Recensione Alone in the Dark (2024), il giusto mix fra horror esoterico e thriller psicologico!

Non è la prima volta che uno sviluppatore si cimenta in un revival della serie classica cominciata nel 1992, Alone in the DarkEden Games in collaborazione con Atari aveva fatto un tentativo nel 2008, e seppur lo sforzo fu ambizioso – purtroppo – a causa di gravissimi problemi tecnici fra cui un sistema di controllo legnoso e la telecamera a dir poco disastrosa – mancò ampiamente il bersaglio. Ora, circa sedici anni dopo, Pieces Interactive e THQ Nordic hanno lavorato duramente proponendo la propria visione della serie ideata da Frédérick Raynal e che ha dato vita al genere “survival horror”.

Lo ammettiamo, eravamo un po’ scettici sul risultato finale di Alone in The Dark ma con nostra grande sorpresa abbiamo scoperto che non si tratta di un tentativo di snaturare il capitolo dei primi anni 90′, tutt’altro, poiché ci siamo trovati dinanzi a qualcosa di completamente differente. Parliamo di una storia tanto inedita quanto affascinante che attinge da una classicheggiante pletora di elementi tanto cari ai fan del genere: elementi horror soprannaturali ed esoterici, onirici, gotici, psicologici e polizieschi, il tutto impreziosito da un cast di primordine: Jodie Comer e (Killing Eve, Free Guy) e David Harbour (Stranger Things, Black Widow), che prestano le loro voci, il loro aspetto e le loro formidabili capacità di recitazione ai protagonisti.

Il risultato? Un brillante lavoro di (ri)contestualizzazione del classico horror di sopravvivenza, caratterizzato da una fiammeggiante ambientazione degli anni ’20 pur mantenendosi fedele allo spirito dell’originale. In una alternanza fra un intrigante racconto poliziesco e un horror totale, anche se speravamo in qualche jump scare da brivido, siamo stati letteralmente rapiti dal gioco degli sviluppatori svedesi.


Versione testata: PlayStation 5


Una vera e propria lettera d’amore – sebbene non priva di difetti – all’originale rivoluzionario

Ritorno a Derceto

Pur vantando una storia del tutto nuova, Alone in the Dark presenta personaggi, luoghi e tematiche della trilogia originale degli anni ’90. Non è richiesta alcuna conoscenza preliminare per godersi il titolo, ma chi ha già avuto a che fare con la serie, sicuramente avrà un senso di “familiarità”.

Venendo a conoscenza della sparizione di suo zio Jeremy, Emily Hartwood (Jodie Comer) va a cercarlo con l’aiuto dell’investigatore privato Edward Carnby (David Harbour). Giunti alla villa di Derceto, che ha contribuito a definire l’originale Alone in the Dark, è stata trasformata in un ospedale psichiatrico tentacolare che sembra quasi prendere vita e minacciare la ricerca dei nostri protagonisti, fra incontri surreali con i residenti, portali da incubo, mostri pericolosi, il tutto che collima in un complotto dal male via via crescente.

Il sottosopra

Divisi tra la piantagione trasformata in struttura psichiatrica e il mondo dei sogni di Jeremy Hartwood, i due regni rappresentano due stili di gioco differenti. Gli enigmi non lineari e a tratti cervellotici di Derceto si alternano a sequenze action/shooter contro orripilanti mostri; sequenze alle quali è possibile accedere tramite un particolarissimo talismano (la cui magia è altresì propedeutica per aiutare Emily/Edward a rintracciare il perduto Jeremy) e che si concludono tutte con la risoluzione di un enigma finale più o meno articolato. 

Parlare con gli altri “pazienti”, che di tanto in tanto vi si paleseranno dinanzi, invece, fornisce un po’ di background sul caso Jeremy. All’inizio Emily (così come Edward) non accetta le loro stranezze e le “classifica” come una sorta di follia, ma a Derceto non è tutto ciò che sembra. Ci sono diversi filmati – caratterizzati da una atmosfera hollywoodiana – con un nuovo personaggio (paziente, medico o altro) che aiutano a costruire un quadro più chiaro di cosa vuol dire vivere nella villa. Sorretti da una recitazione incredibile, ci è sembrato quasi di vivere una sorta di crossover fra Stranger Things e Killing Eve piuttosto che un’esperienza ludica. 

