Recensione Chronos before the Ashes

Son passati alcuni anni – precisamente quattro – da quando Chronos debuttava sul VR. THQ ci ha riprovato, e ha proposto Chronos – ribattezzato Chronos: before the Ashes – a tutti coloro i quali non hanno un visore in casa. Lo affermo da subito, a me il titolo è garbato, nonostante dei “ma” abbastanza accentuati.

Versione testata: PlayStation 4

Tirando i nodi al pettine, THQ ha donato a Remnant: for the Ashes un prequel, ambientato un mese prima degli eventi che ormai conosciamo. O anni. Dipende tutto da quante volte il protagonista trapasserà. Perché è questa la chiave, che ci viene anche detta dalla veggente nel filmato introduttivo. Morte dopo morte, dovremo addentrarci nel labirinto, per uccidere il Drago, o esserne uccisi. Definitivamente.

Pronti, partenza, via, il gioco ci pone di fronte a un intro abbastanza coinvolgente, dove il nostro – o la nostra – protagonista, ancora bambino, assiste a un racconto di un’anziana signora, del mondo che fu. In pillole, ci viene spiegato che inizialmente il mondo era popolato da uomini che vivevano in comunità da decine di migliaia di loro, e che costruirono i grandi monoliti che conosciamo oggi. Tuttavia, arrivarono delle mostruosità da un’altra dimensione a rompere questo equilibrio, the Beasts, le bestie. Controllate da un’entità più potente di loro, il Drago, queste creature dominarono il mondo, piegandolo al loro volere. E ora tocca a noi spezzare questo giogo.

Un mondo distorto

Al termine dell’introduzione, ci viene spiegato che esistono delle varie pietre nel mondo in grado di portarci in altre dimensioni, ma che il loro potere si sprigiona una sola volta all’anno. Ambientato nel finire del ’68, Chronos: before the Ashes narra la storia di un prescelto costretto a viaggiare tra le dimensioni per sconfiggere il Drago.

Durante le prime battute del titolo, prestando bene attenzione agli indizi, scopriamo subito che gli scienziati hanno chiamato le pietre D.A.T.L.A., e ne hanno scoperto il potere. Oltre a ciò, veniamo a conoscenza che una spedizione – capitanata dal generale Ford – era partita durante l’anno attraverso la pietra, senza tuttavia farne ritorno. Non solo, le comunicazioni si interruppero bruscamente e la struttura, il Ward 16, venne sottoposto a lockdown d’emergenza. Girovagando un po’, si scopre facilmente il motivo: il mondo, il nostro mondo, è invaso dalle bestie, passate attraverso il varco lasciato aperto da Ford.

Una volta attivata la pietra, ci immergiamo in un mondo medievale distrutto da una guerra passata della quale noi non conosciamo ancora il motivo. Già nelle prime parti i richiami allo stile narrativo di Dark Souls e compagine sono molteplici. Indizi non svelati, narrativa silenziosa e mondo in rovina. Tuttavia, Chronos: before the Ashes si distacca molto dalla sua musa ispiratrice, e prende un’altra strada, che a breve illustrerò.

Più che di un soulslike stavolta parliamo forse del primo e vero soulslite.

Il racconto nel racconto

Spulciando nei dettagli e leggendo i vari libri e appunti che incontreremo durante il gioco, verremo a conoscenza che il mondo era abitato da due diverse razze, i Krell e i Pan. I primi richiamano tantissimo ai nani che tanto abbiamo apprezzato sia in Dragon Age sia in Skyrim. Validi, coraggiosi e tecnologicamente all’avanguardia – per il loro tempo – hanno difeso e combattuto per proteggere la loro stirpe. I pan, di controparte, sono un misto tra gli elfi fatati e i fauni, con una dose aggiuntiva di malignità. Saccenti, si credono superiori a tutte le altre specie.

Gli intercorsi tra le due specie sono tragici, ed è curioso leggerli spulciando note e appunti sparsi per la mappa. Non nego che in alcune situazioni, se abbastanza sensibili, ci si può commuovere nel notare come siano degenerati gli eventi. Eventi che hanno portato il mondo alla situazione in cui vessa attualmente.

