Il simbolismo dei tatuaggi nella saga di Yakuza

Yakuza e l’arte dell’irezumi.

Nella saga di Yakuza, particolare enfasi viene data all’importanza dei tatuaggi. Mi riferisco ovviamente agli irezumi, una tipologia di tatuaggio radicato nella tradizione giapponese, caratterizzato da colori molto accesi e dall’ampiezza dei disegni (che possono arrivare a coprire gran parte del corpo). In ogni capitolo di Yakuza, arriva sempre il momento in cui i protagonisti fanno sfoggio del proprio tatuaggio poco prima dello scontro con l’antagonista di turno, dando vita a sequenze cariche di pathos divenute un vero e proprio marchio di fabbrica di questa saga. Dietro quelle linee d’inchiostro incise ad arte, c’è molto di più della semplice bellezza estetica.

In questo articolo andremo a scoprire quello che in Yakuza viene raccontato con le immagini, piuttosto che con le parole.

L’irezumi nella tradizione giapponese

In passato (700 d.C.), l’irezumi aveva un duplice significato: sia positivo (designava le persone di discendenza nobile) sia negativo (veniva utilizzato per marchiare e identificare i criminali, gli emarginati e le minoranze etniche).

Durante il periodo Edo (1600-1800), il tatuaggio divenne una forma d’arte e si iniziò a conferirgli funzioni protettive o di buon auspicio. A Kyushu, i minatori si tatuavano un drago come una sorta di talismano che li proteggesse dai pericoli della miniera. In Hokkaido, le donne si tatuavano il viso per difendersi dagli spiriti maligni, mentre le fanciulle di Okinawa si tatuavano esclusivamente le mani, come simbolo di bellezza e maturità.

In età moderna, l’irezumi è ancora molto noto, soprattutto per il suo apprezzamento da parte dei membri della Yakuza, i quali lo indossano come segno distintivo e di orgoglio. Ma anche per questo motivo, l’irezumi ha nuovamente assunto delle connotazioni negative, tant’è vero che in diverse strutture pubbliche (come bagni, piscine e palestre) ) è fatto divieto di entrare a chi possiede dei tatuaggi. Per uno yakuza, l’irezumi è una prova di coraggio, dato che la società odierna giapponese ripudia e contrasta chi porta tatuaggi sul proprio corpo.

Oggi sono relativamente pochi i Maestri ancora operanti di quest’arte centenaria.

Diventare un Maestro è un processo che dura molti anni. L’apprendista viene affiancato ad un Maestro e solitamente, una volta completato il suo iter formativo, acquisisce il nome di quest’ultimo seguito dalla parola “secondo”, “terzo” e così via.

Realizzare un irezumi è un processo anch’esso lungo e molto doloroso. Un tipico irezumi che copre schiena, petto, braccia e gambe (NB: da tradizione, sul petto deve essere lasciata una parte centrale non tatuata) può aver bisogno di 5 anni per essere terminato e può venire a costare sulle 30.000 euro circa. I temi scelti sono vari, e tra questi i più comuni sono le creature mitologiche, gli animali, i fiori le e piante, i personaggi tipici del folklore e della letteratura, Buddha e le divinità shintoiste.

Nei prossimi paragrafi, parleremo del simbolismo che si nasconde dietro ad alcuni dei tatuaggi che abbiamo imparato a conoscere ed amare grazie alla saga di Yakuza.

Kazuma Kiryu (Drago)

Come non iniziare dal protagonista della saga. Sulla sua schiena porta il tatuaggio di un drago ascendente (nobori-ryu), uno dei temi più frequenti nella tradizione dei tatuaggi giapponesi. Il tattoo di Kiryu è realizzato nello stile nukibori (ossia senza uno sfondo dietro). Il drago, nel folklore nipponico, era considerato alla stregua di una divinità capace di controllare l’acqua e per tale motivo amata e venerata dalla popolazione (l’acqua permetteva di irrigare i campi e senza una agricoltura fiorente la gente moriva di carestia). I draghi giapponesi sono facilmente distinguibili da quelli cinesi osservando gli artigli delle zampe: quelli giapponesi ne hanno 3, quelli cinesi ne hanno 4 o 5. Il dragone di Kiryu stringe tra i suoi tre artigli una “sfera” con una scritta in bonji (sanscrito), che significa “Anno della Scimmia“; Kiryu, infatti, è nato nel 1968, per l’appunto durante l’Anno della scimmia.

Akira Nishikiyama (Carpa Koi)

Nishiki ha una carpa koi per irezumi, un altro dei motivi più diffusi nella tradizione dei tatuaggi giapponesi. La carpa simboleggia la forza ed il coraggio. Si dice che chi porti questo motivo sul proprio corpo, abbia vissuto sulla propria pelle un’esperienza particolarmente dura e difficile. Secondo una leggenda, una carpa che riesce a risalire controcorrente il Fiume Giallo, superando i numerosi ostacoli e le difficoltà che incontra lungo la risalita, può raggiungere il “Cancello del Drago” e, una volta attraversatolo, trasformarsi in drago. La scelta della carpa koi per Nishiki non è casuale, così come la sua rappresentazione (una carpa ascendente e nello stile nukibori, cioè senza sfondo): Kiryu e Nishiki sono legati da un legame fraterno ma anche da un’accesa rivalità. Nishiki ha sempre guardato Kiryu con ammirazione e al contempo con invidia. Si è sempre sentito un passo indietro rispetto all’amico-rivale. Il suo desiderio più grande è quello di raggiungere il livello di Kiryu per poi superarlo. In altre parole, Nihiki è una carpa che ambisce a diventare un drago.

