Recensione The Evil Within

Ridateci i bei vecchi tempi.

Versione testata PC

Ci avevano abituati a pensare male di questa generazione, tanto che l’avevamo soprannominata la delay gen: troppi tripla A rimandati al 2015 e pochissimo software da poter giocare. Il rimedio però è arrivato dal Giappone, terra natale di Mikami, il papà di Resident Evil. Passato sotto l’ala protettiva dei Tango Gameworks, con Bethesda pronta a pubblicare il primo titolo in grado di renderci veramente caldo questo autunno: e così, con un po’ di scetticismo e tanta curiosità, oltre che una vorace fame di videogiochi, è giunto nei negozi il tanto chiacchierato The Evil Within, un biglietto da visita per i talentuosi ragazzi della software house ed un primo avvio verso quello che sarà uno dei periodi più caldi dell’anno sotto il profilo videoludico. La cross gen di Bethesda e Mikami è dunque avviata, ma sarà riuscito il papà dell’orrore più famoso al mondo a sfiorare nuovamente il capolavoro?

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Lasciati travolgere

Il primo impatto con The Evil Within è disarmante: mezz’ora di gioco dove assistiamo ad un omicidio di massa, una strana creatura, una fuga da un luogo che sembra uscito da un b-movie di stampo hollywoodiano. Un buon inizio per un survival horror. E la scelta di tenere nascosta buona parte della trama e farla scoprire al videogiocatore funziona. La curiosità dietro il plot al quale veniamo introdotti non è un errore ma un’inspiegabile tragedia, con allucinazioni varie e repentini colpi di scena. Un’ottima scelta stilistica: dopo circa un paio d’ore di gioco (tempo di familiarizzare con Sebastian, il protagonista del titolo e con il gameplay del quale parleremo più avanti) tutto inizierà ad apparire leggermente più chiaro, ma sono ancora molte le tessere del puzzle da svelare: proprio in questo, l’opera di Tango Gameworks eccelle, lasciando al giocatore un certo senso d’ansia che potrebbe anche tramutarsi in orrida curiosità. Giudicare un titolo del genere dopo le prime battute ovviamente non è mai facile, ma l’abilità dei Tango Gameworks ha fatto sì che la nostra insana voglia di scoperte, alla ricerca di una soluzione, venisse effettivamente appagata anche nelle ore successive.

Se non tollerate violenza…

Se nell’ultimo periodo i diversi titoli horror usciti (includiamo anche il Playable teaser di Silent Hills) erano dediti comunque all’interazione ambientale e sopratutto all’azione, in The Evil Within Mikami ha preferito lasciare libera scelta ai giocatori. La nuova Ip di Tango Gameworks, infatti, pone il player davanti a due scelte fondamentali: l’approccio stealth oppure l’azione distruttiva. Il primo è strutturato in maniera praticamente perfetta, con i lanci di bottiglie per distrarre i nemici e tantissimi ripari di emergenza in caso le creature si stiano avvicinando troppo: dai letti fino agli armadi, tutto può offrire un rifugio. Per venirvi incontro, il team di sviluppo ha anche inserito un indicatore di scoperta dei nemici: quando l’occhio è più piccolo si stanno insospettendo, quando invece sarà più grande e totalmente spalancato non vi resterà altro che combattere. Ed è proprio anche in questa fase (sopratutto, in realtà) che The Evil Within tira fuori il meglio: dal crafting di nuove armi e le uccisione silenziosi si passa rapidamente alla parte splatter, con la possibilità di tramutare una pistola in una potente arma corpo a corpo oppure recuperare oggetti contundenti per ferire il nemico ed assistere ad una vera e propria esecuzione, con fiotti di sangue che invaderanno la vostra telecamera. Ma la morte in The Evil Within non giunge solamente alla fine di un combattimento, con la caduta del vostro avversario: sarà necessario anche dare fuoco al cadavere, per evitare che esso torni in vita.

Questo aspetto particolare influisce (e anche tanto) sui diversi approcci al gameplay. Sarà dunque necessario stendere più nemici in un colpo solo, per risparmiare sui fiammiferi e sulle torce, veri e proprio punti chiave di una esecuzione coi fiocchi. Durante le vostre esplorazioni (spesso negli interni) non sarà così tanto raro trovare una squadra di tre o quattro nemici, dunque riuscire a spendere il minor numero di risorse utili per ardere i corpi sarà cosa buona e giusta.

Completano un quadro piuttosto complesso di gameplay (ma non per questo mal realizzato) la stamina, che si ridimensiona rispetto alla nostra barra della vita, inducendoci dunque ad una conservazione più accurata delle energie, e la possibilità di costruire alcune armi e munizioni, rimediando pezzi di fortuna anche dalle trappole disseminate in giro, che sarà comunque necessario disinnescare per evitare di essere uccisi sul colpo.

Una piscina di sangue

1080p e 60FPS non ci sono. The Evil Within è un prodotto cross gen, realizzato con l’idTech 5 (motore grafico in utilizzo da anni negli studi di Zenimax), che ha dalla sua la realizzazione a circa 800p, due grandi bande nere, che portano così il rapporto dello schermo a 2.35:1, decisamente qualcosa che ricorda i film visti al cinema, e 30fps stabili. Tutto ciò ovviamente non fa gridare al miracolo, ma il lavoro degli sviluppatori sicuramente va premiato per quanto riguarda grafica e tecnica in generale: il sangue (elemento che ci accompagnerà per la nostra avventura) appare brillante e vivo, gli interni forse un po’ scuri ma è necessario per trasmettere al giocatore un senso d’ansia per tutta la storyline e la durata del titolo. Graficamente non eccelso, The Evil Within però riesce a combinare perfettamente luci e colori, dando una sensazione viva (anche se è rimasto ben poco nel desolante mondo di gioco) per ogni nostra sessione.

Menzione a parte la merita il comparto audio: doppiaggio ed effetti sonori sono qualcosa di semplicemente meraviglioso, così come la colonna sonora. La main track (Long Way Down) che vi accompagnerà nei primi 50 secondi dell’introduzione al titolo vero e proprio, accoppiato ad una regia decisamente di prim’ordine, vi saprà regalare grandi emozioni.

TheEvilWithin GC2014 06

Commento finale

The Evil Within è il titolo che tutti i fan dell’horror vecchio stampo stavano aspettando. Non è un figlio illegittimo di Resident Evil 4, bensì un suo stretto nipote con il quale condivide qualche carattere genetico, ma in generale l’ultima fatica di Mikami possiede i suoi tratti distintivi. Il fiato sospeso durante l’avventura, il continuo stato d’ansia e sopratutto la voglia di vederci chiaro in un mistero sovrannaturale: sono questi gli elementi che dovrebbero spingervi all’acquisto e che ci fanno valutare il titolo come un ottimo inizio per questo autunno videoludico.

Pro Contro 
– Atmosfera fantastica
– Ottimo comparto audio
– Regia invidiabile
– Patisce cross-gen e idTech 5
– Troppi elementi vecchio stile
– Può non soddisfare tutti i palati
  Voto Globale: 85 
 
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