Recensione Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente

George Stobbart e Nicole Collard sbarcano sulle console di nuova generazione.

Versione testata: PlayStation 4.

Era il 1996 quando Virgin Interactive ha lanciato sul mercato il primo Broken Sword, titolo che ha riscosso subito un grande successo per il fatto di essere un’avventura punta e clicca che giocava su una trama basata su antiche leggende “riportate in vita” nel presente, con un susseguirsi di eventi che rendevano interessante tutta la produzione. La grafica prevedeva inoltre un’ambientazione completamente disegnata a mano, offrendo paesaggi davvero pittoreschi. Solo un anno dopo, Revolution Software ha sviluppato Broken Sword: La Profezia dei Maya, secondo capitolo che ha contribuito a consolidare ed incrementare ulteriormente i fan della serie proponendo una nuova storia sempre legata alla mitologia.

A partire dal terzo capitolo, il team di sviluppo ha deciso di modificare la formula di gioco, eliminando il tradizionale punta e clicca per far posto a controlli diretti sui personaggi e realizzando tutta l’ambientazione con una grafica tridimensionale. Inutile dire che molti fan, tra cui il sottoscritto, non hanno particolarmente apprezzato questa scelta, poiché Broken Sword era stato privato di ciò che lo aveva reso affascinante e quasi inimitabile.

Dopo ormai 6 anni dal quarto capitolo, quando sembrava che non ci fossero più speranze di rivedere la saga, nel 2013 Revolution Software ha lanciato Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente, uscito su PC in due episodi pubblicati a distanza di quattro mesi. Ora, il gioco è sbarcato anche su PS4 e Xbox One in versione completa ed è pronto a riportare indietro nel tempo anche i possessori di una console di nuova generazione, con un ritorno all’insostituibile punta e clicca e alle ambientazioni realizzate a mano che allietano gli occhi di qualunque giocatore.

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“La Maledicciò” del serpente

Parigi ai giorni nostri. Durante una mostra d’arte tenuta nel piccolo negozio Le Lézard Bleu, dove è presente anche George Stobbart, un ladro irrompe all’improvviso con l’obiettivo di rubare il quadro “La Maledicciò” senza alcun particolare motivo. Nel tentativo di fermarlo, il proprietario della bottega viene ucciso. Dopo diversi secondi di terrore, George capisce che dietro tutta questa faccenda c’è qualcosa di misterioso e losco su cui ha intenzione di investigare per scoprire la verità. Una nuova ed intrigante avventura ha inizio.

La trama ritorna ai vecchi tempi, con gli eventi mostrati all’inizio che lasciano sin da subito un alone di mistero e “confusione” nel giocatore, che deve scoprire cosa ci cela dietro l’accaduto facendosi strada fra centinaia di indizi. Come da tradizione, il gioco ruota sempre intorno alla mitologia, questa volta legata all’antico simbolo dell’uroboro, la figura di un serpente che si morde la coda visibile al centro del quadro rubato, pertanto c’è anche una sorta di insegnamento storico-mitologico contenuto nella produzione che molti potrebbero apprezzare. L’avventura, quindi, vede il celebre duo Stobbart – Collard nuovamente in azione per far luce sui fatti e sventare un’altra minaccia da parte di una qualche cospirazione.

La caratterizzazione dei personaggi poco spiccata, purtroppo, vede dialoghi molte volte interpretati in modo superficiale che si riducono ad essere vere e proprie letture di frasi senza trasmettere particolari emozioni o tonalità di voce. Nonostante ciò, comunque, la possibilità di mostrare qualunque oggetto in nostro possesso a qualsiasi persona con cui parliamo (altra “feature” storica della serie) dà spesso luogo a ridicole conversazioni che strappano qualche sorriso. I fan più fedeli, inoltre, apprezzeranno sicuramente il ritorno di alcune figure cardine dei primi capitoli, tra cui il sergente Moue, il critico d’arte Hector Laine e addirittura la famosa capra.

