A distanza di sei anni dal predecessore Salt and Sanctuary (ad un click la nostra recensione), quel manipolo di eroi capitanati da James Silva dello Ska Studios (team di due persone!), lancia su Epic Games, PS4 e PS5 la loro ultima attesa opera, Salt and Sacrifice.
Versione testata: PC
Eravate a corto di schiaffi, dopo l’abbuffata di Elden Ring? (avete vissuto su Marte fino all’altro giorno e vi siete persi la nostra recensione? Eccola qui!) Il nuovo Action-RPG 2D del piccolo team di sviluppo sazierà, anche se non sempre in maniera soddisfacente, la vostra voglia di sfida, contribuendo a rimpinguare il sempre più nutrito calderone di souls-like.
Salt and Sacrifice, oltre alla millesimale somiglianza artistica ed a livello di gameplay con Sanctuary, attinge a piene mani dal mondo di gioco creato dalla geniale mente di Hidetaka Miyazaki. Una sorta di Souls tascabile, ma non meno sadico e implacabile.
Scopriamo insieme quanto questi 6 anni di stanza, e circa un paio di sviluppo, abbiano influito sul buon esito finale della produzione.
Un Demon’s Souls in salsa indie
Se recentemente vi fosse passato di mano il fortunato ed apprezzatissimo Demon’s Souls Remake, esclusiva della nuova console ammiraglia di Sony, avviando Salt and Sacrifice, quella calda e morbida sensazione di familiarità, vi avvolgerà sempre più confortevolmente, man mano che scoprirete le varie meccaniche di gioco.
Si parte con la creazione del personaggio, in un editor tipico dei RPG, attraverso cui porre le basi per la build che verrà. Tra le caratteristiche da scegliere anche il crimine commesso, che ci ha condannati a questa sorta di purgatorio redentore, che è il mondo di S&S. E qui si entra nella dimensione Demon’s, con un inizio senza grandi premesse narrative, ed una Boss Fight che senza mezzi termini ci condannerà a morte pressoché certa.
Superato il trapasso, ci ritroveremo in quello che sarà l’hub di gioco, che come nel remake operato da Bluepoint Games, fungerà da snodo tra tutte le varie aree di gioco, non interconnesse tra loro, ma raggiungibili tramite portali, attivati da rune che troveremo man mano.
Meccanica questa, molto apprezzata in quanto nonostante la soluzione di continuità tra le vare aree presenti, il giocatore aveva pressoché totale libertà di scelta in merito alle zone da visitare, in base ad esigenze e grado di difficoltà. Personalmente parlando, se una feature funziona ed è ben progettata, sono felice di ritrovarla in giochi diversi, appartenenti allo stesso genere.
Altra similitudine che appare subito chiara e limpida con il titolo di From Software, è la barra della vita ridotta post mortem (in Demon’s Souls Remake questo stato non alterava la tendenza nel mondo in negativo in caso di morte), ripristinabile con una Scheggia Incolpevole ottenibile dai mostri in gioco.
In conclusione il Sale come le Anime: quando si muore, si lasciano a terra i punti esperienza raccolti, che bisognerà recuperare senza perire nuovamente, causa la perdita permanente, proprio come nel più classico dei Souls.
Il male di Pietraltare ed il Rito Magivoro
Ulteriore aspetto similare alle produzioni From, che avremmo potuto tranquillamente associare a quelli di cui sopra, è la gestione e relativa fruizione della lore di gioco. Storia sì, purché criptica e centellinata, basata su pochi e fumosi dialoghi, magari con pillole interessanti, distribuite nelle descrizioni di armi ed oggetti acquisibili.
Per cui il gioco necessita di un tipo di giocatore riflessivo, attento, che non abbia la tendenza a skippare anche i trafiletti apparentemente meno interessanti.
Togliamoci subito il sassolino dalla scarpa: in Salt and Sacrifice non si sviscererà così in profondità l’aspetto narrativo, come successo maggiormente in Sanctuary, per cui se foste più amanti del gameplay che della lore criptica, nessuna paura, giocate tranquilli senza farvi troppi pensieri.
