Recensione Cult of the Lamb

Cult of the Lamb è uno di quei prodotti che nell’industria videoludica può essere definito senza remore un “rischio calcolato”. Quando infatti un concept davvero brillante si mescola con idee forti, ci si allontana dal campo delle certezze per entrare nel terreno delle scommesse editoriali. Può dunque l’armonia di un insieme superare il valore (ed il rischio) di ogni sua singola parte? E, nel farlo, può un titolo anche riuscire ad affrontare argomenti delicati senza scadere in banalizzazioni ed ingenuità?

E’ proprio a tutte queste domande che il prodotto Massive Monster, pubblicato da Devolver Digital, riesce a dare delle risposte chiare e nette.

Cult of the Lamb è disponibile sugli store digitali per PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series, Nintendo Switch e PC (via Steam).

Il Culto ha inizio.

Versione testata: PlayStation 5


In bilico tra santi e falsi dei

Immaginate di essere un agnello e di trovarvi al centro di un rito religioso pagano che prevede il vostro sacrificio in onore di un Antico Culto. Quando tutto sembra finito per il povero agnello sacrificale, venite salvati da Colui che Attende. L’entità ultraterrena, incatenata in un misterioso piano dimensionale, vi proporrà un accordo. In cambio del ritorno alla vita, l’agnello dovrà diventare il profeta incaricato di ripristinare il credo in suo onore, punendo i quattro Falsi Profeti dell’Antico Culto.

Cult of the Lamb inizia con questa particolare premessa, ponendovi nei panni di un agnellino che avrà il compito di far crescere un culto religioso. Ogni vostra scelta andrà ad influire sulla stabilità della setta e sul benessere degli adepti. Il tutto in un contesto narrativo ed artistico che mescola umorismo visivo e serietà delle tematiche per dar vita ad una produzione fortemente satirica.

Ogni vostra azione potrà essere letta sotto una chiave satirica o allegorica.

Una delle decisioni forti di Massive Monster è stata proprio quella di basare la propria produzione sulla satira. L’obiettivo è infatti la religione in quanto tale, definibile come insieme di credenze e riti atti a riconoscere l’esistenza del soprannaturale. Un argomento decisamente complesso e delicato soprattutto per le diverse sensibilità individuali. Il team di sviluppo ha accettato la sfida senza timore. Il risultato è un prodotto pungente che mette in discussione lo stesso ruolo di Agnus Dei del nostro alter ego. Ogni azione dell’agnello porterà infatti con sé infinite sfumature morali quasi mai riconducibili ad una banale dicotomia tra giusto e sbagliato. Un equilibrio di successo, che permette di apprezzare alcune sottili tematiche che affondano le loro radici non solo nella storia umana, ma anche nella stessa anima dell’Uomo.

In questo senso, anche la pregevole direzione artistica mostra una personalità ricercata ed attenta. Coloratissimi animali antropomorfi si alternano, tematicamente e cromaticamente, a brutali scene di violenza, in una danza che mescola ambienti tridimensionali a personaggi bidimensionali. Gradevoli e soffuse musiche di accompagnamento si contrappongono a brani movimentati ricchi di inquietudine e visceralità. Un dualismo artistico e tecnico che fa eco al dualismo stesso che è alla base di ogni componente di Cult of the Lamb.

Anche il passaggio tra giorno e notte porta con sé suggestive alternanze cromatiche.

Per raggiungere i vostri scopi, il gioco vi porterà infatti a dover bilanciare le due anime ludiche di cui è composto: una gestionale ed una roguelite.

Animal Culting

Nel vostro ruolo di guida spirituale del culto, i vostri compiti si riveleranno presto molto più gravosi di quanto immaginato. Lungi dal dovervi limitare a soddisfare la fame spirituale degli adepti, l’agnello dovrà occuparsi anche dei bisogni più materiali.

L’anima gestionale di Cult of the Lamb vi imporrà dunque di gestire ogni fase della vita dei credenti. Dovrete dunque provvedere ai loro bisogni fondamentali preparando del cibo, fornendo loro un luogo di riposo dalle attività lavorative o edificando strutture per curare malattie. Solo una setta in buona salute (e soddisfatta del vostro operato) potrà essere correttamente (e fruttuosamente) indottrinata nel culto. Gli adepti saranno infatti la risorsa principale di Cult of the Lamb: con la loro strenua fede sarà possibile incrementare non solo il livello della setta, permettendo di costruire strutture sempre più complesse ed utili, ma altresì aumentare permanentemente le abilità dell’agnello, utili per affrontare i Falsi Profeti dell’Antico Culto.

Ma gli adepti stessi potrebbero rappresentare un problema laddove si rivelino rivoltosi o semplicemente troppo anziani per svolgere qualsiasi attività produttiva: sarete abbastanza spietati per punire gli infedeli e sacrificare coloro che non sono più utili alla causa? Si tratta di situazioni volutamente provocatorie in cui, ludicamente parlando, non ci sono soluzioni giuste o sbagliate: sarà solo la vostra bilancia morale a suggerivi la strada più adatta.

Aumentando il livello della setta, si apriranno le porte alla realizzazione di molte strutture utili.

Spiace riscontrare, soprattutto nella fase gestionale, qualche bug di troppo: glitch visivi e piccole anomalie in alcune funzionalità saltano all’occhio e stupisce l’assenza di polishing in un titolo così curato fin dai primi momenti della presentazione. Si tratta, ad ogni buon conto, di piccolezze che non incidono sull’esperienza ludica complessiva: gli sviluppatori sono al lavoro per risolvere ogni inconveniente tramite patch (per alcune piattaforme, i fix più urgenti sono già disponibili mentre scriviamo). Massive Monster ha altresì confermato di essere a lavoro su due sostanziosi update gratuiti, a conferma dell’intenzione di supportare a dovere il titolo in futuro.

