The Legend of Heroes: Trails through Daybreak II giunge sul mercato occidentale a poco più di sette mesi di distanza dal proprio ottimo predecessore. Un lasso di tempo piuttosto breve, che tuttavia attesta al contempo l’impegno di NIS America e l’ambizione di Nihon Falcom. Con un lodevole fronte comune, publisher e team di sviluppo vogliono consolidare sempre di più la presenza della storica saga in Occidente. Lasciata così alle spalle la necessità di recuperare i titoli più risalenti (il secondo Daybreak è uscito in patria nel 2022), adesso il mercato dell’ovest resta ad un solo titolo di ritardo dalle terre orientali con Kai no Kiseki -Farewell, O Zemuria- da adattare. In attesa, ovviamente, del vero e proprio progetto che punta ad essere una svolta per il franchise con la release in contemporanea mondiale, Trails in the Sky 1st Chapter.
Digressioni a parte su questa longeva saga, Daybreak II costituisce un seguito diretto delle precedenti avventure dello spriggan Van Arkride. Se il predecessore poteva essere considerato sia un punto di arrivo sia una nuova ripartenza per la saga, questo nuovo capitolo ne perfeziona ed arricchisce taluni aspetti cedendo inevitabilmente il fianco a qualche critica.
The Legend of Heroes: Trails through Daybreak II è disponibile dal 14 Febbraio per PC (via Steam), PlayStation 4, PlayStation 5 e Nintendo Switch.
Versione testata: PlayStation 5
Le sabbie del tempo
Senza spoilerare troppo al riguardo, gli eventi di Daybreak II si pongono a breve distanza dalla conclusione del precedente capitolo.
Dopo il ritorno della pace per la gente di Calvard, Van Arkride è tornato alla sua routine lavorativa quotidiana di tuttofare ad Edith. Un giorno, una ragazza bussa alla porta degli uffici della Arkride Solutions. Si tratta di Elaine, amica d’infanzia del protagonista (nonché sua cotta adolescenziale), nonché Bracer di rango A della gilda. La richiesta è molto semplice: indagare su alcuni cruenti omicidi apparentemente perpetrati da un singolo individuo in grado di trasformarsi in un Grendel… una abilità rara condivisa dallo stesso Van. Mosso dalla volontà di chiarire il mistero e di scagionarsi dal crescente sospetto nei suoi riguardi, lo spriggan si troverà davanti ad una situazione ancor più pericolosa e complessa.

Non è semplicissimo affrontare il tema della sceneggiatura di Daybreak II, soprattutto in relazione a quanto proposto dal Nihon Falcom con il suo predecessore. Se il primo Daybreak era infatti un ideale entry point per tutti coloro che desideravano avvicinarsi alla saga, il sequel scivola nei tipici vizi di The Legend of Heroes. Non solo viene richiesta la conoscenza degli eventi del predecessore e dei suoi personaggi (fin qui, si tratta di un requisito comprensibile), ma anche e soprattutto di eventi e personaggi provenienti da Reverie, Sky, Crossbell e Cold Steel. Si tratta indubbiamente di un ulteriore attestato della ammirevole e grandiosa capacità, da parte della saga, di tessere la propria intricata ed affascinante lore nel corso del tempo. D’altro canto, tradisce parzialmente le intenzioni di Daybreak come saga pienamente godibile dai neofiti del franchise.
Anche riflettere sullo svolgimento stesso della storia non è un compito agevole. Dal punto di vista dei personaggi e del loro approndimento, ci troviamo di fronte ad un capitolo semplicemente imperdibile. La scrittura, da questo punto di vista, è straordinaria e riesce non solo ad approfondire quanto presentato nel primo Daybreak, ma anche ad arricchire ulteriormente il cast corale pescando dal passato della saga (il lavoro compiuto su Swin e Nadia è encomiabile). Merito anche delle missioni secondarie, che segnano un sostanzioso passo avanti rispetto al predecessore in termini di scrittura e struttura.
Viceversa, la storia principale tende inaspettatamente a “soffrire” un ritmo fin troppo dilatato non solo nelle fasi iniziali ma anche in quelle centrali. La causa è probabilmente da rintracciare in uno degli snodi narrativi offerti da Daybreak II. Non vogliamo sbottonarci troppo, ma ha a che vedere con il concept dei loop temporali in stile Ricomincio da capo. Una caratteristica indubbiamente intrigante, la cui realizzazione si presenta tuttavia fin troppo guidata. Con il risultato di prestare il fianco alla ripetitività nonché ad un triste svuotamento di pathos legato ad alcuni momenti. Ah, a scanso di equivoci: anche Daybreak II presenta unicamente il supporto alla lingua inglese.

