Sono in molti ad associare gli amanti del retrogaming ad un gruppo di nostalgici, forse un po’ troppo legati al passato, che preferiscono ricordare i tempi andati, anzichè dedicarsi a ciò che il mercato ha da offrire oggi. E’ il classico stereotipo sbagliato di chi sottovaluta un fenomeno che non conosce relegandolo ad una “stranezza” di qualche nerd incallito.
Il retrogaming è invece un fenomeno molto più ampio e complesso che coinvolge milioni di persone, giocatori, sviluppatori e produttori di hardware, senza considerare tutte le persone che si occupano della manutenzione di console e giochi retrò, della creazione di contenuti (come video, articoli o podcast), di streaming, sviluppo di emulatori, restauro di macchine arcade ecc.
Il digitale e l’esplosione del retrogaming
L’esplosione del digitale, dei downloadable content e degli App Store, sta progressivamente distruggendo il mondo del retail. L’avvento di Steam nel mondo PC è emblematico: ad oggi infatti nel mondo del PC gaming non esistono più giochi “su supporto fisico” che invece resiste in ambito console, e le sempre più rare “edizioni fisiche” come si è soliti chiamare i prodotti non all digital, contengono quasi sempre memorabilia del gioco e il solo “codice” o key per scaricare il gioco da una delle menzionate piattaforme.
Il fenomeno, che diventerà ancora più preminente con l’esplosione del cloud gaming, rischia di cancellare intere “ere” videoludiche. Pensate ad esempio a tutti quei titoli online only che prima o poi cesseranno di esistere quando i server verranno spenti, oppure a quei titoli comparsi ad esempio solo su di una piattaforma digitale, destinati a scomparire quando questioni di licenza, o la morte della piattaforma digitale stessa, ne decreterà la fine.
Tuttavia non sono solo i giochi più moderni ad essere a rischio estinzione. Come una recente ricerca condotta da VGHF e Software Preservation Network ha dimostrato, appena il 13% dei giochi prodotti prima del 2010 – anno in cui è esplosa la distribuzione digitale – è ancora oggi disponibile, mentre il restante 87% dei videogiochi prodotti prima di quella data è andato perduto.
Sempre stando alla ricerca, in nove casi su dieci per accedere ad uno di questi giochi, persi nelle pieghe del tempo e cancellati da una tecnologia che non fa sconti, le opzioni possibili sono sostanzialmente tre: la pirateria, l’esistenza di un ente di conservazione che abbia deciso di conservare quella copia del gioco, o possedere in prima persona una copia funzionante del gioco e dell’hardware necessario per l’esecuzione.
Da questa ricerca ovviamente sono esclusi tutti quei giochi come i giochi elettronici GiG Tiger, tanto in voga negli anni ’90, le slot e i casinò virtuali (una buona selezione la trovate qui Casinò Italiani).
Videogame e arte
I videogiochi sono spesso considerati come un semplice passatempo, ma la loro importanza come forma d’arte e parte integrante della cultura contemporanea è innegabile. Con il passare degli anni, i videogiochi hanno dimostrato di poter raccontare storie coinvolgenti, creare mondi immaginari e offrire esperienze uniche che sfidano i confini dell’arte tradizionale.
Essi possono affrontare temi sociali, politici e ambientali, offrendo una prospettiva unica per esaminare questioni importanti. Ad esempio, giochi come “Papers, Please” e “This War of Mine” hanno messo in luce le difficoltà degli individui coinvolti in situazioni di conflitto e precarietà, spingendo i giocatori a riflettere sulla realtà e sulle proprie scelte morali. Giochi come Days of June, ci hanno fatto riflettere sulla morte e sulla malattia. Titoli più commerciali come The Last of Us Part II ci hanno mostrato in maniera brutale la inutilità della vendetta e della rabbia.
Oltre alla narrativa, l’arte visiva e la musica nei videogiochi hanno un ruolo cruciale nel creare ambienti immersivi e atmosferici. Artisti e compositori talentuosi hanno contribuito a creare mondi virtuali ricchi di dettagli e paesaggi mozzafiato, accompagnati da colonne sonore indimenticabili che spesso rimangono impresse nella mente dei giocatori: dal tema di The Legend of Zelda, passando per le chitarre maliconiche del più volte premio oscar Gustavo Santaolalla in The Last of Us.
Retrogaming come strumento di conservazione del patrimonio culturale e ludico di una generazione
Stando a quanto abbiamo appena detto appare chiaro che il ruolo del retrogaming assume sotto quest’aspetto tutto un altro scopo. Oltre che strumento ludico e di intrattenimento, il retrogaming e la diffusione dello stesso, consentirà la conservazione del patrimonio culturale di un’intera generazione. Attraverso la riscoperta dei classici, ma anche dei titoli meno noti consentirà di apprezzare l’evoluzione artistica del medium e di comprendere ancora meglio come anche il videogame sia stato in grado di influenzare una intera generazione e quindi di comprendere l’impatto che i videogiochi hanno avuto sulla cultura popolare e sull’industria dell’intrattenimento.
Se è vero infatti che il videogioco non può più essere degradato a mero passatempo, a fenomeno marginale e puramente commerciale, ma si è meritato la dignità di forma d’arte audiovisiva al pari del cinema, è necessario che lo stesso venga preservato, in ogni sua forma; e quale miglior modo per preservarlo che “democraticizzarlo”, diffonderlo tra il maggior numero di persone possibile, in modo tale che esso possa superare la prova del tempo indipendentemente dall’esistenza di enti, musei o archivi investiti di tale compito.
Conclusioni
In conclusione “il retrogaming”, nelle varie sfaccettature che questo termine può assumere, svolgerà un ruolo sempre più importante per preservare il patrimonio culturale dei videogiochi. Riscoprire le radici dei giochi e apprezzare l’evoluzione tecnologica e artistica che ha accompagnato questo mezzo nel tempo ci permetterà di capire meglio come lo stesso insieme agli altri fenomeni artistici e culturali del nostro tempo, abbia influenzato il pensiero e in questo modo, ci consentirà di comprendere meglio il mondo di domani.