Recensione Return to Monkey Island

Se le avventure grafiche rappresentano un glorioso volume dell’enciclopedia della storia del gaming, Monkey Island ne occupa di diritto diversi capitoli con assoluta rilevanza.

The Secret of Monkey Island, uscito nel sempre più distante 1990, diventò un classico istantaneo firmato da quello che la storia avrebbe considerato un team di eccellenza: Ron Gilbert, Tim Schafer e Dave Grossman, con il supporto artistico di Steve Purcell (lo stesso di Sam & Max: se volete recuperare questa serie, vi consigliamo i recenti remake di Save the World e Beyond Time and Space). Grazie ad un cast memorabile impegnato in situazioni surreali pervase da uno humor irresistibile e citazionista, l’avventura grafica ebbe una lunga e gloriosa fortuna. Nel 1991 fu la volta del seguito diretto, Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge, ulteriore successo che consegnò agli onori del media il temibile pirata Guybrush Threepwood.

Dopo il secondo capitolo, Gilbert abbandonò LucasArts mentre Schafer, Grossman e Purcell lavorarono con successo ad altri titoli. La software house tuttavia decise di proseguire il franchise senza il coinvolgimento dei creatori originali. Nel 1997 fu la volta di The Curse of Monkey Island, seguito tre anni dopo da Escape from Monkey Island. Si dovette però attendere il 2009 per vedere il parziale ritorno dello storico team per Tales from Monkey Island, produzione episodica realizzata dalla partecipazione tra Telltale e LucasArts: Grossman fu il project leader del quinto capitolo, mentre Gilbert fu coinvolto nei lavori iniziali. Sfortunatamente, Telltale chiuse dopo poco tempo e di Monkey Island si persero tristemente le tracce. Fino ad oggi.

Return to Monkey Island segna il ritorno del leggendario franchise nelle mani del proprio principale artefice Ron Gilbert. Il titolo nasce dalla collaborazione tra Terrible Toybox, il team di sviluppo di Gilbert, e Lucasfilm Games, con Devolver Digital nel ruolo di publisher. Un vero e proprio inaspettato ritorno alle origini per la storica serie, che recupera tutti gli elementi che ne hanno decretato l’enorme successo negli anni ’90. Scopriamo insieme perché questo titolo è un nuovo capitolo, fantastico e nostalgico, delle assurde avventure di Guybrush Threepwood.

Return to Monkey Island è attualmente disponibile su PC (via Steam) e Nintendo Switch (via eShop).

Lo è davvero, Guybrush. Lo è davvero.

Versione testata: PC (via Steam)


Nel profondo dei Caraibi

Return of Monkey Island riprende le redini del discorso laddove Ron Gilbert lo aveva interrotto ben 31 anni fa.

Il titolo infatti inizia esattamente dove finiva Monkey Island 2: LeChuck’s Revenge. Un celebre finale che lasciò attoniti e confusi migliaia di giocatori, che venne liberamente interpretato da autori successivi nel proseguo della saga. Per decadi, i fan si sono interrogati su quale fosse la visione originaria di Ron Gilbert per giustificare una conclusione così spiazzante. Con il proprio team Terrible Toybox, il game designer ha colto l’occasione per dare un seguito diretto al leggendario secondo capitolo della serie, pur non decanonizzando i restanti capitoli della saga. Return of Monkey Island è dunque al contempo il sesto capitolo della serie, ma anche il seguito diretto di LeChuck’s Revenge.

Non vi parleremo della trama di questo capitolo, perché riteniamo che dopo un’attesa lunga tre decadi, il titolo meriti di essere vissuto il più possibile senza sapere nulla del suo svolgimento. Quello che in questa sede possiamo limitarci a dire è che in questa nuova avventura, Guybrush si troverà a fronteggiare nuovamente la sua nemesi LeChuck in una corsa disperata verso la soluzione dell’enigma per eccellenza: svelare il Segreto di Monkey Island.

Lo Scum Bar è ancora dove lo ricordiamo, ma adesso ospita nuove figure.

