Recensione Spec Ops: The Line


Dammi un riparo

Il sistema di gioco unisce quanto già proposto da altri titoli. La sua base è il noto Gears of War, tanto caro ai giocatori di Xbox 360, da cui eredita l’impostazione principale, la esecuzione mortale quando il nemico è in fin di vita per terra, le coperture e il modo di superarle in slancio colpendo un avversario se questi è riparato dietro, a cui si aggiungono alcune modifiche in stile SOCOM Forze Speciali nella gestione delle tattiche in modo da allontanarne lo stretto paragone. Grazie all’assegnazione di obiettivi da colpire da parte dei commilitoni Adams e Lugo, il personaggio principale Walker può uscire meglio da situazioni intricate, in special modo per evitare di finire presto in una pozza di sangue, vista la buona IA avversaria.

Oltre ai canonici movimenti, punta e spara, il giocatore può selezionare il tipo di granata tra tre a disposizione (a frammentazione, adesiva, accecante) con la direzione orizzontale dello stick digitale, mentre con quello verso sopra modifica il tipo di accessorio in dotazione alle armi (tra silenziatore, lanciagranate sotto canna, mirino da 8x a 16x, ecc.), e infine verso giù per richiamare il loro aiuto quando questi tentano di allontanarsi troppo.

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Ogni arma restituisce un minimo diverso feeling senza esagerare e nemmeno restando ininfluente. Ciò porta a raccoglierne sempre di nuove per provare il diverso effetto sia per le letali mitragliatrici leggere che per le dirompenti canne d’assalto. L’arsenale a disposizione è davvero ben assortito accontentando anche il giocatore più esigente. Le coperture non sono sempre infrangibili; alcune di esse possono essere sbriciolate costringendo il giocatore a trovare altri ripari, stessa cosa vale a parti invertite dove si vedrà il nemico correre verso altre posizioni.

Abbiamo notato qualche imperfezione nella gestione delle coperture, attivabili solo se il giocatore è perfettamente di fronte ad esse mentre se si è di lato oppure sfiorandole non si attivano, lasciando il personaggio preda di colpi che portano a morte sicura.

L’intelligenza artificiale è molto buona, mostrando soldati che sanno trovare riparo, aggirare per tendere agguati, colpire da varie posizioni, soprattutto dall’alto, e addirittura presentandosi in diversi aspetti. Ci sono i normali fucilieri, che restano sulle loro e avanzano di rado; ci sono quelli con arma bianca, che con il coltello sguainato si fiondano agilmente tentando, e riuscendo in taluni casi, a di schivare i vostri colpi; ci sono i cecchini restii a provare il campo di battaglia da vicino e quindi abili nell’approfittare di coperture ben sicure per sparare da lontano; ci sono i corazzati, equipaggiati con armi pesanti e caschi anti sfondamento ma che si muovono lentamente; e poi ci sono le truppe speciali, una via di mezzo tra i fucilieri e corazzati, in grado quindi di avere armi letali, una buona resistenza ai colpi ma più agili.

Dei quattro livelli di difficoltà preposti, solo i primi tre sono fruibili all’inizio del gioco: Facile, Normale, Difficile, mentre Ultra Difficile solo dopo aver terminato il gioco a Difficile. A difficoltà Normale si termina il gioco con scioltezza in circa 6 ore mentre ce ne vorranno almeno 8 a Difficile, in quanto i nemici appaiono più astuti e bravi nel colpirvi. I vosti compagni d’armi non vi verranno mai a salvare mentre voi dovrete soccorrerli in caso siano in fin di vita. Questa condizione pone un fattore nella giocabilità che implica di non dover mai disinteressarsi di quello che fanno i compagni, se avanzano o sono sotto attacco. La concentrazione in Spec Ops: The Line deve essere molto alta.

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