Recensione Call of Duty: Black Ops II


Adrenalina e divertimento

Finora la serie Call of Duty ha sempre avuto un suo modo di far vivere una storia, facendo eseguire al giocatore una serie di azioni che solo in alcuni capitoli ha rinnovato con l’introduzione di varianti al genere. Basti pensare a quel Modern Warfare che ancora oggi riesce ad evocare ricordi bellissimi sulla sua narrazione e i momenti clou. Con Black Ops 2 crediamo che Treyarch abbia centrato in pieno questo ulteriore obiettivo, ovvero proponendo alcune novità nel gameplay che mantengono alto il divertimento e propongono qualcosa di mai visto.

Pad alla mano, Call of Duty: Black Ops 2 si presenta con il suo “clichet”, uno spostarsi da un punto all’altro mettendo alla prova le proprie abilità di mira e spara per stendere i nemici. Ma basta terminare il primo capitolo per accorgersi che il titolo non propone sempre corridoi prestabiliti, anzi. Sono più le volte in cui la ampiezza della mappa di gioco fornisce alternative su come approcciarsi al nemico, il quale, pur rimanendo inizialmente nei punti decisi dallo script di cui tutti CoD sono fondati, è capace di attaccare a volte in modo diverso, comportandosi in modo inaspettato e quindi alzando il tasso di sfida. Non mancano però le situazioni nelle quali gli avversari corrono incrociando la loro traettoria e facilitandovi il compito di usarli come carne da macello sotto i colpi dirompenti delle vostre armi.

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Il susseguirsi tra passato e presente alterna anche le armi da impugnare e Treyarch ha fatto un ottimo lavoro soprattutto su quelle tecnologiche. Queste riescono ad essere davvero ricche di fascino e permettono di aggiungere sapore ad ogni colpo inflitto.

Ma Treyarch non si è fermata mica qui. Oltre a galoppare sui cavalli, guidare veicoli e pilotare velivoli, evitando l’uso di binari ma lasciando al giocatore la scelta su come muoversi, il team ha introdotte delle scelte in punti determinati della storia, alcune che portanoa a vivere lo stesso momento da punti diversi, optando ad esempio di fornire copertura oppure di proteggere gli alleati da vicino, altre volte invece capaci di modificare le informazioni acquisite per comprendere la verità, decretare la morte di uno dei personaggi eliminandolo per sempre dalla serie e persino mutare l’esito finale, suddiviso in ben sei atti conclusivi. Per ovvi motivi, evitiamo di pubblicare qualsiasi immagine o informazione per non rovinarvi la sorpresa. Basti pensare che abbiamo rigiocato almeno tre punti chiave in modo diverso per vedere come sarebbe mutata la storia, e questa non cambia radicalmente ma prende una diversa strada senza sganciarsi troppo dal filo principale, come giusto che sia. Questo plot narrativo alimenta in modo egregio l’attenzione del giocatore che riesce così a tenere vivo l’interesse per i personaggi che incontra o che impersona.

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Tutto qui ? E no. Treyarch ha inserito anche alcune missioni secondarie da giocare entro determinati capitoli, e altre proposte come obiettivi durante la missione da compiere. Se queste vengono soddisfatte, non solo di aggiungere un tassello al filmato finale del gioco ma sbloccano armi e potenziamenti che possono essere utilizzati durante la storia, il titolo infatti permette prima di entrare in battaglia di personalizzare il proprio equipaggiamento, tra arma primaria e secondaria con relativi accessori, abilità in puro stile Perk come estrazione veloce, e così via. Queste missioni si dividono tra Strike Force, nelle quali bisogna agire in tempi determinati alla loro conclusione, ad altre come una missione nella quale si passa da impersonare a scelta ogni soldato in campo, pilotare un drone od ancora gestire tutto da una visione esterna del conflitto, proprio come se fosse uno strategico in tempo reale.

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