Il fantasma di Sparta è tornato!
Correva l’anno 2005 quando il primo capitolo di God of War arrivava su PlayStation 2. Non sono passati molti anni da allora, ma in termini videoludici è cambiato davvero tanto. Oggigiorno infatti, fra le produzioni che vanno per la maggiore abbiamo i cosiddetti titoli indipendenti e le tanto decantate e pubblicizzate rimasterizzazioni di titoli del passato più o meno di successo.
Fra queste, trovano poi spazio le produzioni tripla A, che possiamo paragonare ai Colossal cinematografici. Si tratta di titoli che devono avere determinate caratteristiche e raggiungere un certa qualità complessiva che possa giustificare l’esborso. Ecco, è in questa categoria che si colloca God of War, l’ultima fatica dei Santa Monica Studio, artefici fra l’altro di tutti i capitoli del franchise. Una serie che non ha quasi mai deluso gli appassionati, se non con il capitolo Ascension.
Il solito Hack & Slash?
God of War è nato come titolo Hack & Slash e senza alcun dubbio è stato insieme ai vari Devil May Cry e Bayonetta, fra gli esponenti migliori del genere. Tuttavia era necessario un taglio netto con il passato. È quello che ha fatto Cory Barlog (director di God of War II), la mente creativa dietro a questo reboot/sequel. Dimenticate il classico Hack & Slash, God of War, allontanandosi dai canoni tradizionali della serie, è un’avventura dinamica matura, solida e indimenticabile.
Padre e figlio
Sebbene God of War sia un titolo totalmente diverso da quelli che abbiamo imparato a conoscere in più di una decade, riesce comunque a mantenere una certa continuità con il passato, rappresentando sostanzialmente una naturale evoluzione del brand. Avviata la campagna, ci ritroviamo dinanzi al Dio della Guerra, Kratos, con una lunga e folta barba e che inizia a mostrare i segni dall’età. La Grecia e le sue divinità sono ormai ricordi del passato e Kratos, desideroso di lasciarsi tutto alle spalle, decide di recarsi nelle gelide terre della Scandinavia. I suoi trascorsi di vita sono un segreto o quasi, l’unica che sa tutto è la sua compagna Faye. La morte di quest’ultima segnerà però l’inizio dell’ennesimo viaggio del Fantasma di Sparta, che accompagnato da suo figlio Atreus, dovrà portare le ceneri di Faye sulla montagna più alta dei nove regni.
La narrazione di God of War ruota proprio intorno al rapporto padre-figlio. Da una parte abbiamo Kratos, apparentemente tranquillo e che invece è letteralmente distrutto dal dolore per la perdita della compagna. Mantiene comunque la sua integrità dinanzi al figlio, dimostrandosi un padre severo e tutto d’un pezzo, pronto a riprendere duramente Atreus per aver sottovalutato una delle tante situazioni che si presenteranno o per gli sbagli commessi. Dall’altro invece abbiamo Atreus, un ragazzino gracile, ma con un caratterino davvero niente male, il quale affronta la perdita della madre in maniera più emotiva, ritrovandosi ad avere a che fare con un padre che per sua stesa ammissione non era molto presente.
Il legame tra i due, sebbene sia caratterizzato da alti e bassi, c’è e si sente dall’inizio del gioco fino ai titoli di coda. Lo possiamo paragonare un po’ al rapporto fra Joel ed Ellie di The Last of Us, con l’unica differenza che mentre in quest’ultimo caso il rapporto funziona più in termini narrativi ed empatici, quello fra Kratos e Atreus si sposa meglio in termini di gameplay. Infatti, il loro rapporto diventerà sempre più sinergico, con l’avanzamento della trama di gioco e con il miglioramento delle rispettive abilità di ognuno. Il tutto si andrà a tradurre in scontri e combattimenti sempre più adrenalinici ed appaganti. Per la cronaca, per portare a termine l’arco narrativo di God Of War ci abbiamo messo circa 25 ore. Per completare il gioco al 100% ce ne sarebbero volute altre 20, quindi se siete fra quelli che collezionano Trofei di Platino uno dietro l’altro, sappiate che God of War vi terrà impegnati per parecchio tempo.
Libertà o quasi
Uno degli aspetti che ci ha lasciati piacevolmente sorpresi è la grandezza della mappa di gioco. Non abbiamo a che fare con un open world alla pari di Breath of the Wild per intenderci ma rispetto al passato, nonostante nel complesso resti un’esperienza piuttosto lineare, c’è una maggiore libertà di azione e di esplorazione. Le aree da scoprire sono tante e potremo farlo avvalendoci della barca e di alcuni portali. Nel nostro peregrinare per i nove regni che compongono l’intera mappa di gioco, oltre ad affrontare l’epica campagna principale, sarà possibile svolgere delle quest aggiuntive, propinateci da alcuni personaggi secondari che incontreremo. Inoltre, i tanti collezionabili presenti, fra manufatti, forzieri, oggetti unici e rari, mappe del tesoro, ci spingeranno ad esplorare ogni anfratto di questo meraviglioso mondo di gioco. È lasciata comunque piena libertà al giocatore, se svolgere o meno le attività presenti, attività che diventano praticamente obbligate se deciderete di migliorare le abilità del buon Kratos e di suo figlio Atreus.
