Recensione Cyberpunk: Edgerunners

Cyberpunk: Edgerunners è la prova schiacciante, qualora ce ne fosse bisogno, di quanto l’indiscutibile picco qualitativo di Cyberpunk 2077 (la nostra recensione) sia stato la meravigliosa e spietata Night City. Questo spin-off prodotto da Netflix, ideato dalle sapienti penne dello Studio Trigger e supervisionato direttamente da CD Projekt RED con Hiroyuki Imaishi alla regia, respira a pieni polmoni l’atmosfera del videogioco.

Questo anime arriva probabilmente nel momento migliore per CD Projekt RED, superati i primi mesi quasi drammatici, dovuti al lancio disastroso di Cyberpunk 2077, non tanto a livello di vendite complessive, ma riguardo ai mille problemi insorti dal D1: bug, glitch, versioni old-gen ingiocabili e altre amenità sul genere.

Un successo pressoché annunciato – Cyberpunk: Edgerunners -, viste le firme di chi lo ha composto e prodotto, che sta donando di riflesso nuova linfa alla controparte videoludica, la quale sistemato il grosso dei problemi tecnici e spinta da questo talentuoso anime, sta risalendo prepotentemente la classifica su Steam.

Night City, disumano crocevia di speranze

David Martinez, è un ragazzo come tanti, una minuscola ed inutile particella, in quell’apparentemente dorato carnaio di Night City. Uno dei tanti che nella vita sta cercando, più per amore di sua madre in verità, di alzare la testa quel tanto da fuoriuscire dall’olezzo serpeggiate tra i mille vicoli della città, impregnato di sangue misto a banconote bruciate. Un’impresa pressoché impossibile, a meno di possedere un caveau pieno di eddie (eurodollar,ndr) nascosto da qualche parte, oppure di appartenere ad una delle elitarie famiglie corporative presenti.

L’ambientazione cyberpunk futuristica, non ha fatto altro che prendere le voragini sociali ed economiche del mondo contemporaneo, proiettandole in un futuro quanto mai vicino esasperandone i toni, in una sorta di deriva distopica del genere umano.

La speranza, così come concepita, ovvero riuscendo ad iscrivere suo figlio all’accademia dell’Arasaka, corporazione più potente in città, si spezza insieme alla giovane vita della donna, vittima di una delle innumerevoli sparatorie presenti ad ogni angolo della città. David, immaturo ed immerso nell’oscurità più profonda, perde l’ultimo flebile lumino, faro rivelatrice della sua esistenza.

Questo avvenimento tragico ed inaspettato, lo costringe con violenza a confrontarsi con la brutale realtà della City: pesce grande mangia pesce piccolo, pesce piccolo mangia pesce piccolo. Una sorta di ambiente primordiale, dove l’unica cosa che conta è la propria esistenza, indifferentemente se a discapito di quella del prossimo. Chiunque esso sia.

La struttura perfetta per incorniciare questo quadro tanto affascinante, quanto decadente, affabulatore ma illusorio, brulicante vita ed efferatamente spietato al tempo stesso, non poteva che essere la Night City inscenata da CD Projekt RED, e ripresa sapientemente da Trigger Studio.

In Cyberpunk: Edgerunners, ritroveremo ambienti iconici del videogioco come l’Afterlife, la stessa verticale architettura, persino gli appartamenti dei protagonisti condivideranno gli stessi elementi d’arredo presenti all’interno di Cyberpunk 2077.

Cyberpunk: Edgerunners

Gli Edgerunners

Conseguentemente agli avvenimenti che hanno portato alla morte della madre, David riesce ad accaparrarsi un rarissimo ed altrettanto ricercato Sandevistan, un impianto di tipo militare, innestato nel suo corpo, a rischio della propria vita da Ripperdoc un Bisturi (una sorta di chirurgo illegale) suo amico.

Di lì a poco David si fa cacciare dall’accademia, rimanendo solo, sovrastato dai debiti, e con la prospettiva del proprio futuro gettata in una delle infinite discariche colme di rifiuti, ai margini della città. Ma nulla accade mai per caso, e la necessità di sbarcare il lunario, lo porterà a conoscere e ben presto ad unirsi a Lucy, Maine, Rebecca, Kiwi, Dorio, Falco e Pilar, uno dei tanti gruppi di Cyberpunk Edgerunners.

