Recensione Moons of Darsalon, fuga dal pianeta ad 8 bit

Moons of Darsalon risponde ad un improbabile quesito: cosa può accadere mettendo insieme un DJ internazionale, una intensa passione per il retro gaming ed otto anni di sviluppo? Il risultato è proprio il titolo sviluppato da Dr. Kucho! Games, software house fondata nel 2014 dietro alla quale si nasconde Daniel Manzano.

Dopo venticinque anni di esperienza nella produzione della dance elettronica ed una vivace attività da disc jockey su scala mondiale, il musicista ha deciso di assecondare il suo interesse verso il panorama videoludico. Nonostante il cambio di settore, Manzano ha abbracciato con convinzione il suo nuovo sentiero professionale, sposando una cifra stilistica e ludica ben delineata. Fin da Asteravoids e Ghosts’n DJs appariva chiaro l’intento di proporre esperienze di stampo tradizionale, strizzando l’occhio alla pixel art nonché all’era ad 8 bit. Con Pilots of Darsalon, l’omaggio si indirizzava verso il glorioso Commodore 64 e titoli come Thrust e Gravitar. Il piatto forte arriva però con il titolo successivo, ambientato nello stesso universo: Moons of Darsalon. A quasi due anni dalla release su PC (via Steam), il titolo fa il suo esordio anche su console. Scopriamolo insieme.

Moons of Darsalon sarà disponibile dal 6 Febbraio per PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series e Nintendo Switch.


Versione testata: PlayStation 5


Come negli anni ’80

L’ispirazione a lontane ere videoludiche appare evidente fin dal preambolo di Moons of Darsalon, che non si perde in troppi giri di parole e va dritto al punto.

Il giocatore viene infatti calato nei panni di un soccorritore spaziale. Sbarcato su un mondo alieno, sarà chiamato a svolgere il suo delicato incarico tentando di salvare quanti più astronauti possibili. La sua missione non sarà facile: molti di essi sono dispersi, altri bloccati in aree irraggiungibili, ma tutti hanno inequivocabilmente bisogno del vostro aiuto e delle vostre risorse per tornare a casa. L’istinto di conservazione sembra tuttavia un concetto a loro ignoto.

Non c’è molta trama in Moons of Darsalon, ma non è un problema.

Un incipit dunque abbastanza semplice, che rende omaggio ad un diverso periodo del nostro media preferito. Ed è proprio in questa voglia di far tornare indietro le lancette del tempo che Moons of Darsalon mostra alcuni dei suoi pregi migliori.

A partire dalla presentazione visiva, che combina un’illuminazione di stampo moderno ad un melting pot di sprite 2D e modelli 3D con l’impiego di pixel e palette cromatiche di chiaro stampo retrò. Il risultato centra pienamente l’obiettivo, rievocando in una veste moderna le sensazioni di un titolo uscito direttamente dalla metà degli anni ’80 (addirittura applicando un gagliardo filtro CRT). Lo fa così bene da replicarne le contraddizioni e i lati negativi, a dirla tutta. Gli scenari tendono infatti ad essere fin troppo simili tra loro e ben presto risultano ripetitivi. Un peccato, ma ci rendiamo conto che la vocazione indie del progetto non poteva permettere impegni produttivi maggiori.

Dove invece Moons of Darsalon è praticamente impeccabile è nel comparto sonoro e nell’accompagnamento musicale. Daniel Manzano non si tira indietro nel rispolverare tutte le sue competenze e fornire al titolo una eccellente colonna sonora synth-wave a 8 bit. Per garantirne l’autenticità, il musicista ha poi attinto direttamente da uno specifico chip del 1982 (il MOS 6581, il SID montato sui Commodore). Anche la sintesi vocale è passata attraverso un filtro 8 bit, per un risultato finale artisticamente inattaccabile.

Non manca una buona dose di ironia nei dialoghi tra il soccorritore e gli astronauti.

Seguitemi, conosco la strada

Come probabilmente avrete già intuito dalla premessa, Moons of Darsalon attinge a piena mani da classici come Lemmings e Worms, con alcuni echi della saga di Oddworld.

L’obiettivo del giocatore sarà condurre tutti gli astronauti dispersi verso la loro salvezza. Esattamente come nel rompicapo di Psygnosis, tuttavia coloro che vi ritroverete a soccorrere sono completamente non autosufficienti. Anzi, avranno la tendenza a mettersi nei guai se non direttamente a lasciarci le penne. Pertanto dovrete continuamente guidarli e proteggerli, sfruttando diversi strumenti a vostra disposizione. Con una radio potrete impartire comandi basilari di posizionamento, come attendere in un determinato posto o incamminarsi in una specifica direzione. La torcia sarà indispensabile per illuminare le zone buie, posti che altrimenti non verranno percorsi dagli astronauti per paura dell’oscurità. Il jetpack vi aiuterà a raggiungere posti più elevati, mentre la pistola laser aiuterà a tenere a bada una sorta di razza aliena anfibia ostile. In alcune occasione potrete anche ricorrere ad uno speciale veicolo di terra per oltrepassare specifici percorsi.

Aiutare gli astronauti ha sempre la priorità.