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L’Ascia è la mia migliore amica
Un plot narrativo solido, una maggiore libertà esplorativa, ma il vero cuore pulsante della produzione è dato dal Combat System. Un sistema che ha subito le maggiori modifiche rispetto ai trascorsi capitoli della serie. L’obiettivo non è stato quello di snaturare un titolo come God of War ma bensì di renderlo più adatto e fruibile alla generazione videoludica attuale. Il buon Kratos non impugna più le sue famose doppie lame che tanto lo avevano contraddistinto e aiutato nella sua battaglia verso la conquista dell’Olimpo. Ora ha una nuova devastante arma, ovvero l’Ascia del Leviatano che ha ereditato dalla compagna guerriera Faye. Il Dio della Guerra può avvalersi dell’arma in due differenti modi: o come arma da mischia, alternando con R1 e R2 colpi leggeri e colpi pesanti, oppure come arma dalla distanza. In quest’ultimo caso bisognerà mirare con L2 e lanciare l’ascia verso i nemici o l’opportunità ambientale (enigmi o meccanismi) che richiederà l’ausilio dell’ascia come arma da lancio. Una volta lanciata l’ascia, Kratos potrà colpire direttamente a mani nude. Le potenzialità di quest’arma sono infinite, soprattutto se dall’apposito menu di gioco andremo a selezionare le rune e i talismani che troveremo sul nostro cammino.
Premendo invece il tasto triangolo sul DualShock 4, Kratos potrà richiamare, come d’altronde fa Thor con il suo Martello, l’ascia a se. E Atreus cosa fa? Ci guarda? Assolutamente no. Atreus è un ottimo arciere, il suo aiuto sarà fondamentale non soltanto in battaglia ma anche per l’attivazione di pulsanti o per aprire nuovi passaggi altrimenti inaccessibili. Le abilità da arciere di Atreus sono direttamente connesse alla trama. Avanzando sbloccherà nuove tipologie di frecce che ci aiuteranno nel prosieguo del nostro cammino. L’uso combinato di Leviatano e di frecce offre diverse opportunità in termini di gameplay che vi lasciamo scoprire direttamente a voi in prima persona.
Se credete che vi basterà colpire con fendenti e colpi dalla distanza per avere la meglio vi sbagliate di grosso. Il Combat System del gioco, sembra avere almeno parzialmente abbandonato l’approccio diretto a favore di una maggiore ponderazione dell’azione. Il che richiede l’esecuzione di colpi e combo al momento giusto che offrono quel tocco in più che forse in passato era mancato. Kratos deve badare anche alla fase difensiva, dovendo quindi avvalersi anche del suo poderoso scudo che oltre a proteggerlo in caso di attacco nemico, anch’esso può essere sia ravvicinato e sia dalla distanza, potrebbe aprire nuove opportunità di contrattacco. Infatti richiamando lo scudo al momento opportuno, potremo effettuare un parring, ovvero una manovra che stordirà temporaneamente il malcapitato nemico che scoprendo inesorabilmente il fianco, darà modo al Dio della Guerra di scatenare tutta la sua furia distruttiva. Se durante lo scontro dovesse servirvi aiuto, basterà premere il tasto quadrato e Atreus inizierà a scoccare frecce. Riferendoci a quest’ultimo, non necessità di aiuto e né tantomeno dovremo tenere sott’occhio la sua salute. Potrebbe soltanto capitare che se richiamato, non intervenga in maniera rapidissima nello scontro, in quanto è stato stordito o ormai è esausto, ma non appena ripresosi sarà davvero utile. Infine, a completare il quadro, non manca la Furia di Sparta, utilizzabile premendo in contemporanea le due levette analogiche quando l’apposita barra, posizionata sotto quella della salute, sarà completamente piena. Questa abilità rende Kratos invulnerabile per una decina di secondi e gli consentirà di sferrare attacchi devastanti.
RPG mode
In God of War è presente anche una buona componente RPG. La sezione di crafting poggia sostanzialmente su due differenti componenti. Da una parte abbiamo l’argento e le risorse che potremo ottenere in game, distruggendo vasi, casse e sconfiggendo nemici. Dall’altra invece abbiamo la sezione relativa alla crescita di Kratos e Atreus che si focalizza sui punti XP. Recandoci quindi presso i negozi di Sindri e Brok, e spendendo la valuta disponibile, ovvero l’argento, potremo personalizzare Armatura, Armi e Abilità. Nell’apposito menu, ci sono tre sezioni relative all’Armatura di Kratos, ovvero: Armatura busto, Armatura fianchi e Armatura braccia mentre una soltanto per Atreus. Le combinazioni possibili sono tante e ci risulterebbe un tantino difficile elencarle tutte. Qui, in sintesi, vi basterà sapere che ogni nostra scelta, impatterà su 6 fondamentali caratteristiche: Forza, Runico, Difesa, Vitalità, Fortuna e Ricarica. Discorso equivalente vale per le Armi a disposizione, le quali potranno essere liberamente potenziate a patto di avere il giusto quantitativo di argento e di risorse richieste disponibili. In mancanza di queste, potremo vendere qualche artefatto, risorsa o incantesimo che non utilizziamo.
