Un titolo troppo maturo per i tempi?
The Last of Us Parte 2 è approdato circa un mese fa su PlayStation 4, e ci ha permesso di scoprire delle succose novità riguardanti la storia che abbiamo vissuto 7 anni fa con il primo capitolo.
Dopo lunghi silenzi e rinvii, ho avuto la possibilità di mettere finalmente le mani sull’atteso titolo, purtroppo dal Day One, contrariamente a quanto successo ad altri colleghi. Appena staccato dal lavoro (per sfortuna parlare di videogiochi non è il mio impiego principale), mi precipito a casa per cominciare a scaricare il codice fornito dal PR di Sony.
Vi evito l’immagine del sottoscritto durante l’attesa, riassumo il tutto dicendo solamente che dopo aver eliminato la mia presenza digitale nel mondo, mi sono acciambellato sulla poltrona ed ho cominciato il lungo conto alla rovescia, fino al completamento del download.
Qui di seguito analizzo gli aspetti più importanti che hanno influito sulla mia personale esperienza di gioco e perché alcune dinamiche hanno suscitato tante proteste.
Avviso del Redattore:
L’articolo che leggerete nasconde al suo interno numerosi spoiler, se non volete rovinarvi la sorpresa vi invitiamo a non proseguire nella lettura.
La figura di Joel Miller, eroe senza macchia o semplice egoista?
Dopo aver provato per qualche ora il titolo mi ritrovo ad assistere impotente alla morte di Joel, il tutto in un turbinio di emozioni tali da portarmi a salvare e spegnere la console. Questo gioco, come ampiamente detto in fase di recensione, colpirà i vostri sentimenti quando meno ve lo aspettate, difatti, la potente narrazione pensata da Druckmann e dagli altri ragazzi del team di sviluppo vi porterà più volte a confrontarvi con voi stessi in merito alle tematiche trattate, obbligandovi ad appoggiare il pad e somatizzare gli eventi.
Detto questo, continua il mio percorso mentale attorno alla figura del burbero Joel, un uomo che alla luce di un’epidemia che ha distrutto l’umanità perde la figlia e ritrova, molti anni dopo, in Ellie, la piccola ragazzina immune affidatagli da Marlene (leader del gruppo sovversivo noto come Luci) una seconda occasione per essere padre. Infatti, ho sempre visto in lui la figura del duro dal cuore d’oro, un po’ come il protagonista del film “Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre” interpretato dal mitico e mai dimenticato Bud Spencer.
Quando ancora non ero passato dall’altra parte della barricata e mi limitavo a giocare, ho sempre ammirato il suo personaggio, doppiato magistralmente da Lorenzo Scattorin (noto per aver doppiato Sanji di One Piece, Seto Kaiba in Yu-Gi-Oh, La Volpe in Assassin’s Creed e molti altri). Infatti, vedevo in Joel il cosiddetto eroe romantico, che per salvare una vita innocente è disposto a tutto, ma la violenza con cui il personaggio sconosciuto colpiva il volto irriconoscibile dell’uomo ha scatenato una serie di dubbi esistenziali ed una sola domanda in mente “Perché ?”.
La risposta mi arrivò una volta finito il terzo giorno in compagnia di Ellie, quando ho scoperto Abby, la muscolosa ragazza ispiratrice della vendetta di Ellie e della mia. Tutto però ha cominciato a vacillare quando il gioco mi ha fatto rivivere il passato della giovane ex Luce, infatti, suo padre è il medico che avrebbe dovuto fare di Ellie il vaccino e che è caduto vittima della violenza di Joel.
A questo punto sono tornato a riflettere su quest’ultimo, è sempre il cavaliere senza macchia e senza paura che avevo pensato o un uomo che egoisticamente ha privato il mondo di una cura e condannato l’umanità a convivere con il Cordyceps a causa di un eccessivo sentimento di paternità? La risposta ancora oggi mi tormenta, e a dirla tutta nemmeno dopo aver terminato il titolo riesco a dare un verdetto. Posso solamente dire, che da bravo egoista, anche io avrei ripetuto tutto quello che ha fatto.
Abigail “Abby” Anderson, non solo muscoli
Perché mi accingo a parlare subito di Abby? Semplice, è il personaggio che mi ha stupito di più e con cui ho una maggiore empatia. Infatti, la muscolosa (forse troppo) ragazza, rappresenta il lato opposto di Ellie, una persona forte e decisa, sempre concentrata sull’obiettivo e consapevole di dover fare tutto ciò che è necessario per sopravvivere.