Siamo nel Regno di Pietraltare, luogo in cui la Magia è bandita, dove i Maghi vengono cacciati ed annientati, in quanto considerati avidi di potere e distruttori delle terre degli uomini. Questa sorta di inquisizione è affidata ai peccatori condannati a morte: tramite il Rito Magivoro, attraverso il quale l’individuo diventa in grado di eludere la morte, viene offerta come una sorta di redenzione, in cambio della quale si è destinati a diventare cacciatori e divoratori di Maghi.
Nei panni di questo reietto-inquisitore, dovremo visitare le 5 aree di gioco, alla ricerca delle relative rune per arrivare al cuore di Pietraltare, e sconfiggere definitivamente il male che affligge il Regno.
La caccia ai Maghi
Il nostro ruolo di cacciatori di Maghi all’interno di Salt and Sacrifice ricopre un ruolo fondamentale. Ma andiamo per gradi: girando per le varie mappe, troveremo dei cadaveri o presunti tali che ci indicheranno combinazioni di rune, che utilizzate tramite il portale ci metteranno sulle tracce di qualche Mago.
Questi potranno essere legati a varie tipologie elementali, come fuoco, acqua, veleno ecc. e potremo inseguirli grazie alla scia di corruzione che lasceranno in giro per gli ambienti. Ma non sarà uno scontro diretto sin da subito: prima di arrivare alla boss fight vera e propria, questi Maghi vivranno di apparizioni fugaci, nelle quali potremo intanto diminuire i loro HP, e combattere i vari minion che evocheranno.
Solitamente dopo diversi stage intermedi, si arriverà allo scontro definitivo. Sconfitto, il Mago dropperà un set di materie inerenti all’elemento cui era legato.
Attraverso queste potremo craftare set di armature, armi, talismani, anelli ed altro ancora, con caratteristiche e proprietà uniche e specifiche, relative all’elemento cui appartengono.
Altro aspetto importante, una volta sconfitto un mago gli strapperemo brutalmente il cuore dal petto, e questo ci permetterà, oltre al crafting, e a far avanzare la storia principale, di sbloccare aree altrimenti inaccessibili, contrassegnate da imponenti porte di ferro di color rosso (che una volta raccolti i cuori necessari diventeranno verdi, ndr).
Una volta sconfitto un mago, avremo comunque possibilità di farmarlo successivamente, senza l’ausilio delle rune, ma incontrandolo a random, in giro per la mappa. Ciò sarà utile soprattutto ai fini del crafting.
Un aspetto che mi è piaciuto ed ha molto divertito è il fatto che nel mondo di gioco, la presenza dei Maghi non sia tollerata nemmeno dai mostri, per cui più volte ho assistito a scontri tra Maghi e mob, che spesso ho usato a mio vantaggio, finendo i vincitori dello scontro, già feriti ed indeboliti. Il risvolto di questa medaglia è che può capitare di imbattersi in 2-3 Maghi in combattimento contro diversi mob, da cui scaturisce una tale quantità di elementi ed effetti grafici a video, tanto da diventare una pasticciata tavolozza di colori indistinguibili tra loro.
RPG: Lo sviluppo dell’Inquisitore
Come già accennato, Salt and Sacrifice è un gioco difficile, più avanti chiariremo meglio questo aspetto, per cui lo sviluppo e l’incremento delle stat del personaggio e dell’equipaggiamento, sono un passaggio fondamentale al fine di avere la meglio sui nemici che man mano si frapporranno lungo il cammino.
Raccogliendo il sale droppato dai nemici sconfitti, potremo livellare garantendoci un immediato incremento degli HP, e di volta in volta acquisendo punti per sbloccare le varie abilità presenti, da un grande albero ramificato.
A dire il vero non ho proprio digerito la rappresentazione grafica dello skill tree, in quanto con lo zoom in si vedono solo poche icone alle volte, mentre con lo zoom out, si vedono un sacco di icone, ma piccolissime e quasi illeggibili. Sicuramente dal punto di vista della fruibilità, si è visto molto di meglio in altre produzioni.
Ad ogni modo sarà importante sì, sviluppare le altre caratteristiche principali del personaggio, come resistenza, forza, destrezza ecc., ma altrettanto dovremo essere bravi, (fortunati!,nrd) e lungimiranti, nel capire quali tipologie di armi sviluppare. Gli stili di combattimento sono diversi e cambiano rispetto alla build che si è intrapreso. Le skill a riguardo sono estremamente specifiche, per cui si dovranno spendere punti solo sulle armi che intenderemo usare.
