Tutto prima o poi finisce…
La nuova vita della archeologa più famosa di tutti i tempi è tornata per vivere la sua ultima avventura, dopo il remake nato nel 2013.
Lara Croft è una specie di eroina indiscussa nell’ambito dei videogiochi, sin da quando era un semplice modello poligonale particolarmente “generoso” nelle dimensioni.
Questo capitolo si pone il difficile compito di completare la trilogia che ci ha visto “crescere” insieme a Lara, seguendola in ogni disavventura possibile ed immaginabile in lungo e in largo per il globo terracqueo.
Si cresce, prima o poi…
L’aspetto maggiormente apprezzato di questa trilogia ad opera di Crystal Dinamics e continuata da Eidos Montreal e Square Enix è proprio quello psicologico della protagonista, se infatti nelle avventure del 2013 avevamo conosciuto una Lara impacciata ed impaurita, il 2015 ha portato ad una maggior consapevolezza dell’archeologa, fino a diventare l’esperta razziatrice di tombe che conosciamo oggi.
Lo sforzo delle due software house prescinde però l’aspetto meramente psicologico, difatti è chiaramente comprensibile quale altro scopo si presenta di fronte ai videogiocatori, la volontà di offrire un titolo esplorativo mixato ad uno stile survival, come visibile dal fatto che la nostra eroina è esperta di crafting alla stregua di un qualunque muratore bergamasco o della mitica Suor Nausicaa di Colorado.
Quel trono è mio…
E’ abbastanza chiaro che la produzione voglia portare Lara a confrontarsi con Nathan Drake, protagonista dell’eccellente saga creata da Naughty Dog, sfida che il sottoscritto ritiene particolarmente ardua. Nonostante la Croft sia la madrina indiscussa dei giochi dedicati all’avventura e all’esplorazione, Drake e il team di Naughty Dog le hanno soffiato scettro e corona, grazie ad una serie in decadenza e alla bravura eccezionale del team californiano.
Trama
Shadow of the Tomb Raider inizia con la nostra fortunatissima eroina vittima di un incidente aereo (consiglierei altri mezzi, ma li distruggerebbe comunque), prima di vedere lo schianto a terra, il gioco ci trascina indietro di qualche giorno (che gioco sarebbe senza flashback?).
Il flashback è ambientato poco tempo dopo dagli avvenimenti di Rise of the Tomb Raider e vede la protagonista parlare con il suo inseparabile compagno di sventure Jonah. Entrambi sono da qualche parte in Messico e stanno cercando un artefatto Maya, ma non sono soli nella ricerca, infatti è presente anche la Trinità, un’antica società segreta che dal 978 dopo Cristo indaga su fenomeni sovrannaturali al fine di accrescere il proprio potere.
Questa particolare caccia tra gatti e topi si svolge durante “El Dia de Muertos”(festa che ha raggiunto una crescente notorietà, soprattutto grazie al cinema, infatti possiamo ricordare il bellissimo film Disney-Pixar Coco e 007 Spectre), questa volta però la Trinità arriva prima, lasciando un bel regalino ad entrambi.
Nonostante l’inaspettata esplosione, Lara riesce a raccogliere alcune importanti informazioni, che la conducono ad un prezioso e pericolosissimo manufatto, un pugnale che avrebbe il potere di stravolgere il Mondo, causando terremoti, maremoti e qualunque altro disastro possibile ed immaginabile.
La nostra eroina pur di non farlo finire in mano alla Trinità decide di prenderlo e scappare, purtroppo ancora una volta, il “cattivone” del gioco aka Pedro Dominguez raggiunge Lara e la priva del pugnale, raccontandole una delirante visione di un mondo migliore, come ogni cattivo da film.
Dopo questo inciampo, Lara in preda ai sensi di colpa, cerca di correre ai ripari cercando Dominguez in Perù, dove quest’ultimo si accinge a portare a termine la sua distorta verità.
Qui interrompo ogni comunicazione riguardante la trama, il bello sta nella scoperta e se vi privassi di questo piacere sarei vittima di numerose maledizioni voodoo, non mi resta che dirvi esplorate e divertitevi.
Analizzando il plot narrativo, si può tranquillamente affermare che rispecchia in piena regola molte delle grandi produzioni cinematografiche statunitensi, nonostante ciò Shadow of the Tomb Raider non riesce a mantenere alto il pathos del giocatore, alternando situazioni “leggere” ad altre iperadrenaliniche.
L’esplorazione è tutto…
E’ necessaria una dolorosa premessa, come molti ormai sapranno, questo Shadow of the Tomb Raider è abbastanza breve se correrete all’impazzata, infatti l’approccio alla Usain Bolt vi porterà a vivere un’esperienza di 10 ore o poco più. L’essenza del gioco ed il sottoscritto consigliano invece di vivere e respirare appieno l’aria della foresta peruviana, al fine di scoprire i segreti che da millenni vengono celati da quelle fronde.
