Il genere action-adventure ha avuto – dopo una considerevole flessione – una crescita negli ultimi dieci anni, grazie a titoli del calibro di The Legend of Zelda: Breath of the Wild – che non solo ha fissato un nuovo benchmark per il genere ma ha anche ispirato produzioni come Immortals: Fenyx Rising, l’affascinante Tchia, il particolarissimo Kena: Bridge of Spirits e tanti altri. La prima grande uscita dello sviluppatore indipendente Bingobell (che ha dalla sua esclusivamente un minuscolo titolo VR del 2017 chiamato Tales of Glacier), Kaku: Ancient Seal, sembra aver tratto sicuramente un po’ di ispirazione dai titoli citati, soprattutto dall’epica avventura di Nintendo (e dal suo sequel), ma al netto dei tanti difetti – dovuti al low budget del prodotto – è riuscito a lasciarci qualcosina. Ma andiamo per gradi!
Versione testata: PC (Steam)
Un’antica profezia deve essere compiuta
Indossiamo i panni di un bambino chiamato Kaku che – suo malgrado – si trova invischiato in un’antica profezia che deve essere adempiuta, riunendo gli spiriti elementali che un tempo formavano le fondamenta del mondo, e allo stesso tempo scoprendo i misteri di un’antica calamità che ha causato grande devastazione e riportando il mondo al suo originario equilibrio. Ad accompagnare la nostra “epica” avventura, un simpaticissimo porcellino volante, amico ed alleato del giovane Kaku, i quali dovranno collaborare per esplorare i quattro regni (divisi in macro-aree liberamente esplorabili) nella speranza di trovare i Templi Elementali che ospitano importanti artefatti. La storia in sé è facile da seguire ma – complice anche un impianto narrativo che dire generico è dire poco – non è ciò che rende Kaku: Ancient Seal così “affascinante” e – a tratti – ispirato.
Un mondo tanto affascinante quanto strano
Gli elementi si trovano su quattro continenti e le suddette regioni sono in sintonia con quegli elementi. Ci sono montagne innevate, un paradiso tropicale, dune del deserto e una lussureggiante foresta verde sulla costa di un vulcano dormiente. Questi luoghi – considerando anche il budget modesto della produzione – sono a dir poco bellissimi caratterizzati da colori vivaci e un’acqua limpida – finemente realizzata – che attraversa la mappa di gioco; man mano che ci si addentra in essa, il clima e gli ambienti si evolvono e diventano più oscuri e minacciosi. Ambienti altrettanto caratteristici da esplorare, in un mix un po’ strano in termini di grafici, in quanto mentre gli ambienti e i panorami sono – come detto – fantastici, le animazioni risultano essere traballanti con texture in vero stile PlayStation 2. Queste incongruenze grafiche sono il chiaro segno che ci troviamo dinanzi ad un prodotto realizzato da un piccolo team e dal budget striminzito.
Un qualcosa che si evince anche dalla quantità di elementi inseriti nel mondo di gioco (un po’ tanto spoglio). I nemici sono sparsi qua e la nel paesaggio, così come i forzieri del tesoro da trovare e le quest secondarie (ridotte all’osso). Abbiamo avuto l’impressione che l’idea di base sia stata quella di sviluppare grandi livelli (dando al giocatore un colpo d’occhio davvero notevole) per il solo gusto di farlo e non perché ce ne fosse effettivamente bisogno. Se fosse uscito almeno due decenni fa, staremmo elogiando la produzione, invece la scelta di creare un mondo troppo grande non è stata proprio delle migliori. Si poteva realizzare un mondo più contenuto indirizzando il budget verso altro, davvero un peccato!
Wilma, dammi la clava!
In termini squisitamente di gameplay, anche qui è stato necessario fare più d qualche sacrificio. A partire dal moveset di Kaku che permette di fare il minimo sindacale; attaccare in mischia (grazie alla sua clava), dalla distanza, parare e schivare. Il tutto condito da attacchi speciali (che consumano la barra della stamina). Niente di particolarmente innovativo o significativo. Abbiamo trovato il bilanciamento della difficoltà un po’ discutibile. Molti nemici (dalle fattezze e dalla varietà non proprio indimenticabili) sono facili da abbattere e richiedono di premere semplicemente a ripetizione i pulsanti, ma tra loro ci sono nemici casuali che sembrano assorbire i danni come una dannata spugna. Questi nemici appaiono proprio come i loro compagni più deboli, ma hanno una tolleranza ai danni molto più alta, il che sta a significare che non sono più difficili da combattere, soltanto più fastidiosi. Dopo aver potenziato il nostro eroe (attraverso cristalli e risorse speciali oltre a particolari Chiavi), soprattutto quando si è chiamati ad eliminare il boss di turno, qualsiasi altro combattimento ci è sembrato fin troppo banale da portare a compimento. Detto questo, non possiamo non menzionare l’adorabile Porcellino rosa. Questo conferisce a Kaku alcune fantastiche abilità, come camminare sull’acqua (vedasi l’immagine in basso) o saltare attraverso una grande distanza. Abilità, piuttosto divertenti da utilizzare.
Nel complesso, il combattimento è sufficientemente buono e può essere abbastanza divertente a patto di giocare a piccole dosi in quanto, più si va avanti, e più si avrà la sensazione di fare le stesse identiche cose. Fortunatamente il puzzle-solving e il platforming aiutano un po’ a mitigare le mancanze del gameplay. Si tratta (purtroppo) di cose già viste: doppio salto, corsa a mezz’aria, e via discorrendo. Tutte meccaniche però assolutamente necessarie per completare i templi elementali e i vari enigmi e/o altri segreti presenti (che ricompensano con equipaggiamenti e risorse), fra cilindri rotanti, muri d’acqua che salgono, labirinti mortali e leve da tirare. Queste sezioni – offrono un buon tasso di sfida e non sono affatto male da giocare, anzi (alcune richiedono anche di riflettere bene la mossa da fare) ma – a tratti – le abbiamo trovate frustranti a causa di un level design un po’ “legnosetto” e old style.
Commento finale
Kaku: Ancient Seal è – seppur con i tanti limiti dovuti alla scarsità di budget – un buon rappresentante del genere action-adventure in terza persona. Le meccaniche di base sono sufficientemente coinvolgenti e il mondo di gioco, grazie alla varietà di biomi, offre un colpo d’occhio impressionante. Purtroppo la narrazione non è profonda come dovrebbe ed il combat system, sebbene ci sia una ricchezza di nuove mosse che i giocatori possono imparare sopra la media, non è bilanciato benissimo, il che rende i combattimenti troppo banali e semplificati. Gli appassionati del genere apprezzeranno sicuramente i quattro continenti e i contenuti unici associati a ciascuno di essi. Ma l’intera esperienza ne avrebbe sicuramente beneficiato se lo sviluppatore si fosse concentrato più sui contenuti che sulla mappa di gioco (troppo grande e spoglia di elementi).