Gli umani, invece, noi, vivono nel mondo che conosciamo: il nostro. Come ho scritto sopra, una volta l’anno le pietre si attivano e le due dimensioni si uniscono, permettendo alle une di scavalcare le altre. E viceversa. E questa importanza narrativa sarà fondamentale anche nel gameplay.

Feroce e letale

Il combat system, fiore all’occhiello dei soulslike, è riproposto quasi nella sua interezza. Attacco leggero, pesante, schivata e deviazione sono la base e la varietà che il gameplay ha da offrire. Sarebbe inoltre da elogiare la varietà dei moveset delle armi, non fosse che le stesse sono letteralmente otto. Per la precisione, cinque armi (falce, spada, mazza, ascia e martello) e tre scudi (normale, a torre e buckler).

Anche le magie – che offrono dei buff e non sono vere e proprie alternative di gameplay – sono pochissime: quattro. Fuoco, luce, oscurità ed elettricità. Certo, offrono dei buff e bonus completamente diversi e nell’economia del gameplay fa la differenza sceglierne una piuttosto che l’altra. Secondo e gigantesco ma, una magia su tutte è letteralmente “game changing”, eclissando tutte le altre.

Inoltre, se siete abituati ai ritmi dinamici e veloci di Dark Souls dovrete rivedere il vostro modo di giocare. Difatti, il movimento del nostro personaggio è molto lento e legnoso; purtroppo, sovente si ha la sensazione che sia stato volutamente decelerato. Non ci sono tuttavia solo lati negativi. Anzi. Le bossfight sono ben curate e dinamiche, e restituiscono quell’adrenalina e accelerazione cardiaca tipica di giochi del genere. Anche i combattimenti contro i minion sono ben diversificati, e non si ha la sensazione di ridondanza che si potrebbe avere da produzioni del genere.

In che senso Chronos before the Ashes è un “soulslite”?

Ho definito il gioco soulslite, al posto di soulslike, per alcuni evidenti motivi. Il gioco appartiene palesemente alla schiera dei soulslike, ma ne differisce in semplicità. Innanzitutto, presenta tre diversi livelli di difficoltà che ne variano l’approccio. La storia ovviamente è pensata per essere giocata al livello più arduo, come anche suggerito al momento della scelta. Difatti, nella descrizione ci sta semplicemente scritto “like it has been designed”, come è stato pensato.

Secondo punto, sono presenti sì le controparti delle fiaschette Estus, ma il loro uso è limitato, per due diversi motivi. Il primo, classico, che si ripristinano solo alla morte del personaggio; il secondo, più legato a esigenze di gameplay, che ci impiegano troppo tempo per attivarsi. In nostro soccorso, in questo caso, interviene l’avanzamento di livello. Ogni volta che si raggiungono abbastanza punti esperienza, infatti, si guadagnano due punti abilità da distribuire nelle quattro statistiche – forza, agilità, arcano e vitalità – e si recupera piena vita. Il gioco, quindi, unisce in maniera impeccabile, merito ai ragazzi di THQ, le meccaniche soulslike con quelle classiche dei GDR.

Terzo punto, l’avanzamento dell’età. Questa chicca è qualcosa di spettacolare, che si spera di rivedere in altre produzioni di questo calibro e anche non. Ogni volta che si muore, l’età del personaggio avanza di un anno. Questo è giustificato dalla storia, come ho già accennato precedentemente. L’essere giovani o vecchi, poi, non è solo una mera questione di numeri. Difatti, all’inizio il nostro personaggio sarà forte e potente, ma poco avvezzo alla magia; col passare degli anni, la sua forza fisica diminuirà in favore di una saggezza superiore, che gli consentirà di padroneggiare le arti arcane.

Infine, ogni dieci anni, a partire dai venti, il gioco ci consentirà di scegliere una “trait”, una caratteristica. Questa ci fornirà un bonus permanente, selezionabile ogni volta tra tre disponibili. Gli altri due non saranno invece più selezionabili. Inizialmente, poi, salire di livello in forza e agilità costerà un punto abilità, mentre per l’arcano ne serviranno tre. Aumentando d’età questa proporzione si invertirà. Non solo, superati i sessant’anni non sarà più possibile aumentare la propria forza.

