Resident Evil 4 è un survival horror del 2023 sviluppato e pubblicato da Capcom. Si tratta di un remake completo del gioco pubblicato in origine come esclusiva GameCube nel 2005, per poi approdare, nello stesso anno, anche su PlayStation 2; il successo è stato clamoroso (parliamo di milioni e milioni di copie vendute), tant’è che il titolo è arrivato su ogni console esistente. L’ultima versione, prima del Remake del 2023 è stata la versione VR del 2021, disponibile su Oculus Quest 2 (qui la nostra recensione). Resident Evil 4 Remake è disponibile su PlayStation 4, PlayStation 5, Windows e Xbox Series X/S dal 24 marzo 2023.
Lo sviluppo del remake sarebbe iniziato intorno al 2018, guidato dallo studio M-Two. Capcom ha successivamente deciso di internalizzare lo sviluppo all’inizio del 2021, affidando il progetto al team Division 1, composto da diversi membri che avevano già lavorato al remake di Resident Evil 2 nel 2019. L’obiettivo – ribadito a più riprese da Capcom e dal produttore Yoshiaki Hirabayashi – è stato quello di: “reimmaginare la trama del gioco mantenendo l’essenza della sua direzione originale, modernizzando la grafica e aggiornando i controlli a uno standard più moderno”.
L’obiettivo è stato raggiunto? Scopritelo nella nostra recensione completa!
Versione testata PlayStation 5
Storia
1998…Non lo dimenticherò mai. Fu l’anno di quei raccapriccianti omicidi nelle montagne Arklay. Ben presto si scoprirono le cause, un esperimento della multinazionale Umbrella. La notizia fece il giro del mondo. Il virus si diffuse, contagiando un insediamento montano lì nei pressi, Raccoon City. Fu un colpo devastante, che scosse fin nelle fondamenta quella pacifica cittadina. Per non correre rischi, il Presidente degli Stati Uniti ordinò che venisse attuato un piano d’emergenza per sterilizzare Raccoon City. A notizia diffusa, il governo degli USA emanò un decreto, Umbrella avrebbe dovuto cessare qualsiasi attività. Le azioni della compagnia crollarono, e per la Umbrella fu praticamente la fine
I giocatori indossano i panni dell’agente statunitense Leon S. Kennedy, incaricato di salvare Ashley Graham, la figlia del presidente degli Stati Uniti, rapita dal misterioso culto spagnolo chiamato “Los Iluminados“. Un culto sanguinolento, con i suoi adepti pronti a tutto pur di fermare il nostro “eroe” dalla chioma biondo scintillante. E lo si capisce, dai primissimi minuti di gioco, attraverso una delle sequenze di apertura – quella del villaggio – più iconiche di sempre. Nel remake, la sequenza del villaggio è molto più terrificante del titolo del 2005, facendo capire al giocatore, sin da subito, cosa lo aspetterà.
Un remake ponderato!
A differenza di RE2 e soprattutto di RE3 – quest’ultimo praticamente stravolto rispetto al titolo del 1999 – Capcom ha lavorato su tre elementi chiave: narrativa (sulla quale non ci soffermeremo per evitare inutili spoiler), gameplay e design grafico. Il remake è pressoché identico all’originale ma porta con sé tutta una serie di aggiornamenti e migliorie, principalmente in termini grafici e di sistema di controllo, che elevano l’esperienza e rendono sequenze come l’iconica battaglia di apertura più intense, adrenaliniche e dinamiche.
Gli ambienti di gioco sono ricchi di piccoli dettagli e rendono il mondo vibrante, dalle scie di sangue, passando per gli elementi di arredo, fino ad arrivare alla flora e alla fauna. Durante i momenti di “pausa” (davvero pochi a dire il vero), è molto divertente immergersi nell’atmosfera e guardarsi intorno. La resa grafica più realistica rende naturalmente le cose molto più spaventose, in particolare quando si tratta del design dei nemici. Dagli iconici Garrador, passando per i Regenerator, El Gigante e fino ad arrivare al Verdugo, tutti sembrano più terrificanti. Anche gli abitanti del villaggio e i membri del culto sono più inquietanti che mai.
