Quando nel marzo del 2019 Daedalic Entertainment annunciò The Lord of the Rings: Gollum stupì gran parte dei videogiocatori e dei fan dell’opera di J. R. R. Tolkien. Un po’ perché l’iterazione videoludica più recente del franchise era stata quella di Monolith Productions, un “classico” action adventure con il ramingo Talion come protagonista, un po’ perché per quanto abile e veloce nelle scalate e con forza e resistenza sopra la media, lo hobbit corrotto non ha mai avuto le caratteristiche del protagonista (figuriamoci del personaggio principale di un videogioco).
Durante le prime interviste gli sviluppatori parlarono di “stealth action adventure con un’intrigante meccanica legata alla doppia personalità Gollum/Sméagol, livelli molto ampi e un’estetica ispirata ai disegni di Tolkien”.
A distanza di quattro anni possiamo confermarvi che il gioco fu descritto abbastanza fedelmente, ma ci teniamo a fare una precisazione. Le sezioni furtive sono presenti in maniera minore rispetto a quelle platforming e di risoluzione di enigmi. Parlando in percentuali, diciamo 35/65 a favore di salti, arrampicate e puzzle. E per fortuna, aggiungiamo, dato che i momenti stealth sono la parte peggiore del pacchetto ludico.
Quindi, se vogliamo paragonare The Lord of the Rings: Gollum ad un altro videogioco, diciamo che è la cosa più vicina ad un Prince of Persia dell’era PlayStation 2 che abbiamo giocato negli ultimi anni, con le sezioni stealth al posto dei combattimenti.
Prima di buttarci nel cuore della recensione, apro e chiudo una piccola parentesi personale che in un certo senso contestualizzerà anche quella che sarà la valutazione finale a corredo dell’elaborato. Le Sabbie del Tempo è il videogioco preferito del sottoscritto (ma in generale tutta La Trilogia delle Sabbie) e questo The Lord of the Rings: Gollum ha rievocato in me sensazioni simili, che non provavo ormai da tanto tempo.
The Lord of the Rings: Gollum è disponibile da oggi 25 maggio 2023 su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X|S, Nintendo Switch e PC.
Versione testata: PlayStation 5
Prigionia
The Lord of the Rings: Gollum narra una porzione del viaggio dello hobbit corrotto alla ricerca dell’Unico Anello, più precisamente da quando questi lascia le Montagne Nebbiose fino alle vicende raccontate nel primo libro.
Questo periodo della vita di Gollum può essere riassunto in un’unica parola: prigionia. Prima nella torre di Barad-dûr, poi nel regno di Mirkwood, dovremo farci strada verso la libertà a suon di salti, fughe e scalate, mentre sullo sfondo le forze della Terra di Mezzo si stanno preparando all’imminente Grande Guerra.
Daedalic Entertainment ha cercato di creare una storia coerente con il materiale esistente, senza alterarlo. Per raggiungere questo obiettivo, ha perfino assunto diversi esperti dell’opera di Tolkien che hanno aiutato nella stesura di storia e dialoghi ed addirittura hanno supervisionato la realizzazione visiva di ogni personaggio e ambientazione, in modo da essere quanto più accurati possibili.
Vien da sé che tale scelta ha imposto degli enormi “paletti” da rispettare. La trama orizzontale dunque, non è nulla di sorprendente, potremmo addirittura definirla un “filler”, tuttavia il lavoro svolto sulla caratterizzazione dei personaggi, o meglio di Gollum, che si aggiudica il ruolo di one man show, è a dir poco encomiabile. Non pensavamo di poter immedesimarci così tanto in un personaggio così poco empatico.
Utilizzando l’escamotage dalla sua doppia personalità, che dilania il personaggio, potremo scegliere di far emergere il lato egoista e malvagio (Gollum), oppure quello amichevole, cauto, e a volte subdolo (Sméagol). Dovremo quindi districarci tra diverse scelte morali, alcune più impattanti di altre, che andranno a definire le relazioni sociali e alcuni importanti avvenimenti. Non c’è una netta distinzione tra bene o male, ci sono tante sfumature di grigio che tormentano uno dei personaggi più affascinanti e peculiari dell’opera di Tolkien.
Ovviamente questa impostazione rappresenta un forte incentivo per la ri-giocabilità del titolo, che in verità è già molto corposo alla prima run. Sono richieste, infatti, una quindicina di ore per vedere i titoli di coda.
Un Tesoro sbiadito
Se sul versante narrativo possiamo ritenerci dunque totalmente soddisfatti, quello ludico presenta tanti problemi strutturali più o meno gravi, acutizzati ulteriormente da un comparto tecnico poco polished.
