Il percorso di un atleta professionista verso i Mondiali di Basket: i consigli di Matteo Soragna  

Prepararsi ad un grande appuntamento legato alla disciplina sportiva che si pratica è sempre una grande emozione. In modo particolare, poi, si può ben capire come l’emozione cresce nel caso di un Mondiale di pallacanestro. Non tutti i giocatori, nel corso della propria vita professionale, hanno l’opportunità di disputarne uno. Ci arrivano solamente i migliori, dopo un percorso lungo, frutto di tanti sacrifici, ma anche frutto dell’aver coltivato il proprio talento nel migliore dei modi.

mondiali di basketIl primo passo, per qualsiasi atleta che si approccia ad una simile manifestazione deve essere dal punto di vista mentale. Come ha fatto ben notare Matteo Soragna all’interno di un’intervista che è stata rilasciata a L’Insider, lo stress può giocare brutti scherzi, sia prima di iniziare la competizione che durante i momenti decisivi nella stessa. L’esperienza di Soragna, da questo punto di vista, è sotto gli occhi di tutti. La sua carriera ad alti livelli con le maglie di Biella e di Treviso, ma soprattutto tantissime soddisfazioni con la Nazionale, dal momento che ha conquistato nel 2003 una medaglia di bronzo agli Europei che si disputarono in Svezia e poi una delle medaglie più belle e difficili da dimenticare che siano mai state conquistate dall’Italia di basket. Stiamo parlando dell’Argento alle Olimpiadi del 2004, che si sono svolte in Grecia e che hanno visto i ragazzi italiani protagonisti di un percorso eccezionale, culminato fino al raggiungimento del secondo gradino del podio, dopo aver sfiorato la medaglia del metallo più pregiato.

La gestione della pressione

La pressione, quindi, diventa un aspetto con cui un giocatore deve necessariamente convivere. Sì, anche perché si tratta di emozioni che devono essere gestite già nel corso della stagione regolare, quando gli atleti si trovano a dover affrontare delle partite particolarmente importanti, in cui chiaramente potrebbero dover affrontare delle pressioni notevoli, non solo per quanto riguarda il risultato, ma anche per via di particolari condizioni ambientali. Basti pensare, ad esempio, ad un momento di particolare difficoltà, in cui piovono critiche come se piovesse, soprattutto da parte dei tifosi che attaccano la squadra per i risultati negativi. Come viene messo in evidenza da parte di Matteo Soragna, lo stress deve essere gestito: i giocatori migliori sono in grado di farlo ovviamente. Certo, è chiaro come non si possa paragonare un appuntamento come il Mondiale con una sfida di campionato con la maglia del proprio club, visto che l’emozione di affrontare un torneo così bello e famoso è maggiore. È vero, d’altro canto, che indossare la canotta della Nazionale porta sempre un peso specifico maggiore, soprattutto in virtù del fatto che bisogna garantire un rendimento ancora più alto, dal momento che si difende l’onore del proprio Paese.

È chiaro che la pressione si fa sentire, visto che bisogna per forza di cose fare risultato, ma è fondamentale evitare di cadere nell’errore di pensare a tutte queste cose contemporaneamente. È necessario ragionare una partita alla volta, cercando di dare il meglio in campo. A volte, infatti, basta davvero un piccolissimo errore per mettere in serio pericolo l’intero cammino. Come abbiamo detto, il Mondiale è un torneo notevolmente differente rispetto ad un campionato, dove c’è più margine, tempo e spazio per recuperare quell’errore commesso. In questa manifestazione emergono anche tutti quei giocatori che, oltre a garantire un elevato livello di leadership, sono in grado di gestire le proprie emozioni nel migliore dei modi. È fondamentale evitare di farsi schiacciare dalla paura di perdere: per alcuni atleti, specialmente in queste competizioni così importanti, può diventare ancora più grande rispetto alla voglia di vincere con la Nazionale del proprio Paese.

Anche avere dalla propria parte un gruppo compatto e coeso può essere senz’altro un ottimo stimolo per mantenere sempre la concentrazione molto elevata. La propria concentrazione e il fatto di alleviare efficacemente lo stress, però, non dipendono dal gruppo. Si tratta di un percorso individuale, come ha ben evidenziato Matteo Soragna. Ogni giocatore ha le sue abitudini per affrontare i momenti di stress. Ciascuno riesce a trovare la giusta dose di concentrazione a proprio modo. C’è chi legge, chi ascolta la musica e così via. Ognuno ha chiaramente un suo modo di concentrarsi, ma tutto va bene purché si raggiunga l’obiettivo primario.

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