Per districarsi al meglio fra gli enigmi, è possibile analizzare gli indizi presenti nell’inventario. Questi non possono essere in alcun modo tralasciati in quanto sono l’unica opportunità per risolvere gli enigmi e avanzare nel gioco. Gli enigmi in sé – almeno a nostro giudizio – sono si ispirati ma non particolarmente complessi; potrebbero dare qualche grattacapo se non si dovesse analizzare adeguatamente un determinato indizio e/o l’ambiente circostante (quindi occhio). In gran parte richiedono di ottenere un codice derivante da una serie di simboli zodiacali o di trovare il modo per aprire una determinata porta o risolvere un puzzle o ancora di trovare la combinazione di una cassaforte analizzando un breve passaggio “poetico”. Optando per la modalità Moderna (consigliata), la maggior parte degli indizi comparirà a schermo come oggetto interattivo semplicemente passandoci davanti. Disattivare questa modalità di gioco aiuta ad approfondire un po’ di più gli aspetti investigativi di Alone in the Dark, se lo si volesse, poiché dovrete esaminare attentamente ogni stanza per assicurarvi di non star perdendo nulla.

Combat system

Sebbene l’esplorazione – grazie alle forti inclinazioni thriller psicologiche – è si la colonna portante in Alone in the Dark, trattandosi anche di un gioco survival horror, il combattimento è comunque ben presente. E’ possibile utilizzare più di una bocca da fuoco per contrastare le abominevoli presenze che vi si pareranno dinanzi. Non aspettatevi scontri memorabili (in otto ore di gioco o poco più non siamo mai passati a miglior vita), in quanto l’abbondanza delle munizioni insieme ad alcuni elementi ambientali come bottiglie di alcol, oggetti lanciabili e un’arma secondaria (in stile The Last of Us) che varia da tubi a chiavi inglesi, accette ecc. e che torna davvero utile in caso di necessità, oltre alla non brillantissima IA nemica, permettono di portare rapidamente a casa gli scontri. 

In termini di shooting system, in gran parte non abbiamo avuto problemi di sorta, ma il feeling dato dalle armi non è dei migliori. Il rinculo è praticamente inesistente ed il sistema di mira è carente, portando il giocatore a clamorosi errori. Sicuramente si poteva fare uno sforzo in più e renderlo più realistico. E se ve lo state chiedendo, non c’è alcun supporto al DualSense di PlayStation 5 (peccato).

Detto questo, il combattimento di Alone in the Dark ha iniziato ad aprirsi verso la fine del terzo capitolo, con oggetti lanciabili e molotov infiammabili che ci hanno permesso di eseguire uccisioni ambientali uniche. In particolar modo, sebbene anche in questo caso il feeling non è dei migliori, talvolta non si comprende se effettivamente la molotov sia andata a segno oppure no, quando funzionano, aiutano tanto in caso di attacchi proveniente da gruppi di nemici. Ma ribadiamo che i nemici sono facilmente gestibili e possono essere addirittura evitati premendo il tasto cerchio sul controller.

Oggetti collezionabili … c’è di più!

Oltre a risorse come salute e munizioni e agli indizi che aiutano nella risoluzione degli enigmi, i mondi di gioco inglobano anche svariati oggetti speciali. I “Lagniappe” – traducibili come “piccoli regali” – nel francese della Louisiana, non sono altro che piccoli oggetti non essenziali. Tre di questi formano un set e il completamento dei set darà alcune particolari informazioni altrimenti inaccessibili. I Lagniappe si trasferiscono di partita in partita. Dato che alcuni set non possono essere completati senza giocare sia alla campagna di Carnby che quella di Ms. Hartwood, dovrete portare a termini Alone in The Dark almeno due volte per avere il quadro completo. Ma non è tutto, in quanto alcuni di questi “regali” sbloccano ulteriori oggetti nel gioco e persino dei finali differenti. Di base, sia che decidiate di giocare nei panni di Edward e sia in quelli di Emily, otterrete lo stesso finale per entrambi (anche se con filmati chiaramente diversi). Tuttavia, completando alcune serie di Lagniappe sbloccherete finali alternativi unici per Edward o Emily. E nascosto ancora più in profondità, dietro oscuri Lagniappi e obiettivi segreti, c’è un altro finale e persino un filmato segreto.