Il punta e clicca non si tocca

Come già accennato, Broken Sword 5 torna all’insostibuile formula del punta e clicca, quella con cui è nata la saga nonché la preferita da tutti i giocatori, e che si comporta anche bene su console senza avere un cursore troppo lento o scomodo da usare. Oltretutto, è anche possibile utilizzare il touchpad di PS4 per muoverlo, che dispone di una giusta sensibilità. L’esplorazione dell’ambiente circostante e l’esaminazione degli oggetti in ogni loro dettaglio è sempre importante, poiché tante volte potrebbe sfuggire qualcosa di fondamentale per proseguire che, però, potremmo non ritenere utile a tale fine, ritrovandoci apparentemente bloccati. Anche gli enigmi, come da tradizione d’altronde, hanno un ruolo cardine nel gioco e diverse volte occorre anche far bene attenzione ai dialoghi a cui assisteremo, perché la risposta potrebbe trovarsi proprio lì.

In generale, quindi, il quinto capitolo adotta nuovamente le meccaniche di gioco che hanno debuttato con i primi Broken Sword, e ciò permette di comprendere anche ai novizi della serie come effettivamente fosse agli inizi. E se siete fra i nuovi arrivati ed amate il titolo, recuperate assolutamente tutti i precedenti, in particolar modo i primi due: non ve ne pentirete, parola di un fan storico.

Per quanto concerne la longevità, occorrono circa una decina di ore per portare a termine l’avventura la prima volta, ma molto dipende anche da quanto si è perspicaci nel risolvere gli enigmi presenti, dato che alcuni richiedono un ragionamento logico a cui non tutti arrivano immediatamente senza risultare, comunque, troppo complicati. La storia, in ogni caso, non è noiosa ed evolvendosi diviene sempre più interessante, il che spinge i giocatori a voler continuare per capire ciò che accadrà più avanti.

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Un viaggio fra Europa ed Asia occidentale

L’ambientazione tipica della saga rimane sempre la città dell’amore, ovvero la splendida Parigi, che viene rappresentata con disegni realizzati a mano dai colori vivi che danno vita a paesaggi quasi idilliaci che fanno viaggiare la fantasia di chiunque. La prima parte del gioco si svolge per la maggior parte del tempo in Francia quindi (a parte una breve sessione a Londra), mentre la seconda vede l’ambientazione spostarsi principalmente in Catalogna e poi in Iraq, anch’esse rappresentate in modo superbo sempre grazie a disegni in grado di trasmettere emozioni nei giocatori più “artistici”. Inoltre, la località di Montserrat è stata riprodotta fedelmente alla realtà, segno che i luoghi giocano sempre un ruolo importante nell’intera serie. Se però il tocco degli artisti è più che apprezzabile, c’è da dire che il comparto grafico non ha subito particolari cambiamenti rispetto alla versione PC: è possibile intravedere svariate compenetrazioni poligonali e alcuni elementi non realizzati a mano non godono di grandi dettagli, sebbene tutto ciò possa passare in secondo piano in un titolo di questo genere.

Il comparto sonoro è ben realizzato, anche se in alcuni momenti la musica risulta essere troppo alta e lo si può notare maggiormente durante dei dialoghi. Ovviamente, è un fattore molto
soggettivo e certo, basta diminuire il volume dell’audio dalle impostazioni. In generale, comunque, si può sentire ogni singolo suono specifico per quella ambientazione, dal cinguettio degli uccelli al sottofondo “rumoroso” delle strade di Parigi.

Commento finale

Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente è il ritorno in grande stile della serie, con tanto di meccaniche punta e clicca e ambientazioni realizzate completamente a mano dagli artisti di Revolution Software. Amato da tutti già su PC, la versione completa arrivata sulle console di nuova generazione non può far altro che soddisfare tutti coloro che non hanno potuto giocarlo su un computer o su dispositivi mobili, soprattutto perché costa solamente 30€. Il vero Broken Sword è tornato e se siete fra gli amanti del genere o, più semplicemente, fan fedelissimi, questo quinto capitolo è un must have e forse anche un addio definitivo coi fiocchi alla serie. Ma chissà, magari il team di sviluppo ci farà un’altra sorpresa fra diversi anni, e lo speriamo vivamente.

Pro Contro 
– Il vero Broken Sword è tornato!
– Ambientazioni sublimi
– Storia interessante
– Buona longevità
– Personaggi poco caratterizzati
– Non vogliamo che sia l’ultimo capitolo 
  Voto Globale: 80 
 
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