Innanzitutto, il controllo del personaggio a tratti è poco preciso, addirittura “schizofrenico”, con una fisica molto strana che non permette di calibrare al meglio i nostri salti. Anche la telecamera soffre di qualche problema, dato che a volte si incastra o si sposta da sola (ad esempio scalando una parete più volte ci siamo ritrovati “a testa in giù”). In prossimità di sporgenze inoltre, a causa della camminata “a quattro zampe” di Gollum, si avvertono parecchie imprecisioni.
Quanto appena detto viene ulteriormente amplificato dai 60 fps della modalità Performance, che rende tutto ancora più “esagitato” del normale. Per la prima volta in assoluto, abbiamo preferito (e vi consigliamo) la modalità Qualità a 30 fps che migliora leggermente anche l’impatto visivo. E “ovviamente” nel gioco sono presenti anche parecchi bug e glitch che rendono il tutto ancora più “sporco”. Problemi che trasformano alcune sezioni in trial and error involontari: si capisce benissimo cosa fare ma il protagonista non risponde come dovrebbe. O addirittura, in alcuni casi, ci hanno costretti a riavviare il gioco.
Le sezioni stealth purtroppo sono ampiamente rivedibili. L’appunto sullo scarso controllo del personaggio di cui sopra e una serie di mancanze basilari rendono queste fasi di gioco le peggiori. Non potremo fare altro che nasconderci nelle zone d’ombra/erba alta, eliminare le fonti di luce, strozzare determinate tipologie di nemici e distrargli lanciando pietre su apposite strutture ferrose (addirittura, colpendo qualsiasi parte dello scenario che non sia prevista, anche fosse a due centimetri dal nemico, questi non avrebbe la classica reazione che lo porta a controllare il rumore). Non sono presenti, inoltre, né il cono visivo dei nemici, né qualcosa che indichi la routine degli stessi. La loro disposizione è totalmente sbagliata. E ovviamente l’IA è orribile, talmente poco reattiva, che in più situazioni la soluzione migliore è quella di fare slalom e arrivare alla successiva posizione sopraelevata (perché sì, i nemici non salgono nemmeno sulle piattaforme).
Fortunatamente, seppure la questione controlli intacchi anche le sezioni platforming e di risoluzioni di enigmi, queste risultano essere veramente ben fatte e stimolanti. Dovremo superare ambientazioni enormi, sviluppate soprattutto in verticale, grazie alle abilità atletiche di Gollum. Salti, corse a muro in orizzontale e verticale, salti a parete, scalate. La varietà proposta è ottima e rende l’incedere davvero molto soddisfacente. Buona l’idea di svecchiare la struttura proponendo, oltre ai classici vicoli ciechi che ci portano dal collezionabile di turno, più modi per raggiungere il nostro obiettivo, regalando un respiro più ampio all’avventura.
Da segnalare, infine, la presenza di alcune meccaniche di gioco implementate troppo superficialmente. Ci riferiamo alla barra della stamina e ai sensi di Gollum. La prima è solo un escamotage per dettare il ritmo al gioco, rallentandolo nelle fasi più narrative e velocizzandolo nelle sezioni più adrenaliche, come quelle di fuga. La barra infatti, con una stessa azione, si svuoterà velocemente in alcuni punti e sarà “infinita” in altri. Per quanto riguarda i sensi, invece, seppure narrativamente contestualizzati bene (Gollum ha una connessione con il Regno Invisibile grazie all’esposizione all’Unico Anello), funzionano in maniera “incoerente” ed alcune volte invece di dare indizi creano confusione.
Il coraggio di Daedalic
Come avrete intuito, dunque, l’impianto ludico di The Lord of the Rings: Gollum è tutto fuorché intoccabile, tuttavia a noi il titolo è piaciuto perché Daedalic Entertainment ha avuto il coraggio di proporre una struttura ludica anacronistica figlia di tempi ormai andati, difficile da far digerire al pubblico del 2023, di cui sapevamo d’aver bisogno. E nonostante questo nemmeno così recondito desiderio, anche noi, videogiocatori non proprio di primo pelo, abbiamo avuto un primo impatto negativo con il gioco. Non per i problemi oggettivi detti su, quanto per il “silenzioso” level design sul quale poggia la costruzione dei livelli di gioco.