Fortunatamente, il buon Leon è più forte e veloce del 2005 e i comandi semplificati aiutano tantissimo durante gli scontri a fuoco, nel corpo a corpo e nel passaggio da un’arma all’altra. È difficile esprimerlo a parole, ma il remake di Resident Evil 4 è semplicemente incantevole …
Gunplay
Già RE4 originale era fortemente orientato all’azione; la telecamera dietro alle spalle ha rivoluzionato gli action game, ispirandone tanti altri a venire, come Dead Space e The Last of Us. Anche il recente Resident Evil Village è stato influenzato abbondamene da Resident Evil 4. E non poteva essere diverso con questo remake. L’indole action è lampante ed è straordinariamente divertente, anche quando munizioni e risorse sono ormai ridotte all’osso e non ci resta che sperare in qualche miracolo. Siamo morti davvero pochissime volte, e il più delle volte, è capitato per errori di valutazione nostri.
Il giocatore può però “sopravvivere” (il più delle volte), grazie all’ausilio dei coltelli. Si tratta di piccoli coltelli – destinati a rompersi dopo qualche utilizzo – che possono essere utilizzati quando un nemico ci avvinghia o per dargli il colpo di grazia quando è in terra (evitando magari che possa essere trasformato dalla plaga) o per eseguire parate e blocchi. I coltelli possono essere utilizzati anche per le uccisioni furtive, il che vi consentirà di risparmiare un notevole quantitativo di proiettili. Si tratta di un sistema che funziona, sebbene non sempre alla perfezione; infatti, in rare occasioni, l’animazione non ha funzionato a dovere, costringendoci a ripremere il tasto R2. Niente di grave sia chiaro.
Oltre a quanto detto: la valigetta è ancora presente e comporta non pochi grattacapi in termini di gestione di spazio; così come le casse e le botti di legno, che possono essere distrutte – pigiando semplicemente il tasto X (stavolta non serve necessariamente il coltello) – per trovare, munizioni, gioielli, psts, vipere “fastidiose” e risorse … avete letto bene, risorse. Per rendere il titolo più “al passo con i tempi”, lo sviluppatore ha introdotto un sistema di creazione. Il giocatore può creare munizioni di tutti i tipi, da quelle per la semplice pistola (un’arma che se potenziata vi accompagnerà per tutto il playthrough), passando per quelle del fucile, TMP, carabina, frecce. Inoltre, è possibile – ad un certo punto del gioco – costruire granate (sebbene richiedano un bel quantitativo di risorse e polvere da sparo), ideali nei momenti più “complicati”.
Rivisto anche il sistema di creazione delle erbe curative, (quella gialla è a dir poco rara da trovare); ora – cliccando su un’erba – si aprirà un menù che evidenzia chiaramente cosa possiamo creare e cosa no.
Il remake – insomma – aggiunge un aspetto più “survivalista” al gameplay di RE4: una fusione perfetta tra la gestione delle risorse (dei classici giochi di Resident Evil) e la svolta action intrapresa con l’originale RE4. I nemici generalmente rilasciano meno proiettili nel remake e – in diverse sezioni – ci siamo ritrovati a corto di munizioni più spesso di quanto ci aspettassimo, il che ha aumentato notevolmente la tensione durante gli incontri, “costringendoci” a trovare qualsiasi scappatoia per sopravvivere.
Welcome … stranger!
In tendenza con altri elementi “old style“, l’iconico mercante, fa il suo glorioso ritorno anche nel remake. Gli “incontri” con lo strambo personaggio (disposto a “rischiare” la vita per il suo unico cliente … Leon), sono fondamentali per upgradare le armi, ripristinare coltelli e giubbotto antiproiettile, acquistare nuove bocche da fuoco, risorse, progetti. C’è anche la possibilità di effettuare degli “scambi” (a suon di costosi spinelli – non quelli che pensate voi – ma luccicanti pietre preziose) ottenibili, sia esplorando il mondo di gioco, sia sconfiggendo determinati nemici ma soprattutto portando a termine le sfide propinate dal mercante stesso (in particolar modo distruggendo i medaglioni blu, qui la nostra guida) o uccidendo i ratti o ancora, trovando un certo numero di vipere. Attraverso gli scambi, è possibile ottenere oggetti, armi (qui la nostra guida nel dettaglio), add on (come l’iconico mirino rosso), consumabili, non ottenibili in altri modi. Un sistema geniale, che porta l’utente ad affrontare e portare a termine le attività collaterali presenti. In ultimo ma non meno importante, di tanto in tanto, affianco al banco del mercante, troverete un ascensore che vi porterà alle iconiche sfide di “tiro al bersaglio” che se portate a termine, vi ricompenseranno con ulteriori collezionabili/migliorie sottoforma di portachiavi agganciabili alla valigetta metallica, in grado, ad esempio, di moltiplicare la quantità di denaro ricevuta dal mercante quando si vendono consumabili, o diminuire il costo di potenziamenti e riparazioni.
