La lotta tra gli uomini e gli dei si colora di dinamiche feroci e punitive nel nuovo Action RPG Souslike di Fallen Flag Studio, Eldest Souls.
Versione testata: PC
Eldest Souls-like
L’eredità di Dark Souls ha influenzato pesantemente il mondo dei videogiochi e il panorama indie non fa eccezione. A partire da Salt & Sanctuary, passando poi per titoli come Blasphemous o Death’s Gambit, il concetto di un gameplay “skill-based”, ovvero in cui il giocatore debba effettivamente imparare a gestire le mosse del proprio personaggio, dosarle e imparare quelle dei nemici per decidere il corso d’azione e di contrattacco migliore, si è diffuso sempre più anche negli ambienti 2D e nei videogiochi in pixel art, siano essi platform o RPG d’azione veri e propri. Vediamo come questa dinamica si incarna in Eldest Souls, interessante titolo indie pubblicato recentemente da Fallen Flag Studio.
Uomini contro dei
Gli Antichi Dei si sono rivoltati contro l’Umanità. Dopo un periodo in cui uomini e dei hanno convissuto pacificamente, la maligna entità nota come Eksyll ha avvelenato le menti degli dei, spingendoli a conquistare e ridurre in schiavitù l’Umanità. Dopo secoli di sofferenze, gli uomini si sono ribellati, riuscendo a imprigionare gli dei in una Cittadella, ma Eksyll ha nuovamente traviato i suoi simili. Anche dal loro luogo di prigionia, essi sono riusciti a gettare orrore e decadenza nel mondo degli uomini.
Un solitario spadaccino, testimone della devastazione provocata dagli Antichi Dei, entra nella Cittadella armato di una micidiale Spada di Ossidiana e deciso a sterminare i carnefici della sua specie per vendicare i suoi simili.
Action RPG Soulslike senza fronzoli
Eldest Souls si inserisce dichiaratamente nella categoria “skill-based Action RPG“, proponendo addirittura uno stile di gioco di tipo “boss rush”: in sostanza, le uniche parti d’azione che si incontreranno nel gioco, intervallate solo da una blanda esplorazione, da sporadici dialoghi con personaggi NPC e da un’acuta fase strategica di preparazione e respec delle abilità, saranno i combattimenti contro monumentali e crudeli boss.
Con questa mossa, Eldest Souls va a “sfrondare” lo stile di gioco soulslike da tutta la parte relativa al “lungo farming di nemici minori per raggiungere il boss e per potenziarsi con anime e altri oggetti raccolti dai nemici uccisi”. Ci si concentra, invece, solo sul succo e sull’essenziale: gli scontri decisivi con avversari infami, disonesti e punitivi, dei quali bisognerà imparare a menadito le tattiche di attacco, acquisire il tempismo nelle manovre e armarsi di santa pazienza per sopravvivere alle numerose e inevitabili disfatte.
Dinamiche fuori dagli schemi
In questo senso, un altro elemento in cui Eldest Souls “sgombra il campo dai fronzoli” consentendo al giocatore di concentrarsi solo sull’essenziale è proprio la dinamica stessa del farming. Qui non ci sono anime, né “sangue”, né “sale”, insomma nulla che il giocatore debba raccogliere per potersi potenziare e rischi di perdere ogni volta che muore. La morte, semplicemente, non ha conseguenze: si riparte da dove si era prima e si ritenta. Presumibilmente “ancora, ancora, ancora e ancora”.
Anche la gestione della stamina e il recupero di salute sono diversi da solito. La stamina serve solo a schivare, mentre gli attacchi possono essere sferrati liberamente senza consumare alcuna barra di resistenza; e la salute può essere recuperata accumulando “sete di sangue”, dopo aver caricato il nemico, per poi sferrare attacchi mentre tale barra è carica. Dopo una carica è possibile concentrarsi su molti attacchi più deboli, ma che fanno anche recuperare salute; o su un unico attacco potente, in grado di perforare l’armatura nemica e infliggere danni considerevoli.
Respec e Strategia
Man mano che si procede nel gioco, vengono sbloccati dei punti abilità. Con questi è possibile acquisire attacchi e manovre speciali, muovendosi tra ben tre diversi alberi di specializzazione: attacchi basati sull’agilità, attacchi basati sulla forza bruta e manovre difensive e di contrattacco. Il bello è che in qualunque momento e senza alcuna spesa è possibile ridistribuire per intero i propri punti nei rispettivi alberi e questo consente di “reinventare dinamicamente” il proprio stile di gioco per adattarlo alle sfide che ci si trova di fronte.
Se il nuovo boss si rivela particolarmente resistente a un certo tipo di build, questa può essere ripensata e riprogettata da capo per rendere più abbordabile il combattimento.
Un altro elemento dinamico sono i “frammenti”. Queste schegge sbloccano ulteriori abilità speciali e possono anch’esse venire riposizionate a piacimento per avere a disposizione un potere invece che un altro. Ovviamente, in fase avanzata, un maggior numero di frammenti consentirà di disporre simultaneamente di più d’una di queste abilità.
Un gameplay punitivo e quasi frustrante
Non bisogna farsi illusioni. Il fatto che Eldest Souls sia privo di un apparato che può rendere noioso e lungo il dover ripetere un tentativo andato male non significa che sia un gioco facile o, a qualsiasi livello, “clemente”. I boss sono feroci, violenti e possono spazzare via il giocatore al primo errore anche nel corso di una battaglia lunga molti minuti.
