Niantic : licenziamenti e nuova strategia dopo la vendita di Pokémon GO

Niantic sta attraversando un periodo di transizione tra i più radicali della sua storia. Dopo essere diventata famosa per aver rivoluzionato il mondo dei giochi mobile con Pokémon GO, lo studio ha venduto il proprio portfolio AR — comprensivo anche di Monster Hunter Now e Pikmin Bloom — a Scopely, in un’operazione stimata attorno ai 3,5 miliardi di dollari.

Ma non è solo il catalogo ad andarsene. Secondo il rapporto ufficiale WARN (Worker Adjustment and Retraining Notification) pubblicato in California, 68 dipendenti saranno licenziati a partire dal 20 maggio. Una ristrutturazione pesante, che riduce significativamente l’organico dell’azienda.

Una manovra che va oltre la vendita

Secondo quanto dichiarato da John Hanke, CEO di Niantic, questi tagli non derivano da un crollo improvviso o da problemi finanziari, ma da un “ripensamento strategico”. L’obiettivo? Ritornare a un assetto più snello, «come una startup», lasciandosi alle spalle le dimensioni raggiunte negli ultimi anni. In pratica, Niantic punta ora a concentrarsi sullo sviluppo di soluzioni legate all’intelligenza artificiale geospaziale, con la nascita di una nuova entità: Niantic Spatial Inc.

Nonostante la gravità del provvedimento, Hanke ha voluto chiarire che la decisione non riflette le performance individuali dei lavoratori coinvolti, ma solo una necessità aziendale di ridefinire ruoli e obiettivi. Tuttavia, non si può ignorare come questo cambio di passo sia arrivato a stretto giro dopo la cessione di uno dei più grandi fenomeni del mobile gaming.

Pokémon GO è salvo. Ma a che prezzo?

Dopo l’acquisizione da parte di Scopely, e con il supporto del Fondo di Investimento Pubblico dell’Arabia Saudita, la community si è subito chiesta quale sarebbe stato il futuro di Pokémon GO. La risposta ufficiale? Nessun cambiamento drastico: niente pubblicità invasive, nessuna vendita dei dati utente, e continuità nei contenuti.

Ma le ultime settimane raccontano una storia più complessa. I licenziamenti indicano chiaramente che il passaggio di proprietà ha avuto ripercussioni interne notevoli. E anche se il gioco prosegue il suo cammino senza scossoni visibili, qualcosa nella struttura che lo ha creato e supportato negli anni si è irrimediabilmente spezzato.

Una startup dal DNA miliardario

L’idea di Hanke è quella di tornare a un’identità aziendale più agile, capace di muoversi in modo reattivo sul mercato della tecnologia avanzata. La scommessa è che meno persone e una struttura più flessibile possano guidare meglio l’innovazione, specialmente nel campo della realtà aumentata e della geolocalizzazione applicata all’intelligenza artificiale.

Ma la realtà è che questa trasformazione avviene a seguito di una delle operazioni economiche più imponenti nella storia del mobile gaming. E mentre Niantic si riposiziona, molti dei suoi ex-dipendenti si ritrovano tagliati fuori da una macchina che, fino a pochi mesi fa, era una delle più influenti del settore.

Il prezzo della trasformazione

Il ridimensionamento di Niantic non è solo una notizia economica: è un simbolo del cambiamento del panorama mobile, dove anche i colossi non sono più immuni alle dinamiche aggressive del mercato globale. La cessione di Pokémon GO a Scopely sembrava inizialmente un passaggio di consegne senza troppe conseguenze. Ma i 68 licenziamenti svelano una realtà ben diversa: una fase di rottura profonda, che trasforma Niantic da gigante del mobile gaming a realtà più snella, forse più vulnerabile, ma anche potenzialmente più libera di reinventarsi.

Cosa ci riserverà Niantic nel suo nuovo corso? Lo scopriremo nei prossimi mesi, ma una cosa è certa: il tempo delle certezze è finito, anche per chi un tempo aveva il mondo in tasca grazie a una Poké Ball.

Luca Gentile
Luca Gentile
Gamer con il joystick sempre in mano e un cuore da Jedi. Viaggio tra pixel e mondi lontani. Che il game over non ci colga mai!

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