La poesia della vita.
Annunciato nel corso del Tokyo Game Show 2015, direttamente dal creatore della serie Toshihiro Nagoshi, Yakuza 6: The Song of Life, si configura come capitolo conclusivo alle vicende del protagonista Kazuma Kiryu. La release del titolo, sviluppato da SEGA, è avvenuta nel “lontano” 2016 nel Sol Levante, mentre in occidente, la data di lancio, inizialmente fissata per il 20 marzo 2018, è stata posticipata al 17 aprile 2018.
12 anni sono passati dall’esordio di Yakuza, meglio conosciuto in Giappone come Ryu Ga Gotoku, su PlayStation 2. Il Drago di Dojima ci saluta, forse sarà un arrivederci, forse sarà un addio definitivo, chissà, la cosa certa è che Kazuma Kiryu un po’ ci mancherà. Se non avete mai giocato a Yakuza e vi apprestate a farlo per la prima volta, non preoccupatevi, mamma SEGA ha pensato anche a voi, mettendo a disposizione una vera e propria enciclopedia su personaggi, situazioni e vicende dei trascorsi capitoli.
Au revoir Kabukicho
Yakuza 6 è ambientato circa tre anni dopo gli eventi narrati in Yakuza 5. Kazuma Kiryu è in carcere, deciso una volta e per tutte a ripulire la sua fedina penale e lasciarsi alle spalle i trascorsi con la malavita giapponese. Al suo ritorno, dovrà però fare i conti di nuovo con il suo passato e con una triste realtà. La sua figlioccia, Haruka, è misteriosamente scomparsa da un paio d’anni. Messosi alla sua ricerca, il nostro Drago di Dojima, apprenderà che la ragazza era diventata mamma di uno splendido bambino, Haruto e nel tentativo di proteggerlo è purtroppo rimasta vittima di uno strano incidente stradale. Sebbene il prologo duri leggermente troppo, circa un’oretta, possiamo dire, senza ombra di dubbi, che il plot narrativo di Yakuza 6, come ci ha abituato la longeva serie, è scritto davvero bene. Enfatizzato ulteriormente da intrecci narrativi convincenti, da colpi di scena mai scontati e da una recitazione che può vantare artisti ed attori di primissimo livello, nel tradizionale doppiaggio giapponese accompagnato dai soliti sottotitoli in lingua inglese. Se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, forse ci saremmo aspettati qualcosa in più in questo capitolo che scrive la parola fine alle vicende di Kiryu. Magari rispolverando i protagonisti iconici della serie, e che invece in Yakuza 6 sono relegati ad un ruolo marginale. Il risultato finale resta comunque validissimo, portandoci a vivere un finale struggente, intenso ed emozionante.
Benvenuti ad Hiroshima
Sotto svariati aspetti, Yakuza 6 mantiene inalterate le caratteristiche tipiche della serie. Non avremo però a che fare con un singolo quartiere, ovvero quello classico della serie, Kabukicho, in quanto è stata introdotta una nuova mappa, quella di Hiroshima e nello specifico il quartiere di Onomichi. Il primo non necessita di presentazioni, soprattutto per i più navigati della serie. Un quartiere straripante, unico nel suo genere e ricco di attività collaterali da svolgere fra una missione e l’altra. Nei Club SEGA, oltre alle classiche versioni arcade dei giochi SEGA, come: OutRun, Super Hang-On, Space Harrier e Fantasy Zone, potremo giocare a Virtua Fighter 5, Puyo Puyo e Final Showdown. Fanno il loro ritorno anche le freccette, il Majohng, il Karaoke e il Batting Cage. Fra le attività più piccanti invece spiccano l’Hostess Club, in cui potremo “chiacchierare” con cinque splendide ragazze e la nuovissima Live Chat erotica, che invece si basa su un mini game a schermo e nel quale dovremo premere i giusti tasti per far si che la nostra avvenente interlocutrice si spogli. Per la cronaca quest’ultima attività ha visto la partecipazione di alcune delle più affermate attrici dell’industria hard giapponese. Il secondo quartiere invece è ben lontano dalle luci al neon e alla vita “mondana” che caratterizzano Kabukicho. A Onomichi, potremo giocare a baseball, andare a pesca subacquea con l’arpione, andare al bar per stringere amicizie e prenderci cura di Haruto. Tutto qua? Assolutamente no. La nuova chicca introdotta da SEGA è il Clan Creator, una sorta di gioco nel gioco, uno strategico in tempo reale, che ci permetterà di creare e gestire un gruppo di combattenti per riportare l’ordine, entro un determinato lasso di tempo, nei quartieri di Tokyo e Hiroshima.