Il castello e il labirinto

Sebbene le ambientazioni in Chronos: before the Ashes siano poche, le stesse sono ben differenziate. Dal castello dei Krell al Ward 16 e 17, passando per il labirinto dei Pan, ogni luogo ha minion e ambienti unici. Nonostante una grafica molto spoglia, anche per il 2016, suo vero anno di uscita, il titolo presenta ambienti ben caratteristici che lasciano immergere con facilità il giocatore all’interno della narrazione.

Ciononostante, inizialmente il gioco sia molto poco lineare, con degli enigmi sì facili ma ben congegnati. Tuttavia, col progredire dell’avventura le sfide si appiattiscono e, a parte un guizzo, un colpo di reni, nel finale, l’esperienza diventi un grosso e bel corridoio. Ma pur sempre un corridoio.

Anche la colonna sonora è ben studiata, e coinvolge e crea ritmo in maniera superlativa. Sa adagiarsi nelle fasi esplorative così come sa esplodere e incutere ansia e agitazione nelle battaglie e nelle boss fight. Le poche tracce audio del doppiaggio sono ben integrate in questo labile equilibrio e si ritagliano uno spazio senza sembrare un corpo estraneo all’armonia del gioco.

Per quanto riguarda l’HUD, invece, decisamente non ci siamo. La grafica molto minimalista ricorda tantissimo i giochi della prima PlayStation, ma siamo ormai alla nona generazione di console. I menù sono molto spogli e si ha la sensazione di tanto spazio vuoto messo lì inutilmente come riempitivo per l’immagine. Inoltre, gli sprite degli oggetti spesso sono sfuocati e/o comunque poco curati.

Per terminare il gioco ci ho impiegato otto ore, di cui due passate a guadagnare punti abilità per livellare anche Arcano. Inoltre, al mio primo gameplay sono morto solamente sette volte, di cui cinque per colpa della gravità. Per un giocatore medio, poco avvezzo allo stile Dark Souls, Chronos: before the Ashes gli occuperà sicuramente una decina d’ore e lo vedrà morire sì alcune volte ma non così tante come altri titoli potrebbero fare.

Giudizio su Chronos before the Ashes

Chronos: before the Ashes è un gran bel titolo, nonostante enormi difetti che fortunatamente non ne minano troppo l’esperienza. Nel confronto con altre produzioni ne esce un po’ acerbo, e il prezzo (in questo momento fissato a 29,90 €) non aiuta a digerirlo meglio. Parlassimo di un titolo uscito a cavallo tra il 2008 e il 2012 e proposto almeno a 10 € di meno avremmo di fronte sicuramente un must buy, ma così non è. Tuttavia, l’acquisto lo merita solo per il comparto narrativo, perla rara di questi tempi, e per un gameplay che, in fin dei conti, diverte e coinvolge. Infine, è un Soulslike perfetto per chi vuole approcciarsi al genere ma non ha intenzione di disperarsi troppo prima di comprendere determinate meccaniche.

Ricordo che Chronos: before the Ashes è disponibile su PC, PlayStation4, Xbox One, Nintendo Switch e Google Stadia.

7.5

Una perla per gli appassionati


Chronos: before the Ashes è un gran bel titolo, nonostante enormi difetti che fortunatamente non ne minano troppo l’esperienza. Nel confronto con altre produzioni ne esce un po’ acerbo, e il prezzo (in questo momento fissato a 29,90 €) non aiuta a digerirlo meglio. Parlassimo di un titolo uscito a cavallo tra il 2008 e il 2012 e proposto almeno a 10 € di meno avremmo di fronte sicuramente un must buy, ma così non è. Tuttavia, l’acquisto lo merita solo per il comparto narrativo, perla rara di questi tempi, e per un gameplay che, in fin dei conti, diverte e coinvolge. Infine, è un soulslike perfetto per chi vuole approcciarsi al genere ma non ha intenzione di disperarsi troppo prima di comprendere determinate meccaniche.

PRO

    - Narrazione accattivante
    - Ambientazioni ben curate
    - Alcune meccaniche originali e ben studiate
    - Adattamento musicale e doppiaggio di ottima fattura
    - Perfetto per i neofiti del genere

CONTRO

    - Gameplay legnoso
    - Grafica scarna anche per l'anno di uscita
    - Poca varietà di armi e magie
    - HUD deludente
    - Abbastanza breve per il genere di appartenenza

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