Remastered, un termine che ormai ci accompagna da diversi anni. Diversi publisher/sviluppatori, hanno riproposto opere del passato, qualcuna di notevole fattura, altre molto meno. Fra quelli che (stranamente) non si erano ancora addentrati “seriamente” nel mondo delle rimasterizzazioni, c’è Rockstar Games. Il colosso americano con sede a New York continua a godersi il meritato successo di GTA V (divenuto praticamente una pietra miliare dell’industria videoludica) e della sua ultima IP: Red Dead Redemption 2. Inoltre, sebbene non vi sia ancora l’ufficialità, salvo leak e voci di corridoio, Rockstar dovrebbe essere a lavoro su GTA 6.
Detto questo, l’annuncio di una Definitive Edition relativa a tre dei capitoli iconici della saga di GTA, ovvero: GTA III (che festeggia il ventesimo anniversario), Vice City e San Andreas, era stato accolto con giubilo (sebbene non ne sentivamo particolarmente la necessità) dai giocatori. Ad occuparsene è stata Grove Street Games, azienda con sede in Florida, nota per le conversioni di diversi titoli su mobile. Purtroppo, considerando anche l’importanza dei tre citati titoli, il lavoro di conversione è stato incredibilmente pigro ed in definitiva il risultato finale discutibile!
Da dove iniziamo con la trilogia definitiva di GTA?
Iniziamo con gli aspetti positivi: il mondo di gioco è stato modernizzato con l’aggiunta di nuovi elementi (ad esempio in GTA Vice City il prato e l’acqua del mare sono sicuramente più convincenti rispetto alla versione originale), i controlli della telecamera sono stati notevolmente migliorati e finalmente vi è stata, seppur senza qualche problema, l’aggiunta di checkpoint a metà missione. Ciò sta a significare che il giocatore non sarà costretto, in caso di fallimento, a tornare dal NPC che aveva assegnato la missione. Ulteriori miglioramenti alla “qualità della vita” derivano da un sistema GPS (con tanto di mappa rinnovata), simile a quello che si trova nei moderni giochi della serie, insieme alla ruota di selezione delle armi e delle stazioni radio che sicuramente agevolano l’utente. È stato tutto parzialmente ripreso dalla configurazione di GTA 5 e, sebbene le sparatorie, così come il combat system e il sistema di guida dei veicoli sembrino provenire da un’epoca preistorica, tornare a giocare a questi capitoli risalenti ai primi anni del 2000 con le suddette aggiunte, è un bel passo in avanti che sicuramente avvertirete se avete avuto modo di giocare ai titoli originali.
Ovviamente, parte delle critiche che sono state fatte a questo bundle derivano da decisioni aziendali al di fuori della qualità del prodotto stesso. Rockstar ha rimosso immediatamente le versioni PS2 degli stessi giochi dal PS Store, il che sta a significa che l’unico modo per godersi gli originali è acquistarli fisicamente. Inoltre, la società madre, Take-Two, ha inviato “minacce legali” ai modder, che hanno lavorato per migliorare questi titoli.
Ma perché i modder dovrebbero prendersi la briga di lavorare su questa trilogia?
Tutti e tre i giochi soffrono di gravi problemi di prestazioni soprattutto per quanto riguarda il framerate (noi li abbiamo testati su PS5). Ad esempio, nel caso di GTA 3, stiamo parlando di cali fino a 25 fotogrammi al secondo in una modalità (quella performance) che dovrebbe mirare a garantire i 60 fotogrammi al secondo. GTA San Andreas (il più recente dei tre in quanto pubblicato nel 2004) è sicuramente quello che funziona meglio, anche se i puristi potrebbero avere da ridire sul suo “nuovo” stile artistico che praticamente abbandona quello originale.
I modelli dei personaggi, sebbene nettamente migliorati, potrebbero far storcere il naso a molti e in diversi frangenti, lasciano a desiderare. Anche se non ci si aspettava un lavoro su vasta scala come accaduto per la Mafia: Definitive Edition, lo sviluppatore ha tentato di ripulire i modelli poligonali originali ma finendo per ottenere un risultato un tantino bizzarro. Personaggi iconici, come CJ in GTA San Andreas e persino Tommy Vercetti in GTA Vice City, si presentano piuttosto bene, altri, come il cast di accompagnamento in GTA 3, rasentano il ridicolo e talvolta non sembrano neanche essere umani.
