Recensione Assassin’s Creed Unity

Benvenuti al progetto Helix

Versione testata PlayStation 4.

Rivoluzione. Implica cambiamento, rottura con un passato che si faceva fatica a lasciarsi alle spalle. Significa che dopo un determinato avvenimento, la realtà non sarà più la stessa. E nelle storie di Assassin’s Creed questo concetto è stato esplorato più volte, passando dal Vecchio al Nuovo continente, tra le mire d’espansione dei Borgia e le aspirazioni indipendentistiche delle colonie. 

Ciò che però, finora, non è mai stato veramente rivoluzionato è il sistema di gioco, saldamente ancorato alle certezze di un gameplay che aveva suggellato il successo di una delle saghe più prolifiche della recente storia videoludica. Certo, dopo Assassin’s Creed III e l’abbandono del protagonista principale, qualche nuova meccanica si era iniziata a vedere, ma è con la nuova generazione che Ubisoft tenta veramente un grande salto di qualità o, meglio, della fede.

Con Unity gli sviluppatori canadesi ci hanno davvero provato, con coraggio, anche se i risultati evidenziano alti e (svariati) bassi.

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Alla ricerca della propria identità

Come ormai arcinoto, il ricordo centrale di Assassin’s Creed Unity (anticipato anche nella nostra anteprima) si colloca alla fine del XIX secolo, a Parigi. Siamo negli anni della straordinaria convocazione degli Stati generali, della presa della Bastiglia e del Terrore di Robespierre. Rivoluzione francese e dintorni, insomma. Ciò che non era stato rivelato, è invece la cornice nel presente. Siamo nel 2014, a un anno dai fatti narrati in Black Flag. Il progetto di intrattenimento Helix è ormai una realtà consoliditata e Ubis… l’Abstergo Enterteinment, pardon, mette a disposizione del giocatore il ricordo genetico riguardante la fine dell’ultimo Gran maestro dell’Ordine dei Templari, de Molay. Una falla nel sistema di sicurezza permette però agli Assassini di mettersi in contatto con noi, per rivelarci una realtà diversa da quella che i Templari vorrebbero propinarci: entriamo così nei panni di Arnó Victor Dorian, per capire le motivazioni della Confraternita attraverso gli occhi di un giovane in cerca di vendetta.

Dopo l’eccezionalità della trama di Rogue (qui la nostra recensione), tuttavia, la storia di Arnó finisce per rivelarsi presto sotto le aspettative, mettendo in mostra evidenti limiti nel carisma del nostro eroe e ricalcando, in tono minore, tematiche quali la morte del padre, il desiderio di vendetta, i sensi di colpa, l’amore “impossibile”, che ci hanno riportato alla mente storie già raccontate. Non mancano certo scorci magistrali di genialità – e citiamo, a titolo d’esempio, le pittoresche figure di La Tuche e del Marchese de Sade – ma in generale la narrazione procede in maniera fin troppo lineare e scontata fino all’inevitabile epilogo. Nemmeno le “fratture”, con i cambi di epoca che ne conseguono, e i rari intermezzi nel presente, riescono a restituire al titolo quel clima di cospirazione continua cui le macchinazioni di Al Mualim e dei Borgia ci avevano abituati. La sensazione è che Unity si possa configurare come una sorta di appendice narrativa della trilogia americana, mentre tutti, compresa Giunone, sembrano aver stipulato una tregua provvisoria. 

Sali di livello, Assassino

Inaspettamente, però, al di fuori delle cut-scene ci accorgiamo che c’è qualcosa di diverso nel feeling con il personaggio. E non si tratta del dover premere X per arrampicarci o O per scendere. Ciò che salta subito alla nostra attenzione è che Arnó non è quella macchina da guerra infallibile in grado di usare tutti i trucchi dell’esperto assassino: omicidi doppi, in volo, persino la rotolata dopo un salto per ridurre i danni, sono diventati ora abilità da sudare e conquistare con l’esperienza. Introducendo una meccanica a metà tra il multiplayer dei precedenti capitoli e l’action rpg, ogni azione ci permette ora di conquistare punti Credo per avanzare di rango ed acquistare equipaggiamenti, mentre le missioni portate a termine ci forniscono i punti abilità necessari ad accedere alle tecniche più avanzate, come i potenziamenti alla salute o l’abilità scasso per scovare tesori e stanze segrete.

