Recensione Get Even

Tra realtà e finzione

La nuova produzione realizzata da The Farm 51 (Painkiller) e pubblicata dal noto publisher nipponico Bandai Namco Entertainment, dopo essere stata posticipata a seguito degli attentati avvenuti a Manchester lo scorso mese di maggio, è finalmente giunta sugli scaffali. Get Even è un gioco piuttosto inconsueto, in quanto riprende si tematiche e aspetti di produzioni già viste in passato, ma al contempo se ne discosta, cercando di offrire al giocatore un prodotto atipico caratterizzato da una trama ricca, tesa e a tratti davvero emozionante.

Non è una vera e propria avventura narrativa, non è un horror e non è un FPS, allora cos’è? Purtroppo cercando di categorizzare la produzione di The Farm 51 si rischierebbe di banalizzare il titolo stesso e il lavoro svolto dal giovane team polacco, quindi consideriamo Get Even come un gioco a se stante e come vero e proprio capostipite di un genere del tutto nuovo. Gli elementi per un piccolo capolavoro ci sono tutti, ma mescolati insieme, avranno dato il risultato tanto sperato?

Scopritelo nella nostra recensione!

Who are you?

Abbiamo giocato a Get Even per circa 10 ore, tanto è il tempo richiesto per portare a compimento l’avventura (se invece volete conoscere proprio ogni più piccolo dettaglio della trama, le ore possono tranquillamente raddoppiare). La trama, a primo acchito sembrerà semplice e comprensibile, ma vi garantiamo che non è affatto così in quanto vestiremo i panni di un certo Black Cole, un ex militare ormai amante del soldo che dovrà salvare una misteriosa ragazza dalle grinfie di un non meglio identificato gruppo di terroristi.

Giunto sul posto, armato di tutto punto, suo malgrado, scoprirà che sul corpo della ragazza è stata posta una bomba e nel vano tentativo di disinnescarla, fallirà la propria missione. Game Over, niente affatto, come se nulla fosse, ci risveglieremo all’interno di un ormai abbandonato manicomio, senza memoria e accompagnati dalla voce (a schermo) di un certo Red, chi diavolo è Red? Cosa vuole da noi? Non vi sveleremo nulla, ma è colui che ha deciso di “giocare” con la nostra memoria, i nostri ricordi, facendoci vivere situazioni vere e/o immaginarie, chi può dirlo, grazie ad un dispositivo chiamato Pandora, applicato alla nostra testa come una sorta di visore VR.

Get Even è un titolo ricco di misteri, di interrogativi che cercano in maniera ossessiva una risposta, proponendo al videogiocatore una serie di sfide, enigmi e rompicapo, non di difficile risoluzione, che incideranno positivamente o negativamente sugli eventi stessi del gioco. Il tutto è sorretto da una narrativa solidissima, che basandosi in grossa parte sui ricordi e sulle vicende del protagonista, hanno permesso alla software house polacca di proporre situazioni reali alle quali si contrappongono altri eventi quasi al limite dell’assurdo e del fantasioso che però, grazie ad un filo conduttore unico li riesce ad unire tutti rendendoli praticamente possibili.

Tali scelte stilistiche, riescono a tenere incollato allo schermo il giocatore, grazie ad un misto di suspense, adrenalina e carica emotiva che non si vedeva da tempo in un videogioco del genere. Tutto ci spinge a proseguire spediti verso la risoluzione del mistero, di scoprire ogni anfratto, ogni particolare che possa esserci sfuggito per vedere cos’altro ci avrebbe atteso. Gli sviluppatori sotto questo punto di vista hanno svolto un lavoro fantastico che può essere soltanto elogiato per scelte e per coraggio.  Il plot narrativo di Get Even risulta, anche se verso la metà della nostra avventura c’è una sorta di lieve appiattimento, essere molto interessante, maturo ed eccellentemente narrato, portandoci a metterci nei panni del povero Cole, a vivere le sue vicende e a provare una serie di emozioni, positive e negative come se fossero davvero nostre.

Proceda pure!