Procedendo con la sua storia scoprirete che dietro a quel forte sentimento di vendetta, troviamo una persona in grado di provare compassione e pietà, lasciando da parte odio e paura. Infatti, scopriamo questi sentimenti in Abigail quando cadiamo vittima di una trappola di alcuni Serafiti, una setta religiosa che arricchisce il mondo creato dai ragazzi di Naughty Dog in The Last of Us Parte 2. Questo avvenimento ci fa conoscere due giovani reietti: Yara e Lev. I due si adoperano nel salvataggio di Abby e ci aiutano a sfuggire alla pazzia della setta.
È impossibile non affezionarsi ai due piccoli, d’altronde, sono nati in un mondo ostile e non possono essere imputate a loro le colpe dei “grandi”, inoltre, scoprendo il motivo per cui sono in fuga, riuscite ad intravedere gli effetti che l’imbarbarimento della razza umana riesce a concretizzare. D’altronde parliamo di due figure importanti a tal punto per Abby da farle mettere a rischio più volte la propria vita, dapprima cercando le cure per Yara e successivamente ribellandosi ai Lupi per salvare Lev da una ingloriosa sorte.
Tra i suoi affetti più cari troviamo Owen, i due si amano in modo abbastanza palese, ma l’indecisione dei due li porta ad intraprendere strade diverse, anche se la fiamma della passione è vivida in entrambi, tanto da far vivere loro un breve, ma intenso momento di intimità.
La morte di quest’ultimo (e della sua futura consorte) per mano di Ellie, rianimano in lei i sentimenti di vendetta che la morte di Joel avevano sopito definitivamente, portandola a ricominciare la caccia. Ed è proprio una volta scovata nel teatro che le mie preferenze si manifestano, infatti, per la prima volta in tutto il gioco ho visto Ellie come una nemica. Per questo turbinio di emozioni devo ringraziare i ragazzi di Naughty Dog, ed il genio imprevedibile di Neil Druckmann.
Ellie…
Passo subito alla protagonista della serie, d’altronde è sempre stata lei la chiave di volta in The Last of Us, è “per colpa sua” che le vicende narrate in questa iterazione si palesano a schermo. Facciamo però un passo indietro, Ellie si presenta al giocatore come un’adolescente particolare, timida ma al tempo stesso sprezzante, come se in lei convivessero due persone distinte, quella umana che ama Dina e vive a Jackson e quella “infetta” che è alla perenne ricerca della sua vendetta. Anche lei, come Abby, è pienamente consapevole che il mondo che la circonda la vuole morta ed in certi momenti sembra manifestare anche lei quella volontà, non si sa da cosa dipenda, forse dal fatto che una vita del genere non merita di essere vissuta o perché la sua morte potrebbe salvare l’umanità.
In ogni caso, dopo la morte di Joel, la ragazza comincia la sua vendetta, facendosi aiutare dall’instancabile Dina. Durante la loro avventura, tra infetti e umani ostili le due trovano una temporanea pace all’interno di un vecchio teatro, un utilissimo campo base, che alla fine si rivelerà ricco di falle dal punto di vista della sicurezza. Mentre Ellie avanza come uno schiacciasassi, Dina le rivela di essere incinta di Jesse, il simpatico ex-fidanzato della ragazza che accorrerà in nostro aiuto in diverse occasioni, terminando la sua esistenza in un modo abbastanza inglorioso.
La sua ricerca di vendetta la porterà ad eliminare in modo cruento ed efferato quasi tutti i “partecipanti” alla morte di Joel, e tornare da Dina, Tommy e Jesse. Il tutto prima che Abby li scovi e si vendichi.
La parte finale della trama continua a mostrarci Ellie come una ragazza turbata, anche a livello psichico, infatti, mentre cerca di recuperare un agnellino, la vediamo vittima di visioni deliranti. Queste ultime ricordano le psicopatologie post-traumatiche dei soldati americani, i quali dopo le guerre in Vietnam e Afghanistan non sono più stati in grado di tornare alla normalità.
Purtroppo, la ragazza non si rende conto di quanto sia fortunata, specialmente dopo gli eventi del teatro, difatti può ancora raccontare la sua storia e crescere assieme a Dina un bellissimo bambino (il figlio di Jesse), ma proprio come per quei soldati a Ellie basta una pista, l’inconfondibile odore del sangue, per mollare tutto e ripartire un’ultima volta alla ricerca di quella vendetta che le è stata negata.
Women Power!
Gli eventi narrati in The Last of Us Parte 2, vogliono mostrarci la potenza delle donne ed il fatto che siano capaci di combattere, amare e sopravvivere senza il bisogno di essere costantemente salvate dal Principe Azzurro.
Personalmente ho apprezzato la scelta di Naughty Dog di evidenziare questo fatto senza imposizioni, difatti, sono contrario a quelle petizioni che vogliono la parità di sesso nei videogiochi.