Se ciò non bastasse, Unity va a fare contenta una gran parte della fan base eliminando le uccisioni in serie e riscrivendo completamente le animazioni in battaglia. Ciò si traduce non solo in tempi più lunghi per liberarsi dei nemici, ma anche, grazie ad una Ia capace di fare passi da gigante, in una maggiore efficacia dei movimenti di soldati e banditi. Ridotta anche la resistenza ai colpi d’arma da fuoco, frequenti e più difficili da schivare quando ci si trova in netta inferiorità numerica. La fuga, insomma, diventa spesso la soluzione migliore quando facciamo saltare la nostra coopertura stealth. A tal proposito, anche le sezioni furtive sono state migliorate, attraverso movimenti accovacciati e l’utilizzo dei ripari per rompere la visuale nemica.

Recuperando poi una meccanica tanto discussa nel primo Assassin’s Creed a causa della sua ripetitività, sono state ora introdotte le “black box missions”: analizzando lo scenario in cui si muovono alcune delle sue principali vittime, Arnó è in grado di individuare possibilità di assistenza e situazioni favorevoli alla fuga o all’omicidio. Meccanica del tutto facoltativa, ma assolutamente ben implementata, la “scatola nera” permette di approcciarci all’obiettivo con maggiore libertà, proponendo una varietà di situazioni capaci di impegnare il giocatore in pianificazioni più strategiche del solito. Possiamo così aiutare i becchini per fuggire nei sotterranei o salvare un vecchio nemico per ritrovarci faccia a faccia con il bersaglio. Varietà niente male che si ritrova durante tutta la sequenza principale, con missioni meno ripetitive che in passato, grazie anche alla riduzione delle situazioni che portano alla desincronizzazione: uccisione del bersaglio pedinato, fuga e scoperta ci danno varie possibilità per terminare la quest con successo, con esiti diversi a seconda del nostro comportamento.

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Le strade di Parigi sono sempre affollatissime, non solo durante gli eventi “mondani”

Se le circa quindici ore di trama principale non dovessero bastarci, inoltre, possiamo contemporaneamente calarci nei panni di investigatori per far luce su alcuni efferati crimini oppure dedicarci agli enigmi di Nostradamus per sbloccare una potente armatura. E’ possibile, poi, farci raccontare le storie di Parigi da alcune quest incontrate nelle varie zone della città, mentre le coccarde rappresentano l’elemento più strettamente collezionistico del titolo. A completare il quadro single-player, aggiungiamo anche le “fratture”, missioni che ci proiettano nella Parigi di diverse epoche per salvare altri iniziati come noi, e l’ottima interazione con la Companion app per smartphone e tablet. L’Assassin’s Creed Unity App riproduce la stessa mappa di gioco in 3d che possiamo visualizzare premendo il touch pad del Dualshock 4, ci dà comodo accesso al database Abstergo, a minigiochi per sbloccare ricompense in-game (nello stile di quelli visti in Brotherhood e Project legacy) e, soprattutto, ci mette di fronte ad alcuni rompicapo con i glifi in alcuni casi anche parecchio impegnativi. Purtroppo l’app è piuttosto pesante per gli smartphone, anche di fascia medio-alta, mentre lavora più che discretamente sui tablet. 

Il branco si evolve

Dopo il grande successo della modalità Branco introdotta in Black Flag, Ubisoft ha optato per un multiplayer cooperativo più accentuato. Pur non potendo affrontare le sequenze principali, le missioni co-op permettono di accedere ad alcuni degli eventi più significativi della Francia rivoluzionaria, compresa una maggiore attenzione per l’importante figura di Danton, altrimenti solo accennata durante il nostro viaggio di vendetta. Tali missioni sbloccano utili potenziamenti che facilitano la progressione, mentre, qualora fossimo a corto di livre, possiamo sempre riunire il nostro gruppo di Assassini per qualche “furto” decisamente ben remunerativo.

