Recensione Pentiment

Durante questo autunno uggioso, magari coccolati da un buon tè caldo e pantofole felpate, rintanarsi per giocare a Pentiment è stato un po’ come chiudere un cerchio. Come un perfetto allineamento di astri, che in un esatto frangente si sono incrociati, scaturendo un risultato del tutto favorevole. Sì perché, l’ultima opera sviluppata da Obsidian Entertainment, si adatta perfettamente a questo idilliaco contesto stagionale, con i suoi ritmi lenti e dialoghi infiniti.


Versione testata: Xbox Series S


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Senza necessità di correre, ci siamo presi più tempo del dovuto. Questo, più di altri, l’abbiamo ritenuto un titolo con cui familiarizzare molto, approfondirne la trama e comprenderne il più possibile la direzione. Curiosità ed esigenze giustificate per lo più dalla presenza della pesantissima e rinomata penna, che tratto dopo tratto ha messo nero su bianco le avventure di Andreas Maler.

Parliamo ovviamente niente meno che di Josh Sawyer, autore (o quanto meno figura determinante) di capolavori del calibro di IceWind Dale, Fallout: New Vegas e Pillars of Eternity. Una firma prestigiosa, che durante la sua navigata carriera nel mondo dei videogames, raramente non ha centrato il bersaglio. Una firma che chiaramente ha contribuito a far puntare numerosi fari su Pentiment, quale ipotetica nuova pietra miliare videoludica o quanto meno produzione di spiccato livello artistico.

Pentiment

Un’avventura grafica old style

L’hype poc’anzi menzionato, effettivamente ha trovato numerose giustificazioni. Una volta avviato Pentiment, inizieremo un viaggio attraverso la storia, gli usi e costumi, i drammi del popolo e la ricchezza delle classi abbienti. Un viaggio per alcuni versi didattico e divulgativo, certamente crudo e toccante, che potrà prendervi e rapirvi a patto di apprezzarne le dinamiche tipiche delle avventure grafiche. Perché di questo si tratta, senza mezzi termini. Un’avventura grafica, tra l’altro splendida da vedere, in cui passerete la quasi totalità del tempo a dialogare con i vari npc, dove il gameplay non è praticamente contemplato. Il protagonista sarà preso ad indagare in merito ad alcuni misfatti accaduti, tuttavia l’interazione con elementi ambientali sarà ridotta a pochi click, incentrando l’attività nella ricostruzione dei fatti, componendo un complesso puzzle con i ricordi dei vari personaggi.

A tal riguardo aggiungo che i pochi elementi di gameplay aggiunti, come ad esempio i minigiochi, o piccoli rompicapo, non hanno fatto altro che confermare quanto la componente narrativa sia la colonna portante della produzione, risultando questi, superficiali e poco stimolanti.

Pentiment

Va da se che tenere incollato il giocatore per tutta la durata dell’avventura, venga vincolato alla densità narrativa, nonché ad un ritmo incalzante e sostanzialmente privo di vuoti. Obiettivo raggiunto in parte dal team di Obsidian Entertainment, in quanto se nel primo capitolo le vicende di Andreas Maler si sviluppano in una letterale corsa contro il tempo, in un contesto sconosciuto e inizialmente quasi labirintico, nei capitoli successivi la ritmicità narrativa cala drasticamente. L’andamento forse eccessivamente compassato, unito all’accresciuta familiarità con il titolo durante le ore, portano man mano ad un graduale appiattimento del coinvolgimento.

Il gioco si perde molto in digressioni storiche, in citazioni ed aneddoti provenienti da epoche ancora precedenti, e nonostante questo risulti profondo ed “eticamente accattivante”, non sempre offre come risultato spontaneo il mantenimento dell’interesse del giocatore.

Pentiment

Tassing 1518, tra arte e drammi

Il nostro alter-ego in game sarà ,come già accennato, Andreas Maler, un miniaturista assoldato allo scriptorium dell’abbazia di Kiersau. Siamo agli inizi del sedicesimo secolo, e questa opportunità per il nostro Andreas, chiamato a dipingere un capolavoro da esporre in chiesa, sarà quella che se sfruttata, gli permetterà di diventare un artista di fama internazionale. Troverà alloggio sotto il tetto di un’umile fattoria di contadini, trovandosi ad interloquire alternativamente con entrambi gli estremi del ceto cittadino.

Si perché il nostro Andreas oltre a lavorare di pennello, dovrà soprattutto coltivare e sviluppare l’arte oratoria, tessendo una tela di contatti sempre più fitta, accrescendo il più possibile carisma e considerazione all’interno della piccola comunità.

Come detto saremo però coinvolti nella possibile risoluzione di un omicidio, per cui identificheremo il proverbiale ago della bilancia. A seconda delle nostre scelte (multiple) potremo indirizzare indagini e relative accuse su di una rosa di indagati.