Terminato l’incipit, è qui che ha davvero inizio la serie, segnando irrimediabilmente il percorso di David. Un futuro fatto di scelte pressoché obbligate, spinto dall’asfissiante stile di vita della city per cui, se siedi sulla sponda del fiume ad aspettare che passi il cadavere del tuo nemico, quel cadavere prima o poi potresti essere tu.

A condividere il suo viaggio in questo labirinto di neon e proiettili, la crew di Maine, un energumeno ossessionato dall’installazione sul proprio corpo di impianti cibernetici, tanto dal divenire un cyberpsicopatico.

Personaggi riusciti in maniera altalenante durante tutta la serie, alcuni lasciati un po’ a se stessi senza ulteriore approfondimento introspettivo. Chi spicca senza dubbio è Lucy, stilisticamente affascinante, a tratti spontaneamente oscena, senza dubbio molto carismatica. Stereotipo classico della cultura anime giapponese, riesce comunque a catalizzare l’attenzione sia per le sue vicende personali, ma ancor di più per il filo sottile che la tiene legata a David.

Non abbiamo compreso granché alcune polemiche sulla presenza di Rebecca, riguardo alla sua somiglianza con le loli (e quindi fuori contesto con il mondo Cyberpunk), ed anzi è uno dei personaggi che più ci è piaciuto. Piccola, estrema, spietatamente sincera, dolce ed efferata. Un condensato di emotività viscerali, spinte al limite. Attitude perfetto per il mondo distopico e fuori controllo in cui vive.

Cyberpunk: Edgerunners

Un raffinata danza tra arte e proiettili

Una produzione per arrivare a toccare vette qualitative importanti, deve necessariamente eccellere in tutte le sue componenti. Cyberpunk: Edgerunners ci è riuscita in pieno. Uno storytelling così crudo, inesorabile, ossessivo ed ammaliante, non sarebbe stato tale senza una trasposizione grafica di livello ed una colonna sonora parimenti evocativa e toccante.

Non di meno la serie viene considerata pressoché all’unanimità uno dei migliori anime da parecchi anni a questa parte. D’altronde la commistione tra le sapienti mani talentuose dello Studio Trigger, e di Akira Yamaoka, già noto ai più per aver realizzato la soundtrack di un certo Silent Hill, lasciava presagire un risultato scontato.

L’animazione di Cyberpunk: Edgerunners è quanto più raffinata, fluida, stroboscopica ed accattivante si potesse sperare ed immaginare. La serie è quasi completamente priva di filtri, sia per quanto riguarda scene scabrose che pulp: corpi nudi e cervelli esplosi trovano comodamente spazio nel menù, praticamente in ogni puntata.

Ad impreziosire quanto detto, giungono all’orecchio dello spettatore le composizioni di Yamaoka, struggenti, galvanizzanti, emotivamente dirompenti. E’ un po’ come se il nostro cervello, in alcune scene della serie, scosso da quanto appena visto, si paralizzi in attesa di ulteriore empatia. Ed è qui, come per magia, che arrivano inarrestabili le note della colonna sonora, ferocemente commoventi.

Cyberpunk: Edgerunners

Commento Finale

Cyberpunk: Edgerunners si nutre a pieno di quanto offerto e prodotto da CD Projekt RED in Cyberpunk 2077. Ne raffina ed eleva i contenuti, impreziosendone il contesto con animazioni eleganti e dirompenti ed una colonna sonora coerente e toccante. Dieci puntate da una manciata di minuti l’una, in pieno stile anime, per un condensato di emozioni continuo. Qualche passaggio a vuoto, o rallentamento durante lo sviluppo della storia, con un finale in crescendo senza lesinare colpi di scena e crudi epiloghi. Una serie che fagocita lo spettatore, bulimico puntata dopo puntata. Di sicuro nel panorama delle serie TV presenti su Netflix, una perla rara di indiscussa qualità.

Stefano Taccari
Stefano Taccari
Gamer dal 1987, padre di due piccoli gamers, griller, Dungeon Master e batterista hardcore. "I VG sono uno strumento che ci permette di entrare in contatto con altri universi".

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