Recensione Battleborn

Il ritorno di Gearbox Software.

Versione testata: Xbox One.

Dopo il grande succeso della saga di Borderlands, i ragazzi di Gearbox hanno deciso di cambiare completamente strada creando un titolo completamente nuovo denominato Battleborn. Devo essere sincero: buttarsi su qualcosa di diverso rispetto a ciò che si sa fare bene è una scelta piuttosto audace. Infatti, al giorno d’oggi, sviluppare un videogioco comporta delle spese gigantesche tra costi di sviluppo, marketing e pubblicità, di conseguenza un titolo che “floppa” può tradursi addirittura nel fallimento di un’azienda. Quindi la coraggiosa scelta di abbandonare una saga di successo come Borderlands per sperimentare qualcosa di nuovo è da apprezzare senza ombra di dubbio, ma Gearbox ha saputo mantenere il suo tocco vincente?

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L’idea nella pietra

Appena cominciato il prologo ci verrà mostrato un video introduttivo che fungerà da trama: il filmato narra infatti che la prima civiltà dell’universo incise un’idea nella pietra. Questa idea riguardava la fine di tutto e secondo la pietra sarebbe arrivato un momento in cui l’universo intero sarebbe scomparso, stelle comprese. L’oscurità avrebbe divorato i cieli e dopo anni e anni (come cita il gioco) “di una serie interminabile di brutte giornate” sarebbe rimasta solo una stella.

I combattenti più intraprendenti avrebbero raggiunto questo ultimo astro, fuggendo dall’oscurità di un universo morente. Questo raduno, però, non avrebbe creato unità, ma soltanto guerra tra esseri, civiltà e grandi nemici: i Varelsi e il traditore Rendain. Ma la pietra parla anche di speranza, di guerrieri che volevano preservare la luce, e sono nientemeno che i Battleborn.

Un gran miscuglio

Iniziamo col parlare del singleplayer. La modalità Storia offre otto missioni della durata totale di circa 5 ore, nelle quali ci troveremo impegnati in scontri 5vs5 affrontabili in solitaria, in cooperativa con amici o ancora online con altri giocatori. Il difetto di quest’ultima sta nell’impossibilità di progredire secondo un ordine specifico, infatti la missione verrà scelta a votazione, come la scelta di una mappa nel multiplayer di Call of Duty. Scelta poco saggia per via della possibile ripetitività di missioni già fatte o, in casi peggiori, potrebbe capitare di partire dalla prima e ritrovarsi di colpo nell’ultima, saltanto tutte le missioni di mezzo e perdendosi la storyline.

Posso dire con certezza che Battleborn è un megariciclo di meccaniche: da qualunque punto di vista lo si guardi, si trovano somiglianze troppo evidenti con altri titoli e non si riesce a trovare un elemento che lo caratterizzi a dovere. Fin dal primo impatto sembra di giocare ad una versione differente di Team Fortress 2 unito a personaggi e abilità uscite da un MOBA (League of Legends/DOTA 2), con un sistema di incremento di livello praticamente identico a Heroes of the Storm. Il tutto poi inserito in un ambiente grafico in cel shading molto acceso con effetti visivi molto vivaci, forse l’unico elemento che ricorda Borderlands da vicino. Risultato? Il caos!

Buttiamoci nell’arena

La formula proposta per il multiplayer prevede la presenza di tre modalità di gioco: Cattura, Fusione e Incursione. Partendo dalla prima, Cattura, è essenzialmente una partita a dominio o conquista, dove le due squadre formate da cinque giocatori l’una si affronteranno per conquistare tre punti sparsi nella mappa. La seconda, Fusione, è una modalità in cui dovremo scortare i minion alleati verso un enorme inceneritore posto al centro della mappa, dove per ogni alleato sacrificato otterremo una piccola quantità di punti che andrà a determinare il punteggio finale. Infine, come ultima ma non meno importante troviamo Incursione: a differenza delle altre modalità presenta un’unica corsia principale, nella quale vengono posizionate le due sentinelle di ogni team e due grandi robot a forma di ragno che rappresentano, in sostanza, le basi delle due squadre.

In ogni partita, il livello del personaggio parte dal primo per poi acquisirne altri durante la partita fino ad arrivare al decimo, praticamente come in un normalissimo MOBA. Questo sistema di livellaggio si chiama Helix, un sistema a doppia scelta in grado di sbloccare un potenziamento a scelta tra due ad ogni level up. Giocare spesso con il medesimo personaggio offrirà la possibità di scoprire delle “mutazioni” di determinate abilità, ossia una terza scelta in determinati livelli che fornisce effetti speciali. Proprio come in Heroes of the Storm, questo sistema permette di adattare il personaggio scelto al nostro stile di gioco, senza dargli degli effettivi benefici a scegliere un potenziamento a discapito di un altro.

Bello, colorato ed eccentrico… forse un po’ troppo

Per quanto riguarda il comparto tecnico, possiamo ritenerci soddisfatti in parte. La decisione di utilizzare uno stile in cel shading da un tocco di originalità caratteristico di Gearbox, e in questo titolo fa davvero bella figura. Nonostante tutto, con una grande mole di effetti visivi, differenti stili di animazioni, colori molto accesi e un frame rate non molto stabile (su console) ci siamo ritrovati spaesati. La cosa risulta parecchio accentuata se utilizziamo personaggi da mischia, dove nel bel mezzo di un fight ci ritroviamo a non capire nulla e vedere solamente effetti coloratissimi che deconcentrano e danno un senso di smarrimento. Per quanto riguarda invece il comparto audio, è stato svolto un ottimo lavoro, con un buon doppiaggio unito ad un’ottima qualità sonora sia con delle cuffie che con gli altoparlanti.

Commento finale

Nel complesso, Battleborn è un titolo riuscito a metà, in quanto risulta essere un grosso riciclo di meccaniche che Gearbox Software non è stata molto abile a fondere per realizzare una buona armonia tra esse. Anche la modalità multiplayer ci pare un po’ scarna e non riesce a brillare di luce propria, mentre il comparto tecnico riesce, in fondo, a cavarsela discretamente. Consigliamo questo gioco se siete amanti del genere e apprezzate lo stile grafico; diversamente, l’alternativa migliore che più si avvicina a Battleborn è indubbiamente Overwatch.

Pro Contro 
– Stile grafico in cel shading molto carino
– Comparto audio buono
– Un’ampia rosa di ben 25 personaggi giocabili
– Un mix di meccaniche poco riuscito
– Framerate poco stabile
– Animazioni ed effetti troppo accentuati
  Voto Globale: 75  
 
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