Recensione Greak: Memories Of Azur

Greak: Memories Of Azur è il nuovo Metroidvania, disponibile su console e PC, di Team 17 e Navegante Entertainment. Rivelato per la prima volta più di un anno fa, Greak: Memories of Azur, è un’avventura platform 2D il cui protagonista ha l’arduo compito di cercare i suoi fratelli in un mondo devastato da mostri. La particolarità del titolo è che il giocatore si ritroverà ben presto a controllare contemporaneamente tre personaggi per risolvere enigmi e combattere gli Urlag invasori.

Considerando la complessità delle meccaniche di gioco e gli alti valori di produzione, è chiaro che lo sviluppatore aveva grandi ambizioni per questo titolo. Tuttavia, nonostante la produzione eccelle sotto determinati punti di vista, nel complesso non riesce a convincere come ci saremmo aspettati.


Versione testata: PlayStation 5


Storia

Ambientato nel regno di Azur, Greak si concentra su tre fratelli della razza elfica chiamata Courines. Mentre una razza più brutale e astuta conosciuta come Urlag inizia a invadere e conquistare il loro regno, i Courines decidono che abbandonare la loro patria è la loro unica opzione. Il personaggio principale, Greak, vuole aiutare la sua gente, ma prima di tutto deve trovare i suoi fratelli maggiori, Adara e Raydel. Questi elementi costituiscono l’unità principale dietro questo platform puzzle hack and slash.

Sebbene le prime ore del gioco siano piuttosto semplici, con Greak che combatte i nemici, risolve enigmi e fa un po’ di platform leggero, una volta che Adara si unisce a lui, le cose diventano molto più interessanti.

Incantevoli immagini in movimento

Una delle caratteristiche migliori di Greak: Memories of Azur, è sicuramente l’aspetto grafico. Gli ambienti disegnati a mano e le animazioni dei personaggi immergono il giocatore in quello che sembra essere un libro illustrato che prende letteralmente vita. Inoltre, l’avventura è accompagnata da una partitura orchestrale dal vivo.

I modelli dei personaggi sono eccellenti. Gli NPC sono riconoscibili e distinguibili, ed ogni aspetto della città trasuda di personalità. Allo stesso modo il design dei nostri protagonisti è adeguatamente carino e affascinante. Nonostante siano modellati sugli ovvi tropi delle storie d’avventura: “esploratore”, “mago” e “guerriero”, sono stati caratterizzati piuttosto bene tanto da rimanere impressi nella mente del giocatore anche dopo aver completato il gioco.

Gameplay

Ad eccezione del controllo di gruppo, le meccaniche di base del gameplay sono per lo più standard. Tuttavia, ogni personaggio ha tratti unici e interagisce con il mondo in modo diverso. Ancora più importante, tutti e tre i protagonisti sono divertenti da usare. Greak è il più piccolo e versatile del trio, dotato di spada e arco. Inoltre può inserirsi in modo univoco in piccoli tunnel. Come personaggio iniziale, Greak può anche imparare tre nuove mosse speciali all’inizio del gioco. Grazie a questi: un montante, schianto a terra e attacco rotante, Greak può tirare fuori alcune combo incredibili a distanza ravvicinata.

Adara funziona in modo molto diverso. La sorella di Greak, è un mago specializzato in attacchi a distanza. Per eseguirli è necessario utilizzare dei punti magici, che si ripristinano dopo un momento di esaurimento. Inoltre il suo secondo salto, in contrasto con il doppio salto di Greak, fa librare Adara. Sfortunatamente anche questa mossa consuma punti magici, e quindi potrebbe risultare essere piuttosto inaffidabile in spazi ristretti. Adara probabilmente brilla di più per le sue capacità di immersione che le consente di accedere a diverse aree.

