Recensione Prince of Persia

Il Principe di Persia è tornato, o forse no…

Introduzione

“Fin dall’alba dei tempi la luce e le tenebre sono sempre coesistite, ma questo eterno equilibrio avrebbe presto visto la fine. La brama di dominio indusse Ahriman a diffondere la corruzione. Le tenebre si riversarono sulla terra avvolgendola nell’ombra. I pochi che si opposero vennero annientati, sopraffatti dalle legioni mortali di Ahriman e coloro che avevano nero lo spirito e più nero il cuore vennero facilmente attratti da dispensatori di promesse. Dotati di straordinari poteri, divennero i Corrotti. Questi PRESCELTI avrebbero condotto l’Armata del Caos nell’assalto finale contro le forze superstiti di Ormadz.

Ma anche nel momento più buio brilla una luce di speranza. Con una mossa disperata Ormadz ingannò il suo oscurogemello, imprigionandolo in un antico luogo di culto nel quale nessuno avrebbe avuto il coraggio di entrare, L’albero della vita. Perduta in un deserto di sabbia dimenticato, la voce di Ahriman non sarebbe stata mai più udita. Per sorvegliare la sua prigione eterna venne scelta una tribù di guerrieri impegnati dalla promessa solenne che nessun alleato della Notte avrebbe liberato il dio oscuro. Ora sono passati 10.000 anni e la sabbia del tempo ha permesso agli uomini di dimenticare: il mio nome è Elika sono l’ultima principessa di quella che un tempo fu una grande tribù di guerrieri: Abbiamo fallito. Le tenebre ora si insinuano tra le fenditure dell’albero della vita e gli dei ci hanno abbandonato al nostro destino, c’è forse qualcuno che ci puo’ aiutare ?”

Comincia cosi’, con l’ eterna lotta tra il bene e il male, tra la luce e l’oscurità, il nuovo capitolo di uno dei franchise più famosi di tutti i tempi e sicuramente uno dei più belli della serie.

Il taglio con il passato sin da queste prime battute e dalle prime immagini che scorreranno sullo schermo è evidente, non soltanto nella caratterizzazione del personaggio principale, ma anche per via di alcune scelte stilistiche e narrative fatte dal team Ubisoft Montreal. Un esempio ? Farah, un tempo la donna amata dal principe della passata stagione videoludica, è ora l’asina che smarrendosi con la refurtiva (avete capito bene, refurtiva) dell’ultimo colpo messo a segno, da origine alle mille peripezie del suo proprietario, il Principe di Persia. Principe pero’ soltanto nel nome e con ben poco da spartire con i suoi predecessori: spaccone e irriverente, vestito di stracci, donnaiolo, ladro di tombe, eppure ancora cosi’ incredibilmente affascinante e mosso da sentimenti che, come scoprirete, vanno ben al di la’ del puro interesse personale.


Grafica

Ambientato in una Persia immaginaria, fuori dal tempo, nella quale domina la Corruzione, materializzatasi in una sostanza nera, melmosa, che si anima al passaggio quasi a voler inghiottire i due protagonisti o si incarna nel corpo di coloro i quali hanno ceduto alle lusinghe di Ahriman, il dio delle tenebre, il titolo sviluppato da Ubisoft Montreal riprende e allo stesso tempo stravolge alcuni elementi di un altro importante titolo sviluppato dal team: Assassin’s Creed. Il pregevole motore sviluppato appunto per Assassin’s Creed, capace di muovere paesaggi a perdita d’occhio con un dettaglio sorprendente, è stato per l’occasione ulteriormente migliorato, rendendo possibile l’esplorazione di un territorio ancora più grande senza alcuna soluzione di continuità, nel quale ogni elemento è raggiungibile e riducendo al minimo i fenomeni di pop in. Tuttavia se il compito del motore grafico in AC era quello di rendere quanto più possibile reale paesaggi e ambientazioni della terra santa martoriata dalle guerre di religione, qui in Prince of Persia, grazie al sapiente uso del CEL SHADING , l’atmosfera si fa fiabesca, quasi onirica.

Il level design, quanto mai ispirato in questo capitolo del frachise, riesce a restituire al contempo la maestosità di una civiltà ricca e prospera, nella quale il palazzo reale e le due torri costituiscono il vanto architettonico più importante e la cupezza di un mondo oramai abbandonato dai suoi abitanti, distrutto dal ritorno di Ahriman e della Corruzione. Lo stile illustrativo non impoverisce ma anzi accentua tutti questi aspetti, ponendo in luce l’attenzione rivolta dal team alla cura del particolare, al disegno delle texture, alla scelta della paletta cromatica e degli effetti di luce. Non manca qualche piccolissima sbavatura, come un controllo della camera non perfetto durante gli scontri con i guardiani o qualche piccolo rallentamento durante gli spostamenti più rapidi mentre si è avvolti nella corruzione aerea (una sorta di pulviscolo che acceca e soffoca i due protagonisti).


