Recensione in pillole HUMANITY

HUMANITY ci ha messo, nuovamente e a distanza di pochissime settimane, in una strana posizione. Una situazione anomala, di cui vi abbiam parlato nel preambolo della recensione di un titolo molto diverso (Death or Treat) ma che si è ripresentata beffardamente. In quell’occasione infatti, abbiam riflettuto su come il media a volte non manchi di ironia, mettendo l’uno di fianco all’altro titoli imprevedibilmente simili nonostante premesse piuttosto uniche e particolari. Ecco dunque che oggi ci troviamo a parlare, a distanza di pochissimi giorni da Tin Hearts (qui la nostra recensione), di un altro puzzle game ispirato a Lemmings, che punta su dinamiche di gameplay varie all’interno di una cornica narrativa peculiare.

Sviluppato da tha ltd. ed edito da Enhance, HUMANITY mette il giocatore nei panni di un cane Shiba Inu, intento a guidare verso la salvezza immense folle, tra pericoli ed insidie. Un titolo che vuole abbinare azione e riflessione, all’interno di una cornice artistica e tematica suggestiva.

HUMANITY è disponibile dallo scorso 16 Maggio per PlayStation 5, PlayStation 4 e PC (via Steam), con supporto VR per tutte le piattaforme.

Guidare l’umanità non sarà affatto semplice.

Versione testata: PlayStation 5


Che gioco è?

HUMANITY si apre con una premessa piuttosto astratta.

Ci troviamo in una dimensione eterea. Una misteriosa entità affida ad uno spirito ultraterreno, avente le sembianze di un cane Shiba Inu, di guidare l’umanità verso la luce. Le persone infatti dimostrano di non saper svolgere il loro percorso in autonomia, pertanto hanno bisogno di qualcuno (o qualcosa) che possa condurli a destinazione. Ma quale sarà il punto di arrivo? E cosa rappresenta la misteriosa entità che ci ha assegnato il gravoso incarico?

Lo stile è molto particolare.

Il suggestivo preambolo di HUMANITY rappresenta una anticipazione della cifra stilistica della produzione. Lontano dal proporre un comparto tecnico all’avanguardia e volto al realismo, il titolo tha ltd. poggia il suo immaginario in un astrattismo a tratti ermetico. Si tratta di ambientazioni eteree sospese nel nulla, che rappresentano gli spazi all’interno dei quali torrenti di individui verranno guidati dall’etereo protagonista. Una ricercatezza mai banale, che fa sfoggio di una palette cromatica altrettanto peculiare, capace di alternare colori freddi a sprazzi di maggiore entusiasmo in particolari attimi significativi. Un risultato affascinante che non è frutto del caso: sono evidenti infatti le firme del visual designer Yugo Nakamura e dal celebre game designer Tetsuya Mizuguchi (Rez Infinite, Tetris Effect: Connected). Colpisce in egual misura la selezione musicale, affidata all’artista JEMAPUR. Brani dalle atmosfere classiche si fondono alle modernità elettroniche dei beat synth, per un risultato finale affascinante.

Gli sviluppatori hanno dunque perseguito un obiettivo ben preciso. Un comparto tecnico estremamente solido (anche nell’eccellente ed opzionale modalità VR), coniugato a scelte artistiche immediatamente distinguibili (seppur particolari), per conferire ad HUMANITY la capacità di avere una propria personalità delineata fin dai primi istanti della presentazione.

Alcuni livelli vi impegneranno la mente.

Perché giocarlo?

L’esperienza ludica trasmessa da HUMANITY è, contrariamente alle premesse, estremamente stratificata ed imprevedibile. Se, fin dalle intenzioni iniziali, sono palesi i rimandi al classico Lemmings, ben presto il titolo intraprende strade ambiziose e sorprendenti.

L’idea ludica di base è molto semplice: l’obiettivo del player è guidare gli inesauribili (letteralmente) fiumi di persone da un punto A verso un punto B. Per farlo, lo Shiba Inu dovrà precedere la loro marcia, indicando le direzioni da intraprendere e le azioni da compiere. Viene richiesto dunque di immaginare mentalmente il percorso migliore per evitare ostacoli e pericoli, per poi renderlo effettivo e vincente. Pertanto, un interruttore potrà essere premuto camminandoci sopra, mentre un baratro potrà essere oltrepassato con un salto al momento giusto. Inizialmente le interazioni saranno piuttosto lineari e semplici, complice un level design introduttivo. Tuttavia ben presto le cose cambieranno.

Nell’arco degli oltre 90 livelli della modalità narrativa, HUMANITY è una continua scoperta di nuove meccaniche e situazioni, talvolta trascendendo sorprendentemente il genere del puzzle game. Accanto ad enigmi complessi che richiederanno una buona dose di ragionamento, il titolo si diverte ad ibridare la formula con parentesi votate all’azione, se non addirittura al platforming con vere e proprie boss fights. Un senso di progressione costante, coadiuvato anche dal perdurante ottenimento di nuove indicazioni da fornire agli umani. Completare le scene non esaurirà tuttavia il divertimento: ciascun livello prevede infatti la presenza di individui speciali, i Goldie. Riuscendo a salvarli (occhio, a differenza dei restanti umani, possono andare perduti) verranno sbloccate nuove abilità opzionali di supporto, oltre ad oggetti coi quali personalizzare il vostro “gregge”.