Infine abbiamo Raydel, probabilmente il personaggio più interessante da interpretare. È un guerriero che brandisce una spada con maggiore efficacia rispetto al suo fratellino, Greak. Mentre Greak evita i suoi nemici, Raydel può usare uno scudo per proteggere sé stesso e i suoi fratelli. Inoltre ha dalla sua un colpo/rampino al posto di un attacco a distanza, che gli consente di accedere ad aree sopraelevate e di afferrare i nemici. L’unico vero punto debole di Raydel è che non sa nuotare.

Come anticipato in apertura di recensione, uno dei punti di forza del gioco (almeno sulla carta) è la capacità di controllare contemporaneamente tutti e tre i personaggi mantenendo il tasto L2. Sebbene possa essere occasionalmente divertente da utilizzare in battaglia, questa è purtroppo una delle caratteristiche meno entusiasmanti del gioco. Il motivo principale è da ricercarsi nella differenza nel modo in cui i personaggi saltano. Adara potendo soltanto librare invece di saltare due volte come fanno gli altri due, spesso si ritrova fuori sincrono. Ciò costringe inevitabilmente a dover spostare i personaggi individualmente per procedere. Una vera e propria seccatura se si considera che tali “eventi” si presentano piuttosto spesso durante l’avventura.

Inventario si, ma con le dovute limitazioni

Un’altra sfida che i giocatori dovranno affrontare è l’inventario limitato di Greak: Memories of Azur. Ogni personaggio ha infatti solo pochi slot per gli oggetti. Pertanto, gestire oggetti essenziali, cibo per la guarigione e beni di valore o che migliorano l’attacco può essere un po’ un lavoro ingrato.

Per aiutare ad alleviare questo problema, Greak presenta una meccanica di cottura che consente ai giocatori di consolidare più oggetti curativi in un unico elemento che soddisferà meglio le loro esigenze. Ci sono 11 diverse ricette che è possibile imparare a cucinare, e ognuna è composta da ingredienti che possono essere trovati sui cespugli o fuori dal terreno in tutta Azur.

Nonostante sia molto carino da guardare, Greak: Memories Of Azur può essere davvero spietato e per questo motivo è sempre consigliabile avere con se un bel barattolo di marmellata.

Combat System

Il combattimento, sebbene occasionalmente frustrante, è generalmente soddisfacente. Sebbene i giocatori possano utilizzare tutti e tre i personaggi contemporaneamente per triplicare la loro potenza di attacco con un’efficacia quasi decisiva, questo aumenta anche le probabilità di danno. Se uno dei tre perde punti vita, il gioco è finito, quindi questa strategia può essere un po’ un’arma a doppio taglio.

Pertanto, in alcune specifiche situazioni, conviene mantenere alcuni compagni a distanza e fuori dai pericoli delle battaglie e utilizzare un singolo personaggio. Questa è diventata la nostra strategia principale man mano che Greak: Memories of Azur andava avanti, ma ci ha portato anche a chiederci se questo fosse ciò che lo sviluppatore Navegante Entertainment aveva in mente per il gioco. La nostra ipotesi è che probabilmente non fosse così.

Detto questo, più il gioco procede, maggiore è la complessità e l’interesse dell’utente. I combattimenti contro i boss, in particolare, sono molto vari e avvincenti. Sono necessari un po’ di tentativi ed errori per trovare la strategia giusta e ogni sconfitta vi riporta all’ultimo punto di salvataggio. I salvataggi sono disponibili solo in determinati checkpoint e sono completamente manuali, il che può risultare essere piuttosto punitivo per coloro che sono eccessivamente abituati ai salvataggi automatici.

Forse la più grande pecca nella struttura di gioco è che molte delle opportunità più interessanti arrivano troppo tardi. Le migliori porzioni platform vengono proposte una volta acquisito il controllo di tutti e tre gli eroi e i rispettivi talenti per superare i puzzle/enigmi ambientali. Parliamo delle ultime due ore di un gioco la cui durata di attesta sulle dieci ore. Il fatto che Raydel non si unisca alla battaglia fino a quando il gioco non è già a due terzi del completamento sembra un’occasione mancata, ma quando si presenta, la sua presenza scuote di nuovo il gameplay in molti modi divertenti ed eccitanti. Come anticipato, incapace di nuotare ma dotato di un solido attacco e di un rampino, Raydel rende gli enigmi e il combattimento del gioco ancora più intricati.