Te la dovrai vedere con me
È arrivato il momento di parlare del gameplay di Yakuza 6. Abbandonato il sistema di stili di combattimento differenti (introdotto con ottimi risultati in Yakuza 0) a favore di uno stile unico, le basi del combat system restano pressoché le medesime dei trascorsi capitoli. Ad attacchi veloci e frenetici, si alternano combo devastanti, prese, lanci, schivate e in modalità furia, il buon Kiryu può praticamente utilizzare qualsiasi oggetto nelle vicinanze contro il malcapitato nemico. Il sistema proposto permette di affrontare gli scontri in maniera più semplice ed immediata rispetto al passato. Purtroppo, risulta si essere efficace ma non convince pienamente. Sembra quasi che manchi qualcosa alla produzione. Infatti il parco mosse è meno vario del solito e talvolta si ha la netta sensazione che non si adatti bene ad ogni scontro che dovremo affrontare. Talvolta quindi ci ritroveremo a dover ripiegare sulla difensiva, magari colpendo l’avversario di turno con qualche cazzotto e qualche calcio e via subito per evitare pericoli più seri, soprattutto quando ci troveremo accerchiati dai malviventi. Senza considerare, che se anche andassimo a sbloccare ogni mossa per ogni categoria proposta con i PE ottenibili nel corso dell’avventura oltre a non avvicinarsi neanche lontanamente alla varietà proposta da Kiwami e 0, si percepirà un certo senso di ripetitività dell’azione. Sinceramente è incomprensibile il perché SEGA abbia deciso di abbandonare il sistema introdotto con Yakuza 0.
Un motore grafico in grande spolvero
L’aspetto sicuramente più convincente di Yakuza 6 è la fisica e l’impatto complessivo dei colpi sui nemici. Il merito va al nuovo Dragon Engine, un motore realizzato ad hoc per Yakuza 6 e che verrà utilizzato anche per il remake di Kiwami 2. Inoltre, i tempi di caricamento complessivi sono stati praticamente azzerati; ora possiamo entrare nei locali commerciali senza dover attendere annosi caricamenti, così come non c’è più alcuna interruzione di sorta fra la fase esplorativa e quella di combattimento. Non c’è neanche più bisogno di preoccuparsi di salvare manualmente la partita in corso, è stato finalmente inserito un sistema di salvataggio automatico. Per quanti hanno già avuto modo di giocare ai passati capitoli, il quartiere di Kamurocho è ormai impresso nella loro memoria. Il nuovo Engine grafico è riuscito ad esaltare ulteriormente le caratteristiche di Tokio e naturalmente della nuova location Hiroshima (meno memorabile della prima ambientazione), con uno scorcio visivo, soprattutto utilizzando la visuale in prima persona, davvero notevole. Di egregia fattura, risulta essere il lavoro svolto sui personaggi, principali e non, ed in particolar modo sulle espressioni facciali, talmente convincenti da essere quasi fotorealistiche. Il prezzo da pagare? L’aver dovuto ancorare a solo 30 fotogrammi per secondo l’azione di gioco. Una rinuncia che ci sta tutta e che siamo ben lieti di fare data la qualità grafica offerta dalla produzione SEGA.
- - Una trama a dir poco sensazionale...
- - Graficamente di altissimo livello grazie al nuovo Dragon Engine
- - Tante attività secondarie da svolgere
- - Un gameplay ormai rodato
- - ...ma ci saremmo aspettati qualcosa in più
- - Combat System poco vario
- - Alcuni dialoghi si dilungano fin troppo
- - La fine di una saga storica