Recensione DmC: Devil May Cry


Un giovane dannato

La serie è entrata nei cuori dei videogiocatori con il protagonista già affermato. La storia di DmC: Devil May Cry è incentrata quindi su Dante quando era ancora un ragazzo, per esplorare la sua scoperta dei poteri, la maturità nel cambiare atteggiamento da volgare sbruffone a paladino dell’umanità.

L’approccio iniziale è improntanto sui vizi e virtù del protagonista, in contrapposizione alle posizioni domimanti degli avversari demoni. Il modo per cui essi arrivano a volere la testa di Dante è ben spiegato e narrato sia nei racconti di intermezzo che durante le fasi di gioco. Per non apparire alle persone normali, i demoni sfruttano una realtà parallela, demoninata Limbo, grazie al quale possono interagire con Dante. In questa situazione, ogni cosa cambia e si scopre come in ogni istante ciò che si vede può essere alterato a dismisura.

Ad affiancare il personaggio princiaple e ad istruirlo sulle prime cose da fare, è Kat, una ragazza che ha particolari doti sensoriali tra cui riuscire a vedere e parlare con chi si trova nel Limbo, e creare portali di transizione, dette fenditure, disegnando dei graffiti con una miscela particolare.

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Il suo contributo è molto importante fino a che non incontra Vergil, suo fratello gemello, che gli espone come stanno realmente le cose e aiuta Dante a ricordare il passato, ovvero di essere un nephilim, nato dall’unione tra un demone, suo padre, e un angelo, sua madre, per affrontare il nemico Mundus, re dei demoni. Arrivare a lui non sarà facile, bisognerà attraversare sfide e affrontare diversi nemici.

Il ritmo è mantenuto sempre alto, l’interesse non cala mai, tutto fila liscio fino alla fine rimanendo incollati allo schermo, soddisfatti e appagati per aver assistito ad una storia ben narrata e raffigurata anche dalle ottime interpretazioni dei personaggi. Proprio la relazione tra questi tre e Mundus, sembra richiamare lo stile shakespeariano, trattando temi come vendetta, bene e male.

In ultimo, e non meno importante, viene compreso anche il cambiamento nel look di Dante, da ragazzo ribelle, quasi in stile “emo”, al freddo e letale dei capitoli principali, persino giustificando i capelli bianchi.

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