Le loot boxes sono ancora un problema?

Le loot boxes fanno ormai parte di molti videogiochi: FIFA, Counter Strike, Star Wars, sono solo alcuni dei titoli più famosi in cui è possibile trovarle. Per chi non lo sapesse, le loot boxes offrono degli articoli virtuali in cambio di denaro. In generale, questi articoli servono a migliorare l’esperienza di gioco.

A primo acchito non sembrano nulla di preoccupante, eppure hanno sollevato un polverone: si teme che possano diffondere fra i giocatori più giovani (anche bambini) l’abitudine di spendere soldi in modo poco responsabile. Il governo del Regno Unito è giunto a considerare l’idea di riclassificare le loot boxes come articoli per il gioco d’azzardo. Alcuni Paesi, come Belgio e Paesi Bassi, le hanno messe completamente al bando.

Ma queste loot boxes sono davvero un pericolo, o sono un’aggiunta divertente (e necessaria) all’esperienza di gioco? Cerchiamo di prendere in esame entrambe le facce della medaglia.

Le loot boxes “migliorano il gameplay”

Opinione diffusa a favore delle loot boxes è che esse contribuiscono al miglioramento dell’esperienza di gioco complessiva.

EA le usa in svariati prodotti (un esempio su tutti, FIFA 20 Ultimate Team) per offrire ai giocatori delle opzioni aggiuntive: a fronte di un pagamento, una loot box può farti avere una nuova superstar o una modalità di gioco più avanzata, a seconda della fase di gioco in cui ci si trova.

Si tratta di un’opzione molto popolare fra i giocatori (seppur costosa, a volte). Ogni volta che se ne apre una, è sempre una sorpresa, tanto che il vicepresidente della EA ha paragonato le loot boxes agli ovetti Kinder

Sempre in casa EA, ma passando il testimone ai detrattori, il videogioco Star Wars Battlefront II ha attirato critiche su di sé a causa della presenza di un gioco a più livelli, in cui i giocatori che pagavano di più avevano diritto a una migliore versione del gioco. Alla fine, l’azienda ha prima eliminato le loot boxes dal gioco, probabilmente nel timore che le critiche potessero portare ad un calo delle vendite, salvo poi riammetterle ma ammettendole solo per ottenere oggetti cosmetici e non essenziali per il gioco.

Senz’altro, è facile osservare che questi upgrade di gioco dovrebbero essere già inclusi nel prezzo del gioco stesso; oppure, perlomeno, dovrebbe venir meno l’implicazione che più spendi e più possibilità hai di vincere. 

Epic Games ha deciso di rimuovere completamente le loot boxes dai giochi di sua produzione. Piuttosto, i principali titoli come Fortnite guadagnano dai Pass Battaglia e dalle microtransazioni in-game, senza il richiamo al gioco d’azzardo che contrassegna le loot boxes e senza discriminazioni verso i giocatori che pagano meno.

Potrebbe essere un segnale di avvio di un nuovo trend avverso alle loot boxes, in cui gli sviluppatori di videogiochi cercano altri modi di conseguire un profitto (ad esempio, tramite un rialzo dei prezzi).

L’opinione dei sostenitori: le loot boxes sono un’importante fonte di guadagno per gli sviluppatori

È vero che le loot boxes non sono proprio economiche, ma i sostenitori di questo tipo di oggetti a pagamento sostengono che il loro contributo all’industria dei videogiochi sia di fondamentale importanza: realizzare e mantenere un videogioco è un’operazione costosa e l’assenza delle loot boxes potrebbe andare a detrimento della qualità del prodotto.

Dietro ogni gioco c’è un grosso team di sviluppatori, designer e operatori addetti alla manutenzione e a ognuno di loro va corrisposto un pagamento a fronte delle migliaia di ore lavorate. Sono soprattutto le aziende più piccole a temere una diminuzione delle entrate, proprio per via delle spese da sostenere.

