Recensione Phantom Fury, il nuovo altalenante boomer-shooter di 3D Realms

Il successo dei boomer-shooter è stato qualcosa di davvero incredibile. Parliamo del periodo a cavallo fra i primissimi anni ’90 (basti pensare ai classici come DOOM, Duke Nukem 3D, Wolfenstein e Quake) e la metà degli anni ’00. Si tratta di un genere caratteristico e a dir poco scanzonato, i cui elementi preponderanti sono: Velocità di movimento elevata, grande resistenza del personaggio controllato dal giocatore, shooting system semplificato, grande enfasi sull’azione con un plot narrativo minimale, level design intricato e non lineare, pieno di segreti da scoprire con tendenze più astratte, enfasi sulla raccolta di oggetti nella mappa (munizioni, salute, armature, potenziamenti), ampia varietà di armi e tipologie di nemici, armi generalmente piuttosto creative ed esotiche rispetto ai soliti archetipi militari standard, nemici molto vari per salute e capacità.

Insomma tutte caratteristiche che mancano negli sparatutto moderni come ad esempio Call of Duty e Battlefield o ne hanno solo la metà di quelle citate, come ad esempio in Halo, che fanno del realismo, del ritmo compassato e ragionato, dell’accessibilità e delle riprese cinematiche, i loro cavalli da battaglia. Proprio per questo motivo, c’è stato negli ultimi 6/7 anni, un ritorno deliberato al genere boomer-shooter, abbandonando quel realismo tanto ricercato e puntando più sul puro divertimento. A partire da DOOM del 2016 (attenzione non necessariamente la grafica deve essere pixellata per rientrare nel genere boomer-shooter) o al suo sequel, DOOM Eternal, o ancora al più recente Metal Hellsinger. Phantom Fury di Slipgate Ironworks e 3D Realms rientra (e come se rientra) fra i boomer-shooter. Sfortunatamente, anche se ha più di qualche elemento apprezzabile, non è uno dei migliori esponenti del genere. Si tratta del sequel dell’ottimo Ion Fury del 2019, a sua volta sequel di Bombshell del 2016 e che vede come protagonista Shelly “Bombshell” Harrison e il suo braccio robotico potenziato. Mentre Ion Fury è chiaramente ispirato a titoli come Duke Nukem 3D e DOOM, Phantom Fury ha spostato la sua attenzione verso la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000, strizzando l’occhio a produzioni del calibro di Serious Sam: The First Encounter.

Prima di proseguire vi ricordiamo che Phantom Fury di Slipgate Ironworks è stato pubblicato il 30 maggio su console ed è disponibile anche per PC.


Versione testata: PlayStation 5


Road trip!

Molti anni dopo la sua lotta contro Jadus Heskel, Shelly “Bombshell” Harrison si risveglia in un nuovo mondo, uscita dal coma, con un nuovo braccio cibernetico potenziato (in grado di perforare i nemici e spostare oggetti di medie e grandi dimensioni). Incaricata di mettere al sicuro un artefatto altamente pericoloso e lontano dalle mani di coloro che vorrebbero sfruttarlo per i propri scopi nefandi e pericolosi per il pianeta, il leggendario Demon Core, Shelly intraprende un intenso viaggio frenetico attraverso gli Stati Uniti, in una sorta di road movie, mentre cerca di affrontare il proprio passato – armata di tutto punto – per salvare il futuro dell’umanità. Nonostante questo sia un sequel, non è necessario aver giocato in precedenza ad Ion Fury per tuffarsi nell’ultima avventura di Shelly, anche perché, dopo una breve e appassionante panoramica della narrazione, si capisce ben presto che questa, non è propriamente ispiratissima. Ciò potrebbe scoraggiare coloro abituati agli FPS moderni e alle loro storie “appassionanti”, ma sicuramente non sorprenderà i giocatori più navigati e amanti degli sparatutto classici, dove la storia e lo sviluppo del personaggio passano in secondo piano rispetto all’azione sfrenata di far saltare in aria tutto ciò che possibile fare in mille pezzi.

Hai la benzina sotto le p***e e io te le faccio flambé! 

Richiamando una celebre battuta del film “Demolition Man” del 1993, con protagonisti Sylvester Stallone, Wesley Snipes e Sandra Bullock, passiamo a parlare del gameplay di Phantom Fury. Il combattimento è piuttosto veloce, e richiede al giocatore di correre, schivare e sparare alle ondate di cattivi che cercano di sopraffare la protagonista con ogni mezzo. È un’azione molto basica, sicuramente carina, ma un po’ carente in termini di risposta e intelligenza nemica (tendente più ad attendere che a seguire e accerchiare il giocatore) che potrebbero – più spesso di quanto si possa immaginare – non reagire minimamente alla nostra presenza. Di per sé, non si tratta di un gameplay da buttare, anzi, ma non lo abbiamo trovato così divertente come accaduto invece in Ion Fury.