Nel complesso pero’ se nel saltare da una parte all’altra riuscirete a fermarvi per un istante ad ammirare il paesaggio notturno illuminato dalla fioca luce della luna, che sembra essere appena uscita da una delle tante meravigliose illustrazioni ottocentesche delle Mille e una Notte, riuscirete ad assaporare il profumo di una terra lontana, una sensazione questa che solo la vera arte sa dare.


Gameplay

Prince of Persia più che un adventure game, è un platform 3d infarcito di elementi action, enigmi e sequenze Quick Time Events. Per la gran parte del tempo vi troverete infatti ad attraversare le cinque aree in cui è diviso il mondo del gioco, corrispondenti ai venti terreni fertili che è necessario risanare per poter fermare il potere oscuro di Ahriman. Per farlo darete fondo alla vostra abilità e agilità di arrampicatori spiccando salti improbabili e arrampicandovi lungo pareti di roccia a picco sul vuoto (ed in questo ancora una volta non si puo’ fare a meno di ricordare Assassin’s Creed) e affrontando i cinque grandi Guardiani di Ahriman, esseri corrotti che hanno venduto la propria anima al dio delle tenebre per ottenerne in cambio i favori.

Fondamentale sarà l’aiuto di Elika, la principessa degli Ahura, misteriosamente dotata di poteri magici provenienti direttamente da Ormadz dio della luce. Tali poteri verranno ulteriormente potenziati dalla raccolta dei Semi di Luce, una sorta di manna che Ormadz fa ricadere sui territori risanati dopo la sconfitta di ciascuno dei guardiani e la raccolta dei quali vi permetterà di sbloccare i “poteri delle lastre” necessari per poter avanzare verso le altre terre ancora dominate dalla corruzione e non raggiungibili altrimenti. Grazie a questi nuovi poteri Elika sarà in grado di spiccare il volo, lanciare il nostro principe su pareti, compiere salti mirabolanti; pur trattandosi di animazioni in larga parte scriptate, anche in questo caso sarà necessario il vostro intervento per evitare di finire contro un muro o un altro ostacolo.


Se il gameplay esplorativo riprende elementi propri anche di un altro grande titolo apparso in esclusiva su Playstation 2, Shadow of the Colossus, il sistema di combattimento è invece quanto mai innovativo. I ragazzi di Ubisoft Montreal si sono infatti preoccupati di evitare che le fasi di combattimento si trasformassero in un semplice premere i pulsanti del pad più velocemente possibile e hanno congegnato un meccanismo che, sfruttando anche la collaborazione attiva della principessa Elika ed i suoi poteri magici, riesce a regalare spettacolari combo di rara bellezza coreografica. Le varie combo dei due protagonisti così come quelle aree, ascensionali e di lancio, possono essere combinate tra loro fino a raggiungere, in particolari situazioni e se sarete abbastanza bravi da riuscirci – è richiesta una non indifferente dose di tempismo – fino a quattordici spettacolari colpi consecutivi (è previsto sia per la versione Xbox che per quella PS3 un apposito achievement/trofeo)


Un aspetto del gameplay che ha fatto discutere molto è costituito dalla impossibilità di morire. Nel momento in cui sarete sopraffatti dalle abilità del nemico o avrete calcolato male il tempo del vostro salto, correrà in vostro aiuto Elika che, dopo una brevissima sequenza filmata, in caso di caduta vi tenderà la mano riportandovi all’ultimo posto sicuro, mentre nel caso foste impegnati in un combattimento e abbiate subito più di tre colpi consecutivi senza riuscire a risolvere il QTE, allontanerà il vostro nemico proprio nel momento in cui stava per sferrare il colpo fatale, dando però modo a questi di ripristinare la sua energia


Tale sistema, seppure in alcuni casi tenda a semplificare eccessivamente le cose e a rendere meno ragionato il tutto, dona una certa continuità narrativa all’avventura ed è frutto della scelta dei programmatori di rendere quanto più abbordabile possibile il titolo anche per i neofiti, pertanto non puo’ essere del tutto biasimato.

