Videogame, la crescita del settore in Italia

Il settore del gaming continua la sua costante crescita nel mondo, tanto da aver registrato negli ultimi anni dei numeri esponenziali, caratterizzati da picchi elevatissimi e soprattutto da una crescita costante dell’intero comparto.

Il discorso riguarda in particolar modo anche il nostro paese, che negli ultimi 2 anni ha visto un evidente incremento del numero dei videogiocatori che decidono di approcciare al mondo del gaming e dei videogames ma anche il numero di coloro che entrano nel mondo del gaming professionale e degli esports. La crescita riguarda tutto il settore del gioco, anche quello che riguarda più propriamente il cosiddetto gioco al tavolo verde, che grazie a offerte, promozioni e a diversi tipi di slot online, ha vissuto e sta vivendo una fase di sviluppo.

Un mercato florido anche in tempi di crisi dei semiconduttori

Quello di questi ultimi anni, per quanto concerne il settore del gaming, è stato un vero e proprio boom, di cui ha parlato apertamente anche Marco Saletta, Presidente di IIDEA e General Manager di Sony Interactive Entertainment. Nella sua intervista ai microfoni de “La Gazzetta dello Sport”, i temi che sono stati trattati e i punti che sono stati toccati sono diversi.

Il punto di partenza è stato contrassegnato dal discorso legato all’incremento dei numeri legati alla dimensione del gaming, successivamente si è passati alle reazioni dei videogiocatori al recente aumento dei prezzi dei videogiochi e alla scarsa presenza sul mercato di quelle che sono le nuove console, tra le quali rientrano la PS5 e l’Xbox Series X.

L’anno d’oro, segnato dalla più grande crescita della storia dell’intrattenimento è stato senza ombra di dubbio il 2020, influenzato com’era dallo scoppio della pandemia e dal “restate in casa” obbligatorio, anche se i numeri dell’anno corrente sono ancora più rilevanti.

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Rispetto al 2020, infatti, è stato registrato un aumento del 2,9% del giro di affari del gaming in Italia. A tal proposito, non è un caso che il suddetto settore venga supervisionato e studiato da più di 1600 persone creando un vero e proprio indotto che è oramai difficile da sottovalutare. Inoltre, l’industria del gaming è tra le poche ad avvantaggiare i giovani, visto che il 79% degli addetti ai lavori ha un’età inferiore ai 36 anni.

Per permettere al mercato italiano di mettere in evidenza le sue eccellenze tecnologiche, si stanno attivando realtà sempre più importanti. Un esempio è il Tax Credit Videogiochi, un provvedimento rinnovato dal Ministero della Cultura che riconosce un credito d’imposta pari al 25% dei costi eleggibili di produzione di un videogioco.

Ciò che ha avvicinato sensibilmente gli italiani ai videogiochi è stata anche la possibilità, grazie all’avvento dell’online e della modalità multigiocatore, di socializzare e di fare nuove amicizie. Come ammesso da Marco Saletta, l’Italia, rispetto a paesi come ad esempio la Francia, la Germania o l’Inghilterra, ci è arrivata tardi sotto questo punto di vista.

Un impatto incredibile è stato registrato per quanto concerne l’hardware, con un incremento del 12,1% e con un fatturato di 443 milioni di euro. La curiosità è che tutto questo è stato ottenuto soprattutto grazie alle vendite registrate da Nintendo Switch, una console non di ultimissima generazione rispetto alla PS5 o all’Xbox Series X e che dimostra, ancora una volta, che sono i contenuti, più che l’hardware ad interessare i videogiocatori.

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Il numero di videogiocatori, che nel 2021 si è abbassato leggermente, non deve ingannare. Infatti, si è arrivati a contare 15,5 milioni di videogiocatori perché è diminuito il numero di giocatori occasionali, ovvero coloro che giocano su mobile.

Insomma il mercato del videogame in Italia è più che mai florido. Occorre allora chiedersi se gli sforzi del governo siano sufficienti o se sia necessario avviare una politica di incentivazione delle attività che operano in un settore che ha i più grandi margini di sviluppo nei prossimi anni, sia in termini di fatturato che di occupazione, che passa anche attraverso una semplificazione delle procedure che consentono ad esempio la creazione di “start up” del videogame, includendo anche i cosiddetti pro players e i team di esports.

Occorrerebbe inoltre da parte della politica uno sforzo volto a non demonizzare il videogame come spesso accade, trattandolo con pari dignità rispetto a tutti gli altri settori.

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