Non possiamo certamente dire che il combat system eccelle per quanto riguarda le bocche da fuoco; queste sono si varie e funzionali allo scopo (e tornano utili in determinate situazioni, come ad esempio – anche se è scontato – sparare con il lanciarazzi contro le torrette nemiche), divertono anche (soprattutto armi come il revolver Loverboy, l’SMG e il fucile a pompa senza dimenticare la Bomba Rotolante talmente devastante da eliminare qualsivoglia minaccia che dovesse trovarsi nel raggio dell’esplosione) ma – per la stragrande maggioranza – risultano essere dimenticabili (anche in termini di feedback complessivo), portando il giocatore ad utilizzare (tempi di ricarica permettendo), per lo più, il braccio bionico di Shelly, in grado di fare in poltiglia (in un attimo) i nemici. Una meccanica, davvero utile e integrata nel gameplay, forse un pochino meno in termini di enigmi ed esplorazione, dove si poteva fare decisamente meglio. Lungo il cammino si avrà altresì la possibilità di potenziare le armi, dando loro abilità extra, come ad esempio una luce in grado di accecare i nemici per un breve periodo e altri add on.

Ci si trova ad affrontare non solo soldati ma anche droni che esplodono, esseri simili a zombi che afferrano e lanciano oggetti e una vasta gamma di unità pesantemente corazzate. Ci sono anche occasionali scontri contro carri armati ed elicotteri

Morire spesso è un po’ un punto dolente in qualsiasi FPS. Phantom Fury è pensato per essere impegnativo quanto basta. Le munizioni sono generalmente facilmente reperibili, e la maggior parte delle armi dispone di caricatori di grandi dimensioni, ma la salute può essere – in più di una occasione – scarsa, il che può portare a dolorosi Game Over anche nelle situazioni apparentemente facilmente gestibili e superabili. Accade di dipartire prematuramente in occasioni che dire strane è dire poco; ad esempio, ci siamo trovati a fallire la missione, pur essendo riparati dietro ad un muro piuttosto spesso. Il motivo? La torretta lanciamissili è riuscita – in barba ad ogni legge fisica – comunque a colpirci attraverso il muro. Vale la pena menzionare anche il sistema di salvataggio, che utilizza i classici checkpoint. Sebbene questo impedisca a chiunque di salvare accidentalmente quando si ha poca salute, i checkpoint – in svariate occasioni – sono risultati essere piuttosto distanti rispetto a dove abbiamo fallito. Magari sparando erroneamente ad un barile esplosivo, o la granata ha preso “un giro strano” finendoci sulla testa (può capitare che lanciando la granata e colpendo il terreno, questa rimbalzi in maniera irrealistica e finisca per esplodere in faccia al giocatore); ciò non è stato il massimo, in quanto è stato necessario affrontare 15/20 minuti di gameplay, già portato precedentemente a termine, solo perché il punto di controllo è stato posizionato male.

Detto questo, uno dei motivi che ci ha spinto a giocare a Phantom Fury è l’omaggio che da, attraverso un sacco di oggetti interattivi (come ad esempio le porte dei bagni, i water, i lavandini, i flipper, i giochi arcade pixel-art con punteggi da battere, i distributori di bevande zuccherate e chi più ne ha più ne metta), a titoli come Duke Nukem in cui è possibile tirare lo sciacquone, bere alcolici e premere ogni pulsante. La maggior parte di quanto citato, non serve assolutamente a niente in termini di gameplay, e ribadisce che Phantom Fury non si prende troppo sul serio, ma ciò non impedisce che sia estremamente soddisfacente e divertente interagire con determinati elementi delle mappe di gioco. Altre volte “tale interattività” cede il passo a situazioni sconcertanti, in cui svariati oggetti che sembrano – a primo acchito – interattivi, comprese le porte, in realtà non lo sono, così come non è così difficile incappare – in più di una occasione – in muri invisibili.

Per quanto riguarda invece i livelli di gioco, il gioco fa del suo meglio per offrire una certa varietà (dopo una linearità disarmante nelle prime ore di gioco), proponendo mappe caratterizzate da layout tentacolari che si intrecciano e che richiedono le sempreverdi tessere di sicurezza codificate a colori per far avanzare il giocatore. Le zone più grandi richiedono un’adeguata esplorazione e persino una discreta memoria, poiché non c’è una minimappa che aiuti ad orientarsi. Ci sono stati alcuni momenti in cui ci siamo bloccati per un po’ perché non siamo riusciti subito a capire cosa volesse il gioco da noi il tutto condito da obiettivi di missione vaghi. Nulla di particolarmente grave – sia chiaro – ma i punti di interesse/obiettivi (come ad esempio il dover sparare ad un quadro elettrico seminascosto mentre una torretta ci stava crivellando di proiettili), potevano decisamente essere evidenziati meglio. Shelly è altresì in grado di afferrare e lanciare oggetti. Questa meccanica viene occasionalmente utilizzata nella risoluzione di enigmi, che richiedono di impilare scatole per saltare oltre le alte recinzioni o per raggiungere un condotto dell’aria.