Sono necessari diversi tentativi per capire bene le loro movenze, gli attacchi, i punti di forza e di debolezza. Molti di essi cambiano forma o stile di combattimento nel corso della battaglia e questo rende ancora più difficile conoscerli al meglio o adattarsi per riuscire a sconfiggerli.
La gestione delle manovre di base (carica, recupero di salute e attacco potente, capace di superare l’armatura nemica) richiede molta consapevolezza e va combinata con le abilità speciali per non lasciare nulla al caso, pena l’inevitabile disfatta o comunque un prolungamento eccessivo di tempi di combattimento (che apre la strada a maggiori possibilità di errore). Il tutto determina un livello di sfida tarato decisamente al rialzo.
In ogni caso è proprio questo elevatissimo, quasi disonesto livello di difficoltà a conferire una sensazione di enorme appagamento ad ogni battaglia vinta, unito al senso della scoperta che nasce dalla possibilità di esplorare un altro pezzo della cittadella e sondare il terreno per la nuova, gigalitica battaglia all’orizzonte.
In alcuni punti ci sono persino delle “biforcazioni” che consentono di scegliere quale boss affrontare tra due. Sarà comunque necessario affrontarli tutti se si vuole avere una panoramica esauriente del gioco e completarlo al 100%, ma questo elemento può aiutare a variare un po’ e “distrarsi” se una battaglia si rivela davvero troppo ostica e difficile da superare.
Boss Rush e poco altro
I combattimenti con i boss sono intervallati solo da blande sezioni di esplorazione, che non si dimostrano però “puramente decorative”. Muovendosi tra le rovine della Cittadella il giocatore può interagire con dei solitari NPC (il malinconico bardo è pressoché onnipresente) e apprendere da loro, o da pagine di diari strappate e pergamene sparpagliate a terra e inchiodate alle pareti, parti della “lore” che aggiungono sapore e uno sfumato tocco narrativo al gioco (un po’ come in un episodio di Dark Souls). In realtà un’esplorazione molto accurata può avere anche una blanda influenza sul gameplay: esistono delle “quest secondarie” che chiederanno al giocatore di recuperare degli oggetti per conto di qualche NPC. Risolverle contribuirà a sbloccare delle migliorie, come quella che consente di aumentare lievemente la velocità di movimento del personaggio.
Non sono cose capaci di fare una differenza capitale in battaglia, il giocatore dovrà comunque sfoggiare tutta la sua abilità e padronanza delle dinamiche del gioco. Ma conferiscono un lieve vantaggio e danno molto senso ad un’esplorazione che si ritroverebbe ad essere, altrimenti, del tutto marginale.
Pixel Art e Colonna sonora
Rispetto ai suoi pari, Eldest Souls presenta una pixel art abbastanza curata. Se non negli scenari, un po’ blandi e poco incisivi; se non nella caratterizzazione, decisamente minimalista del protagonista; lo si può notare invece nell’aspetto e nelle animazioni dei nemici, che risultano carismatici e incisivi. Che si tratti di un alto e torreggiante cavaliere con uno scudo alto quanto un bastione o di un’infuriata divinità animale dalla testa di cervo, i boss sono davvero capaci di lasciare il segno e conferire al gioco un’ “anima” tutta sua. La colonna sonora è di medio livello: niente di epocale, ma sottolinea bene i passaggi del gioco, in particolare la concitazione degli scontri.
Un’esperienza di durata variabile, ma completa
Sono previsti, in tutto, dieci diversi boss. Man mano che si procede, all’aumentare dei punti abilità e dei frammenti, le frecce all’arco del giocatore per sconfiggere i nuovi avversari si moltiplicano, ma questo crea anche una maggiore sfaccettatura delle possibili combinazioni tra cui scegliere, intensificando la componente strategica. Il completamento del gioco richiederà varie ore, in dipendenza da quanto impiega il giocatore ad assimilare e padroneggiare le meccaniche di ogni singolo scontro per poterne uscire vincitore.
Una volta completato il gioco e sconfitto l’ultimo boss, si sbloccano due modalità alternative. Una partita NG+ in cui i nemici sono più forti, più resistenti e sviluppano nuove abilità ed attacchi, il che conferisce a quest’esperienza un vero senso di diversificazione dalla partita “base”. E un’arena, in cui scontrarsi con i boss liberamente e senza dover seguire un ordine. Entrambe le modalità consentono un avanzamento nell’albero delle abilità che va oltre ciò che si poteva fare nella prima partita, ma ovviamente il prezzo e la fatica di questi miglioramenti aumenteranno esponenzialmente.
Commento Finale
Eldest Souls è un gioco estremamente minimalista per certi aspetti ed estremamente elaborato per altri. Mette al centro l’abilità del giocatore e la sua capacità strategica nel mescolare i poteri di un albero di abilità per prevalere su boss imponenti, crudeli e disonesti, in un carosello di tentativi ed errori, a cui il gioco si riduce quasi nella sua interezza. Poca esplorazione, nessun farming e quasi niente trama, per un “boss rush” duro e puro (ma soprattutto duro)! Grafica spartana, ma anche curata nella pixel art e nella rappresentazione dei boss.
Non è un gioco adatto a tutti perché richiede pazienza, un’abilità manuale sopra la media e un pizzico di analisi strategica: può comunque rivelarsi molto appagante per chi ama questo tipo di sfide e ha un contenuto dimensionato per intrattenere per moltissime ore se si decide di approfondirlo al massimo e giocare a fondo anche le modalità alternative. Un prodotto ben fatto, ma non per tutti.
Eldest Souls è disponibile per PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series X/S e Nintendo Switch.