Welcome to paradise!
L’arrivo nella città ispirata a Los Angeles non avverrà subito. Franklin è lo starter prescelto per inaugurare le avventure nel ventunesimo secolo, e con un sorriso stampato sulle labbra abbiamo provato un il déjà-vu che ci ha ricordato CJ tornare da Liberty City per andare a Groove Street nella prima fase di gioco in GTA: San Andreas, apprendendo, purtroppo, della morte della madre. In questo approccio è trapelato come Rockstar abbia voluto dare un benvenuto ai giocatori nella rinnovata città con un personaggio a noi vicino spiritualmente, simile al carismatico CJ, un qualcuno dai modi di parlare e camminare di non proprio lontana memoria. Un “tornare a casa” rassicurante, che pero’ immediatamente ci costringe ad abbandonare ricordi e sentimentalismi con controlli migliorati, bisogno di positività e approccio pragmatico: il gioco è tutt’altro che semplice. Al bando quindi istruzioni per i neofiti o dialoghi dolci per accoglierci come turisti in una grandissima città e in una nuova avventura. Il titolo di Rockstar Games è immediatamente riconoscibile per le meccaniche consolidate in questi anni, immensamente coinvolgente, tanto da farci capire che se sbaglieremo qualcosa, l’ospedale o la stazione di polizia saranno aperte alle nostre gambe criminali più velocemente di quando accadeva in passato.
Il tutto inizia in un’epoca storica afflitta da difficoltà e dubbi. Il 2013 rappresenta il lento deteriorarsi di equilibri politici ed economici in grado di cancellare dalla piramide sociale la classe media, per lasciare il campo di gioco a ricchi e spesso approfittatori, al prezzo della vita e dignità di molti sfortunati. Non è un discorso moralista oppure un ritratto geopolitico, ma la realtà, perfettamente inquadrata da Rockstar e che Los Santos ci offrirà senza veli. Siamo nella prima delle tre città dello stato di San Andreas, immerso nell’oceano Pacifico, che ha fatto da sfondo alle lunghe battaglie tra Ballas e Grove Street, due gang rivali da anni e che ritroveremo nel gioco ma con un ruolo diverso rispetto al passato.
Nella prima ora di gameplay approcceremo un’urbanistica spettacolare: scorci fotografici d’autore, strade rovinate affiancate a quelle principali che collegano i grandi quartieri (stupefacente e perfetta la segnaletica su cartelli e a terra): Los Santos è irriconoscibile, evoluta, enorme e soprattutto più viva che mai.
La cosa che subito ci attira è l’insieme di suoni e altri rumori che attorniano il centro rubano. Lo studio sulla teoria del caos per il traffico (già avvenuto per GTA IV); l’affinamento dell’intelligenza artificiale per tutti i personaggi a schermo e in generale tutti gli elementi che hanno contribuito ad abbellire le città in questi anni, diventano in GTA V centrali e ben amalgamati nella trama. Non si avrà più la sensazione di camminare su un mucchio di texture piazzate per essere percorse tra una missione e l’altra. Nell’intento di ammirare l’egregio lavoro svolto dagli sviluppatori, basta una passeggiata di pochi minuti a piedi per lasciarsi catturare dalla maestosità di Los Santos. Non basteranno le cento ore di gioco stimate per completare il titolo al 100%, per ammirare le sottigliezze e origliare i dialoghi dei passanti tra loro, oppure al telefono. Le strade sono piene di persone, ognuna con qualcosa da fare e tantissimi incollati ai propri smartphone (di cui parleremo tra poco).
Se la pretesa di creare una città che funziona in ogni suo aspetto e senza far trasparire un elemento irrealistico, oppure piazzato come semplice orpello, poteva sembrare un anno fa una grande strategia di marketing, vi assicuriamo che sempre nella prima ora, dopo qualche missione, ci renderemo conto che è in questo capitolo che si compie la profezia del team di sviluppo. Rockstar ci aveva promesso una città ricca e complessa, non possiamo che confermare positivamente. Los Santos è la città ideale per un videogioco, completa di tutti gli elementi più richiesti: strade ben strutturate; mare, montagna, sistema fognario (per fughe in moto spettacolari; ops pardon, piccolo spoiler) e soprattutto panorama e atmosfera.
GTA:Vice City aveva fatto della città il suo cavallo di battaglia. In questo episodio ogni cosa sembra essere un cavallo di battaglia (e Dan Houser ci spiegherà tra poco il perché) ma Los Santos è un qualcosa di magico e che rievocherà felici ricordi appena i nostri piedi attraverseranno Grove Street, oppure con immensa fatica ispezioneranno le strade di VINEWOOD. E’ lontano il tempo in cui si doveva immaginare la vita in città, perché ora sarà la vita stessa a presentarsi dinanzi i nostri occhi impegnati in ricche e abbondanti missioni. Non farsi distrarre è impossibile. La sola città, più l’enorme mappa di gioco che consta deserti, campagne, mare, montagna, diversi interni e zone da esplorare in immersione, bastano per l’acquisto del gioco a occhi chiusi.
Per gli scettici abbiamo una brutta notizia, l’intera mappa di gioco è enorme e ogni volta che ci concentreremo ad afferrare qualche dettaglio in più, centinaia di questi verranno a inserirsi nella nostra memoria fotografica. Siamo al cospetto della mappa più elaborata e affascinante mai concepita per un GTA, e permettetecelo, forse forse anche di tutta la storia videoludica.
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