Basti pensare a Mirror’s Edge, Horizon, Tomb Raider, Beyond Good & Evil, sono tutti titoli con protagonista femminile, e personalmente non ho mai sentito il bisogno di urlare contro i publisher per richiedere una versione dal sesso alternativo.
Personalmente, ritengo di scarsa importanza il sesso del personaggio, è il gameplay, la narrazione ed il comparto tecnico che mi fanno decidere se acquistare o meno un titolo.
Ellie, Dina e le dinamiche LGBT
Ora passiamo all’omosessualità di Ellie, a dirla tutta lo scandalo sessuale creato da alcuni conferma ulteriormente che siamo ancora estremamente puerili.
Ogni essere umano ha il diritto di amare chi vuole, chi siamo noi per dire il contrario. Il fatto che sono questioni che non ci competono nel mondo reale (quello dove si ha una vita sola, per intenderci) non ci danno il diritto di criticare una scelta registica di un film o un videogioco.
Nel caso in cui non piacciano questo tipo di scelte (fattore più che legittimo) consiglio di acquistare un altro titolo, semplice, no?
Soggettivamente ho trovato intelligente l’introduzione di queste dinamiche in maniera non sguaiata, concentrandosi maggiormente sulla purezza del sentimento e sulle dinamiche di coppia.
Perché nessuno pensa ai bambini?
Oltre le ridicole recriminazioni di carattere sessista, The Last of Us Parte 2 ha anche avuto a che fare con la solita ignorante pletora di benpensanti, che privi di una ragione per vivere in pace le loro esistenze, si dedicano con dileggio a disturbare pesantemente la tranquillità delle altrui gonadi.
Infatti, questi soggetti hanno asserito che il titolo sia troppo forte e violento.
L’innegabile violenza con cui il gioco si presenta, infastidisce perché è totalmente inevitabile, prima d’ora nessun altro titolo aveva narrato così bene il perché delle azioni di questi soggetti. Il medium videoludico finora ha “giustificato” la violenza, relegando il tutto ad un semplicistico scontro tra buoni e cattivi.
In The Last of Us Parte 2 non ci sono buoni o cattivi, ma solo persone che cercano di sopravvivere ad un mondo al collasso, quindi qualunque azione intrapresa dai personaggi non è giusta o sbagliata è la diretta conseguenza della necessità di sopravvivere e di sperare in un futuro migliore.
Quindi nel momento in cui sentite un groppo in gola che vi chiude lo stomaco non spaventatevi, è l’eccellente lavoro di narrazione dei ragazzi di Naughty Dog che sta facendo il suo dovere. Mi sentirei di consigliare opere del genere come cura, contro il pensiero politicamente corretto che affligge sempre più la nostra società e diverse opere (cinematografiche e non).
The Last of Us Parte 2 – Una chitarra, una casa vuota ed una ragazza senza dita
Ognuno di noi ha vissuto il finale a modo suo, molti miei amici hanno dichiarato apertamente di aver pianto, qualcuno colpito dalla nostalgia ispirata dal combattimento finale, molto simile allo scontro tra Snake e Liquid in Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots (o in Death Stranding tra Higgs e Sam Porter Bridges), altri invece dal fatto che Dina, dopo esser stata abbandonata da Ellie, se ne sia tornata a Jackson.
Perché quindi questo scontro è così impattante ed importante? Chi di voi avrà provato il leggendario titolo del Maestro Kojima ricorderà l’atmosfera con cui si arrivava a quello scontro, tra un vecchio e ferito Solid Snake ed un prestante Ocelot posseduto da Liquid Snake, attraverso il braccio impiantato durante gli eventi narrati in Metal Gear Solid 2.
Lo scontro, a mani nude, come quello a cui assistiamo in The Last of Us Parte 2 è particolarmente violento e senza esclusione di colpi, come a voler evidenziare la conclusione dell’eterna faida tra fratelli che da sempre perseguita i cosiddetti Enfants Terribles. Esperienza non molto differente dal combattimento tra Ellie ed Abby, la prima decisamente pronta allo scontro, mentre la seconda è totalmente rassegnata ed in fin di vita.
Contrariamente ai miei amici, non posso ammettere di aver pianto, anche se alcuni attimi degli ultimi momenti di gioco mi hanno fatto venire i brividi, specialmente quando Ellie tentava senza successo di suonare Future Days, la prima canzone che Joel le aveva insegnato.
Quello che posso dire sul finale di gioco è che mi ha lasciato un profondo vuoto e la voglia crescente di scoprire cosa succederà nel prossimo capitolo.
Spero che leggere il mio pensiero senza filtri, NDA e altre menate vi abbia fatto piacere. Fatemi sapere nei commenti o sul nostro Telegram se condividete o meno quanto detto in questo articolo speciale.