Tecnica e grafica

Da un punto di vista tecnico – purtroppo – abbiamo riscontrato più di qualche problema durante la riproduzione di Alone in the Dark. Soprattutto per quanto riguarda i tempi di caricamento del gioco e delle texture così come di alcune animazioni, in particolar modo di apertura delle porte che ci hanno messo più di qualche secondo. Abbiamo altresì riscontrato delle problematiche di compenetrazione fra il personaggio e gli ambienti di gioco (fortunatamente risolvibili muovendo la levetta e premendo il tasto schivata cerchio), così come qualche incertezza sui modelli poligonali dei personaggi e di qualche NPC. Da rivedere anche la telecamera, un po’ ballerina, quasi da far girare gli occhi in più di una occasione.

Detto questo, l’atmosfera di Alone in the Dark è elegante, autentica e meticolosamente dettagliata. La villa è una location magnifica, piena zeppa di dettagli (anche quelli più insignificanti sono ben fatti), mentre i mondi da incubo dello zio Jeremy, rappresentano dei bei sandbox anch’essi esplorabili, in continua evoluzione e pieni di indicibili orrori in stile Resident Evil 7, ma a nostro giudizio risultano essere meno impattanti rispetto alla magione. La particolarità di questi mondi è l’imprevedibilità; non sapere cosa aspettarsi ha un fascino davvero senza eguali. Ottima anche la colonna sonora che da quel tocco “Noir” che non guasta affatto così come la presenza di diversi filtri visivi e la possibilità di utilizzare una skin pixellosa che vi riporterà direttamente al 1992, anno in cui fu lanciato il primo Alone in the Dark.

Commento finale

Alone in the Dark non è sicuramente un titolo perfetto ma rappresenta, senza alcuna ombra di dubbio, un brillante lavoro di (ri)contestualizzazione del classico horror di sopravvivenza (pur mantenendosi fedele allo spirito dell’originale), caratterizzato da una splendida ambientazione degli anni ’20. In una alternanza fra un intrigante racconto poliziesco e un horror totale, siamo stati letteralmente rapiti dal gioco di Pieces Interactive e THQ Nordic. Sebbene l’esplorazione sia la colonna portante della produzione svedese, con tanti elementi da analizzare e comprendere per risolvere i vari enigmi disseminati lungo il percorso, così come oggetti collezionabili, trattandosi anche di un gioco survival horror, il combattimento è comunque ben presente. Peccato per lo shooting system un po’ deficitario che non da quel giusto feeling, per una IA non proprio al passo con i tempi e qualche lieve incertezza tecnica. In definitiva Alone in The Dark è una splendida ed imperfetta avventura horror/esoterica, psicologica e poliziesca che omaggia al meglio – grazie anche ad un cast di primordine – la visione di Frédérick Raynal.

8.0

Alone in the Dark


Alone in the Dark non è sicuramente un titolo perfetto ma rappresenta, senza alcuna ombra di dubbio, un brillante lavoro di (ri)contestualizzazione del classico horror di sopravvivenza (pur mantenendosi fedele allo spirito dell'originale), caratterizzato da una splendida ambientazione degli anni '20. In una alternanza fra un intrigante racconto poliziesco e un horror totale, siamo stati letteralmente rapiti dal gioco di Pieces Interactive e THQ Nordic. Sebbene l'esplorazione sia la colonna portante della produzione svedese, con tanti elementi da analizzare e comprendere per risolvere i vari enigmi disseminati lungo il percorso, così come oggetti collezionabili, trattandosi anche di un gioco survival horror, il combattimento è comunque ben presente. Peccato per lo shooting system un po' deficitario che non da quel giusto feeling, per una IA non proprio al passo con i tempi e qualche lieve incertezza tecnica. In definitiva Alone in The Dark è una splendida ed imperfetta avventura horror/esoterica, psicologica e poliziesca che omaggia al meglio - grazie anche ad un cast di primordine - la visione di Frédérick Raynal.

PRO

Un brillante lavoro di (ri)contestualizzazione del classico horror di sopravvivenza | Esplorazione davvero appagante | Colonna sonora di livello | L'atmosfera di Alone in the Dark è elegante, autentica e meticolosamente dettagliata

CONTRO

Shooting system deficitario | Qualche incertezza tecnica che poteva essere evitata |
Riccardo Amalfitano
Riccardo Amalfitano
Videogiocatore sin dalla "tenera" età, amante anche di manga, cinema e serie TV. Ho dimenticato qualcosa? Sicuramente!

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