La serie SteamWorld è un curioso caso di serializzazione nel panorama indie. Piuttosto raramente infatti le produzioni indipendenti riescono a creare un lascito duraturo sotto forma di sequel e spin off, figuriamoci un universo interconnesso che spazia tra generi enormemente diversi. Gli sviluppatori svedesi di Image & Form sono riusciti, con un cammino iniziato oltre dieci anni fa, proprio in questo obiettivo. Strategici in tempo reale, tower defense, metroidvania, deck building: la voglia di sperimentare è andata a braccetto con prodotti di alta qualità, soprattutto nei casi di Dig (e relativo sequel) ed Heist. Un traguardo importante per il team di Gothenburg che, non sazio, affronta adesso una sfida inedita.
In parte city builder, in parte dungeon crawler, SteamWorld Build è la nuova scommessa che aspira a scrivere una nuova pagina di successo nella storia della IP. Tuttavia, le difficoltà non mancano in questo genere di produzioni, spesso in equilibrio su bilanciamenti così fragili da poter cogliere in fallo anche sviluppatori abituati a gestire simili opere (ogni riferimento a Cities: Skylines 2 è puramente casuale…).
SteamWorld Build è disponibile dal 1° Dicembre per PC (via Steam), Nintendo Switch, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One ed Xbox Series. Inoltre è presente sul catalogo Xbox Game Pass per tutti gli abbonati al servizio.
Versione testata: PlayStation 5
Tutta mia la città
La premessa narrativa di SteamWorld Build pone il giocatore in una prospettiva post-apocalittica desolante nella sua tristezza. Il pianeta sta definitivamente morendo e non c’è nulla che si possa fare per evitarlo. Tra i pochi superstiti di questa realtà, un gruppo di robot a vapore raggiunge un abbandonato avamposto di frontiera in cerca di una utopica salvezza. Quando tutto sembra perduto, il ritrovamento di un vecchio e misterioso terminale contiene in sé la conoscenza per creare una via di fuga dal pianeta, attraverso un razzo spaziale. L’unico problema è recuperare tutti i componenti necessari, anch’essi frammenti di un’antica tecnologia, dispersi nella miniera dell’avamposto, abbandonata da secoli dopo l’inquietante scomparsa dei coloni…
Build offre dunque un punto di partenza per giustificare, a livello ludico, le due anime della produzione. Da un lato, il city building per accumulare risorse e benessere tra gli abitanti della città. Dall’altro lato, un dungeon crawler in cui darsi da fare per recuperare le preziose tecnologie per sognare la salvezza. Lo fa con un pretesto funzionale al mettere in moto gli eventi, che tuttavia finiscono per susseguirsi come quelli di un qualsiasi gestionale, fino a prendere uno spin più acceso nelle scoppiettanti fasi finali. Non vi aspettate tuttavia, in linea generale, una trama particolarmente complessa o scritta con troppo spessore.
Molta più cura è invece riservata alla presentazione complessiva, che onora non solo l’immaginario di SteamWorld, ma lo declina con gusto alle esigenze di Build. Ecco dunque il mondo post-apocalittico e sabbioso al quale la serie ci ha abituato, popolato da fumosi robot in un setting che mescola il racconto di frontiera allo sci-fi. La direzione artistica è pacata nei suoi accostamenti cromatici, adatta alla narrazione. Forse non così “sopra le righe” o estrosa come in altre iterazioni della serie, ma comunque apertamente coerente con i dettami fondamentali.
Un deserto che conosco
Nella sua parte da city builder, SteamWorld Build è piuttosto ordinario e, a prima vista, alquanto contrastante con lo spirito dell’IP.
L’immancabile inquadratura isometrica consente di pianificare ogni scelta, dalla costruzione e posizionamento di edifici, alla realizzazione delle infrastrutture di collegamento, con un particolare riguardo alla stazione ferroviaria, autentico crocevia della storia e dello sviluppo cittadino, con il suo continuo andirivieni. Come ogni gestionale cittadino, l’obiettivo sarà dunque permettere ad ogni abitante di essere il più produttivo e felice possibile, con il giusto mix tra coerenti attività lavorative e necessarie attenzioni all’equilibrio psicofisico dei lavoratori robot. Le risorse accumulate diventano al contempo motore per innescare altri sviluppi nonché l’avanzamento generale.
