In un periodo in cui Netflix, così come altri servizi di streaming digitale come Disney+ o Amazon Prime Video, ha una sempre maggior diffusione, continuano ad arrivare notizie su possibili aumenti dei piani per questi servizi.
La diffusione dello streaming è favorita anche dalla crescente crisi del settore cinematografico, le cui produzioni e distribuzioni sono bloccate dalla situazione pandemica. In tutto ciò, i servizi come Netflix non hanno la necessità di distribuire i loro prodotti in una sala e possono sfruttare le uscite per aumentare gli abbonamenti.
Di seguito, analizzeremo la situazione di costi sulle principali piattaforme di streaming e tenteremo di capire in che modo i prezzi sono variati negli anni.
Netflix
Nel 2015, Netflix debutta in Italia preparandosi a cambiare radicalmente il modo in cui gli utenti si approcciano ai contenuti seriali. In origine, il prezzo dell’abbonamento era di 7,99 euro per il piano Base; 9,99 euro per quello Standard, che include la visione in Full HD, e 11,99 euro per quello Premium, che consente la visione a risoluzione 4K e fino a quattro dispositivi attivi contemporaneamente.
È proprio grazie al suo rapporto qualità prezzo che Netflix mette subito in crisi la tv tradizionale italiana e diventa rapidamente una delle piattaforme video più utilizzate nel nostro paese. Nel periodo successivo, la piattaforma di streaming ha iniziato anche a produrre le proprie serie, inserendosi così anche nel mercato dei produttori.
Tra le prime produzioni originali, ricordiamo House of Cards, Orange is the New Black e le serie Marvel: Daredevil e Jessica Jones. Tutte trasmesse a partire dal 2013, le prime produzioni Netflix hanno un successo enorme e sono gli apripista per produzioni sempre più ambiziose.
A ottobre 2017 Netflix ha, tuttavia, aumentato i prezzi dei piani Standard e Premium negli Stati Uniti. Contemporaneamente, in Italia il piano Standard è passato a 10,99 euro mentre quello Premium a 13,99 euro. È il primo di una serie di aumenti di prezzo giustificati con l’intenzione di creare nuovi contenuti.
A gennaio 2019 Netflix ha alzato di nuovo il costo mensile dei suoi piani negli Stati Uniti. Cinque mesi dopo, in Italia il piano Standard è passato a 11,99 euro e quello Premium a 15,99 euro.
A ottobre 2020, gli utenti americani sono stati colpiti da un nuovo aumento dei piani Standard e Premium. In Italia, questo aumento è arrivato solo un anno dopo. Da pochi giorni, infatti, il piano standard è passato a 12,99 euro e quello Premium è salito a 17,99 euro.
Solo pochi giorni fa, tuttavia, negli Stati Uniti è stato annunciato un nuovo rincaro. Il piano Standard è passato a 15.49$ e quello Premium ha raggiunto quota 19,99$. La motivazione fornita da Netflix alla CNN è la stessa dell’ultimo aumento: la società vuole produrre contenuti dalla qualità sempre maggiore e, per farlo, ha bisogno di budget sempre più grandi.
Considerando le recenti produzioni di serie come The Witcher, Squid Game e film quali Don’t Look Up e Roma, sembra che Netflix stia quantomeno mantenendo la sua promessa. Tuttavia, quanto gli utenti saranno disposti a spendere per un abbonamento alla piattaforma?
Non è ancora chiaro, inoltre, se l’aumento colpirà anche l’Italia. Dal momento che l’ultima variazione tariffaria è stata adeguata con più di un anno di ritardo rispetto agli Stati Uniti, è lecito aspettarsi che avvenga lo stesso anche per questo rincaro.
Prime Video
Di contro, i competitor di Netflix, in particolare Amazon Prime Video e Disney+, adottano strategie sostanzialmente diverse. Prime Video, infatti, ha un costo di 36 euro l’anno, circa 3,99 al mese. All’abbonamento sono collegati servizi aggiuntivi quali Amazon Prime che permette di ricevere spedizioni più rapide e offerte speciali per gli acquisti online.
Inoltre, Prime Video presenta la possibilità di avere una tariffa dimezzata per gli studenti. Prime Student permette infatti agli studenti universitari di pagare l’abbonamento annuale soltanto 18 euro, ricevendo così gli stessi servizi.
Anche gli Amazon Studios producono i propri contenuti. Nel catalogo di Prime Video troviamo infatti prodotti di qualità come The Boys, Invincible e The Man in the High Castle. La differenza sostanziale con Netflix sta nel fatto che la principale fonte di guadagno di Amazon proviene dalle vendite online, dunque, è più facile per il colosso americano avere dei fondi da investire in produzioni audiovisive.
A differenza di Netflix, Prime Video non ha attualmente annunciato alcuna modifica nei propri costi.
Disney+
Per quanto riguarda l’ultima arrivata Disney+, invece, ci troviamo di fronte ad una via di mezzo tra le piattaforme analizzate finora. Il suo catalogo vanta molti prodotti interessanti di cui Disney detiene i diritti. Su tutti risaltano la saga di Star Wars e le serie Marvel che, dopo la fine dell’accordo con Netflix, sono passate a Disney+.
Così come Prime Video, anche Disney+ offre la possibilità di attuare un piano annuale, in modo da pagare una volta soltanto e risparmiare qualcosa sulla tariffa mensile. Il piano mensile, infatti, ha subito un aumento dai 6,99 euro del lancio agli 8,99 euro attuali, con il piano annuale che aumenta da 69,99 euro agli attuali 89,99.
L’aumento di prezzo per Disney+ è stato annunciato ad ottobre 2021 ed è arrivato quasi in contemporanea con quello della rivale.
Insomma, se escludiamo Prime Video, la quale non ha attualmente annunciato modifiche nei suoi costi, sembra che le piattaforme di streaming video si stiano uniformando sulla stessa politica. Se seguiamo l’esempio di Netflix, è lecito aspettarsi che i prezzi crescano all’incirca una volta ogni due anni per far fronte ai maggiori costi di produzione. La domanda che ci sentiamo di ripetere è però la seguente: quanto potranno ancora aumentare i prezzi? Fino a quanto gli utenti sono disposti a pagare per le loro serie preferite? Diteci la vostra nei commenti o sui nostri gruppi Telegram e Facebook.