Per quanto riguarda invece il fronte XP, potremo accedere, attraverso il tasto Options del Dualshock 4, direttamente alla schermata Armi, Armatura e Abilità. Sostanzialmente, nella sezione Armi, potremo selezionare il Leviatano o l’arco e aggiungerci un potenziamento. Nel primo caso, abbiamo una sezione Attacco Runico Leggero, un’altra relativa all’attacco Runico Pesante e infine una terza che ci permette di aggiungere al Pomo dell’Ascia un oggetto che possa farci ottenere un bonus aggiuntivo, ad esempio un bonus vitalità. Selezionando invece l’arco di Atreus, avremo una sola sezione, Evocazioni Runiche che, offrono al giovane combattente un attacco runico. Stesso discorso vale per l’Armatura, che potrà ottenere bonus e incantesimi di vario tipo. Per quanto riguarda invece l’albero delle Abilità, le skills sono suddivise in tre categorie: Leviatano, Scudo Guardiano e Artiglio. Tali sezioni, una volta ottenuti i rispettivi punti XP, vi permetteranno di potenziare alcune caratteristiche. Ad esempio, aumentare il numero di Permagelo ad ogni colpo d’ascia oppure migliorare la Furia di Sparta o ancora aumentare il danno delle frecce scoccate da Atreus.
La progressione nella crescita dei personaggi è buona. Non ci troviamo dinanzi ad una novità assoluta nel panorama videoludico ma in definitiva il sistema funziona piuttosto bene, permettendo al giocatore di sperimentare differenti stili di gioco nel corso dell’avventura. Da sottolineare, che pur potenziando abilità e armi, i nemici contestualmente diventeranno sempre più forti e difficili da affrontare. Il loro “armamentario” è piuttosto vario e anche il move set non sempre è facilmente leggibile, soprattutto quando ci troviamo a dover affrontare Boss e mini-boss di vario genere.
Un Kratos in grande forma
Dove God of War dà il meglio di se è sicuramente sull’aspetto squisitamente tecnico. Il gioco non presenta incertezze rilevanti. Noi lo abbiamo provato sia su PlayStation 4 standard e sia su PlayStation 4 Pro e ci siamo resi conto di trovarci dinanzi ad un vero e proprio capolavoro. In versione Pro è possibile scegliere fra due tipologie di impostazioni: Risoluzione e Framerate. La prima privilegia la risoluzione dinamica, fino a 4K e a 30 fps (mai stabili), attraverso il checkerboard rendering mentre la seconda modalità permette di “sacrificare” la risoluzione (fino a 1080p) a favore di performance complessivamente migliori, come il framerate a 60fps, purtroppo non sempre stabile, in quanto in più di una occasione ci siamo trovati davanti a vistosi cali che portavano il framerate a 45/50 e ad un aliasing fin troppo evidente.
Avendo provato il gioco in entrambe le “configurazioni,” soprattutto se affrontate l’avventura ad un livello di difficoltà alto, la modalità Risoluzione mal si adatta ad un titolo del genere. Pertanto il nostro consiglio è quello di giocare le prime fasi di gioco in modalità Risoluzione, in tal modo capirete perché God of War al momento è indiscutibilmente il miglior titolo che possa girare su console. Quando invece le cose inizieranno a farsi più dure, passate alla modalità Framerate che sicuramente vi agevolerà durante gli scontri, garantendo una fluidità notevolmente maggiore.
Per il resto, il lavoro svolto da Santa Monica è a dir poco superlativo. Il gioco non presenta caricamenti di alcun tipo, proprio per mantenere quel taglio cinematografico che lo studio californiano si era prefissato. I personaggi sono stati finemente modellati e il livello di dettaglio è strepitoso soprattutto in riferimento alle espressioni facciali che rasentano il fotorealismo. Un sonoro da 10 e lode, poche ma significate tracce, un doppiaggio a livelli monster, fanno di God of War un vero e proprio capolavoro videoludico. Se come ha detto il producer, in cantiere ci potrebbero essere ben 5 sequel, il nostro augurio è che i futuri God of War possano effettivamente diventare dei veri e propri open world completamente esplorabili.
Commento finale
God of War è ad oggi la migliore avventura dinamica disponibile su console. Impossibile trovare qualcosa che non ci abbia convinti, direzione artistica impeccabile, un plot narrativo solido e ben raccontato in salsa cinematografica, tecnicamente mostruoso, un Combat System migliorato. C’è da aggiungere altro? La creatura di Santa Monica Studio farà sicuramente breccia nei cuori degli appassionati del Dio della Guerra e non solo. Un titolo maturo, moderno e unico nel suo genere, che non ha snaturato la natura stessa della produzione, anzi l’ha catapultata verso nuove mete, nuovi orizzonti che se come detto dal producer, prevedono altri 5 sequel, bè, ci sarà da divertirsi. Bentornato Kratos!