Recensione Prince of Persia: Le sabbie dimenticate

pop_thumbNelle sabbie del tempo

Prince of Persia rappresenta sicuramente uno dei brand più conosciuti e apprezzati del mondo videoludico. Sin dai suoi esordi nel lontano 1989 il titolo infatti è stato sinonimo di platform gaming e combattimenti all’arma bianca, inseriti nella cornice di una trama che, particolare non da poco per i giochi dell’epoca, aveva una certa coerenza narrativa: il principe imprigionato ingiustamente nelle carceri del palazzo del visir, si liberava e grazie all’uso di pozioni e della sua spada riusciva infine, dopo un lungo peregrinare a liberare la bella principessa. Chi di voi ha superato i 20 anni ricorderà sicuramente le notti insonni passate al pc a cambiare dischetti floppy, pregando di non dover ricominciare tutto daccapo per un salto andato a male.

Se avete amato il primo capitolo sicuramente saprete del reboot della serie operato da Ubisoft nel 2003 con la saga delle sabbie del tempo e del grande successo che consacro’ il brand anche tra le “nuove generazioni” di videogiocatori. Ubisoft, in uno sforzo sicuramente apprezzabile di rinnovamento, nel 2008 ha riproposto sulle console next gen un principe completamente diverso. Le ambientazioni ultra realistiche di un tempo lasciarono spazio a paesaggi cartooneschi da mille e una notte realizzati in cell shading, l’avventura si trasformò in un viaggio onirico nel quale il bene e il male si scontravano alterando la realtà. Il gameplay si fece prevalentemente platform e i pochi combattimenti, seppur spettacolari, diventarono solo una parentesi nello svolgersi degli eventi.

Il titolo evidentemente non ottenne il successo commerciale sperato(ah il vil denaro!), nonostante alcune recensioni entusiaste, tra le quali possiamo sicuramente annoverare la nostra, ma più probabilmente la volontà di sfruttare l’hype generato dalla trasposizione cinematografica della saga di Prince of Persia ( in tutte le sale dal 19 maggio), ha fatto pensare ad Ubisoft di rispolverare le “Sabbie del tempo” remixando elementi di gioco vecchi e nuovi.

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Arturo D'Apuzzo
Arturo D'Apuzzo
Nella vita reale, investigatore dell’incubo, pirata, esploratore di tombe, custode della triforza, sterminatore di locuste, futurologo. In Matrix, avvocato e autore di noiosissime pubblicazioni scientifiche. Divido la mia vita tra la passione per la tecnologia e le aride cartacce.

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