Recensione The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered, ritorno a Cyrodiil

Laddove The Elder Scrolls IV: Oblivion non ha certo bisogno di presentazioni, anche la sua Remastered è finita col diventare il più classico dei segreti di Pulcinella.

Ampiamente preannunciata a colpi di leak da parte delle solite gole profonde dell’industria, la rivisitazione del classico RPG di casa Bethesda ha perso un po’ del proprio potenziale di shockare l’utenza. Nonostante le previsioni di uno degli shadow drop più fragorosi della storia del media, si è infatti ritrovato ad essere molto meno shadow di quanto nelle intenzioni originarie. Un elemento sorpresa sfumato a causa dell’esasperante voglia dell’anticipazione e dello spoiler, che funesta non poco oramai tutti gli ambiti dell’intrattenimento. Quanto sarebbe stato bello svegliarsi una mattina e trovare, senza alcun tipo di preavviso, il ritorno in grande stile di uno degli RPG più famosi di tutti i tempi? Non lo sapremo mai, visto che attendevamo tutti questo titolo con un giorno ed un orario di riferimento, sebbene in assenza di conferme ufficiali.

Al di là di questa piccola riflessione a metà tra la nostalgia per i bei tempi andati ed il rammarico per alcune sfaccettature del panorama odierno, una cosa è indiscutibile. The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered segna la rinascita del capolavoro Bethesda del 2006, con una rielaborazione che trascende i limiti della rimasterizzazione in favore di un lavoro di carattere superiore. Ma al di là della nuova e lucente edizione realizzata da Virtuos, Cyrodiil sarà ancora lo stesso posto di quasi vent’anni fa?

The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered è disponibile dal 22 Aprile per PC (via Steam), PlayStation 5 ed Xbox Series. Inoltre è presente tra i titoli dell’Xbox Game Pass Premium.


Versione testata: PlayStation 5


Come nel 2006

Come accennavamo in premessa, ci sarebbe davvero poco da dire su Oblivion.

Pubblicato nel 2006 per PC ed Xbox 360 (solo un anno più tardi arrivò su PlayStation 3), il titolo segnò un momento storico per Bethesda Softworks. Dopo l’esperimento commerciale di Morrowind (il primo The Elder Scrolls ad aprirsi ad un pubblico diverso dalla platea PC, con un lancio praticamente contemporaneo con la prima Xbox), il successo raccolto da Oblivion segnò un passo significativo nella traiettoria della software house e dello sviluppo degli RPG immersivi occidentali.

Al di là di una rielaborazione (e parziale semplificazione) delle meccaniche presenti nel predecessore (un leitmotiv che sembra essere ricorrente ad ogni capitolo), Oblivion riuscì a conquistare pubblico e critica grazie ad un sapiente mix tra un mondo sconfinato, una rilevante libertà di scelta (coadiuvata da una IA estremamente reattiva) ed un gameplay a suo tempo avveniristico. Un titolo ancora più enorme grazie alle espansioni Knights of the Nine e (soprattutto) Shivering Isles: entrambe incluse da subito in questa Remastered.

Oblivion ha subito un restyling grafico consistente.

Un viaggio epico attraverso le terre di Cyrodiil, che incomincia dalle segrete della prigione imperiale. Destati di soprassalto dalle guardie dell’imperatore, i giocatori fanno la conoscenza dello stesso regnante Uriel Septim VII. Lo stesso vi libera misteriosamente per affidarvi un incarico: trovare il proprio erede scomparso per impedire l’apertura dei cancelli di Oblivion, il terribile regno daedrico. Dopo una rocambolesca fuga dalla Città Imperiale, l’imperatore muore tuttavia sotto i vostri occhi lasciandovi con l’arduo compito. Non passerà molto dalla scoperta della verità: il prigioniero è Martin Septim, l’erede di Uriel, nonché l’ultimo membro della dinastia. Le sorti di tutto l’impero poggeranno sulle sue scelte.

Una premessa narrativa forse semplice agli occhi del pubblico moderno, ma in grado di aprire ad una delle interpretazioni più riuscite dell’open world. Anche a distanza di anni infatti, Oblivion Remastered vi metterà nei panni del personaggio che deciderete di creare. Un senso di libertà che avvolge fin dai primi istanti in un mondo incredibile in cui si può fare ed essere letteralmente qualsiasi cosa. Anche ignorare il nobile compito affidato dall’imperatore Uriel.

