Spesso in Italia, per quanto concerne l’ambito gaming, capitano polemiche di diverso genere (futili) come ad esempio il paragonare i videogiocatori a tossicodipendenti che fanno uso di cocaina. Giustamente, notizie del genere, fanno rumore e creano diverbi e spaccature. Tuttavia, se guardiamo leggermente più fuori dall’Italia, anche altre nazioni europee (con il mondo videoludico) non sembrano passarsela benissimo.
É il caso della Francia e del suo governo che, a quanto pare, ha preso una decisione abbastanza discutibile e drastica verso alcune parole di uso comune per quanto concerne il mondo del gaming: alcuni funzionari del governo francese stanno vietando una serie di parole anglicizzate per “preservare” la purezza della lingua francese.
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Il ministero della Cultura francese, stando ad un’intervista fatta al “The Guardian“ ha dichiarato che il settore dei videogiochi è pieno di parole inglesi che potrebbero essere “un metodo per non comprendere (altre parole/frasi o contesti NDR)” per i non giocatori.
In poche parole ciò significa che ad esempio la parola “pro gamer“, in Francia diventerà “joueur professionnel” e “streamer” sarà “joueur-animateur en direct“. Ma le parole non finiscono qui: il “cloud gaming“, ora è “jeu video en nuage“, e gli eSports, ora “jeu video de competition”.
Non è la prima volta che Académie Française, organo di controllo linguistico francese, ha messo in guardia la nazione transalpina da un “degrado che non deve essere considerato inevitabile”, sottolineando e sostenendo di voler modificare ulteriori termini inglesi come “big data” o “drive-in”.
Un provvedimento inquietante che sembra richiamare alcuni degli anni bui vissuti, purtroppo, in Italia nell’epoca del fascismo con “l’italianizzazione” di alcuni termini anglosassoni ma in questo caso è la Francia a voler applicare tale metodologia.