Abbiamo – infine – particolarmente gradito il cambio di ritmo verso la fine del gioco, in cui viene abbandonato il concetto di localizzare tessere e terminali chiave a favore di un gameplay più divertente e meno ragionato.

Grafica e tecnica

A differenza di Ion Fury, l’estetica di Phantom Fury è ispirata agli sparatutto PC e console PlayStation e in parte Nintendo 64, dei primi anni 2000. Quindi, invece di edifici e sprite 2.5D grezzi, il mondo è costruito con texture pixelate, modelli e geometrie completamente 3D ma con meno poligoni. Questo stile visivo funziona bene e, cosa più importante, sembra coeso aiutando anche a discernere facilmente cosa sta succedendo durante le grandi sezioni di combattimento. Sfortunatamente, abbiamo riscontrato problemi di prestazioni mentre giocavamo a Phantom Fury, soprattutto in termini di cali di frame rate e più di qualche bug e glitch grafico (alcuni a dir poco esilaranti). Il comparto sonoro è – invece – old style, così come il doppiaggio, non eccelso come quello di Ion Fury, ma senz’altro di buon livello.

Commento finale

Phantom Fury – seppur con più di qualche riserva – è un dignitoso seguito di Ion Fury. Le mappe, al netto della linearità disarmante nelle prime ore di gioco – sono caratterizzate da layout tentacolari che si intrecciano e richiedono un’adeguata esplorazione e persino una discreta memoria in termini esplorativi, le sparatorie, sebbene il gun system non ci ha convinti pienamente, riescono ad intrattenere quanto basta alternando qualche sezione divergente che richiede anche di guidare veicoli, gli ambienti interattivi che strizzano l’occhio ad illustre opere del passato e la grafica “old style” compensano le carenze in termini prestazionali (decisamente tante) e diverse scelte discutibili come il sistema di salvataggio, che utilizza i classici checkpoint e che non sempre funziona benissimo costringendo il giocatore a rigiocare porzioni piuttosto estese di gioco e una IA che dire altalenante è dire poco. Insomma, tutti elementi che per quanto disorientino nel 2024, possono essere agevolmente risolti con una patch correttiva. Al momento Il titolo di Slipgate Ironworks e 3D Realms è soltanto un buon gioco che supera di poco la sufficienza. Se siete fan dei boomer-shooter certamente non potete non dare una chance a Phantom Fury, se invece cercate un prodotto qualitativamente superiore, vi consigliamo di orientare la vostra attenzione altrove!

6.4

Phantom Fury


Phantom Fury - seppur con più di qualche riserva - è un dignitoso seguito di Ion Fury. Le mappe, al netto della linearità disarmante nelle prime ore di gioco - sono caratterizzate da layout tentacolari che si intrecciano e richiedono un'adeguata esplorazione e persino una discreta memoria in termini esplorativi, le sparatorie, sebbene il gun system non ci ha convinti pienamente, riescono ad intrattenere quanto basta alternando qualche sezione divergente che richiede anche di guidare veicoli, gli ambienti interattivi che strizzano l'occhio ad illustre opere del passato e la grafica "old style" compensano le carenze in termini prestazionali (decisamente tante) e diverse scelte discutibili come il sistema di salvataggio, che utilizza i classici checkpoint e che non sempre funziona benissimo costringendo il giocatore a rigiocare porzioni piuttosto estese di gioco e una IA che dire altalenante è dire poco. Insomma, tutti elementi che per quanto disorientino nel 2024, possono essere agevolmente risolti con una patch correttiva. Al momento Il titolo di Slipgate Ironworks e 3D Realms è soltanto un buon gioco che supera di poco la sufficienza. Se siete fan dei boomer-shooter certamente non potete non dare una chance a Phantom Fury, se invece cercate un prodotto qualitativamente superiore, vi consigliamo di orientare la vostra attenzione altrove!

PRO

Divertente quanto basta anche se non ai livelli del predecessore | Graficamente ispirato | La meccanica del braccio bionico è ben inserita nel gameplay | Tante armi disponibili ...

CONTRO

... ma molte sono davvero dimenticabili | IA nemica incoerente | Nessun salvataggio manuale con alcuni checkpoint a dir poco frustranti | Prestazioni tecniche deludenti |

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