Il merito è anche di una IA che riesce ad essere reattiva e metodica di fronte alle scelte del giocatore. Se alcuni titoli recenti sono stati in grado di muovere su queste basi (come Baldur’s Gate 3 o Kingdom Come: Deliverance 2), Oblivion custodiva questo insegnamento già nel lontano 2006. L’immersione è eccezionale grazie anche agli NPC ed alle loro azioni. Queste si misurano in base alle vostre, per un risultato in cui si respira davvero la sensazione di essere diventati chi volevate essere.

I volti sono tra le cose maggiormente migliorate nella Remastered.

Lavoro… virtuoso

Il team di sviluppo incaricato di modernizzare il Game of the Year del 2006 si è dunque mosso lungo due direttrici fondamentali. Da un lato, l’implementazione di un comparto visivo al passo coi tempi, attingendo direttamente dalle potenzialità dell’Unreal Engine 5. Dall’altro lato, l’introduzione di alcune necessarie migliorie ludiche per svecchiare un titolo con quasi vent’anni sulle spalle.

Virtuos ha così ricostruito Cyrodiil con il motore grafico di Epic Games garantendo un risultato finale portentoso. Tutti i modelli poligonali sono stati riscostruiti da zero prendendo come riferimento gli originali. Ogni elemento è stato ridisegnato: dai singoli asset della flora e della fauna passando per le ambientazioni cittadine, dagli oggetti di qualsiasi tipo agli avversari. Grazie alle potenzialità di Lumen, l’illuminazione in tempo reale rivoluziona letteralmente la resa visiva di alcune aree. Allo stesso modo, i riflessi sull’acqua garantiscono profondità e fascino ai panorami più mozzafiato.

L’occasione è stata propizia anche per ritoccare le animazioni, con ripercussioni che è possibile apprezzare in differenti ambiti. Dal sincronismo labiale ad una nuova freschezza anche nei feedback durante i combattimenti, laddove il titolo tende a mostrare maggiormente la propria età. Una nuova vita anche per menù ed HUD, che adesso sfoggiano un look più accattivante e meno ancorato al gusto del 2006. Il team di sviluppo ha inoltre corretto alcuni storici difetti legati all’adattamento (soprattutto nella lingua italiana), arrivando a ridoppiare interamente alcuni personaggi. Il lavoro complessivo è stato certosino e scrupoloso al punto da farci vacillare sulla definizione stessa di rimasterizzazione.

Alcuni scorci hanno cambiato pelle rispetto al passato, ma restano evocativi.

Al tempo stesso, Virtuos ha messo mano ad alcuni elementi dell’infrastruttura ludica per tentare di rendere l’esperienza con Oblivion Remastered più contemporanea.

La visuale in terza persona, anche a causa della modernizzazione del comparto tecnico e delle animazioni, risulta estremamente più godibile rispetto al passato. Adesso utilizzare questa inquadratura non risulta più improponibile e l’esperienza non risulta poi così diversa da quella di Starfield (con le dovute proporzioni). Parte del merito è legato anche all’aggiunta dello scatto, una feature assente nel titolo originario. Assoggettata alla barra delle stamina come per il salto e le azioni di attacco, fortunatamente la sua introduzione è stata ponderata correttamente senza scombinare gli equilibri originali.

Anche il sistema di progressione è stato ristrutturato, avvicinando Oblivion Remastered alle produzioni più recenti firmate Bethesda. Grazie ad una maggiore libertà nell’assegnazione dei punti attributo nonché ad una nuova rilevanza anche delle abilità minori, Virtuos è riuscita altresì ad arginare parzialmente lo storico problema di scaling del titolo originale. Oblivion era infatti caratterizzato da una rimodulazione dinamica del livello degli avversari abbastanza aggressiva. In alcune situazioni limite, il gioco subiva delle incisive impennate di difficoltà portando i giocatori a dover necessariamente ritoccare le proprie build (se non addirittura a rompere deliberatamente il gioco). La Remastered rielabora il sistema rendendone meno frequenti le consequenge più negative, pur non risolvendone alla radice ogni discrasia.

I cancelli sono ancora più minacciosi ed affascinanti.

Ma funziona con la benzina normale?