Il gioco vi fornirà anche delle missioni secondarie, ma a parte dei rari casi si limiteranno a delle fetch quest, la cosa bella anche di queste missioncine banali, è il fatto che vi porterà ad esplorare ogni recondito angolo di questo misterioso territorio, facendo rinascere l’esploratore sopito del giocatore, che girovagando tra fronde e scimmie cercherà pertugi e tesori in ogni dove.
E le tombe?
Non ci sarebbe nessuna Tomb Raider, senza l’esplorazione di antiche grotte traboccanti di trappole e tesori, anche questa iterazione del gioco contiene le tombe e le cripte (le prime sono 9 in totale, come nel capitolo precedente, vi sembreranno di più, grazie ad una estensione aumentata assieme al tasso di sfida.
Combat System
Lara ne ha imparate molte durante gli ultimi anni, nonostante le prime ore di gioco non ci mostrino in alcun modo combattimenti memorabili. Il sistema di “shooting” non è cambiato affatto e la pesantezza dei movimenti potrebbe diventare noiosa, ma verrete sopraffatti dall’abitudine e da un crescente invito all’utilizzo dello stealth.
Shadow of the Tomb Raider alle difficoltà più alte vi porta ad apprezzare uno stile maggiormente silenzioso, nonostante i nemici non siano sveglissimi, alla prima occasione vi riempiranno di piombo lo stile “Terminator” non aiuterà.
In più bisogna aggiungere che Lara stessa grazie a delle tecniche di guerriglia niente male, una su tutte è tratta dal celeberrimo film Predator (1987), si tratta proprio quella usata da Schwarzy per non essere intercettato dalla complessa tecnologia termica dell’alieno, qui l’utilizzo si limita a schermare la visibilità della Croft, ma è comunque geniale e appagante.
Albero delle abilità
Per abbattere al meglio i nemici e per affrontare questa avventura tutt’altro che all’acqua di rose, sarà necessario migliorare le abilità della nostra Lara, nonostante non sia più una pivellina imberbe, certi ambienti richiedono più assi nella manica.
L’albero delle abilità è rimasto pressoché uguale, dotandolo di uno stile grafico nuovo e particolarmente impattante nei primi attimi di gioco, ma che sbloccandone le possibilità arricchirà di frecce il vostro letale arco.
Comparto artistico
La crescita del brand dedicato alla celebre archeologa vede nel comparto artistico uno dei suoi punti forti, infatti non è possibile restare glaciali di fronte ad una veste grafica di tutto rispetto che conta sia dei modelli poligonali di buonissima qualità, sia delle ambientazioni mozzafiato che difficilmente usciranno dalla vostra memoria.
Di alta qualità gli effetti di luce ed i particellari che rendono grotte, tombe e foreste quasi fotorealistiche, al limite dell’immersivo. Nonostante l’ottimo lavoro dal punto di vista grafico, il confronto con Uncharted 4 pende inesorabilmente a favore del secondo.
Per quanto riguarda l’audio, i producer di Shadow of the Tomb Raider hanno preferito eliminare distraenti musiche di sottofondo prediligendo i “rumori della natura”, che in cuffia danno il loro meglio, penserete di essere proprio li in mezzo a scimmie urlatrici, giaguari e pesci di ogni forma o colore.
L’esperienza su PS4 Pro
Shadow of the Tomb Raider da il meglio di se su PS4 Pro e Xbox One X. Nello specifico, abbiamo avuto la possibilità di provare il gioco anche su PS4 Pro. Potrete selezionare due diverse impostazioni. La prima, permette al gioco di girare a 1080p (graficamente non si differenzia dalle console standard) con un framerate bloccato a 60 fotogrammi al secondo, favorendo la fluidità, mentre la seconda, prova a raggiungere la risoluzione 4K (purtroppo si ferma a 1872p) con 30 fotogrammi al secondo.
Abbiamo testato il gioco con entrambe le modalità (abbiamo preferito quella che favorisce la risoluzione) e ci è sembrato girare piuttosto bene. Soltanto in termini di framerate, abbiamo notato qualche leggero calo, sia nella prima che nella seconda modalità, nel corso delle situazioni più concitate, ad esempio durante alcuni combattimenti. Per quanto riguarda le prestazioni grafiche, il gioco si presenta in maniera eccezionale su tutte le piattaforme. Su PS4 Pro, abbiamo molto apprezzato il convincente sistema di illuminazione che riesce a dare risalto ad ogni ambiente di gioco.
- - Comparto artistico di buona fattura
- - Apprezzato l'approccio maggiormente stealth
- - Esplorando vivrete appieno l'essenza del titolo
- - Avventura principale un po' corta
- - Personaggi un pochino debolucci
- - Trama poco profonda