questo uno degli aspetti più affascinanti dell’opera: il modo in cui fonde realtà e leggenda in un linguaggio visivo potente, a tratti poetico. La lotta di Jubei è anche una lotta per non dimenticare, per salvare ciò che resta di una cultura e di una memoria. E quando, alla fine, si guarda indietro al cammino percorso, ci si rende conto che Onimusha 2 ha lasciato un segno più profondo di quanto potessimo immaginare. Perché è un gioco che parla di spade e di demoni, sì, ma soprattutto di scelte, identità e memoria.

Commento finale

Nonostante l’età, Onimusha 2: Samurai’s Destiny è un titolo che conserva intatto il suo valore. È un gioco che chiede pazienza e attenzione, che non si svende a chi cerca gratificazioni immediate, ma che ripaga con emozioni sincere chi sceglie di percorrere la sua strada fino in fondo. Non è una produzione moderna, e non cerca nemmeno di fingersi tale. È una reliquia, sì, ma una reliquia viva, che pulsa ancora sotto la patina del tempo. E forse proprio per questo affascina ancora.

Su PS5, il ritorno di Onimusha 2 ha un sapore agrodolce. Non si tratta di una riedizione al passo coi tempi, né di una remaster che ne esalti le qualità tecniche. Ma è un’occasione per riscoprire una delle saghe più sottovalutate del panorama Capcom, e un invito a ricordare che l’azione può essere anche contemplazione, che l’epica può abitare in pochi pixel, se accompagnata da una visione forte. Chi ha amato il primo capitolo troverà qui una maturazione, chi si avvicina oggi dovrà scendere a patti con i limiti strutturali. Ma in entrambi i casi, Onimusha 2 ha ancora qualcosa da dire.

7.2

Recensione Onimusha 2: Samurai’s Destiny: Il ritorno di un’epopea


Nonostante l’età, Onimusha 2: Samurai’s Destiny è un titolo che conserva intatto il suo valore. È un gioco che chiede pazienza e attenzione, che non si svende a chi cerca gratificazioni immediate, ma che ripaga con emozioni sincere chi sceglie di percorrere la sua strada fino in fondo. Non è una produzione moderna, e non cerca nemmeno di fingersi tale. È una reliquia, sì, ma una reliquia viva, che pulsa ancora sotto la patina del tempo. E forse proprio per questo affascina ancora. Su PS5, il ritorno di Onimusha 2 ha un sapore agrodolce. Non si tratta di una riedizione al passo coi tempi, né di una remaster che ne esalti le qualità tecniche. Ma è un’occasione per riscoprire una delle saghe più sottovalutate del panorama Capcom, e un invito a ricordare che l’azione può essere anche contemplazione, che l’epica può abitare in pochi pixel, se accompagnata da una visione forte. Chi ha amato il primo capitolo troverà qui una maturazione, chi si avvicina oggi dovrà scendere a patti con i limiti strutturali. Ma in entrambi i casi, Onimusha 2 ha ancora qualcosa da dire.

PRO

Atmosfera unica e affascinante | Ottimo bilanciamento tra azione e narrativa | Protagonista carismatico e memorabile

CONTRO

Sistema di controllo rigido e datato | Pochi contenuti extra | Nessuna localizzazione italiana

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