Se esiste un genere, all’interno del panorama videoludico, che ad oggi si può dire fondamentalmente dimenticato, è quello dei game show.
Forse i giocatori più navigati si ricorderanno alcuni titoli celebri di passate generazioni, il cui successo è stato caldeggiato da mode del momento o contesti favorevoli di mercato (e marketing). Grandi format televisivi hanno tentato l’approdo nel mondo videoludico, talvolta con risultati apprezzabili, altre volte disastrosi, spesso vincolati ad una stretta territorialità legata al relativo successo del game show su base nazionale.
Nonostante una potenzialità forse mai pienamente sfruttata (soprattutto oggi, con un panorama molto diverso rispetto a due o tre generazioni ludiche fa), nel 2024 si tratta di una tipologia videoludica quasi estinta… o meglio, emigrata altrove.
Partendo dal panorama attuale, faremo un percorso a ritroso guardando ad alcuni storici esempi illustri del genere.
Modernità e sperimentalismo
Purtroppo il panorama contemporaneo ospita ben poche emozioni per i fan dei game show.
Seppur presenti sul mercato in varie forme, l’interesse del pubblico è sostanzialmente scemato. Un peccato, perché il genere a ben vedere ha riservato nel corso del suo cammino note di colore e anche uno sperimentalismo inatteso. Su questo versante, ci piace ricordare Truth or Lies, una sorta di quiz in cui il software sviluppato da Big Ant Studios. La sua particolarità era legata alla capacità di percepire dal tono della voce (grazie all’uso di un microfono) la menzogna del giocatore. Funzionava? Non esattamente. Ma resta un intrigante concept per l’epoca (parliamo del 2010).
Oggi coloro che vogliono assaporare il gusto dei game show hanno due alternative.
Da un lato, i party game nel senso più ampio del termine hanno ereditato ogni spazio di mercato. Citare titoli come Super Mario Party Jamboree e WarioWare: Move It! fornisce un’idea di come il genere abbia cambiato pelle. Dall’altro lato, il game show è divenuta una delle forme attraverso cui il mondo delle scommesse online si esprime. All’interno del circuito tutelato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) regolamentato dalla normativa vigente, è possibile ad esempio partecipare a giochi a premi basati sulla fortuna come Crazy Time.
Who Wants To Be A Millionaire?
Inutile negarlo. Quando nel lontano Maggio del 2000 Gerry Scotti inaugurò l’edizione italiana del format di successo prodotto dalla trasmittente ITW e da Celador, il pubblico italiano ne rimase entusiasta.
Inizialmente intitolato Chi vuol essere miliardario? fino al 2001 (c’era ancora la cara vecchia Lira), la scalata al milione è diventato uno degli appuntamenti fissi della programmazione preserale (talvolta anche in prima serata) per moltissimi italiani.
Inevitabile vederne una trasposizione videoludica. Molte di più, a dire il vero. Il titolo è arrivato in una ricca varietà di edizioni per PC, PlayStation, Game Boy Advance, PlayStation 2, PlayStation Portable, Wii, Nintendo DS, PlayStation 3, Xbox 360, PlayStation 4, Nintendo Switch e PlayStation 5.
Rappresenta, ad oggi, forse l’ultimo vero baluardo del genere. La Special Edition uscita nel 2011 è probabilmente la sua incarnazione migliore, capace di catturare lo spirito del format.
Buzz!
Altro illustre esponente del genere, stavolta svincolato da uno specifico adattamento a game show reali. Stiamo parlando della serie Buzz!
Sviluppata da Relentless Software e pubblicata da Sony per PlayStation 2, PlayStation 3 e PlayStation Portable dal 2005 al 2010, Buzz! ricrea lo svolgimento di un quiz televisivo.
Oltre ad un design immediatamente riconoscibile, il punto forte del gioco era la sua fortissima vocazione al multiplayer, grazie anche all’introduzione dei Buzzer Buzz!, periferiche accessorie che permettevano ai giocatori di calarsi ancor meglio nel contesto del game show.
La serie ha visto nel tempo quattordici diverse iterazioni per console ed una per mobile, spaziando tra ambiti e materie diverse. Purtroppo, dopo l’ultima apparizione del 2010 con The Ultimate Music Quiz, l’IP è scomparsa dai radar, fagocitata oramai dal disinteresse del pubblico.
Family Feud
In questa categoria citiamo Family Feud, ma è un mero rappresentante di una categoria più ampia che abbraccia anche produzioni come Wheel of Fortune, Are You Smarter Than a 5th Grader, 1 Vs. 100 e Deal or No Deal.
Purtroppo non tutti i format risultano vincenti in tutti i territori. Per un Chi vuol essere milionario? capace di imporsi in oltre 170 Paesi del mondo, ci sono tanti altri game show incapaci di raggiunge simili traguardi. Le conseguenze sono, inevitabilmente, una capacità penetrativa massicciamente inferiore sul mercato… e tendenzialmente anche una minore cura in fase produttiva.
In particolare Family Feud, game show televisivo in onda negli Stati Uniti ininterrottamente dal 1976 (ed attualmente condotto da Steve Harvey), ha goduto di adattamenti atroci un po’ per tutte le piattaforme dal 1987 al 2020, con l’ultimo titolo arrivato per PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch e Stadia.
Peccato che si tratti di poco più di un banale tie-in, senza grosse pretese e senza l’ardire di potersi imporre sul mercato internazionale. Tutti gli altri titoli citati condividono più o meno le stesse fortune (dalle nostre parti è più famosa La Ruota della Fortuna, ma non abbastanza da essere un traino sufficiente).