Da questo punto di vista, SteamWorld Build si presenta alquanto scolastico nell’impostazione e nell’interpretazione generale. L’interfaccia utente è pratica e fornisce ogni dato utile al giocatore per fronteggiare ogni situazione. Tuttavia, è abbastanza evidente che nulla, di questa parte del titolo, sia considerabile una novità. La progressione avviene senza troppe difficoltà o sussulti, soprattutto per i fan del genere. Non solo dunque un naturale incedere nel costante arricchimento tra esigenze da soddisfare e variabili di cui tenere conto, ma anche un ritmo cadenzato molto familiare. Gli impegni si fanno sempre più stringenti e sempre più complessi, ma mai senza esagerare. Almeno finché non entra in gioco il secondo macro elemento di game design.
Ad un certo punto della storia, infatti, avrete finalmente la possibilità di scendere nel sottosuolo delle vecchie miniere. Qui il gameplay cambierà radicalmente, prendendo le distanze dalle dinamiche gestionali cittadine ed avvicinandosi alle suggestioni da dungeon crawler in stile Dungeon Keeper ed Evil Genius 2: World Domination (per citare un altro esempio più recente).
Questa notte un uomo piangerà
L’elemento di novità che da all’intera produzione una propria forte identità, è proprio ciò che accade sotto le strade sabbiose del vostro avamposto di frontiera.
Le miniere infatti ospitano meccaniche completamente diverse da quelle viste in superficie. Se lì l’obiettivo è quello del benessere e dell’equilibrio della popolazione, nel sottosuolo il fine cambia ed anche i mezzi attraverso cui raggiungerlo. Proprio come i titoli citati, si dovrà affrontare una lenta ed inesorabile esplorazione tra cunicoli bui, organizzare stanze per i minatori, costruire sostegni di sicurezza e liberare la via per proseguire le ricerche dell’antica tecnologia perduta. Ma il sottosuolo nasconde ancora terribili pericoli: ecco dunque la necessità di organizzare difese a controllo delle proprie aree di possesso, piazzando torrette et similia, nonché attrezzando i lavoratori con i più opportuni equipaggiamenti.
Si genera, in questo modo, una vera e propria interconnessione logica e funzionale tra i vostri successi nella costruzione cittadina e quelli tra la oscure caverne del sottosuolo. Anche il senso di urgenza e di pressione, al fine di organizzare ogni dettaglio nel modo più produttivo, raggiungerà nuove ed inedite prospettive.
Ma soprattutto, emerge di chiara evidenza un rovesciamento del paradigma tolemaico di questo tipo di strategici. Non ci troviamo infatti di fronte ad un gestionale senza fine ultimo se non quello dell’auto miglioramento, bensì abbiamo una precisa meta conclusiva da raggiungere. Un senso di progressione che avvicina dunque SteamWorld Build ad altri capitoli della serie, in particolare proprio a SteamWorld Dig data la comune filosofia relativa alla necessità di scavare per raggiungere risultati fondamentali.
Questa scelta è lo specchio di precise scelte del team di sviluppo. Anzitutto, dare una diversa prospettiva alla produzione, per differenziarsi ulteriormente nell’ambito del genere di riferimento. Inoltre, è una decisione che può concedere di avvicinarsi al pubblico meno ammaliato dagli strategici gestionali, fornendo un finalismo ben preciso da perseguire. Tuttavia, sono logiche che portano in eredità anche alcuni problemi. Anzitutto, quello della poca profondità degli aspetti di building e crawling. Se nell’insieme funzionano e si integrano con ottimi risultati, presi singolarmente risultano piuttosto semplicistici soprattutto per chi mastica il genere. In questo senso, SteamWorld Build potrebbe essere ritenuto davvero semplice ed introduttivo, anche al netto di una cura evidente.
Commento finale
SteamWorld Build è l’ennesimo successo per la proprietà intellettuale creata da Image & Form. La frizzante vivacità della serie ci ha portato stavolta un curioso ibrido tra city building e dungeon crawling, elementi che presi singolarmente non risulterebbero particolarmente originali, ma che uniti danno vita a qualcosa di peculiare. La presenza di un fine ultimo da perseguire e la necessità di far fronte a due diverse realtà ludiche rendono Build un prodotto decisamente interessante, anche al netto di qualche leggerezza e facilitazione di troppo. Proprio in questo senso, sono gli amanti dei suddetti generi che potrebbero essere maggiormente critici verso la produzione. Per tutti gli altri e per i fan del mondo post-apocalittico dei robot a vapore, anche stavolta ci sarà pane per i vostri denti.