Nell’arco della vostra eroica missione, ciascun livello richiederà di essere completato tenendo conto degli astronauti da salvare. Con una progressione ben studiata, Moons of Darsalon vi porrà di fronte difficoltà progressive da superare, dalle più semplici alle più complesse. Gli enigmi sono generalmente interessanti non solo per il loro design in senso stretto, ma anche per come alcune tecnologie sono state introdotte da Dr. Kucho! Games. Parliamo infatti di distruzione dinamica delle ambientazioni, che potranno essere plasmate all’occorrenza a colpi di arma da fuoco. Ma anche di una fisica realistica per le fasi di guida, oltre ad una riproduzione interattiva e dinamica dei fluidi. Tutte queste implementazioni svolgono un ruolo nel game design, permettendo di ricorrere ad alcune soluzioni non banali e piuttosto soddisfacenti.

L’anima arcade emerge al termine di ogni livello. Vi troverete davanti ad un punteggio assegnato a seconda degli astronauti salvati (ma anche dispersi o morti), del tempo impiegato e del completismo raggiunto in un’unica walkthrough. Per coloro che vorranno completare il titolo c’è dunque abbastanza carne al fuoco per essere impegnati per una decina di ore, forse anche di più a seconda del grado di abilità. Ottimo, no?

Tenete sempre gli occhi aperti, ci potrebbero essere insidie dietro ogni angolo.

Di nicchia, per la nicchia

Moons of Darsalon è dunque un titolo che ci ha convinto senza riserve. Dimostra di saper fare esattamente quello che si è ripromesso: fornire un’esperienza moderna che riecheggia taluni aspetti nostalgici del retrogaming. Ma forse è proprio questo un punto che merita una riflessione.

Attingendo da un passato di quattro decadi fa, è inevitabile ritrovarsi di fronte a caratteristiche che potrebbero risultare alienanti per il pubblico moderno. Sebbene infatti sia stato fatto molto per attualizzare talune meccaniche, Moons of Darsalon resta un trial and error piuttosto severo. Non solo alcuni livelli potrebbero impegnare i giocatori più del dovuto, ma spesso ci siamo trovati di fronte ad una IA non proprio perfetta. Questo, sommato ad alcune imprecisioni del sistema di controllo, porta talvolta a situazioni spiacevoli ed inevitabili. Il fatto stesso di aver attinto da titoli come Lemmings evidenzia chiaramente come Moons of Darsalon nasca come prodotto per una nicchia di giocatori.

Non che questo sia necessariamente un male. Anzi.

In un panorama videoludico in cui “seguire la massa” è sempre più scelta inevitabile per la sopravvivenza nel settore, vedere alcuni progetti indipendenti che perseguono con amore i propri obiettivi, ci scalda il cuore. Daniel Manzano diventa così un piccolo grande emblema dei coraggiosi pionieri del media, che muovevano i primi incerti passi su un pianeta sconosciuto esattamente come i timorosi personaggi di Moons of Darsalon. Sotto questa luce, ci piace vedere nella produzione Dr. Kucho! Games una modesta parabola del gaming moderno. A volte per trovare un prodotto di valore non servono imprese imponenti o grandi capitali. Talvolta basta l’audacia di pochi volenterosi, con intelligenza e pragmatismo nell’uso delle tecnologie, per raggiungere il traguardo.

Moons of Darsalon probabilmente non godrà della luce dei riflettori più abbaglianti, complice anche un mese con importanti colossi in uscita. Ma per coloro che lo proveranno, potrebbe essere un illuminante ritorno al passato.

Commento finale

Un prodotto che si ispira a classici di nicchia è destinato a sua volta a rivolgersi ad una piccola platea? Si tratta di una inevitabile domanda retorica alla quale Moons of Darsalon non si sottrae. Ma non è necessariamente un male. Dopo un lungo percorso di sviluppo, l’avventura strategica di Dr. Kucho! Games arriva anche su console riproponendo tutto il fascino del gaming di quarant’anni fa (argh), valorizzati da tecnologie moderne. Non sarà un’esperienza per tutti, questo è certo. Ma per coloro cresciuti a pane e Lemmings, questo potrebbe essere un gustosissimo viaggio lungo il viale dei ricordi.

7.6

Moons of Darsalon


Un prodotto che si ispira a classici di nicchia è destinato a sua volta a rivolgersi ad una piccola platea? Si tratta di una inevitabile domanda retorica alla quale Moons of Darsalon non si sottrae. Ma non è necessariamente un male. Dopo un lungo percorso di sviluppo, l'avventura strategica di Dr. Kucho! Games arriva anche su console riproponendo tutto il fascino del gaming di quarant'anni fa (argh), valorizzati da tecnologie moderne. Non sarà un'esperienza per tutti, questo è certo. Ma per coloro cresciuti a pane e Lemmings, questo potrebbe essere un gustosissimo viaggio lungo il viale dei ricordi.

PRO

Visivamente retro ma con tecnologie moderne | Comparto sonoro e musicale encomiabile | Se avete amato Lemmings, questo è il vostro titolo |

CONTRO

Artisticamente presta il fianco a ripetitività | A volte l'IA rema contro i giocatori un pò troppo | Il "trail and error" non è per tutti |

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