HUMANITY inoltre dispone di un versatile tool, che permette la creazione e la condivisione di un numero potenzialmente infinito di nuovi livelli. “Creazione di Scene” permette dunque, con un sistema semplice e intuitivo, di dar vita a qualsiasi vostra idea. Da un complesso enigma incastonato in una imponente architettura, fino ad una semplice sessione ricca di azione, il limite è rappresentato solo dalla fantasia. Una interessante ed intrigante declinazione del concept share & play.

Potrete organizzare liberamente le vostre creazioni preferite.

Perché no?

HUMANITY ha dunque tutte le carte in regola per essere ricordato come uno dei migliori puzzle game dell’anno, grazie al suo gameplay avvincente ed una longevità potenzialmente illimitata. Ciononostante, alcuni aspetti della produzione ci hanno portato ad alcune riflessioni di senso opposto.

A partire dalla direzione artistica, la presentazione del titolo tha non colpisce particolarmente. Una palette cromatica piuttosto fredda fa da corredo ad un comparto tecnico perlopiù basilare. Il risultato finale è un colpo d’occhio a tratti asettico, soprattutto se i fiumi umani non faranno presa nell’immaginario dell’utente. HUMANITY compie delle scelte che premiano soprattutto negli stage più avanzati e complessi: una decisione in favore dell’astrattismo ermetico e minimalista che, d’altro canto, può non toccare tutte le corde.

Non contribuisce altresì la particolare colonna sonora che, con altrettanta personalità, si appoggia a musiche synth ed elettroniche. Realizzata dall’artista JEMAPUR, è una selezione dall’indubbia ed elevatissima qualità che, tuttavia, fatichiamo a consigliare a tutti i palati musicali. Soprattutto in alcuni stage, i beat potrebbero infatti diventare fin troppo ripetitivi e martellanti, portando l’esperienza verso note addirittura opprimenti. Un classico esempio dell’adagio de gustibus non disputandum est per un accompagnamento musicale peculiare.

Abituatevi a colori piuttosto freddi, soprattutto all’inizio.

Nella nostra prova, il gameplay ci è sembrato sostanzialmente inattaccabile e ben variegato, tale da solleticare tutte le menti nella risoluzione degli enigmi proposti. Proprio in questo senso, qualcosa che non ci ha invece convinti è l’eccessivo affidamento posto, dal game design, nella funzione di replay degli stage.

HUMANITY permette infatti, in qualsiasi momento, di ricominciare da capo lo stage in due modi diversi. Il primo prevede un reset completo dei vostri progressi. Il secondo è una sorta di soft reset, che riporterà tutto alle condizioni di partenza salvo il posizionamento dei comandi. Non si tratta di scelte casuali: il titolo infatti vi porterà molto spesso a dover riavviare (in una delle modalità concesse), soprattutto per salvare tutti i Goldie. Una ben precisa scelta di game design che tuttavia, a parer nostro, rischia di spezzare fin troppo il ritmo del gameplay, spostando spesso (soprattutto negli stage avanzati) l’ago della bilancia verso il trial & error.

Infine, il tool “Creazione di Scene” è un potente strumento concesso al pubblico, tale da poter rendere virtualmente infinita la longevità del titolo. Tuttavia, come per tutte le medesime casistiche, si tratta di un’incognita che dovrà essere valutata nel decorso naturale del tempo. Saranno infatti gli utenti stessi a decretare il successo di questa interessante modalità, non solo dal punto di vista della creatività ma anche della costanza delle opere proposte.

Solo il tempo ci rivelerà la persistenza della modalità Creazione di Scene.

Commento finale

HUMANITY è un serio candidato tra le migliori sorprese indipendenti dell’anno. Il team di sviluppo giapponese, con un volo pindarico astratto e minimalista, mette i player nei panni di un temerario Shiba Inu alle prese con la salvezza dell’umanità. Lo fa proponendo una versione moderna del classico Lemmings ricca di inventiva, varietà e coraggio. Proprio l’audacia potrebbe rendere il titolo non appetibile al grande pubblico, che potrebbe sentirsi straniato di fronte ad alcune scelte di game design, nonché per via della presentazione generale. Con queste dovute premesse, HUMANITY resta una piccola perla nel mondo dei puzzle game.

8.2

HUMANITY


HUMANITY è un serio candidato tra le migliori sorprese indipendenti dell'anno. Il team di sviluppo giapponese, con un volo pindarico astratto e minimalista, mette i player nei panni di un temerario Shiba Inu alle prese con la salvezza dell'umanità. Lo fa proponendo una versione moderna del classico Lemmings ricca di inventiva, varietà e coraggio. Proprio l'audacia potrebbe rendere il titolo non appetibile al grande pubblico, che potrebbe sentirsi straniato di fronte ad alcune scelte di game design, nonché per via della presentazione generale. Con queste dovute premesse, HUMANITY resta una piccola perla nel mondo dei puzzle game.

PRO

Intrigante e profondo | Il gameplay non cessa mai di evolversi | La Creazione di Scene lo rende potenzialmente infinito |

CONTRO

Presentazione generale fin troppo particolare | Colonna sonora di nicchia | Alcune scelte di game design potrebbero rendere a tratti tediosa l'esperienza |

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