Tuttavia, a queste affermazioni è facile controbbattere che il costo dei videogiochi è già abbastanza elevato anche senza le spese extra delle loot boxes e che la presenza di loot boxes a pagamento fino ad ora non ha contribuito a far calare o abbattere il costo dell’acquisto del videogame, cambiando il modello di vendita di questo tipo di giochi, come è invece è accaduto con le transazioni in game di giochi come Call of Duty Modern Warfare: Warzone, Fortnite o Apex Legends.

Il costo di FIFA 20, ad esempio, si attesta sui 62-100 dollari (a seconda della versione) al momento del lancio e ciò nonostante la gran parte degli utili della compagnia arrivi proprio dalle loot boxes di FUT, i cui ricavi per questo anno si attestano intorno al miliardo e mezzo di dollari con un incremento di 120 milioni di dollari rispetto allo scorso anno. Considerate che l’industria dei giochi digitali supererà i 160 miliardi di dollari in entrate entro il 2022 e capirete le dimensioni del numeri appena citati.

Dati alla mano, è facile chiedersi se i produttori di videogiochi hanno davvero bisogno di tutti questi soldi in più da parte dei loro fan. E la risposta sta ai giocatori stessi: chi ritiene che valga la pena pagare per le loot boxes, in modo da supportare gli sviluppatori e avere un gameplay migliore, pagherà.  

Ma anche questo dibattito sull’effettiva utilità delle loot boxes si fa presto irrilevante: vediamo subito perché.

Le loot boxes potrebbero presto diventare illegali in molti Paesi

Alcuni Paesi hanno già provveduto a vietarle e molti altri potrebbero seguirli a ruota.

Per il mero fatto di offrire premi casuali in cambio di denaro, le loot boxes sono state automaticamente prese di mira dai rigidi regolamenti relativi al gioco d’azzardo in Cina, Giappone e Corea del Sud.

In Europa, come accennato prima, Olanda e Belgio sono stati i primi Paesi a vietarne l’inserimento nei videogiochi e hanno provato a coinvolgere altri Paesi europei. Nel Regno Unito, le commissioni scientifiche che si sono occupate dell’argomento hanno rilevato che questo tipo di contenuti a pagamento possono indurre comportamenti di gioco d’azzardo patologico nei bambini, i quali potrebbero sentirsi obbligati a spendere soldi per poter portare a termine il gioco e i quali, spesso, si ritrovano a spendere centinaia di sterline nel vano tentativo di recuperare le perdite subite.

Se si dovesse arrivare a far rientrare le loot boxes nel gioco d’azzardo, esse sarebbero automaticamente fuori dalla portata dei bambini e verrebbe anche messa in discussione la legittimità della loro presenza nei videogiochi: ne verrebbe fuori, insomma, una valida argomentazione a sostegno delle tesi contrarie al loro utilizzo. Proprio forse per sviare l’attenzione ed evitare, almeno in questa fase, di attirarsi ulteriori critiche negative da parte dell’utenza e della stampa dopo la magra figura Battlefront II (ricordiamo che la risposta ufficiale della compagnia alle critiche rivolte alle loot boxes presenti in Battlefront II, pubblicata su Reddit, è entrata nel Guinness dei primati come il post con più downvote della storia) Electronic Arts ha silenziosamente modificato la nomenclatura delle loot boxes presenti in FUT, in “Surprise Mechanics”.

Elemento di gioco divertente o una minaccia sociale?

Come spesso accade, probabilmente la verità sta nel mezzo. Le preoccupazioni concernenti le conseguenze sui minori sono fondate: mentre sono alle prese con i loro videogiochi preferiti, i bambini non dovrebbero pensare al denaro, ma solo a divertirsi.

Ecco perché classificare le loot boxes come elementi di gioco d’azzardo (e diminuire la loro importanza nell’esperienza di gioco complessiva) sembrerebbe la strada da seguire: i giocatori in età adulta potranno sempre decidere di acquistarle, ma non subiranno alcuna penalità se decideranno di non farlo.  

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