Ad essere onesti, vedere San Andreas e persino Vice City in una risoluzione più elevata, fa risaltare dettagli che negli originali erano trascurabili. Diverse trame sono in bassa definizione così come, l’intelligenza artificiale utilizzata per rimasterizzare questa trilogia, ha letteralmente distrutto le scene di intermezzo che tanto caratterizzavano gli originali. Persino i sottotitoli sono stati migliorati con l’IA ma complice la bassa risoluzione originaria, alcuni di questi sono stati tradotti male. Insomma, comprendiamo che è un compito ingrato fare il salto da 480p a 2160p, ma qualcuno (in carne ed ossa) doveva almeno prendersi la briga di correggere eventuali refusi di testo/problemi prima che venissero aggiunti al gioco.
Fra gli altri problemi evidenti: anche con il nuovo sistema di checkpoint, ci si ritroverà spesso a ritornare al punto di assegnazione della missione mentre i nemici sparano da dietro i muri o i veicoli esplodono inspiegabilmente o addirittura è capitato di vedere piovere sotto ad un ponte o di sbattere contro un idrante con tanto di acqua che compenetrava attraverso il veicolo. Ci sono anche nuovi bug come: veicoli fluttuanti, elementi che compaiono improvvisamente a schermo e vengono letteralmente inghiottiti dalla strada. Insomma, sebbene alcuni glitch ci abbiano anche fatto sorridere, in definitiva il lavoro svolto non è proprio a regola d’arte, anzi.
Un pacchetto che poteva sicuramente essere sfruttato meglio
Le mancanze tecniche però sono parzialmente mitigate da un gameplay che ancora diverte a distanza di vent’anni. GTA III è quello invecchiato peggio, come ci si aspetterebbe, con la sua semplicistica selezione di missioni intorno all’oscura e squallida Liberty City priva della creatività che sarebbe arrivata nelle puntate successive. GTA Vice City, rilasciato solo un anno dopo GTA III, sembra quasi essere un pacchetto di espansione, ma grazie all’estetica anni ’80, piena di colori e luci vibranti al neon, riesce abbastanza a convincere. E anche senza Michael Jackson, la colonna sonora è ancora un thriller.
Naturalmente (come ci si sarebbe aspettati), è GTA San Andreas a mantenere quasi intatta l’eredità di Rockstar North, infatti, i capitoli successivi hanno ripreso diverse meccaniche del titolo del 2004, il quale risulta essere ancora al passo con i tempi.
Detto questo, non c’è niente come GTA, anche questi classici, al netto dei tanti difetti riscontrati, riescono a mantenere il giocatore incollato allo schermo. Rockstar crea mondi incredibilmente realistici e in questi giochi ci sono sistemi che non sono nemmeno presenti nei più grandi successi di oggi, come Cyberpunk 2077. Questo fa sembrare tutti e tre i titoli immersivi e vivi, nonostante la loro età.
Ma non c’è dubbio che questa compilation poteva essere migliore, e lo sarebbe stato se Rockstar si fosse messa in prima persona a lavorarci piuttosto che affidarla a Grove Street Games.
Commento finale
Tutti e tre i giochi di questa Grand Theft Auto: The Trilogy – The Definitive Edition sono pezzi miliari dell’industry videoludica e resistono ancora al trascorrere inesorabile del tempo, in particolare GTA San Andreas. Ma come remastered non convincono ed in particolare: faticano su un hardware moderno come quello di PS5 e molti degli elementi caratteristici degli originali si sono persi. Rockstar ha costruito la sua reputazione sull’attenzione ai dettagli e, sebbene tutti e tre i titoli in questione siano dannatamente divertenti, questa deludente compilation sarà considerata una macchia indelebile sul curriculum del colosso americano.
In aggiunta, il prezzo, di ben 59,98€ non è giustificabile per un lavoro del genere. Il nostro consiglio, se avete le versioni originali, è di godervi quelle. Se proprio desiderate mettere le mani su questa trilogia, attendete un significativo calo di prezzo!
P.S. per coloro che non si preoccupano di completare il gioco e vogliono soltanto divertirsi, ci sono anche i cheat code.