Nel titolo oggetto di recensione non troveremo la striscia gialla di vernice che ci indica dove aggrapparci, non troveremo il muro “lucente” che ci indica la strada in maniera così evidente, o ancora, il percorso per le sezioni stealth. Ovviamente si tratta pur sempre di un videogioco e le indicazioni visive ci sono comunque, ma parliamo di livelli armonicamente amalgamati con il resto delle scenario che, se da un lato spezzano, inizialmente, il flow dell’azione, dall’altro fanno aguzzare l’ingegno anche, ad esempio, per quella che, negli ultimi 10 anni, è diventata una “banale” sezione di scalata sulla parete.
Il level design di The Lord of the Rings: Gollum insomma, ha il coraggio di usare un “linguaggio” arcaico, o meglio, oramai desueto, su una struttura ludica già deliziosamente vintage di suo. E qui ritorna Vincenzo a parlarvi: è anche per questo che lo ho apprezzato tanto, perché ho riprovato, in parte, quelle sensazioni che ho vissuto nelle stanzone del Palazzo di Azad, come vi avevo anticipato.
Un linguaggio, un meccanismo, che nel 2023, purtroppo, un po’ a causa dei blockbusteroni che ci hanno abituato a tenerci per mano rendendo addirittura questa impostazione ludica un collante incapace di reggere in autonomia una produzione, un po’ di riflesso a causa della velocità della società che si riflette sul mondo videoludico nella rincorsa ai servizi in abbonamento che puntano tutto sul proverbiale “primo impatto”, non può funzionare.
Con il cuore in mano, pertanto, vi diamo un consiglio. Cercate di guardare il gioco con la consapevolezza di dover re-imparare determinati approcci, perché superato il trauma iniziale, Gollum si saprà far apprezzare. E mai come in questo caso, vi invitiamo a non guardare il mero numerino, perché il redattore del 2023 è un essere umano che vive in questa frenetica società, di corsa, e che ragiona di conseguenza. Non vogliamo certo ergerci a portatori di verità assoluta, prendete quanto detto come un consiglio amichevole e nulla più. Ci siamo permessi di sottolinearlo perché abbiamo “paura” che The Lord of the Rings: Gollum possa rivelarsi un flop di critica e di pubblico. Anche se in cuor nostro speriamo che poi possa diventare un piccolo cult.
Il Grande Occhio avrà avuto la sua parte?
Anche per quanto riguarda l’aspetto visivo, The Lord of the Rings: Gollum presenta alti e bassi.
Il character design dei personaggi e le ambientazioni, come già accennato in apertura, si rifanno alle illustrazioni di Tolkien. Questa scelta, unita ad una direzione artistica semplicemente eccellente, caratterizzata da una scelta di colori sempre impeccabile, fanno sì che il colpo d’occhio della produzione sia di buonissimo livello. Nonostante il conteggio poligonale non elevato, i limiti intrinseci dell’Unreal Engine (texture caricate in ritardo in primis) e soprattutto la modellazione poligonale.
I modelli poligonali e le animazioni, tolto Gollum che è accettabile, sono orribili. Parliamo di modelli provenienti direttamente dalla generazione PS360. Spigolosi, animati malamente, goffi.
Sono presenti tre modalità di visualizzazione:
- Performance, che fa girare il gioco a 60 fps ma rende l’immagine più “piatta”;
- Qualità, che fa girare il gioco a 30 fps e rende l’immagine più definita e piacevole;
- Ray Tracing, come Qualità ma con l’implementazione del RT, che tuttavia vi sconsigliamo perché ha un forte impatto sulle prestazioni.
Per i motivi che vi abbiamo detto sopra, ribadiamo il nostro consiglio: la scelta ottimale è la modalità Qualità.
Per finire, per quanto riguarda il comparto sonoro, il doppiaggio è ottimo, solamente in inglese (ma è interamente sottotitolato in italiano, anche se c’è qualche errore) e le musiche buone, seppure nessuna traccia resti impressa.
Commento finale
The Lord of the Rings: Gollum è stato un titolo veramente difficile da valutare. Senza dubbio è un titolo molto vario, tuttavia i suoi evidenti difetti e il suo “linguaggio”, tanto poco immediato, quanto affascinante, retaggio di un’epoca ormai passata (che abbiamo amato), lo rendono difficile da consigliare universalmente. Come abbiamo già detto, più che in altre occasioni, lasciate stare il numerino che troverete qui di fianco. Se volete fare un tuffo nel passato, prendetelo, anche al primo price-cut. Se invece pensate che tale impostazione sia ormai superata, andate pure avanti, fortunatamente il mercato dei videogiochi non è mai stato così pieno di proposte per tutti i gusti.