Dovendo scovare un elemento negativo nel gameplay, questo andrebbe ricercato nella eccessiva semplicità e sporadicità dei combattimenti contro i guerrieri di Ahriman, i nemici che incontreremo durante la fase esplorativa: praticamente tutti identici l’uno all’altro e veramente troppo pochi e semplici da battere una volta acquisita una certa dimestichezza con gli attacchi combinati. Discorso diverso vale per i Guardiani, sicuramente nemici ben più ostici da battere e per i quali dovrete dare fondo alle vostre abilità. Tuttavia l’impostazione data al titolo di “gioco per tutti” di cui abbiamo accennato prima e l’impossibilità di selezionare un livello di difficoltà, abbassa notevolmente il grado di competitività.


Longevità e Comparto Audio

Sotto il profilo della longevità il titolo si difende abbastanza bene, dodici/tredici ore in tutto vi basteranno per portare a termine la quest principale, che diventeranno quindici se vi lancerete nella ricerca di tutti i semi di luce disseminati nelle terre fertili (ne sono disponibili in totale 1000, ma per il proseguio dell’avventura ve ne basteranno 540).

Sotto il profilo audio non possiamo che profonderci in lodi. Senza timore di essere smentiti possiamo dire che la colonna sonora di Prince of Persia si inserisce a pieno titolo tra le migliori OST per videogame degli ultimi anni, con melodie che riescono ad evocare i suoni e le atmosfere tipiche del mondo arabo, pur essendo profondamente moderne ed “occidentali”. Il doppiaggio in italiano, cosi’ come la sceneggiatura, è di alta qualità e contribuisce ad evidenziare il carattere irriverente del principe, sempre pronto alla battuta e alla sdrammatizzazione, in contrapposizione a quello più riflessivo e preoccupato della principessa Elika.


Conclusioni e giudizio

Prince of Persia è indubbiamente una perla rara che riesce a fondere elementi e stili propri di diversi generi videoludici in un tutt’uno armonioso come la danza tra rocce e pareti dei due protagonisti. Un titolo che pur rivolgendosi ad una platea quanto più ampia possibile riesce a restare sempre affascinante e a tenere attaccati allo schermo grazie alla bellezza di una trama senza tempo e ad un comparto tecnico degno della nuova generazione di console.

Un titolo in definitiva che ci aiuta a ricordare ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, tutta la magia insita in quella straordinaria forma d’arte che chiamiamo videogames.


CURIOSITA’: La storia su cui si basa il titolo non è completamente inventata ma è riportata dalla tradizione pre-islamica dello Zoroastrismo (dal suo fondatore Zarathustra) e dell’antico culto al “dio degli Arabiani”: Ormadz, dio della luce diffuso in Persia a partire dal VII secolo a.C. Ecco in che termini ne parla un grande scrittore, Paulo Coelho

La prima storia della Divisione nasce nell’antica Persia. Il Dio del Tempo, dopo aver creato l’universo, si compiace dell’armonia che regna intorno a sè, ma sente che manca qualcosa di molto importante: una compagna con cui godere di quella bellezza. Per mille anni, egli prega per riuscire ad avere un figlio. La storia non dice a chi si rivolga, giacchè è onnipotente, signore unico e supremo. Tuttavia prega e infine concepisce. Quando si accorge di aver ottenuto ciò che voleva, il Dio del Tempo se ne pente, consapevole che l’equilibrio delle cose è molto fragile. Ma è troppo tardi: il figlio è ormai in arrivo. Tutto ciò che ottiene con il suo pianto è che la creatura che porta nel ventre si divida in due. La leggenda narra che, dalla preghiera del Dio del Tempo, nasce il Bene (Ormadz) e dal suo pentimento il Male (Ahriman), due fratelli gemelli. Preoccupato, fa in modo che Ormadz esca per primo dal ventre, affinchè controlli il fratello ed eviti che causi problemi all’universo. Ma poichè il Male è furbo e capace, al momento del parto Ahriman riesce a scostare Ormazd e a vedere per primo la luce delle stelle. Sconsolato il Dio del Tempo decide di dare a Ormazd degli alleati; crea la razza umana, che lotterà accanto a lui per dominare Ahriman ed evitare che questi si impossessi di ogni cosa.

( da “Il diavolo e la signorina Prym” di Paulo Coelho )

Arturo D'Apuzzo
Arturo D'Apuzzo
Nella vita reale, investigatore dell’incubo, pirata, esploratore di tombe, custode della triforza, sterminatore di locuste, futurologo. In Matrix, avvocato e autore di noiosissime pubblicazioni scientifiche. Divido la mia vita tra la passione per la tecnologia e le aride cartacce.

Rispondi

Ultimi Articoli