Più un prologo che una storia vera e propria

La forza della storia del gioco si basa sui suoi personaggi. In particolare, le affettuose interazioni tra il cast principale. A parte ciò, la trama di base è che Greak deve cercare i suoi fratelli prima di essere in grado di sfuggire alla peste e perseguire gli Urlag. Vari MacGuffin (per richiamare il mai tanto compianto Alfred Hitchcock) collegano ogni sezione e generalmente si tratta soltanto di una sequenza di eventi, con alcune animazioni ben realizzare. Non c’è un vero e proprio sviluppo del personaggio o una struttura della storia riconoscibile. In effetti, sembra più un prologo prolungato di un arco narrativo più ampio, piuttosto che un racconto a sé stante.

Feature su PS5

la versione PS5 utilizza il feedback tattile e i trigger adattivi del DualSense con un’efficacia sorprendente. Sentirete un piccolo tonfo ogni volta che i protagonisti toccheranno terra dopo un grande salto e le grida di aiuto dei vostri fratelli si propagheranno attraverso l’altoparlante del controller. Queste scelte di design coinvolgenti aiutano a mantenere alta la tensione di gioco, poiché i nemici possono generarsi a caso, il che sta a significare che anche personaggi apparentemente sicuri potrebbero essere attaccati fuori dallo schermo all’improvviso.

Un affascinante platform ma leggermente carente

In definitiva, Greak: Memories of Azur è una delizia visiva e uno dei Metroidvania più commoventi forse mai realizzati fino ad oggi. La cura messa nella creazione dello stile artistico è ovvia, ed è davvero un gioco che vale la pena provare solo per l’esperienza estetica. Le meccaniche di gioco sono carine e per lo più divertenti da usare. Il controllo simultaneo dei personaggi può essere uno spasso nelle battaglie, ma la manovrabilità generale è un po’ lasciata al caso, il che non è il massimo in un platform 2D dove i movimenti sono a dir poco fondamentali.

Nonostante queste carenze, quando Greak: Memories Of Azur riesce a dare il suo meglio, è un’esperienza eccellente e affascinante. È solo un peccato che quei pochi punti alti raggiunti dalla produzione, non siano presenti in gran parte dell’esperienza.

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7.5

Un affascinante platform ma leggermente carente


In definitiva, Greak: Memories of Azur è una delizia visiva e uno dei Metroidvania più commoventi forse mai realizzati fino ad oggi. La cura messa nella creazione dello stile artistico è ovvia, ed è davvero un gioco che vale la pena provare solo per l'esperienza estetica. Le meccaniche di gioco sono carine e per lo più divertenti da usare. Il controllo simultaneo dei personaggi può essere uno spasso nelle battaglie, ma la manovrabilità generale è un po' lasciata al caso, il che non è il massimo in un platform 2D dove i movimenti sono a dir poco fondamentali.Nonostante queste carenze, quando Greak: Memories Of Azur riesce a dare il suo meglio, è un'esperienza eccellente e affascinante. È solo un peccato che quei pochi punti alti raggiunti dalla produzione, non siano presenti in gran parte dell’esperienza.

PRO

    - Un libro illustrato che prende letteralmente vita
    - DualSense supportato alla grande
    - Gameplay divertente anche se a tratti limitato e ...

CONTRO

    - ... leggermente frustrante
    - Inventario ridotto all'osso
    - Il terzo personaggio si unisce troppo tardi alla mischia
Riccardo Amalfitano
Riccardo Amalfitano
Videogiocatore sin dalla "tenera" età, amante anche di manga, cinema e serie TV. Ho dimenticato qualcosa? Sicuramente!

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