Recensione God of War: Ascension


Perché quelle visioni?

Come detto prima, c’è ancora una parte della storia che non è stata raccontata. Il primo God of War si apre con Kratos che a bordo di una nave interroga Atena chiedendole di togliere le visioni che lo tormentano. Gli Dei non potrebbero intervenire, ma Atena promette a Kratos di liberarlo da quegli incubi se presterà fede al volere degli dei dell’Olimpo. Proprio grazie a God of War: Ascension, i giocatori potranno vivere le gesta di Kratos dal momento in cui viene tradito da Ares, uccidendo sua moglie e sua figlia, fino alla sua ascesa a dio della guerra. C’è quindi un passaggio mai narrato. Un momento particolare della storia del fantasma di Sparta dove si potrà finalmente scoprire a cosa si riferisce Kratos quando parla delle visioni.

Tra i personaggi nuovi che vengono introdotti in questo prequel, abbiamo avuto modo di conoscere le Furie, nate dallo scontro tra i primordiali dei dell’Olimpo che hanno dato vita anche ai continenti, agli oceani, e così via. Le Furie non sono titani o umani, sono esseri di un’altra specie, guardiane dell’onore. Loro vengono indicate da Zeus per infliggere la punizione divina su coloro che tradiscono il volere degli dei. E così catturano il Centimane Briareo, un enorme titano con cento braccia, la cui pena sarà quella di diventare esempio di tortura per tutti gli altri esseri. Le furie lo costringono così a diventare la loro dimora, la prigione per i condannati, un luogo davvero lugubre. Qui si sveglia Kratos, catturato dopo essere stato sconfitto e incatenato dalle furie che vogliono torturarlo per non aver rispettato il volere degli dei. Megera, una furia col braccio mutilato, ha sete di vendetta per quello che Kratos gli ha fatto.

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Il titolo si pone come un modo di raccontare il passato partendo da un punto cruciale già avviato della storia. Dopo l’episodio delle furie, viene riavvolto il nastro a tre settimane prima, per capire come è arrivato Kratos ad essere catturato dalle furie, e ripetendo questo altre volte.

Il modo con cui si prosegue nei capitoli del gioco non è proprio entusiasmante. Il titolo soffre di mancanza di cura da questo punto di vista, almeno per la prima parte del gioco. Kratos avanza e il giocatore si ritrova in determinati punti quasi dimenticandosi qual’è l’obiettivo, lo scopo del suo tragitto. Per fare un rapido paragone con altri episodi della serie, questo Ascension è il meno curato di tutti. Con ciò non si vuol dire di avere a che fare con un titolo mediocre. Per niente. Solo che abituati a determinati standard qualitivati, ci saremmo aspettati molto di più dal team Santa Monica Studio, che pare aver riposto particolare cura alle ambientazioni, lo splendido level design, il gameplay rinnovato e accattivante. Per fortuna, superato la torre di Delfi, il titolo offre una narrazione molto più lineare e capace di immergere il giocatore.

La sua durata complessia per portarlo al termine si attesta intorno alle 12 ore a difficoltà Normale, di cui tratteremo l’argomento nella sezione dedicata più avanti. Certamente meno rispetto a quanto abituati con i capitoli principali, ma forse non si poteva chiedere di più ad una storia che ha già detto molto, se non tutto, sullo spartano.



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