Nel corso dell’avventura, Guybrush si troverà ad affrontare una sequenza incredibile di situazioni surreali in cui tornerà a graffiare l’umorismo tipico dei capitoli originali. Ritroveremo dunque digressioni improvvise, battute involontarie, freddure tremendamente geniali ed un gusto genuino per il citazionismo trasversale.

Return to Monkey Island vanta insomma la stessa geniale scrittura che ha reso la saga immortale, proponendo una storia a tratti sorprendente e che, soprattutto arrivati ai titoli di coda, ci ha lasciato senza parole. Una sceneggiatura densa di amore per la saga e per i propri personaggi, ma al contempo cosciente del tempo passato. Un trentennio trascorso per i creatori originali, per la saga nonché per i player che, se presenti fin dai primi vagiti della serie, si avvicineranno pericolosamente agli “anta”. Si tratta però di un passato guardato con una dolce ed affettuosa nostalgia. Un racconto sincero che scalda il cuore, vera e propria lettera di amore verso i fan della serie.

Una sceneggiatura vincente anche grazie anche ad un cast di personaggi sapientemente calibrato tra ritorno dei personaggi più iconici e nuove leve. Ritroveremo dunque la coraggiosa e socialmente impegnata Elaine, il moralmente ambiguo Stan nonché l’ectoplasmatico pirata LeChuck, nonché molti altri che non potranno che strappare ben più di un sorriso ai fan di vecchia data. Anche i nuovi personaggi funzionano perfettamente all’interno della sceneggiatura, amalgamandosi bene alla follia generale del resto degli abitanti di questo piccolo mondo piratesco.

Elaine è come la ricordavamo: intraprendente e volenterosa di realizzare conquiste per la società.

Io sono gomma, tu sei colla

Una trama ben elaborata potrebbe perdere parte della propria efficacia laddove non fosse sostenuti da un game design altrettanto impeccabile. Fortunatamente, Return to Monkey Island riesce a proporre un’avventura grafica semplice ed entusiasmante.

Guybrush si troverà quindi ad esplorare una grande varietà di ambientazioni vecchie e nuove, interagendo con i personaggi in modi sempre più fantasiosi per raggiungere i propri obiettivi. Ancora una volta, il pensiero laterale viene ampiamente promosso ed assecondato con enigmi brillanti che rimandano alla tradizione pur strizzando l’occhio a qualche soluzione più moderna. Grazie al vostro inventario, potrete raccogliere ed analizzare gli oggetti che troverete, al fine di trovare per loro la funzione più idonea per soddisfare richieste o superare ostacoli.

Stan continua ad essere un personaggio esilarante… potreste rendergli il suo spazzolino da denti, se lo trovate.

Come se non bastasse, il titolo è pieno di interazioni opzionali e vere e proprie piccole side quest. Queste ultime non sono indispensabili per raggiungere l’epilogo della vicenda, ma approfondiscono ancora di più il background di Monkey Island e regalano esilaranti siparietti tra i personaggi. Sono altresì presenti delle speciali carte, disseminate nel mondo di gioco, collegate ad un divertente quiz sulla lore della serie. Si tratta di trovate semplici ma intelligenti, che risolvono l’annoso problema della scarsa rigiocabilità del genere. Per vedere ed ascoltare tutto quello che Return to Monkey Island offre non basterà dunque raggiungere i titoli di coda in circa otto ore: preparatevi a prolungare la vostra permanenza in questo arcipelago tropicale.

Il gioco propone la possibilità di selezionare una difficoltà semplificata, con un numero inferiore di enigmi e meno elaborati. Apprezziamo la possibilità di scelta, ma sconsigliamo di ricorrere a tale opzione, visto che impedirebbe al player di apprezzare la raffinatezza di alcuni tra i puzzle più intricati. Laddove temiate di rimanere bloccati, non temete. Return to Monkey Island vanta una scrittura così precisa (grazie anche ad un ottimo lavoro di adattamento italiano) che raramente avrete la sensazione di non sapere come procedere. Ed anche laddove questo possa accadere, potrete consultare un comodo libro presente nel vostro inventario per avere progressivi suggerimenti sul da farsi. Insomma, gli sviluppatori hanno pensato davvero a tutti.

