Recensione Django Unchained

django-unchained_thumbIl western firmato dal regista pulp.

Quentin Tarantino ha trovato ancora una volta un terreno di gioco ideale per mettere in mostra la sua aggressività e il suo stile. In “Bastardi Senza Gloria” ha sfogato la sua “sete di sangue” su Adolf Hitler e sulla Germania Nazista, tanto di cappello. Nella sua ultima opera invece, Django Unchained, Tarantino ha deciso di porre l’attenzione sulla schiavitù e il razzismo verso i negri che aleggiava 150 anni or sono nel Sud America.

Permettetemi di proclamare Django Unchained come il miglior film del 2012 (da noi è uscito ad inizio 2013 a va considerato appartenente all’anno passato ndr.). Si tratta di 165 minuti girati magistralmente, mai superflui. Dovevano essere 165 minuti, e non uno in meno. Una pellicola questa, ricca di soprese, sia nel cast che nel plot narrativo. Una pellicola questa, che vede momenti di agonia, di sarcasmo e di brutalità, tutti egregiamente mixati. Tarantino sa come girare una bella scena. Si porta dietro oltre ad un grande bagaglio di esperienze e di talento, anche un cast ormai consolidato. Un gruppo ormai prossimo alla perfezione.

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Con Django, Tarantino ha ideato uno “spaghetti Western” senza fronzoli: curdo, duro, talvolta surreale. Ha scovato la linea che separa il reale dal fittizio e spesso vi ha cozzato, senza superarla. Le scene più violente, tendono particolarmente allo splatter, ma senza entrarvi in alcun modo. Lo spettatore si trova proiettato tra una miriade di sangue, e basta. Eppure è tutto confezionato perfettamente. Nulla è fuori posto. Ogni singola presenza, animata o inanimata, nella scena è in armonia con tutto il resto.

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Quentin dimostra con estrema brutalità e crudeltà quello che era lo status degli schiavi negri in quel periodo. Non decreta nessuna paradossale giustizia che in altre pellicole è presente e che “conviene”. Non vuole mostrare che vi è del buono in tutto. Semplicemente mette sullo schermo il peggio di quel periodo e di quella condizione, cosicché lo spettatore ne resti colpito a tal punto da trovarsi indignato e dalla parte della classe maltrattata, così come dovrebbe effettivamente essere. Si tratta di un incubo. E in questo incubo Tarantino ha il pieno controllo e dimostra una spontaneità che rende tutte le scelte di regia estremamente efficaci. Non mancano ovviamente il sarcasmo e la mordacia nel raccontare situazioni che dovrebbero essere infelici, una su tutte quella del problema dei buchi ai cappucci bianchi, di uno straordinario Don Johnson (Miami Vice). Carino il cameo con Franco Nero, attore del originale pellicola, seppure palesemente gratuito.

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Se da un lato vi è quanto detto finora, dall’altro troviamo Christoph Waltz. Affermatosi a livello internazionale e ottenuto il suo Golden Globe come miglior attore non protagonista grazie a Bastardi Senza Gloria (anch’esso firmato da Tarantino), Waltz torna nuovamente a rubare la scena.

django-unchained_foto004Christoph Waltz, alias Dr. Schultz, è di quanto meglio visto in Django Unchained. Affibbiatogli nuovamente “un ruolo secondario”, non lascia spazio a nessun altro componente del cast. Domina la scena con estrema maestria, calzando perfettamente al ruolo datogli e esaltandolo fino ai massimi livelli.

Riesce ad interpretare un personaggio estremamente complesso, ricco di sfumature: coraggioso, ma non senza paura – egoista, ma con una coscienza. Un personaggio che arriva a crescere.

Un attore che arriva a vestire una seconda pelle come pochi riescono a fare nel cinema odierno.

Il cast vede comunque un ottimo Leonardo DiCaprio, sempre più a suo agio in ruolo che lo esorta a portare in scena follia ed esuberanza.

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Nella norma la sua prestazione, con qualche picco di eccellenza in determinati momenti, tra i migliori della pellicola (si veda la cena ndr.). Jamie Foxx d’altro canto propone una interpretazione senza infamia ne lode, comunque ombrato dai comprimari, senza esaltare in alcun punto. Samuel L. Jackson è invece colui che interpreta il “negro di casa”.

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Considerato un disonore come pochi a quel tempo. Un ruolo che non penseresti mai di cedere a Jackson, ma quando lo fai, hai vinto un terno a lotto. Un personaggio scomodo, da odiare ma con un suo perché. Un Jackson da apprezzare per la prestazione. Promosso.

Commento finale

Con Django Unchained Tarantino ci ha proposto un film carico di una violenza eccessiva, epica e geniale – mai inquietante o disumanizzante. Non esiste posto più adatto a tale scopo se non in una pellicola targata Quentin Tarantino e valutata “R”. Django Unchained non è un film per tutti. Ma è un film che tutti dovrebbero provare a vedere.

Voto Globale 90

Pro

– Dialoghi eccezionali

– Scenografia perfetta per lo stile della pellicola

– E’ Tarantino al top

Contro

– Splatter in misura minore rispetto a quanto abituati

– Colonna sonora mistra tra vecchio e nuovo (opinabile)

Il film è disponibile al cinema dal 21 Gennaio 2013.

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