Altre novità?
Come detto qualche paragrafo più su, Resident Evil 4 Remake non ha stravolto l’originale (e per fortuna). Si tratta di un titoli unico, storico e amato praticamente da tutti gli appassionati del genere. Siamo sicuri che non sia stato facile per Capcom “intervenire” su alcuni elementi, come i già ampiamente citati cambi nel gameplay, che funzionano praticamente tutti. Ciò che ci dava “leggere” preoccupazioni, riguardava i personaggi. Indubbiamente pensando a RE4 ci vengono subito alla mente, in positivo, personaggi come Jack Krauser o la meravigliosa Ada Wong; in “negativo” Ashley Graham (che riusciva – per la maggior parte del tempo – ad irritare anche il giocatore più paziente del mondo).
Nel remake, lo sviluppatore giapponese è riuscito a conferire maggiore spessore ad ognuno dei citati personaggi. Krauser è ancora più “cazzuto”, e lo si capisce già dal duello – a suon di coltelli – riveduto (abbandonando quei “fastidiosi” QTE) e reso ancora più incredibile e memorabile; Wong, è, invece, ancora più bella e affascinante, mentre Graham, finalmente ha un suo perché. Non è più la ragazzina “isterica” che avevamo conosciuto, ma bensì una donna in grado di adattarsi, anche se le circostanze sono quelle che sono. L’abbiamo particolarmente apprezzata, sia in termini di character design e sia in termini di gameplay (davvero utilissima, sia per quanto riguarda l’esplorazione e sia quando – per forza di cose – abbiamo indossato i suoi panni per affrontare una porzione di castello). Non ci hanno particolarmente convinto i comandi per indicarle cosa fare, affidati alla levetta analogica destra; sarebbe stato meglio una gestione tramite d-pad. Quasi dimenticavamo lo “scanzonatissimo” Luis Serra che in questo remake acquista pathos, e diventa molto più convincente dell’originale. Purtroppo – ATTENZIONE BREVISSIMO SPOILER – farà una brutta fine, ma non per mano di Lord Saddler. Il lavoro fatto offre pertanto un’esperienza più connessa e coerente tra la sua storia principale e il gameplay, che emerge in particolare proprio nei personaggi citati.
Grafica e tecnica
Durante le 15 ore che ci sono servite per finire la storia principale, abbiamo potuto apprezzare il numero di dettagli aggiunti alle diverse località della mappa; dall’incredibile villaggio, passando per i boschi, il castello (che presenta livelli di dettaglio spacca mascella), il lago e tanti altri ancora. L’atmosfera nebbiosa e inquietante del remake è si più ricca di dettagli, ma è anche molto più sinistra. Anche quando risolvevamo enigmi o semplicemente “frugavamo” in giro per trovare risorse (anche in assenza di nemici), abbiamo sempre avvertito un certo senso di disagio. In generale, il remake di Resident Evil 4 presenta un grande equilibrio di momenti tranquilli, che lasciano prontamente il posto ad alcuni incontri davvero intensi.
Qualche lieve incertezza è visibile nei modelli poligonali dei personaggi; Leon – in particolar modo – se inquadrato da vicino, sembra avere uno sguardo un po’ strano. Ma in definitiva, sono stati minuziosamente curati, dai capelli, incredibilmente realistici, ai dettagli del vestiario – basti guardare il vestito rosso di Ada Wong per capire quanta attenzione Capcom c’abbia messo e il support al Ray Tracing non fa che rendere ancora tutto più bello e accattivamene.
Su PS5, è possibile scegliere fra due modalità, una che aumenta la resa grafica e l’altra le performance.
Un elemento da elogiare su tutti, è l’IA, che a primo acchito non sembra aver avuto migliorie significative ma che invece – capitolo dopo capitolo – si fa apprezzare tantissimo. Nel remake, molte aree di gioco sono state riviste riducendo quei punti di entrata (basti pensare alle scale) che nell’originale potevano essere sfruttate per ammazzare i nemici grazie all’ausilio del coltello. Sia chiaro, è ancora possibile farlo, ma limitatamente, in quanto i nemici seguono percorsi più intricati, aggirando Leon nella maggior parte dei casi e assalendolo alle spalle. Anche nel remake, non possono entrare in determinate sezioni, come quelle in cui c’è il mercante o in determinate porte/portoni. Un qualcosa di buffo da vedersi ma che dà tanto sollievo quando i nemici sono tantissimi e c’è bisogno di un attimo per rifiatare.