Ad ogni modo, si tratta di una infrastruttura gestionale piuttosto semplice rispetto agli esponenti più puri del genere, che per certi versi rimanda ad alcune meccaniche tradizionalmente viste nella serie di Animal Crossing. Contrariamente al titolo Nintendo, Cult of the Lamb può tuttavia contare su un ritmo decisamente più elevato capace di regalare momenti di autentico caos da risolvere con perizia e precisione. Inseguire il giusto equilibrio tra bisogni e necessità sarà la vostra principale missione nel villaggio, in cui spesso vi sentirete più un sovrano che un profeta.

Il sacrificio è uno dei primi Rituali che avrete a disposizione.

Proprio la componente religiosa dei vostri doveri nasconde una delle meccaniche più interessanti del titolo, ovvero la possibilità di ricorrere ai Rituali. Si tratta di veri e propri comandi speciali che potrete attivare previo consumo di risorse e cooldown, sbloccabili a seconda delle decisioni morali intraprese nel corso dello sviluppo della setta, che vi permetteranno di avere incrementi di statistiche per gli adepti o per il protagonista stesso.

Perché qualsiasi cosa farete, sarà inevitabilmente connessa alla seconda anima di Cult of the Lamb: un’anima action.

Mi ritrovai per una selva oscura

Accanto alla gestione della setta, l’agnello protagonista dovrà esplorare dungeons al fine di trovare e sconfiggere i quattro Falsi Profeti dell’Antico Culto per permettere il ritorno di Colui che Attende.

Per farlo, l’impavido ovino dovrà misurarsi in vere e proprie crociate, all’interno di una struttura roguelite. Ogni qualvolta entrerete in uno dei biomi, troverete armi e sortilegi casuali che vi apriranno la strada verso un marasma di avversari ed insidie crescenti. Le scelte che farete durante il cammino vi permetteranno di migliorare il vostro equipaggiamento nonché di sbloccare abilità ulteriori grazie alle carte dei Tarocchi.

I combattimenti son frenetici e bisogna sempre prestare attenzione a non incassare troppi colpi.

Contrariamente ad altri esponenti del genere, i bonus legati ai Tarocchi saranno sempre di natura positiva. Non si dovrà dunque soppesare eventuali malus, ma unicamente valutare i migliori benefici nell’ottica del vostro equipaggiamento. La scelta è legata alla palpabile volontà di non stratificare eccessivamente la componente action del titolo. Questa risulta basata su un sistema di controllo molto semplice e dinamiche di combattimento piuttosto basilari, sebbene movimentate. Inoltre, la difficoltà della fasi d’azione non è particolarmente severa e la morte stessa non è così punitiva come nei premiati Returnal o Hades. Perire in combattimento comporterà unicamente la perdita di alcune delle risorse recuperate e qualche perplessità tra i fedeli. Solo perseverare nel fallimento potrà portare conseguenza più gravi.

Similmente a quanto visto per le fasi gestionali, anche la parte roguelite non è così approfondita o complessa rispetto alla concorrenza. Quello che potrebbe sembrare un difetto fa parte di una precisa e consapevole scelta di game design. La componente action del titolo, per la sua immediatezza, si amalgama perfettamente con la fase gestionale in un rapporto di pura simbiosi funzionale. Addentrarsi nelle ambientazioni permetterà non solo un facile e veloce recupero dei principali materiali di costruzione, ma altresì della vostra risorsa primaria: i fedeli. Salvandoli dalle grinfie dell’Antico Culto, saranno pronti a diventare adepti della vostra religione e fornirvi quella preziosa fede che alimenterà lo sviluppo del culto e delle statistiche.

Sconfiggere i Falsi profeti non sarà l’unica ragione per affrontare i dungeon.

Si tratta di un raro equilibrio ludico, che fa scivolare il giocatore all’interno di loop di assuefazione per una longevità complessiva tra le 15 e le 20 ore. La durata contenuta delle crociate vi permetterà di non restare troppo tempo lontani dalla setta, circostanza che potrebbe portare effetti negativi tra proteste e malattie. Ma tornare in battaglia sarà una esigenza imprescindibile non solo per sconfiggere i Falsi Profeti ma anche per il recupero di risorse e di nuovi fedeli. Un circolo vizioso autoalimentante in cui le semplificazioni delle singole fasi ludiche vengono ampiamente compensate dall’armonia di un game design equilibrato.

Commento finale

Cult of the Lamb è la più classica delle scommesse vinte. La satira alla religione immaginata da Massive Monster trova nell’improbabile combinazione tra roguelite e gestionale un successo alchemico. Sacrificando sull’altare del game design alcune meccaniche di entrambi i generi, il team di sviluppo dà vita ad un titolo semplicemente imperdibile per tutti gli amanti del media videoludico nonché ad un facile candidato al premio di miglior indie dell’anno… e chissà, forse qualcosa di più.

9.0

Cult of the Lamb


Cult of the Lamb è la più classica delle scommesse vinte. La satira alla religione immaginata da Massive Monster trova nell'improbabile combinazione tra roguelite e gestionale un successo alchemico. Sacrificando sull'altare del game design alcune meccaniche di entrambi i generi, il team di sviluppo dà vita ad un titolo semplicemente imperdibile per tutti gli amanti del media videoludico nonché ad un facile candidato al premio di miglior indie dell'anno... e chissà, forse qualcosa di più.

PRO

Assuefante loop di gameplay | Direzione artistica ispirata | Tematiche affrontate con sottile intelligenza |

CONTRO

Prese singolarmente, le fasi ludiche possono risultare un po' semplificate | Qualche sbavatura tecnica | Alcune riflessioni morali adatte ai più grandi |

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