Al di là dell’encomiabile lavoro tecnico svolto da Virtuos, è altresì inevitabile constatare che l’esperienza con Oblivion Remastered è un po’ come una passeggiata indietro nel tempo. Lungi dall’aver introdotto le citate migliorie al gameplay, la rimasterizzazione non fa poi così molto per allineare il titolo al panorama odierno.

Come già accennato, il combat system appare oggi davvero complicato da mandare giù senza la giusta contestualizzazione storica. Se vi sembrava obsoleto e vecchio quello di Skyrim o addirittura quello di Avowed, qui ne troverete un antesignano ancora più rudimentale ed approssimativo. Pad alla mano Oblivion Remastered appare così inevitabilmente legnoso e concettualmente semplicistico. Un aspetto che potrebbe non pesare ai fan del titolo, così come forse neanche a chi saprà apprezzarne le caratteristiche strutturali ancora oggi attuali. Ma per chi chiede un gameplay raffinato, il viaggio a Cyrodiil potrebbe non essere così esaltante.

Il gameplay mostra tutti gli anni sulle proprie spalle.

L’apprezzata interazione con gli NPC paga poi dazio sul versante della densità delle città, che è sostanzialmente rimasta la stessa del 2006. Il problema è che girare per una capitale imperiale realizzata in Unreal Engine 5 per poi ritrovarsi una manciata di NPC, sottolinea il paradosso di un’operazione che non sa trovare una vera e propria dimensione tra rimasterizzazione e remake.

Il capitolo Unreal Engine 5 poi apre le porte ad un ulteriore problema legato alla ottimizzazione del codice. Conosciamo benissimo le difficoltà legate all’impiego del motore grafico di Epic Games e sfortunatamente anche Oblivion Remastered non si sottrae ad alcuni imbarazzi. In particolare la versione PlayStation 5 soffre di prestazioni piuttosto instabili, con alcuni casi problematici e discutibili relativi alla modalità Prestazioni. Quest’ultima punta ai 60 fps (contro la Qualità che propone 30 fps e risoluzione dinamica fino a 4K) con qualche compromesso sulla qualità visiva, tuttavia le performance son ben lontane dalla stabilità con vistosi cali di rallentamenti e stuttering. Senza contare alcuni bug che hanno richiesto alcuni preliminari interventi correttivi mediante patch. Insomma, c’è ancora del lavoro da fare.

Al di là di tutto, Oblivion Remastered è la versione migliore del capolavoro del 2006.

Commento finale

The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered è esattamente quello che ci aspettavamo: una nuova e lucente veste per un classico intramontabile. Tuttavia, esattamente come un bell’abito non altera i segni del tempo sulla pelle che lo indossa, il titolo Bethesda ludicamente è e resta un prodotto del 2006. Persino l’inedita rielaborazione grafica garantita dall’Unreal Engine 5, sebbene segni un netto miglioramento rispetto al titolo originario, mostra le incertezze oramai connaturali al motore grafico di Epic Games. Detto tutto questo, la rimasterizzazione di Oblivion rappresenta il modo migliore per avventurarsi nelle terre di Cyrodiil ed apprezzare uno dei titoli più importanti della storia del gaming.

8.5

The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered


The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered è esattamente quello che ci aspettavamo: una nuova e lucente veste per un classico intramontabile. Tuttavia, esattamente come un bell'abito non altera i segni del tempo sulla pelle che lo indossa, il titolo Bethesda ludicamente è e resta un prodotto del 2006. Persino l'inedita rielaborazione grafica garantita dall'Unreal Engine 5, sebbene segni un netto miglioramento rispetto al titolo originario, mostra le incertezze oramai connaturali al motore grafico di Epic Games. Detto tutto questo, la rimasterizzazione di Oblivion rappresenta il modo migliore per avventurarsi nelle terre di Cyrodiil ed apprezzare uno dei titoli più importanti della storia del gaming.

PRO

Oblivion in una moderna veste grafica | L'elenco di migliorie è tale che l'etichetta "Remastered" gli sta un po' stretta | Un RPG splendido e gargantuesco, nella sua versione migliore |

CONTRO

L'Unreal Engine 5 continua a riservare intoppi di performance | Resta un titolo di quasi vent'anni fa | Alcune idiosincrasie ludiche sono rimaste lì anche dopo il lavoro di ammodernamento |

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