Ottimo il sound design, diverse “battute” dei Ganados sono rimaste invariate e danno quel tocco nostalgico che non basta mail. Il gioco è completamente localizzato in italiano, ma abbiamo preferito optare per la recitazione in inglese, di gran lunga più coinvolgente e convincente.
In ultimo, verso i capitoli conclusivi del gioco, abbiamo “assistito” ad animazioni assai esilaranti, come ad esempio il “salto quasi acrobatico” in avanti di un nemico, dopo essere stato colpito a più riprese dai colpi della nostra pistola. Nulla che infici particolarmente sul gameplay ma che potrebbe “strapparvi” una fragorosa risata!
DualSense
Capitolo DualSense; il controller Sony è stato sfruttato benissimo e merita un paragrafo dedicato. Nello specifico, fa un uso perfetto dei grilletti adattivi. Quando si estrae un’arma pesante, come un fucile o una carabina, il grilletto sinistro fornisce una tensione “extra” sufficiente per far capire al giocatore che ha più potenza di una pistola.
Il feedback aptico è altrettanto efficace. Quando si corre, è possibile sentire il peso dei passi di Leon mentre si fa strada nel bosco. Capcom ha fatto un lavoro fantastico nel commutare il peso in vibrazioni. Se si rimane bloccati in una trappola per orsi, si avverte davvero la tensione nelle nostre mani mentre Leon cerca di liberarsi.
Il miglior utilizzo del controller, tuttavia, viene attraverso l’altoparlante integrato del DualSense. Finora la funzione non è stata utilizzata in modi particolarmente creativi, ma in Resident Evil 4 i suoni di caricamento delle armi provengono tutti dall’altoparlante integrato nel controller. È un piccolo dettaglio, che però conferisce una immersività incredibile.
Inoltre, a differenza del gioco originale, non ci sono più noiosi codex in stile Metal Gear Solid con gli NPC. Ogni volta che arriva una chiamata, l’audio passa attraverso l’altoparlante del DualSense e viene riprodotto come se provenisse da una radio, trasformando il DualSense in una sorta di walkie-talkie.
Se aspettavate un gioco per PS5 che facesse buon uso del DualSense, Resident Evil 4 è il gioco perfetto per voi. Sfrutta al massimo ogni funzionalità integrandole con grande naturalezza nel mondo del gioco facendoci sentire come se fossimo Leon S. Kennedy in persona.
Contenuti bonus
Un aspetto di Resident Evil 4 che ha fatto sì che i fan giocassero molto più a lungo sono state tutte le funzionalità extra che si sbloccavano dopo aver completato il gioco. Il remake include il New Game Plus, ma bisognerà attendere un aggiornamento post-lancio (previsto per il 7 aprile 2023) per mettere le mani sulla modalità Mercenari. Inoltre, è disponibile anche un nuovo collezionabile, ovvero i “Castellani meccanici” (qui la nostra guida).
Commento finale
Con Resident Evil 4 Remake, Capcom ha fatto davvero l’impossibile, rendendolo, di fatto, di gran lunga migliore rispetto all’originale. Gli ambienti di gioco sono ricchi di piccoli dettagli e rendono il mondo vibrante, il gunplay è stato rinnovato (attenzione non stravolto), introducendo una serie di nuove e utili migliorie, dall’ausilio dei coltelli (utilizzabili in svariati modi), passando per un sistema di creazione di munizioni e kit curativi, davvero superlativo. Il remake aggiunge un aspetto più survivalista al gameplay di RE4: una fusione perfetta tra la gestione delle risorse (dei classici giochi di Resident Evil) e la svolta action intrapresa con l’originale RE4. I controlli sono più al passo con i tempi e la resa grafica – grazie al RE Engine – è davvero incredibile. Mentre, l’eccellente lavoro svolto su trama e personaggi offre un’esperienza più ricca, connessa e coerente. Un plauso va anche all’eccellente utilizzo del DualSense su PlayStation 5. Insomma, Resident Evil 4 Remake è il miglior remake a cui abbiamo mai giocato e ciò potrebbe star a significare che il 2005 e il 2023 potrebbero condividere lo stesso premio, ovvero quello di gioco dell’anno!