La Voodoo Lady ritorna e chissà cosa vi riserverà dopo oltre 30 anni.

Threeeeepwoooood!

L’annuncio di Return to Monkey Island aveva portato con sé, oltre agli entusiasmi dei fan, anche alcune critiche. A turbare gli animi era la direzione artistica del progetto, a prima vista lontana dal design originale di Purcell o dalle reinterpretazioni successive. Un insieme di critiche che, col senno di poi, possiamo completamente contestare.

La direzione artistica del progetto, affidata a Rex Crawle (già apprezzato in Tearaway), è semplicemente deliziosa. Le ambientazioni sono dettagliate e con un uso dei colori che trasmette la stessa aura di mistero ed avventura dei primi leggendari capitoli. In movimento, il gioco diventa letteralmente una gioia per gli occhi. Return to Monkey Island si anima infatti in maniera eccellente, regalando attimi di animazione esilarante. Zoomate veloci, cambi di inquadratura e prospettiva, personaggi che trasmettono emozioni pur conservando le loro proverbiali caratteristiche fisiche.

Anche dal punto di vista del sonoro, il titolo regala emozioni. Tra le musiche si potranno ritrovare brani classici e nuovi pezzi densi di atmosfera piratesca, grazie al prezioso contributo di alcuni dei compositori che hanno lavorato al franchise come Michael Land, Peter McConnell e Clint Bajakian. Un plauso doveroso spetta anche al doppiaggio del titolo. Presente nella sola lingua inglese, risulta essere semplicemente perfetto: Dominic Armato, voce storica di Guybrush, torna in questo episodio così come Alexandra Boyd (Elaine) e Denny Delk (Murray). Earl Boen, la voce originale di LeChuck, nonostante il proprio ritiro dalle scene, ha dato la propria benedizione agli sviluppatori per il recast del ruolo, andato ad un sorprendente Jess Harnell.

Earl Boen è indimenticabile, ma Jess Harnell ha fatto un ottimo lavoro per LeChuck.

L’encomiabile lavoro svolto dal punto di vista meramente visivo si traduce in un titolo estremamente permissivo in termini di requisiti di sistema. Possiamo tranquillizzarvi: anche se avete un PC di medio livello di qualche anno fa, dovreste riuscire a giocarci con una fluidità perfetta. Il titolo richiede un sistema operativo Windows 10 a 64bit con un processore AMD FX-4300, Intel Core i3-3240 o equivalenti. Non impegnativo anche l’impegno della scheda video, per la quale è sufficiente una Radeon HD 7750, una GeForce GT 640 o equivalenti. Anche il resto delle specifiche è pienamente abbordabile, poiché avrete bisogno di 8 GB di RAM e 4 GB di spazio di archiviazione disponibile.

I commercialisti apprezzeranno questa battuta.

Commento finale

Return to Monkey Island riporta in vita la leggendaria serie di avventure grafiche con un pieno successo. Ron Gilbert ed il suo team tornano sull’isola della scimmia portando con sé un tesoro fatto di esperienza e tradizione, raccontando una storia esilarante ed al contempo dolcemente malinconica. Un nuovo capolavoro per il genere, che si candida ad uno dei migliori giochi di questo assurdo 2022. Se non ci credete beh… Guardate, dietro di voi c’è una scimmia a tre teste!

9.0

Return to Monkey Island


Return to Monkey Island riporta in vita la leggendaria serie di avventure grafiche con un pieno successo. Ron Gilbert ed il suo team tornano sull'isola della scimmia portando con sé un tesoro fatto di esperienza e tradizione, raccontando una storia esilarante ed al contempo dolcemente malinconica. Un nuovo capolavoro per il genere, che si candida ad uno dei migliori giochi di questo assurdo 2022. Se non ci credete beh... Guardate, dietro di voi c'è una scimmia a tre teste!

PRO

Scrittura superba | Artisticamente bellissimo | Colonna sonora perfetta |

CONTRO

Se non avete vissuto la saga, perde molti dei suoi riferimenti | Gli enigmi sono eccellenti ma forse un po' troppo semplici per i più esperti | Il genere non è per tutti |

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