In Yakuza Zero, il Drago di Kiryu e la Koi di Nishiki sono dei sujibori, ossia dei tatuaggi non ancora colorati ma aventi incisi solo i contorni in nero. Tutto ciò sta a indicare, metaforicamente, che la loro storia (così come i loro tatuaggi) è appena iniziata.

Goro Majima (Hannya)

Il tatuaggio del leggendario “Mad Dog è uno tra i più particolari della saga. Raffigura una Hannya, maschera popolare dalle fattezze di un demone femminile, facente parte di una tipologia di teatro giapponese . Secondo la leggenda, Hannya era una donna di incommensurabile bellezza: due grandi occhi verdi, pelle soffice come la seta e vellutata come i fiori di pesco. Un giorno la fanciulla si innamorò follemente di un samurai. Ma quando scoprì che l’uomo che amava l’aveva tradita, il suo odio e la sua gelosia furono tali da farla mutare in un demone con una terrificante bocca ghignante, due tremendi occhi gialli e un paio di corna taglienti. Nonostante la drammaticità della leggenda, nei tatuaggi l’Hannya ha un significato positivo: si crede che possa allontanare gli spiriti maligni e portare fortuna. Anche se non è facile vederlo, nel tatuaggio di Majima c’è un serpente bianco (la cui testa si trova dietro al braccio destro).

I serpenti bianchi simboleggiano anch’essi la fortuna e poichè alcune di queste specie di rettili vanno in letargo e si risvegliano in primavera, vengono spesso disegnati insieme a dei fiori sbocciati (come nel tatuaggio di Majima), e quindi come simbolo della bellezza e della natura fugace della vita. Lo stile del tatuaggio di Majima è chiamato hikae, in quanto ricopre non solo spalle, braccia e petto, ma prosegue in basso fino alle natiche e alle gambe. Da notare che le ascelle non sono tatuate. Ciò è dovuto al fatto che in passato i criminali venivano tatuati per punizione sotto le ascelle (essendo un punto particolarmente doloroso), per cui oggi lasciare “vuota” quella zona del corpo simboleggia l’aver scelto di tatuarsi il corpo come forma di libero arbitrio e non per costrizione.

Taiga Saejima (Tigre)

Nonostante la pronuncia simile all’inglese “tiger“ (tigre), il nome giapponese Taiga significa “grande fiume”. Dato che le tigri sono animali assenti nel Sol Levante, i giapponesi ne vennero a conoscenza grazie alla tradizione cinese. In passato, questi grossi felini erano considerati delle creature mitologiche. Simboleggiavano la protezione contro le malattie, la sfortuna e i demoni. Nella tradizione della Yakuza, il tatuaggio di una tigre simboleggia il coraggio e la forza. Per comprendere quanto questi concetti siano fondamentali per Saejima, basta osservare lo sfondo del suo tatuaggio: la tigre poggia su una roccia (simbolo di forza) ed è circondata da canne di bambù (anch’esse simbolo di forza, dato che la loro estrema flessibilità le rende difficili da spezzare). In passato si diceva che soltanto una tigre ha la forza necessaria per poter attraversare una fitta foresta di bambù. E in quanto a forza, Saejima non è secondo a nessuno.

Daigo Dojima (Fudo Myoo)

Sulla schiena del Presidente del Tojo Clan capeggia Fudo Myoo, il temibile difensore della fede buddista. Questo nome significa “Irremovibile Re della Saggezza”. Il suo sguardo incute terrore: ha uno dei due occhi leggermente socchiuso e dalla sua bocca spuntano un paio di zanne (una rivolta verso l’alto e l’altra verso il basso). Nel tatuaggio di Daigo, Fudo Myoo è rappresentato seduto su un trono di roccia (simbolo di stabilità). Nella mano destra impugna una spada (simbolo di conoscenza e potere), mentre nella mano sinistra afferra una corda con la quale tiene legati i tre mali più grandi secondo la dottrina buddista (desiderio, odio e ignoranza), paragonati a dei “veleni” per l’umanità. Veleni che il Re della Saggezza ha definitivamente sconfitto. Nell’irezumi di Daigo, Fudo Myoo è circondato da fiamme dirompenti, le quali simboleggiano la sua capacità di spazzare via il male. La figura di Fudo Myoo è particolarmente azzeccato per un personaggio come Daigo, il cui ruolo nel Tojo Clan richiede profonda saggezza e al contempo la capacità di saper affrontare il male e i pericoli.

La lista termina qui, anche se ci sarebbe tanto altro da dire sui tatuaggi di altri personaggi. Mi auguro di avervi incuriosito e, perchè no, invogliato ad avvicinarvi ad una saga che non ha niente da invidiare a nessuno.

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