Recensione Pacific Drive (PC), Jalopy incontra Tarkovskij

Ci siamo messi alla guida di una Ford Fairmont (che ha decisamente visto giorni migliori) per avventurarci nella Zona di Esclusione Olimpica di Pacific Drive. Ne siamo riemersi ore dopo con un po’ d’ansia e alcune perplessità.


Versione testata: PC (Steam)


Persi ai confini della realtà

Pacific Drive si apre con una breve presentazione testuale della Zona di Esclusione Olimpica, un’area che avrebbe dovuto inizialmente fungere da villaggio olimpico divenuta, però, sede di esperimenti governativi segreti sfuggiti al controllo. Sarà appunto questa la nostra area d’esplorazione, dopo essere stati (letteralmente) risucchiati al suo interno da un’anomalia.

L’avventura vera e propria inizia con il nostro protagonista (senza nome, voce…e piedi, incorporeo come in Jalopy) all’interno dell’auto, nostra unica compagna di viaggio: non incontreremo infatti, se non attraverso messaggi radio a cui non potremo rispondere, alcuna altra persona. Dopo essere stati catapultati a Olimpica, verremo quasi immediatamente contattati via radio da alcuni superstiti della Zona, i quali ci forniranno le prime indicazioni su come sopravvivere e i principali pericoli che ci aspettano.

Da qui comincia l’esplorazione dell’area di Esclusione, una mappa generale con percorsi selezionabili e collegati tra loro, a loro volta suddivisa in sotto-mappe effettivamente esplorabili, con una base di riferimento costante: Il Garage, dove potremo prenderci cura della nostra auto e riprenderci dall’ansia costante delle Zona Olimpica, in uno stile ibrido tra il survival e rogue-lite.

Pacific Drive fa respirare l’atmosfera degli anni ’80 con una fantascienza ansiogena, fortemente ispirata al film “Stalker” di Tarkovskij e “Ai Confini della Realtà”, trascinandoci in un non-luogo dove le leggi della fisica vengono ignorate o mutano continuamente [Alle strade piace cambiare! N.d.A.] circondandoci di fenomeni paranormali e presenze inquietanti.

In questo survival dalle tinte horror, non avremo mai scontri diretti ma il nostro principale nemico saranno le anomalie, presenti in varie forme, più vicine a pericoli ambientali che non a mostri o creature “classici”: troveremo infatti robot volanti che tenteranno di trascinare la nostra auto verso i pericoli, o rubare gli oggetti non ancorati al terreno, manichini inseguitori ispirati agli Angeli di Doctor Who e manifestazioni fisiche capaci di danneggiare auto e protagonista, con scariche elettriche o radiazioni. L’obbiettivo finale? Scoprire l’origine delle anomalie e fuggire da questo luogo senza impazzire.

Nei panni di una meccanica

All’interno dell’area sicura, il Garage, avremo a disposizione un banco da lavoro, una pompa di benzina e un “Amichevole Cassonetto” pronto a donarci materiali utili per eseguire riparazioni e migliorie alla nostra auto.

Nonostante le risorse che troveremo al garage e nonostante l’aiuto del nostro “Amichevole Cassonetto di Quartiere” sarà fondamentale raccogliere il maggior numero di materiali durante l’esplorazione fuori dalla zona sicura, per poter procedere alle modifiche tecniche, con il classico sistema da survival dello “spingersi sempre un po’ oltre” per recuperare materiali che trivializzino i pericoli precedenti.

Il creatore del gioco, per sua stessa ammissione non particolarmente amante dei survival “classici”, ha cercato (con successo) di rendere il più agevole possibile la raccolta e l’uso dei materiali da costruzione: dall’ampio spazio a disposizione del protagonista, in forma di zaino e di bagagliaio dell’auto, passando per la possibilità di visualizzare a schermo i materiali necessari a costruire una determinata componente (quasi come in una lista della spesa), fino ad arrivare all’inventario condiviso nel momento del crafting, semplificando drasticamente questa parte di gameplay, facendo sì che il nostro banco da lavoro recuperi automaticamente le risorse necessarie da qualsiasi contenitore nel perimetro del Garage, siano esse in un armadietto, nel bagagliaio dell’auto o nel nostro zaino.

È purtroppo una nota dolente che il gioco sia soltanto in lingua inglese, sottotitoli, menu e doppiaggio, rendendo il crafting delle parti dell’auto e migliorie non sempre facilmente accessibile per chi, come chi vi scrive, non dovesse avere grande esperienza in ambito automobilistico. Sicuramente gioverebbe per numero di vendite includere la lingua italiana, almeno nei sottotitoli e nei menù, dato che, da giocatori, vi trascorreremo una buona parte del tempo di gioco.

Mettiamoci alla guida

L’esperienza di guida da PC, quindi usando esclusivamente mouse e tastiera, risulta comoda e responsiva, pur trattandosi di periferiche non propriamente pensate per i giochi automobilistici, nonostante l’ambiente cerchi di sabotarci spesso e volentieri.

