Tu eri il Prescelto
A pochi mesi da The Book of Boba Fett, il brand di Star Wars torna nuovamente su Disney+ con una delle produzioni più attese: Obi-Wan Kenobi. Tutte le puntate sono ora disponibili sul servizio streaming e possiamo pertanto darvi un nostro parere sulla serie: possiamo purtroppo anticiparvi che le frasi pronunciate da Obi-Wan sul pianeta Mustafar sono state tristemente profetiche.
Star Wars non è nuova alla trasversalità dello storytelling: ignorando la stretta coesistenza di fabula ed intreccio, la saga ha sempre vissuto di salti temporali tramite un arricchimento costante (non solo con pellicole e serie animate, ma anche con il vecchio universo espanso) con prequel ed intraquel che andavano a colmare ampi periodi tra i progetti. Un modus operandi che ha fatto le fortune della serie, proponendo molto spesso retroscena fondamentali per arricchire il background di personaggi ed eventi, ma che ha anche esposto il fianco a più di qualche critica nel recente passato. Con il senno di poi, il peccato originale è stato forse The Last Jedi, talmente divisivo tra critica e pubblico da determinare una rilevante frattura in una fanbase estremamente esigente. Da quel momento, il controverso Episodio 9 ha concluso l’esperienza cinematografica degli Skywalker lasciando il pubblico amareggiato al punto tale da caldeggiare, pochi mesi dopo, il flop di Solo. Disney mise dunque in pausa tutti i progetti successivi, in attesa di trovare nuovamente il bandolo della matassa. Grazie alle avventure del Mandoloriano e del piccolo Grogu, Jon Favreau e Dave Filoni hanno riacceso una nuova speranza nel cuore dei fan… fiammella subito alimentata dalla major attraverso un esponenziale programma di nuove serie in arrivo nei prossimi anni, tra cui la prossima Andor, Ahsoka, The Skeleton Crew e molti altri. Tuttavia, The Mandalorian non ha rappresentato la panacea a tutti i mali del franchise, che sono parzialmente riaffiorati in The Book of Boba Fett rendendolo un prodotto onesto ma senza infamia nè lode.
Obi-Wan Kenobi aveva sulle spalle le aspettative di un’intera fanbase, divisa interiormente come Anakin Skywalker: da un lato la speranza di un prodotto che potesse essere degno dei suoi illustri protagonisti, dall’altro la paura per una nuova delusione.
Ambientata dieci anni dopo gli eventi di Episodio III, nella serie seguiamo le vicende che portano un affranto Obi-Wan Kenobi ad incrociare la spada laser con il suo vecchio padawan Anakin Skywalker, oramai divenuto araldo dell’Imperatore Palpatine come lo spietato Darth Vader. Il rapimento della giovane Leia Organa porterà Obi-Wan ad abbandonare Tatooine in suo soccorso, trovandosi ad affrontare anche l’Inquisitrice Reva.
Sfortunatamente, la sceneggiatura risulta fin dall’inizio debole e poco ispirata, con una serie di cliché fin troppo prevedibili ed alcune sviste abbastanza estranianti. Come per altre serie Disney+, anche in Obi-Wan Kenobi si sente la non perfetta proporzione tra il numero di puntate ed il respiro della narrazione… anche se stavolta la colpa è probabilmente da rintracciare nel riadattamento della sceneggiatura, originariamente prevista come primo film di una trilogia cinematografica, come dichiarato proprio in questi giorni dallo sceneggiatore Stuart Beattie.
A farne le spese non sono solo gli eventi, troppo piatti e pretestuosi, ma anche i nuovi personaggi, che falliscono nel trasmettere empatia, interesse o quantomeno curiosità. Reva, interpretata da Moses Ingram, ha un ottimo potenziale ma si perde dietro una caratterizzazione a tratti incomprensibile con motivazioni personali arbitrarie e senza una vera e propria coerenza. Anche Tala, interpretata da Indira Varma, mostra grosse lacune per un personaggio che aspira alla tragicità di Rogue One senza averne il registro epico. Paradossalmente, è l’Haja di Kumail Nanjiani ad essere il personaggio più credibile tra i nuovi introdotti, nei limiti della sua funzione di valvola comica. Il franchise continua dunque a soffrire l’introduzione di nuovi personaggi, non riuscendo a trovare un giusto equilibrio tra il rispetto del passato ed il rilancio del presente, perdendo inevitabilmente di vista le prospettive per il futuro.