Pentiment

Questa è la componente ruolistica in Pentiment: a prescindere dalle scelte che faremo, sostanzialmente l’end game non subirà clamorosi colpi di coda, ma saremo molto influenti riguardo al nostro ed altrui destino. Durante le prime ore di gioco saremo altresì chiamati a comporre il background culturale di Andreas, potendo scegliere i campi di sua competenza, l’indole caratteriale ed altri aspetti che poi troveranno riscontro nei vari dialoghi.

Qui la raffinatezza della penna di Josh Sawyer risulta evidente: le scelte più importanti da prendere, comprenderanno sempre contraccolpi drammatici verso la vita di alcuni, decretando salvezza o redenzione per altri. Emotivamente spingere il tasto del controller risulterà pesante e gravoso, e a meno di aver sviluppato simpatie o antipatie spiccate verso qualche personaggio, non si avrà mai la sensazione di aver preso la decisione sicuramente corretta.

Un crudo spaccato dell’epoca

Nonostante il titolo sia ambientato nel XVI secolo, e più precisamente i fatti si svolgano in un arco temporale che va dal 1518 al 1543, offre numerosi spunti di riflessione attuali anche oggi. Le diseguaglianze dell’epoca, rapportate ad una piccola comunità, vengono ricostruite con precisione e cura. La verticalità di Tassen, con l’insediamento dei contadini a comporne la base, trovando la piazza e la chiesa man mano che si sale, rappresenta figurativamente la scala gerarchica dell’epoca.

Andreas alloggiando presso i contadini e lavorando nello scriptorium dell’abbazia, vivrà un andirivieni attraverso i vari livelli della città. Attraverso le sue gesta ed i suoi occhi potremo spiare le scabrosità più nascoste, i vizi e le virtù dei vari abitanti. Pettegolezzi, dicerie, saranno all’ordine del giorno, la cui potenza a volte potrà essere tale persino da compromettere la vita dei destinatari. La scarsa considerazione della vita dell’epoca, miscelata ad analfabetismo ed ignoranza, farà sì che poche parole possano trasformarsi, se indirizzate sapientemente, in un fiume in piena.

La chiesa, la nobiltà, il popolino, le enormi distanze socio-culturali tra i ceti, comporranno un preciso quadro storico, all’interno del quale ci ritroveremo a muovere i nostri passi e stabilire le nostre scelte. Da che parte stare? Privilegiare la borghesia ed i ceti abbienti, al fine di semplificare la nostra carriera nel mondo dell’arte, o ergersi a scudo dei più poveri e bisognosi portando a termine un viaggio legato più ad aspetti interiori?

In Pentiment troverete sempre una linea sottile, che raramente delineerà marcatamente il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, il nobile dal meschino.

Commento Finale

Se il buon sangue non mente, l’ultima opera partorita dal talento di Josh Sawyer non poteva che essere di qualità. Obsidian Entertainment con Pentiment offre un’avventura grafica investigativa, con elementi di gioco di ruolo, estremamente curata e raffinata sotto il profilo dell’ambientazione storica. Artisticamente molto ispirata, anche se sostanzialmente priva di musiche, riesce ad immergere il giocatore in un quadro dipinto cinque secoli fa. Un titolo che si regge saldamente in piedi grazie alla qualità e profondità dei dialoghi, nonostante la totale assenza di gameplay. Un impianto che cede il fianco verso le fasi avanzate, calando di ritmo ed intensità, ma che nel suo complesso sarà in grado di attrarre e tenere interessato il giocatore durante la sua esperienza di gioco.

8.0

Pentiment


Se il buon sangue non mente, l'ultima opera partorita dal talento di Josh Sawyer non poteva che essere di qualità. Obsidian Entertainment con Pentiment offre un'avventura grafica investigativa, con elementi di gioco di ruolo, estremamente curata e raffinata sotto il profilo dell'ambientazione storica. Artisticamente molto ispirata, anche se sostanzialmente priva di musiche, riesce ad immergere il giocatore in un quadro dipinto cinque secoli fa. Un titolo che si regge saldamente in piedi grazie alla qualità e profondità dei dialoghi, nonostante la totale assenza di gameplay. Un impianto che cede il fianco verso le fasi avanzate, calando di ritmo ed intensità, ma che nel suo complesso sarà in grado di attrarre e tenere interessato il giocatore durante la sua esperienza di gioco.

PRO

Artisticamente ispirato | Crudo e raffinato spaccato dell'epoca | Avventura grafica di qualità

CONTRO

Assenza di gameplay e minigiochi banali | Colonna sonora non pervenuta | Calo di ritmo ed intensità nelle fasi avanzate

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