Governo e ”tifo da stadio”: due realtà sempre più simili

La crisi di governo, quella di paese, la stampa e il pensiero dell’ ”italiano”: è ancora l’interesse per il paese a spingere tutto, o solo l’orgoglio ”ultrà”?

Una malattia tutta italiana

Un momento non di certo facile. Forse è la maniera ideale per descrivere la situazione odierna degli italiani. Questo scritto non vuol essere né una presa di parte né tanto meno l’espressione dell’idea personale di chi scrive. Ciò che però forse è necessario fare, oggi, è fermarsi e pensare. In una società sempre più “frenetica”, dove il tempo è sempre meno, è necessario rimanere freddi dinnanzi a tali situazioni.

Ciò che vive oggi l’Italia è forse uno dei periodi più “bizzarri” dalla nascita della repubblica, ciò che sta cambiando è sia la politica, sia ciò che di essa pensa l’intera collettività. A molti ormai è caro il criterio dello “scegliere tra i due mali quello minore” in sede di elezioni. Ma coloro che in realtà il nostro paese oggi vede candidarsi al governo, in realtà chi sono?

L’osservazione viene da un giovane, studente, contrario agli estremismi e con il cuore “impregnato” di Italia, che non ha voglia di intraprendere questioni lunghe e profonde davanti alle quali si arriverebbe nuovamente ad un nulla di fatto. La politica, giorno dopo giorno, propone sempre di più temi di discussione per lo più “superficiali”, che niente, o poco, hanno a che fare con i principi per i quali una volta si combatteva. Le battaglie che sono scritte sui libri di storia e insegnate ancora oggi a scuola si sono forse dimenticate, o forse ci si ricorda solamente di non dimenticare i fatti, ma le idee, i valori, non sono più presenti nella realtà che viviamo.

La società è quella del consumismo, dell’esperienza. Grazie al marketing esperienziale si sta togliendo valore al prodotto per dedicare tutta l’attenzione necessaria al cliente. Un cliente che comunque sia è visto sempre come consumatore. Il progresso ci sta “viziando” di offerta. I saldi sono diventati l’evento più atteso dell’anno, e la parola “interessi” è oggi l’ossessione di tutti coloro che ad un’attività di lucro possono dedicarsi. In questo oceano di luci, marche, sconti e offerte ciò che più si sta perdendo è il “valore”. La facilità di accesso alle “cose” ci sta illudendo che ogni cosa, in fondo, non è mai definitiva, che tutto si può cambiare in un qualsiasi momento. Non si vuole imparare dal passato, e non ci si vuole neanche preoccupare del futuro. Gli ultimi fatti, senza voler entrare nello specifico per evitare polemiche, sono la dimostrazione di come oggi prendano vita avvenimenti impensabili fino a qualche decennio fa.

Il governo è così diventato il luogo in cui ognuno è chiamato a “promettere”, ad ammonire tutto ciò che di sbagliato si stia compiendo, senza alcuna preoccupazione del passato di chi in realtà ci stia parlando. Eppure, ogni qualvolta ci si rende conto di qualche errore, alla parola ben poche volte segue una soluzione vera, sul territorio, concreta. Un governo formato da una maggioranza e un’opposizione che dovrebbero assicurare l’imparzialità e la stabilità al paese, diventa invece un campo da gioco, dove si gareggia a chi per primo fa cadere l’avversario. Il gioco delle “spallate”, i “girotondi”, gli scioperi della fame, la staffetta di chi per primo arriva al governo, come se al più veloce spetti un premio. E la realtà dei “figuranti”; Una situazione denunciata dagli stessi giovani che si ritrovano poi a dover scegliere, a dover votare gli uomini “degni” di rappresentare l’Italia.

Ecco quindi che ci si chiede quali siano le ragioni che spingono un giovane, e ognuno di noi, a votare per uno o per l’altro partito. La scelta è importante, siamo noi quell'”ufficio del personale” chiamato a scegliere chi dovrà prendersi cura del paese che ci accoglie. L’analisi deve essere attenta, e forse tenere conto anche di princìpi, idee, valori, nei quali ognuno di noi si identifica. Troppo spesso, però, capita che non ci siano gli stimoli per dedicare il giusto tempo a una scelta cosi importante. Ed ecco allora che si sceglie la parte dalla quale stare in base a gusti e modelli che ci sono forniti direttamente dalla società (di nuovo!). Idee povere, valori bassi, e nessun proposito per il paese, ma solo la soddisfazione di essere “al Governo”, di governare. Ecco allora le elezioni diventare partite, il governo prendere le sembianze di uno stadio, e tutti noi, i cittadini, vestirci con le sciarpe dei colori che più ci piacciono, imbracciare le bandiere delle nostre “squadre” e lanciarci in quella strana e nuova gara, dove chi vince è la tifoseria più numerosa, quella che urla di più, col risultato che la nave sulla quale viaggiamo affondi di prua o di poppa, senza però mai “galleggiare” come si deve.

Qualcuno ha deciso di fermarsi e pensare qualche minuto a tutto questo, sicuro che quando sarà chiamato in causa cercherà di usare un po’ di cuore, lasciando da parte quell’orgoglio e quella SUPERFICIALITA’ che stanno uccidendo un paese intero, tenendo conto sempre degli errori, e poche volte dei giusti meriti. La domanda è quindi cosa sceglieranno gli italiani anche sta volta? La facilità di un tifo, o la responsabilità della terra alla quale apparteniamo? Pochi secondi spesi per “una crocetta”? O la voglia e il tempo per rialzarci tutti in piedi?
Cosa ci aspetta?

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