Una menzione speciale va riservata alla piccola Vivien Lyra, una adorabile e giovanissima principessa Leia che mostra una caratterizzazione già in linea con il personaggio amato dai fan… forse anche troppo spregiudicato, in relazione alla sua età.
Su tutti, ad ogni modo, spiccano le interpretazioni di Ewan McGregor ed Hayden Christensen, soprattutto nelle scene che condividono e che regalano un pathos ed una tensione emotiva che valgono da sole il prezzo del biglietto. Il dolore negli occhi dello Jedi, distrutto dagli eventi di Episodio III, si contrappongono alla rabbia del Sith, desideroso di una vendetta, in una recitazione a tratti più fisica che verbale. Lo scontro finale nell’ultimo episodio fornisce quello che i fan chiedevano alla serie, pur senza eccellere sotto il punto di vista meramente tecnico.
Se infatti la sceneggiatura viene tenuta debolmente a galla dalle prestazioni dei personaggi più attesi, purtroppo anche la regia attrae su di sé pessime attenzioni. La direzione di Deborah Chow, alla ricerca di un taglio quasi autoriale, appare tuttavia incerta, blanda e confusionaria, con inquadrature e movimenti di camera che non valorizzano gli eventi a schermo: il problema emerge in tutta la sua evidenza nelle sequenze di azione, che avrebbero beneficiato di ben altra attenzione, anche dal punto di vista degli stunt (soprattutto le fasi di “corsa” nei primi episodi).
Raggiunta la fine della serie, emerge con evidenza una grande confusione sullo sviluppo del progetto, in bilico tra la volontà di proporre un nuovo significativo capitolo all’interno del rapporto tra il protagonista ed il suo vecchio allievo, e la necessità di alimentare il canon con una idonea introduzione di nuovi personaggi.
Da questo punto di vista, il progetto purtroppo fallisce in entrambi gli obiettivi. Nonostante un episodio conclusivo che “salva” la serie, rimane il retrogusto di una storia non adeguatamente raccontata, senza aver approfondito a sufficienza alcune tematiche rimaste superficiali come il dissidio interiore di Obi-Wan Kenobi (anche nei confronti della Forza) se non addirittura incoerenti come i comportamenti di Reva.
Proprio quest’ultima è il simbolo di una difficoltà congenita di Star Wars nel non saper sfruttare adeguatamente i nuovi personaggi calandoli nel rispetto del canon: è un’alchimia difficile, soprattutto nei confronti di una fanbase da sempre molto esigente, come dimostrato da alcune perplessità mosse anche ai personaggi del Mandaloriano e di Grogu. Tuttavia in Obi-Wan Kenobi, il problema viene amplificato da una scrittura eccessivamente confusa che rende i personaggi imprevedibili nella loro contraddittorietà.
Tutte le incertezze del progetto si notano anche nell’uso della CGI, che non propone nulla sopra le righe limitandosi ad una stretta funzionalità in rapporto agli eventi. E’ un peccato che, in questo senso, la fotografia concorra nel trasmettere una sensazione di superficialità: Chung Chung-hoon, nonostante una carriera di tutto rispetto (Old Boy e Lady Vendetta per dirne un paio, ma anche i recenti Ultima notte a Soho ed Uncharted), inciampa in una eccessiva oscurità, che complica ancora di più il bilanciamento con le fonti di luce (specialmente le spade laser.).
Obi-Wan Kenobi rappresenta dunque a tutti gli effetti un’occasione sprecata per la saga di Star Wars e lascia l’amaro in bocca non solo per la sua realizzazione ma anche per il pensiero di ciò che avrebbe potuto essere. La speranza, per tutti i fan e non solo, è che i prossimi progetti televisivi possano ritrovare lo slancio e l’ispirazione grazie alle indicazioni di Jon Favreau e Dave Filoni.
Commento finale
La sensazione, al termine della visione di Obi-Wan Kenobi, è quella di un prodotto sviluppato senza una chiara direzione e con un’unica idea (molto vaga) sul punto di arrivo della storia. Prodotti come The Mandalorian o Rogue One hanno dimostrato che Star Wars, anche all’interno del campo minato del canon, possono regalare storie emozionanti e degne di essere raccontate. Purtroppo, Obi-Wan Kenobi smarrisce la via, presentando un prodotto per lunghi tratti insufficiente e che si salva, per amarcord, grazie alla prestazioni dei suo protagonisti principali.