Il matchmaking, tra l’altro, pur dovendo fare i conti con un numero di missioni tutt’altro che ridotto, funziona discretamente e permette di affrontare in solitaria, con un incremento notevole della difficoltà, anche le missioni che richiederebbero quattro giocatori. Avrebbe sicuramente funzionato meglio un sistema a prenotazione in stile Driveclub ma, visti i risultati di Evolution Studios, probabilmente non è così semplice. Come primo tentativo è però sicuramente ben riuscito e, con i giusti alleati, la modalità cooperativa permette di scoprire un modo tutto nuovo di vivere il XIX secolo.

Un motore ingolfato

C’era una volta l’Anvil Engine, un rivoluzionario motore di gioco che nel 2007 incantò critica e pubblico all’interno di un gioco altrettanto rivoluzionario: Assassin’s Creed. Curioso, anche se non sorprende affatto visto l’incredibile progresso della tecnica nei prodotti videoludici, che a soli sette anni di distanza questo sia diventato uno dei maggiori problemi di una serie che cerca di rinnovarsi. L’AnvilNext introdotto in Assassin’s Creed III, infatti, non sembra oggi riuscire a tener testa alla grafica di alcuni titoli visti all’inizio di questa generazione. Pur migliorando il livello di dettagli dei protagonisti e dell’ambiente circostante, Unity non mostra così nulla che possa giustificare, visivamente, il passaggio generazionale, almeno su console. L’unica vera evidente miglioria risulta, quindi, l’incredibile quantità di parigini a schermo, che rendono la città più viva e piena di missioni istantanee (solo furti e aggressioni di cittadini da parte di banditi, niente di trascendentale). 

Ma, mentre potremmo sorvolare sulla grafica pura, grazie anche ad un level design che riproduce una città mai così grande (la scala è 1:1, con palazzi spesso un po’ troppo simili tra loro), ciò che lascia perplessi è la quantità di glitch presenti. Braccia che si allungano all’infinito, cadute in voragini bianche, crash e impuntamenti di Arnó, fanno il paio con un framerate imbarazzante e con tempi di caricamento biblici. Durante le arrampicate, i combattimenti o, semplicemente, durante la corsa, le nuove spettacolari animazioni (a dire il vero a volte un po’ esagerate nel parkour) finiscono per sparire provvisoriamente davanti ai nostri occhi. Negli scontri, la cui difficoltà dicevamo essere stata incrementata, ciò risulta particolarmente fastidioso, impedendo di cogliere il momento dell’attacco per effettuare una parata o per schivare un colpo potenziamente mortale. Il solito campionario di bizzarre compenetrazioni poliganali, infine, non fa che aggravare una realizzazione tecnica decisamente approssimativa, che varie patch non hanno ancora fixato del tutto.

Male anche il doppiaggio, che ripropone le difficoltà già viste in Rogue di avere un volume delle voci coerenti al contesto e in armonia tra i diversi personaggi. Ciò mina in parte il buon lavoro svolto quanto a colonna sonora ed effetti, senza tuttavia compromettere tutto il comparto audio.

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Nulla è reale, tutto è lecito: ecco Mr. Fantastic

Commento finale

Assassin’s Creed Unity non sarà di certo ricordato come il miglior capitolo del brand Ubisoft. Nonostante tutti i difetti tecnici da beta test, i bug, il framerate e, soprattutto, una trama dimenticabile, il primo capitolo only next-gen riesce tuttavia a porre le basi di un rinnovamento indispensabile. La contaminazione di generi, che potrebbe far storcere il naso ai puristi, sembra così l’unica strada percorribile per evitare una lenta agonia del Credo, mentre l’attenzione per il multiplayer cooperativo ha buone possibilità di diventare l’elemento predominante delle interazioni future.

Mentre propone un eroe che condivide con il mentore Auditore non poche caratteristiche, Unity si configura dunque come un capitolo di transizione verso un nuovo corso della serie, lontano come non mai da Masyaf e Firenze. Il punto di svolta è così segnato e le speranze di tornare indietro svanite con la mela di Ezio ed Altair. Ma la corsa all’oro, no, quella è tutt’altro che finita. 

Pro Contro 
– Gameplay rivoluzionato
– Sistema di crescita interessante
– Nuove spettacolari animazioni
– Buone basi per rinnovare la serie
– Storia sottotono
– Bug, crash e glitch nonostante le prime patch 
– L’AnvilNext
– Cali di frame rate imbarazzanti
  Voto Globale: 75 
 
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