Sarà fondamentale bilanciare bene nell’esplorazione il movimento in macchina e a piedi, infatti, di vitale importanza è la raccolta dei materiali tramite l’apertura di borsoni, casse e armadietti vari, fino a smontare parti di macchine o computer con l’aiuto di appositi attrezzi, ognuno dei quali “dedicato” a una specifica tipologia di oggetto da “sminuzzare”, ma senza allontanarci troppo dall’auto, principale scudo che ci protegge dalle intemperie della Zona di Esclusione.

Per orientarsi all’interno dell’area d’esplorazione dovremo fare affidamento a uno schermo sul quale viene visualizzata la mappa, posizionato, volutamente, in modo non agevole per la guida, trovandosi non sul cruscotto, bensì di fianco a noi, sul sedile del passeggero. Questa decisione di spingerci a scegliere tra guardare la mappa in movimento, che potrebbe portarci a finire fuori strada, o il fermarsi spesso, e a ogni incrocio, per guardare lo schermo, potrebbe però risultare tedioso a lungo andare, aggiungendo un elemento frustrante nelle situazioni concitate, come la mappa che si restringe (rapidamente) intorno a noi, come in un Battle Royale, o come eventi atmosferici anomali localizzati in rapido avvicinamento

Le mappe di gioco non verranno generate proceduralmente nella loro interezza, ma il loro contenuto, dagli oggetti ed edifici, fino alle anomalie, sì: visitando due volte lo stesso luogo questo presenterà nuovo loot, nuovi pericoli ambientali e una diversa collocazione delle strutture, rendendo l’esperienza varia nonostante il percorso “stradale” conosciuto, permettendoci di memorizzare le curve e le salite che ci separano dalla destinazione ma non lasciandoci mai veri punti di riferimento, costringendoci, per orientarci, a usare spesso e volentieri la mappa e la bussola a bordo della nostra Fairmont.

La mancanza di possibilità di salvare i progressi, chiudendo e ricominciando poi l’avventura a proprio piacere, e l’assenza di check-point interni, contribuiscono a rendere l’esperienza di Pacific Drive ansiogena e, talvolta, frustrante, dato che, in caso di morte o distruzione del veicolo, sarà necessario ricominciare l’intera sezione [se avete seguito alcune nostre live saprete sicuramente quanto la cosa ci causi frustrazione, N.d.A.].

Potremo salvare soltanto portando a termine il percorso pianificato oppure tornando al Garage, la nostra zona sicura, tramite una estrazione, a patto di possedere sufficienti risorse per richiederla.
Tuttavia la difficoltà può essere bilanciata a seconda del tipo di giocatore, da casual ad hardcore, grazie a molte opzioni modificabili dal menu in game.

Tecnicismi

Passando al lato per nerd, Pacific Drive risulta ben ottimizzato per schede grafiche di ultima generazione [lo abbiamo testato in 2K con 3070ti, I7 13700 e 32GB di RAM]: non scenderemo mai, nemmeno in situazioni particolarmente concitate, sotto il cap dei 60 frame al secondo (imposti con V-Sync), regalandoci bellissimi paesaggi, giochi di luce e atmosferici (in particolar modo la pioggia, molto credibile sia fuori che dentro al veicolo).

Alcuni bug minori, legati principalmente alla fisica degli oggetti, con qualche compenetrazione di troppo, e ai menu, non pregiudicano l’esperienza di gioco, specialmente considerando la natura squisitamente indie del titolo Ironwood Studios.

Commento finale (prima che arrivino Anomalie)

Pacific Drive, questo “Road-Lite” non è gioco adatto a tutti, e ci sentiamo di sconsigliarvelo se non siete particolarmente ferrati in inglese, tuttavia, per il resto, è un survival indie molto curato, adatto a tutti i tipi di giocatori, a patto che non soffrano troppo d’ansia e amino le automobili e la guida nella natura (e nella “soprannatura”). Disponibile per PlayStation 5 e PC (su Steam) a 29,99€, o in Deluxe Edition con alcuni elementi extra di personalizzazione estetica a 34,99€ (su entrambe le piattaforme), un ottimo rapporto qualità-prezzo per il gioco base, se si esclude la mancanza di localizzazione.

7.5

Pacific Drive


Pensato per gli amanti di auto, viaggi e misteri, Pacific Drive, è un "Road-Lite" survival indie molto curato, adatto a tutti i tipi di giocatori, a patto che non soffrano troppo d'ansia e amino le automobili e la guida nella natura (e nella "soprannatura"). Le uniche persone a cui non ci sentiamo di consigliarlo sono coloro che non sono molto pratici dell'inglese.

PRO

La colonna sonora anni '80 accompagna perfettamente il giocatore per le strade di Olimpica | Il senso di mistero e ansia, che spingono a scavare più a fondo nelle anomalie | La cura del dettaglio e il livello di personalizzazione del veicolo | Effetti atmosferici incantevoli |

CONTRO

Assenza totale della lingua italiana | La mancanza di punti di salvataggio intermedi obbliga a sessioni di gioco lunghe | Texture non sempre all'altezza e bug minori |
Maria Vittoria Fontana
Maria Vittoria Fontana
Nerd per passione e per lavoro. Si occupa di campagne social di giorno e di morire male nelle live su Twitch di 4News la sera.

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