Il problema riguardo a questa scelta del team, è che a prescindere dalle nostre preferenze in merito a tipologia di arma, e relativo move set, sarà impossibile sapere preventivamente quali tipologie di armi potenti, incroceremo lungo il nostro cammino.
Per cui, il mio consiglio sarebbe quello di rimandare l’assegnazione dei punti di abilità relativi alle armi, se non dopo aver trovato qualcosa di già relativamente potente e soprattutto affine con i vostri gusti.
Il sistema, in caso di ripensamento, permetterà anche la riassegnazione di alcune skill gratuitamente, così da correggere la build in corso, senza ulteriore rammarico.
Difficoltà: croce e delizia
In questo tipo di produzioni, sovente succede che si parli dell’inserimento della scelta delle difficoltà nel menù di gioco, così da permettere l’esperienza di gioco senza dannazioni ad una platea più vasta. Puntualmente questo causa l’ira dei fan del genere, che armati di forconi arrugginiti e torce, si ergeranno a stregua difesa dell’elitarismo del genere.
L’equazione solitamente piuttosto banale è Souls = difficoltà molto alta.
Questa asserzione, nel caso delle produzioni di From Software, nasconde un significato molto più profondo e complesso. Il gameplay non è mai incomprensibilmente difficile, mai è insidacabilmente punitivo. Realmente ha una curva di difficoltà molto ripida già in early game, ma a patto che il giocatore abbia la pazienza e lo stimolo, sarà esso stesso guida di come apprenderne le relative dinamiche. Avanti di questo passo, il giocatore imparerà dai propri sbagli (anche lungamente reiterati), acquisendo crescente abilità e conoscenza dei pattern dell’IA nemica, risultando gradualmente sempre più forte e convinto dei propri mezzi.
– Perché questa lunga, non richiesta e probabilmente tediosa premessa? –
Semplicemente perché Salt and Sacrifice nell’attingere a piene mani dal mondo dei Souls, non è riuscito a far suo del tutto questo concetto. I nemici, più specificatamente parlando di Maghi e Boss vari, a volte sono difficili oltre ogni capacità del giocatore. Ci si ritrova in aree delimitate dalle quali non si può uscire, il boss in questione è incalzante tanto da non concederci respiro (cosa che invece noi non possiamo permetterci, causa l’azzeramento della stamina). Riesce a compiere balzi anche da una parte all’altra dello schermo, e la sua velocità di movimento è ben superiore alla nostra. I buff malefici che ci può lanciare hanno durata molto lunga e tolgono tanti HP, che anche utilizzando tutti i debuff possibili, non si riuscirà a riportare la situazione a proprio favore.
Dulcis in fundo, nonostante il nostro livello di postura, saremo quasi sempre in balia dei terribili colpi assestati dai vari nemici, i quali ci faranno volare via come pupazzi inermi per tutta l’area, finendo spesso vittime di combo infinite, che nemmeno in sala giochi con Street Fighter.
I frame di invincibilità sono ridotti all’osso, l’utilizzo del parry (simile nella dinamica ai Souls) non è praticamente mai conveniente, men che meno in situazioni caotiche con più nemici a schermo, in quanto la percentuale di fallire e prendere molti danni risulta nettamente superiore al vantaggo che porterebbe una parata all’ultimo ben eseguita.
L’unica cosa sfruttabile a nostro vantaggio per mitigare questi picchi ingiustificati di difficoltà, che potrebbero sfociare facilmente in frustrazione, è l’IA dei nemici non sempre brillantissima, per cui a volte i mob si incastrano in pattern senza senso mentre noi riusciamo ad averne la meglio, limitando al minimo i rischi.
Commento Finale
Salt and Sacrifice vive di luci ed ombre, nonostante possa essere considerato a tutti gli effetti un sequel se non altro a livello di programmazione, di Salt and Sanctuary, non ha ancora raggiunto i livelli di maturità del tutto auspicati. Tuttavia nonostante quanto premesso, è un Souls-Addicted del quale riutilizza molte dinamiche con successo, all’interno di un impianto di gioco convincente. Salt and Sacrifice garantirà un più che soddisfacente monte ore di gameplay, anche alla luce delle varie interazioni multiplayer che il gioco permetterà da qui in avanti. Considerando il duo (+2) artefice dello sviluppo, potremmo tranquillamente definirlo un mezzo miracolo.
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