Vi hanno potenziati
Sul versante del gameplay, i passi avanti compiuti da Daybreak II sono evidenti e francamente ottimi.
Anzitutto, rispetto al capitolo precedente la difficoltà generale è stata ritoccata verso l’alto. Il primo Daybreak era stato infatti accusato, soprattutto dai fan della saga, di essere fin troppo permissivo anche alle difficoltà maggiori. Il sequel risolve la problematica, pur mantenendo inalterate le caratteristiche strutturali del sistema di combattimento che vi abbiamo raccontato nella nostra recensione. Dimenticatevi adesso di poter uccidere tutti i nemici senza pianificare attentamente le azioni da compiere. Adesso ogni avversario è tendenzialmente molto più aggressivo e vanta una difesa notevole. Solo i più deboli possono essere decimati nelle fasi di azione, rinviando altrimenti agli scontri a turni. I buff e le Arts offensive sono adesso praticamente indispensabili, così come l’ottimizzazione dei setup Orbment che richiede un uso più razionale e meno distratto dei Quartz.

Il sistema di combattimento in senso stretto ha visto l’introduzione di due meccaniche tese a bilanciare la maggiore difficoltà di Daybreak II.
Anzitutto, la schivata perfetta degli attacchi avversari permette di eseguire un Cross Charge. Si tratta di una sorta di switch tra personaggi in concomitanza di un attacco pesante. Sembrerebbe un’aggiunta di poco conto, ma nell’economia ludica rappresenta una introduzione gratificante e tatticamente preziosa. A questo si aggiunge l’introduzione delle EX Chains, una manovra che permette di attaccare due volte i nemici storditi da due distinti personaggi del party, a patto di essere posizionati abbastanza vicini. Questo attacco speciale riesce a danneggiare notevolmente non solo i nemici bersagliati, ma anche quelli che si trovano nel fuoco incrociato. Ogni scontro nasconde così un attento studio dei piazzamenti, in funzione delle nuove possibilità introdotte che rendono i combattimenti al contempo più impegnativi e più divertenti.

Virtuosismi e virtualismi
Ulteriore novità proposta in Daybreak II, a metà tra esigenze ludiche e narrative, è il Märchen Garten.
Si tratta di un dungeon procedurale (qualcosa di simile al Reverie Corridor presente in Trails into Reverie) liberamente affrontabile da qualsiasi party. L’inserimento del Märchen Garten risponde a diverse esigenze. Anzitutto, permette di derogare a determinati vincoli di trama che altrimenti non permetterebbero di selezionare sempre liberamente i membri del proprio team. Ma soprattutto questo mondo virtuale si rivela un potente strumento nelle mani dei giocatori. I player potranno infatti esplorarlo, sfruttarne le difficoltà per aumentare di livello e scambiarne le risorse uniche per ottenere ricompense e miglioramenti assortiti. Inoltre, sarà possibile affrontare i minigiochi di Daybreak II, tra cui la divertentissima pesca e lo sfizioso hacking.

Non tutto è però oro luccicante. Il Märchen Garten soffre di una eccessiva ripetititvà strutturale, senza significative variazioni (al contrario del citato Reverie Corridor). Il rischio di trovarsi all’interno di sezioni ripetitive e tediose, purtroppo, non è remoto. All’interno di un titolo che può portar via serenamente ottanta ore per il pieno completamento, non si tratta di un aspetto di poco conto.
Per quanto riguarda il comparto della presentazione in senso generale, Daybreak II è pur sempre un titolo del 2022. Tuttavia, mostra continui passi avanti nell’ottica del franchise. Pur nella semplicità di alcune soluzioni grafiche, la cura riposta nella realizzazione dei personaggi è sempre più alta grazie anche alla direzione artistica. Le prestazioni su PlayStation 5 appaiono tendenzialmente fluide, pur dovendo riscontrare problemi di framerate nelle situazioni più concitate proprio all’interno del Märchen Garten.
La colonna sonora firmata dal team composto da Hayato Sonoda, Shuntaro Koguchi, Yukihiro Jindo e Mitsuo Singa ha un taglio diverso rispetto al capitolo precedente. L’impiego di una strumentistica più profonda, pesante e grave potrebbe non piacere a tutti, ma è indiscutibilmente di ottima qualità.
Codice review gentilmente fornito da https://keymailer.co

Commento finale
Trails through Daybreak II è un piccolo grande paradosso firmato Nihon Falcom. Da un lato, il nuovo capitolo di The Legend of Heroes perfeziona e valorizza gli ottimi risultati segnati dal suo diretto predecessore, rappresentando a tutti gli effetti un passo avanti. Dall’altro lato, presenta una sceneggiatura meno impeccabile del previsto con annesso ritorno del relativo atavico problema della stringente e propedeutica necessità di avere una pregressa conoscenza di lore e personaggi. La nuova avventura di Van Arkride vive così una doppia natura: un prodotto praticamente imperdibile per chi ha amato il primo Daybreak, una produzione difficilmente consigliabile a tutti coloro che invece non hanno avuto modo di approcciarla.