Tralasciando la ben strutturata trama, è necessario comunque dire che il gioco si basa molto su una forte componente investigativa che ci porterà a ricercare centinai di indizi; registrazioni, fotografie, scambio di email, ritagli di giornale, articoli, cartelle mediche ecc. Gran parte di tali indizi, potrà essere archiviata soltanto interagendo con essi, mentre altri richiederanno di utilizzare alcune particolari funzioni del nostro smartphone (con una batteria al litio praticamente infinita). Grazie ad esso, oltre a poter consultare la mappa di gioco, sarà possibile leggere messaggi, scansionare l’area circostante in cerca di indizi, come tracce ematiche, impronte digitali, risalire all’identità degli svariati pazienti che occupano il manicomio e scovare oggetti e tracce altrimenti impossibili da scoprire. Inoltre è presente la luce a UV e la visione termica, due elementi molto utili, soprattutto l’ultimo in caso di scontri a fuoco.

Scontri a fuoco? Si, ci saranno alcune sezioni di shooting che ci vedranno imbracciare un’ arma particolare, ovvero una pistola angolare, che in combo con lo smartphone ci permetterà di far fuori i nemici stando comodamente riparati dietro ai muri. Get Even è proprio in queste fasi che offre il peggio di se, innanzitutto perché il feedback della pistola non è proprio stato curato nel dettaglio, l’intelligenza artificiale dei nemici è praticamente da dimenticare, in quanto essi si limiteranno a spararci da grosse distanze, anche fuori dal cono visivo e a fermarsi improvvisamente dietro ad un riparo, per giunta scoperti in zone vitali o a raggrupparsi senza però mai darci l’impressione di essere particolarmente pericolosi. Inoltre, più volte anche la voce di Red, ci spingerà ad utilizzare un approccio furtivo, sgattaiolando via o sorprendendo i nemici alle spalle.

A voler essere precisi, determinati eventi andranno a modificarsi in relazione alla violenza con cui porteremo a compimento taluni compiti e alle scelte morali fatte nel corso dell’avventura. Ecco perché sarà necessario bilanciare l’approccio furtivo a quello action, in modo tale da ricercare una sorta di equità sulle conseguenze degli eventi. Purtroppo è necessario sottolineare che indipendentemente dall’approccio prescelto, si percepirà sempre una certa legnosità complessiva nei comandi e nei passaggi, per giunta obbligati, per passare dalla mappa, allo scanner, alla corner gun. Sicuramente il sistema poteva essere curato maggiormente per evitare inutili frustrazioni.

Rossonero!

Dal punto di vista strettamente tecnico, il motore grafico utilizzato è l’Unreal Engine 3 e non il 4 in quanto quando è cominciato lo sviluppo di Get Even, era ancora in fase beta. Ecco che gli scenari di gioco risultano essere ben realizzati ma a tratti infarciti di elementi non proprio convincenti e da texture in bassa risoluzione. Nel complessivo il colpo d’occhio è comunque buono, meno convincenti risultano essere i modelli poligonali degli npc, troppo anonimi e simili fra loro e il frame rate, troppo ballerino, con cali impressionanti e freeze di diversi secondi davvero fastidiosissimi. Notevole la colonna sonora, realizzata dall’artista  Olivier Deriviere e gli effetti ambientali che fanno si che il videogiocatore si senta ancora più immerso nell’esperienza proposta da The Farm 51.

Nota: doppiaggio in lingua inglese nella media con sottotitoli a schermo in italiano.

Commento finale

Get Even – Un videogioco inconsueto, un misto di generi che sorprende per solidità e intensità narrativa. Riesce a trasportare il giocatore attraverso intense e variegate emozioni sin dai primissimi istanti di gioco e grazie ad alcuni colpi di scena e a scelte stilistiche davvero notevoli difficilmente finirà nel dimenticatoio. Il team di sviluppo ha svolto un lavoro certosino in termini di plot narrativo, molto meno se consideriamo le fasi action e stealth, che sebbene risultino essere claudicanti sotto più fronti, riescono a dare una certa continuità narrativa. Se siete amanti di avventure del genere, l’acquisto è consigliatissimo, soprattutto tenendo conto del prezzo praticamente budget di 29,99 euro!

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Riccardo Amalfitano
Riccardo Amalfitano
Videogiocatore sin dalla "tenera" età, amante anche di manga, cinema e serie TV. Ho dimenticato qualcosa? Sicuramente!

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